La repressione orwelliana della Germania durante un congresso sulla Palestina

La polizia tedesca interrompe un Congresso pro-Palestina a Berlino, appellandosi  al rischio che i relatori invitati potessero fare commenti antisemiti  o incitare alla violenza. Screenshot di un video del New York Times. Uso autorizzato.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su The New Arab il 16 aprile 2024 [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione]. È stato scritto da Dima Hamdan, una giornalista palestinese con base a Berlino. È la direttrice del  Marie Colvin Journalists’ Network. Questo articolo è stato ripubblicato su Global Voices in versione editata in virtù di un accordo di condivisione dei contenuti. 

Doveva essere un grande evento di 3 giorni in cui attivisti di base e figure di spicco che invocano giustizia per la Palestina — da Ghassan Abu Sitta, a Yanis Varoufakis e Noura Erekat — si sarebbero riuniti in una provocatoria dimostrazione di forza. Un collettivo a livello europeo di oltre 54 gruppi e movimenti, che vogliono creare un movimento congiunto per chiedere conto a Israele e alla Germania della sua complicità nella guerra a Gaza

Ma tutti i partecipanti all'evento avevano  avuto il presentimento che il  Congresso sulla Palestina [de] si sarebbe potuto non tenere affatto. 

La risposta dello Stato tedesco, con centinaia di agenti di polizia schierati per chiudere il locale lo scorso venerdì, era talmente prevedibile che i partecipanti hanno potuto reagire solo con stoicismo e disdegno.  

“Come palestinese che vive in Germania da molti anni e la cui casa è stata perquisita più volte dalla polizia, non sono affatto sorpreso”, ha dichiarato Salah Seed dell'organizzazione Palestinians and Allies. Questo è un tentativo disperato del governo di bloccare qualsiasi forma solidarietà con la Palestina, ma non saremo messi a tacere”.

La Germania è nervosa e, con un team legale che sostiene il suo caso contro le accuse del Nicaragua di complicità nei crimini di guerra di Israele a Gaza presso la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ),  non avrebbe tollerato un raduno dei suoi critici più accaniti nel cuore della sua capitale.

A Ghassan Abu Sitta,  un rinomato chirurgo britannico-palestinese e ora rettore dell'Università di Glasgow, è stato negato l'ingresso in Germania e gli è stato vietato di parlare al Congresso, persino in videoconferenza.

Abu Sitta è un testimone oculare chiave dei crimini di guerra di Israele a Gaza, dove ha trascorso ottobre e novembre, offrendosi come volontario per fornire assistenza medica.

Sono stato invitato a tenere una conferenza a Berlino sul mio lavoro negli ospedali di Gaza durante l'attuale conflitto.
Il governo tedesco mi ha impedito con la forza di entrare nel Paese.
Mettere a tacere un testimone di genocidio davanti alla Corte Internazionale di Giustizia si aggiunge alla complicità della Germania nel massacro in corso.

La pressione su uno degli organizzatori, Jewish Voices, era aumentata molto prima che l'evento avesse luogo. Il loro conto bancario è stato bloccato a marzo, costringendoli a cercare  modi alternativi per raccogliere i fondi necessari per organizzare l'evento. Politici di spicco, tra cui il leader del gruppo parlamentare dell'Unione Cristiano Democratica (CDU) Dirk Stettner, hanno chiesto al governo di fare tutto il possibile per bloccare l'evento.

In una conferenza stampa di venerdì, Wieland Hoban, presidente di Jewish Voices, sembrava visibilmente esausto. Il contingente della stampa era chiaramente diviso tra giornalisti tedeschi e non tedeschi.  Il primo gruppo ha lanciato domande già note: Sostiene Hamas? Riconosce il diritto di Israele ad esistere? È antisemita? Si è sentito sollevato quando un giornalista danese gli ha chiesto come si sentisse, in quanto ebreo, ad essere accusato di antisemitismo.

“È estremamente inappropriato dal momento che  abbiamo membri le cui famiglie sono state perseguitate dai nazisti”, ha dichiarato. “I discendenti di quei sopravvissuti all'Olocausto sono tornati in Germania e [hanno trovato] persone che affermano che, per affrontare il senso di colpa della Nazione per l'Olocausto, bisogna diffamare queste persone. Se ci si riflette in maniera razionale,  si commenta da sé.”

Campane a morto per la democrazia tedesca?

I biglietti per l'attesissimo evento sono stati esauriti con settimane di anticipo. Più di 800 persone si sono messe in coda fuori dal locale, ma hanno incontrato almeno 200 agenti di polizia che hanno dichiarato che solo 250 persone sarebbero state ammesse nell'edificio, compresi gli organizzatori e la stampa. Il pretesto è stato lo spazio troppo piccolo per contenere un numero così grande di persone. In effetti era piccolo, ma gli organizzatori dicono di aver faticato a trovare una sede abbastanza coraggiosa da ospitarli.

All'interno del locale, i giornalisti attendevano pazientemente l'ingresso dei partecipanti. Alle 14:30, quando era previsto l'inizio del Congresso, la sala era ancora mezza vuota, con persone fuori che scandivano slogan e chiedevano di essere ammesse. In fondo alla sala, la polizia ha bloccato alcuni di loro con cavilli burocratici. Poi, un altro gruppo di giornalisti è stato fatto entrare attraverso la porta sul retro. Erano membri dei media tedeschi non presenti nella lista degli organizzatori dei giornalisti accreditati. Gli organizzatori non li avevano invitati, perché ritenuti ostili all'iniziativa, ma la polizia ha deciso di farli entrare, all'insaputa degli organizzatori, e di contarli come parte delle 250 persone ammesse in sala.

Nel tardo pomeriggio  hanno finalmente autorizzato l'inizio dell'evento, ma con più della metà dei posti vuoti.  

La repressione di Stato non è una novità, è il risultato di anni di discorsi anti-palestinesi portati avanti dai media e dalle istituzioni tedesche. Ma ora ha raggiunto un nuovo livello di disumanizzazione”.

La vasta repressione anti-palestinese della Germania ⬇️https://t.co/xRL2CLbkue

Heba Jamal, giornalista e attivista palestinese, ha  rilasciato una forte dichiarazione sulla sua esperienza di vittima della repressione della polizia tedesca e la perdita di familiari a Gaza. Ma, in meno di 30 secondi dopo aver riprodotto una dichiarazione registrata dello storico palestinese Salman Abu Sitta, decine di poliziotti hanno fatto irruzione nella sala e hanno staccato la corrente elettrica.

Per più di un'ora, nessuno ha capito cosa stesse succedendo.  La polizia ha riferito agli organizzatori che l'autore palestinese Salman Abu Sittah non era stato autorizzato a partecipare, perché ritenuto una figura “controversa”. Poi hanno chiesto di guardare il suo intervento registrato e  valutato, parola per parola, se avesse dichiarato qualcosa che “glorificasse la violenza” contro Israele. Alla fine, hanno detto alla folla che l'evento era stato annullato e ordinato loro di andarsene.

La portavoce della polizia tedesca, Anja Dierschke, ha affermato a RBB [de]:”C'è un pericolo percepito che nei prossimi tre giorni questo [evento] potrebbe portare all'uso pubblico di frasi che glorificano la violenza, negano l'Olocausto o sono antisemite”.  

Ad oggi, gli organizzatori affermano che né la polizia né il pubblico ministero hanno comunicato ufficialmente con loro per acclarare i motivi legali del  divieto del Congresso.  

“Questo comportamento è illegale”, ha detto Nadija Samour, un avvocato tedesco-palestinese che ha avviato una causa contro il governo federale tedesco per aver aiutato e favoreggiato la guerra a Gaza.

“Non hanno potuto vietare l'evento in anticipo perché abbiamo seguito tutte le procedure legali e condiviso con loro l'elenco degli oratori. Se avessero cercato di vietarlo prima, avremmo potuto adottare qualche rimedio legale”.

Gli organizzatori stanno ora valutando le vie legali per contestare la decisione di interrompere l'evento.

Sabato, il Congresso per la Palestina ha indetto una manifestazione per protestare contro il divieto. All'invito spontaneo hanno risposto almeno duemila persone. “Volevano vietare a poche centinaia di persone di partecipare all'evento, e di conseguenza migliaia di persone sono scese in strada”, ha detto un manifestante che ha chiesto di non essere nominato.

Domenica, il Congresso ha deciso di tornare in pista e di trasmettere in diretta streaming le sessioni con la giurista Noura Erekat, Jamila Hamadaqa e l'attivista tedesco-palestinese  Abdallah Abdelhadi. Dato che l'evento non è stato finora “ufficialmente” vietato, gli organizzatori sembrano voler superare i limiti per vedere fino a che punto lo Stato si spingerà nel tentativo di metterli a tacere.           

Gli eventi dell'ultimo fine settimana sembrano contraddire il crescente sentimento della popolazione tedesca contro la guerra a Gaza: in un recente sondaggio [de],  il 69% afferma che la guerra israeliana è ingiustificata. Ma le statistiche dei sondaggi raramente sembrano tradursi in azioni reali sul campo. Questo, secondo alcuni dei partecipanti al Congresso, deve cambiare.                 

Dopo aver pubblicato sul suo blog il discorso che avrebbe dovuto tenere al congresso, l'economista greco e cofondatore di diem25 Yanis Varoufakis è stato informato dal Ministero degli Interni tedesco che gli è stato vietato di entrare in Germania di rivolgersi ad una platea dal vivo e online. In un tweet di sabato lo ha riferito al pubblico tedesco.    

“Queste sono le campane a morto per il futuro della democrazia nella Repubblica Federale Tedesca”, ha dichiarato. “Guardate il discorso e ditemi se mi sbaglio”.

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