
Abidjan, importante centro della Costa d'Avorio. Immagine tratta dal canale YouTube de Afrique Révélée
Nella repubblica della Costa d'Avorio, l'omosessualità non è criminalizzata, ma la comunità LGBTQ+ non ha una protezione giuridica [fr, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione]. In questo confuso contesto giuridico le persone LGBT+ possono organizzare alcune attività e incontri. In ogni caso, rimangono al margine di una società nella quale non sono accettati come cittadini con pieni diritti.
Rifugio non protetto
Attualmente, le persone queer ivoriane non sono soggette a persecuzione giuridica, come spiega in un articolo del quotidiano Le Monde Brice Stéphane Djédjé, sociologo specialista in tematiche LGBTQ+:
L’État ivoirien est neutre sur la question. Ce vide juridique permet à la communauté queer ici de bénéficier d’une relative tolérance par rapport aux pays voisins.
Lo Stato ivoriano è neutro per quanto riguarda la questione. Questo vuoto giuridico permette alla comunità queer locale di beneficiare di una relativa tolleranza in confronto ai paesi vicini.
Tuttavia, rimangono esclusi da tutta una legislazione che si oppone a qualsiasi forma di discriminazione, a causa del rifiuto a includerli in una modifica della legge che ha avuto luogo nel 2021.
Questa situazione è unica nel continente africano in cui nella maggior parte dei paesi – con la notevole eccezione del Sudafrica – l'omosessualità è illegale e, spesso, passibile di multe e pene detentive.
È il caso dei paesi confinanti con la Costa d'Avorio, come la Guinea, il Ghana o anche il Senegal. Questo spiega perché sono molte le persone che trovano un rifugio nella Costa d'Avorio.
Il quotidiano Le Monde cita il caso di un giovane LGBTQ+ che ha trovato rifugio ad Abidjan (capitale economica della Costa d'Avorio) dopo aver vissuto un calvario in Guinea, Mali e Burkina Faso.
A Conakry, je me suis fait agresser physiquement plusieurs fois et sexuellement trois fois. A Dakar, les mêmes choses ont recommencé. A Bamako, je me suis fait poignarder, je n’osais même plus sortir le jour. A Ouagadougou, quand mes voisins ont découvert que j’étais gay, ils m’ont chassé du quartier. Ici, je peux sortir maquillé et faire la fête en talons.
A Conakry, mi hanno aggredito fisicamente molte volte e sessualmente tre volte. A Dakar, sono iniziate le stesse cose. A Bamako, mi hanno pugnalato, non mi fidavo nemmeno a uscire di casa. A Uagadugú, quando i miei vicini scoprirono che ero gay, mi mandarono via dal quartiere. Qui posso uscire truccato e andare alle feste coi tacchi.
Però, questa relativa tolleranza non significa che le persone queer, da qualunque posto arrivino, siano al sicuro, come fa notare Brice Stéphane Djedje nello stesso articolo:
Abidjan est le melting-pot queer de l’Afrique de l’Ouest. Mais les LGBT+ restent rejetés par une large partie de la population. Les violences et agressions sont fréquentes, en particulier envers les femmes transgenres.
Abidjan è il crogiolo queer dell'Africa occidentale. Ma gran parte della popolazione rifiuta i LGBT+. La violenza e le aggressioni sono frequenti, in particolare contro le donne trans.
Un rapporto dal titolo “Situazione delle persone LGBTQ+ in Costa d'Avorio“, pubblicato nel dicembre 2023, presenta in dettaglio le condizioni nelle quali vivono le persone queer nel paese.
Omofobia e transfobia dei messaggi online
La posizione giuridica della Costa d'Avorio sui diritti LGBTQ+ è chiaramente insufficiente per assicurare l'uguaglianza e la sicurezza di tutti i cittadini, in una società nella quale – secondo l’ultimo Censimento generale della popolazione e delle abitazioni (RGPH 2021) – ci sono due religioni dominanti: l'islam (42,5% della popolazione) e il cristianesimo (39,8%).
Prova di ciò è l'ondata di proteste online contro le persone chiamate “woubi“, termine che il sito web ivoriano Koaci spiega così:
Le terme “woubi”, popularisé dans la culture locale, désigne des jeunes hommes qui se distancient de la masculinité traditionnelle et s'identifient ouvertement comme homosexuels. Cette situation soulève de vives réactions, reflétant une opposition profonde dans la conscience collective ivoirienne face à ces orientations sexuelles non conformes aux normes établies par les coutumes locales.
Il termine “woubi”, diffuso nella cultura locale, individua uomini giovani che si allontanano dalla mascolinità e si identificano apertamente come omosessuali. Questa situazione genera reazioni vivaci, che riflettono un'opposizione profonda nella coscienza collettiva ivoriana di fronte a questi orientamenti sessuali non conformi alle norme stabilite dai costumi locali.
Il diritto alla visibilità delle persone woubi viene rivendicato in questo video pubblicato dall'influencer ivoriana Farafina Wamy nella rete X:
Un woubi 🇨🇮très en colère. Hé ma copine woubi c’est arrivé là bas? Ko nous sommes frustrés! Yo la Côte d’Ivoire 🇨🇮 est devenu un pays de droit et de liberté pour les woubis. Le pouvoir est dans le woubisme. pic.twitter.com/GZfkY6bc2x
— Farafina Wamy (@FarafinaW) August 29, 2024
Un woubi 🇨🇮 si arrabbia. La mia amica woubi è arrivata a questo punto? Siamo frustrati! La Costa d'Avorio 🇨🇮 è diventata un paese di diritto e libertà per i woubi. Il potere è nel woubismo.
Le voci che si oppongono a dare visibilità alle persone queer in luoghi pubblici si sono fatte più aggressive, in particolare su X e TikTok. Con un video su TikTok pubblicato su X, l'influencer ivoriano Général Camille Makosso (con circa tre milioni di abbonati) chiede al presidente ivoriano e al suo governo:
🚨CRISE MORALE EN CÔTE D'IVOIRE : APPEL URGENT DE #MAKOSSO À LA RESPONSABILITÉ RELIGIEUSE ET AU COURAGE FACE À LA DÉRIVE DES #WOUBIS#MAKOSSO
<<🔹Le président @AOuattara_PRCI est musulman. Cela signifie que les premières personnes à pouvoir lui parler, ce sont vous, les… pic.twitter.com/ihcelanpOp
— TIDJANE THIAM National FANS🇨🇮 (@TidjaneThiam225) August 30, 2024
🚨CRISI MORALE NELLA COSTA D'AVORIO: APPELLO URGENTE DI MAKOSSO ALLA RESPONSABILITÀ RELIGIOSA E AL CORAGGIO DI FRONTE ALLA DERIVA DEGLI WOUBI.
MAKOSSO
🔹Il presidente Alassane Ouattara è musulmano. Questo significa che le prime persone che possono parlargli siete voi, i musulmani. E a voi, a voi sembra normale quello che capita attualmente in Costa d'Avorio? Questo comportamento sarebbe tollerato in Arabia Saudita? Mai.
🔹Mi rivolgo ora a voi, in particolare ai pastori. Voi, specialisti delle immagini nelle vostre chiese, non avete un altro messaggio da trasmettere che…?
🔹 “Internet ti sarà sospeso per 24 ore”. Che rimane dello spirito della santificazione? Quando Sodoma e Gomorra cominceranno ad avvicinarsi e busseranno alla porta, non potrete immaginare le conseguenze.🎈Mi piacerebbe rivolgermi al governo ivoriano. Nella vita, arriva un momento nel quale bisogna imparare a essere coraggiosi.
🔹Se un ragazzo grande e grosso mi dice che è l'ano di un suo amico a interessargli, non mi dà fastidio, è la sua vita. Se una donna mi dice che si sente attratta dalle secrezioni bianche della sua amica, è un problema suo.
📌 Ma a partire dal momento in cui diventa propaganda, esibizione e un tentativo di imporre il suo modo di vivere e il suo ritmo, è inaccettabile.
In un articolo dedicato a questo tema, il sito Abidjan.net fa una lista dei commenti degli ivoriani che condannano il comportamento degli omosessuali. L'artista Zagba Le Requin, del gruppo musicale ivoriano “Team Paiya” e che appare citato nell'articolo, indica:
Les Woubis sont sans gêne. Vos cheveux même dépassent pour nos femmes. Certains même font le rang pour mettre de faux ongles. Chacun à son choix OK. Je ne suis personne pour juger OK. Mais respectez les valeurs de ce beau pays.
Gli woubi sono svergognati. Perfino per le nostre donne i loro capelli sono esagerati. Alcuni fanno anche la fila per mettersi unghie false. La scelta è vostra, va bene. Non sono nessuno per giudicare, bene. Ma che rispettino i valori di questo bel paese.
Nello stesso articolo, Hassan Hayek, personalità pubblica dei social media in Costa d'Avorio, sostiene da parte sua che i veri omosessuali sono discreti e afferma:
Les vrais Woubis ne sont pas ceux qui dansent sur les réseaux sociaux. Les vrais sont cachés.
I veri woubi non sono quelli che ballano nelle reti social. Quelli veri stanno nascosti.
Davanti a questa ondata di intolleranza, le autorità ivoriane, per mezzo del ministero di Giustizia e dei Diritti Umani, mettono in guardia la popolazione contro l'uso non etico delle reti social e ricordano le sanzioni. Così, l’articolo 367 del Codice Penale ivoriano stabilisce:
est puni d’un emprisonnement d’un à cinq ans et d’une amende de 5 000 000 à 100 000 000 francs ( 8 412 à 168 248 dollars américains), quiconque profère ou émet toute expression outrageante, tout terme de mépris ou toute invective qui ne renferme l’implication d’aucun fait par le biais d’un système d’information.
Viene punito con una pena detentiva da uno a cinque anni e una multa da cinque a dieci milioni di franchi (da 7.600 a 15.200 euro, approssimativamente) chi proferisca o emetta – attraverso un sistema informatico – qualsiasi espressione oltraggiosa, qualsiasi termine dispregiativo o insulto che non contenga l'implicazione di un fatto.
Da parte sua, la ONG Gromo (organizzazione ivoriana per la difesa dei diritti delle persone LGBT+)[en], moltiplica le iniziative per l'integrazione nella società dei membri di questa comunità. Ma in un contesto di intolleranza in aumento per questi gruppi minoritari, la soluzione passa anche per un riconoscimento giuridico del diritto alla protezione.