La Turchia si unisce ai paesi che stanno considerando una legge sugli agenti stranieri

Immagine bdi Arzu Geybullayeva

La Turchia, seguendo le orme [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] di Russia, Kirghizistan, Ungheria e Georgia, per citarne alcuni, sta considerando di adottare una propria versione della controversa legge sugli agenti stranieri. In previsione di essere presentato alla Grande Assemblea Nazionale (il Parlamento turco) prima della fine dell'anno legislativo, ovvero il 1° luglio 2024, il provvedimento include un emendamento legislativo che introdurrebbe sanzioni penali per quelli che definisce “agenti di influenza stranieri”, ampliando le definizioni di “spionaggio” e “fare la spia”. Secondo i critici e gli osservatori dei diritti, la proposta prende di mira la libertà di espressione ed è semplicemente un'altra scusa legale con la quale il governo colpisce la società civile e il pubblico.

Il diavolo si nasconde nei dettagli

Il 4 maggio l'Organizzazione nazionale turca per l'intelligence (MİT) ha pubblicato un video intitolato “Cos'è lo spionaggio?”. Il video analizza la natura moderna dello spionaggio e ricorda agli spettatori che aiutare gli agenti dei servizi segreti stranieri, volenti o nolenti, costituisce un reato. Giorni dopo il pubblico ha appreso che il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) al governo stava presentando un nuovo pacchetto di riforme giudiziarie per il parlamento.

La proposta di emendamento suggerisce di aggiungere al 9° provvedimento giudiziario il termine “agente di influenza”. Secondo Gurkan Ozturan, responsabile del monitoraggio della libertà dei media presso l'ECPMF, quest'ultimo non è un termine sconosciuto ai funzionari del partito, i quali da tempo ricorrono all'etichettatura dei critici come “agenti di influenza stranieri”. Per questo, in un thread su X, ha osservato che l'emendamento “sembra l'ennesimo tentativo di colpire la libertà di espressione e di aggiungersi all'elenco di altre leggi repressive”.

Altri organi di controllo internazionali sono d'accordo. “La legislazione proposta consentirebbe al governo Erdogan non solo di continuare a minare la libertà di parola e di stampa all'interno della Turchia, ma anche al di fuori dei suoi confini, poiché l'emendamento riguarda anche i cittadini turchi, le istituzioni e le organizzazioni situate in un Paese straniero”, così cita la dichiarazione rilasciata da Reporter senza frontiere (RSF).

Il disegno di legge prevede l'introduzione (tr) di pene detentive che includono l'ergastolo.

I critici sostengono che la misura soffocherebbe ulteriormente la libertà di parola in un Paese già mal posizionato negli indici globali sulle libertà. Circa venti giornalisti (tr), al momento della stesura di questo articolo, sono sotto processo e rischiano fino a 15 anni dietro le sbarre per accuse di terrorismo mosse nei loro confronti, con la presunta motivazione che stessero collaborando con i media stranieri.

“La proposta di legge turca sulla “riforma giudiziaria” sembra puntare a ulteriori restrizioni sui social media e sulla libertà di espressione.

Il disegno di legge prevede un nuovo reato per i cosiddetti “agenti di influenza”, riconducibile alle leggi sugli agenti stranieri in Russia, Ungheria e altri Paesi”.

La giornalista Ceren Bayar, in un'intervista [tr] rilasciata DW Turkish, ha sottolineato che gli emendamenti non riguarderanno solo i giornalisti, ma tutti i cittadini del Paese. “Chiunque critichi le autorità sarà accusato di essere una spia o di essere collegato a potenze straniere”, ha spiegato [tr] Bayar, aggiungendo: “Ognuno di noi può essere etichettato come agente di influenza in qualsiasi momento”.

La Bayar spiega che, a titolo di esempio, se un gruppo civico locale pubblicasse un rapporto critico nei confronti del governo o del Paese, potrebbe ricevere l'accusa di essere un agente straniero se finanziato da un donatore straniero.

L'avvocato Kerem Altiparmak ha spiegato [tr], un'intervista a DW Turkish, cosa comportano i nuovi cambiamenti. In sostanza una persona può essere accusata di essere sotto influenza straniera se una sua dichiarazione online sulle libertà, la democrazia o i diritti umani in Turchia è stata seguita da critiche o condanne internazionali.

Un arsenale di misure restrittive

Nell'ottobre del 2022 si è adottata una legge sulla disinformazione che, a quanto pare, ha lo scopo di combattere le fake news e la disinformazione che, da allora, è stata applicata per contrastare il dissenso e le critiche. La legge è stata accompagnata da una serie di restrizioni, tra cui la rimozione obbligatoria dei contenuti, la violazione della privacy degli utenti, ulteriori misure di regolamentazione delle piattaforme e altro ancora – anche se uno degli articoli più preoccupanti è l'articolo 29, che recita “Chiunque divulghi pubblicamente informazioni false sulla sicurezza interna ed esterna della Turchia, sull'ordine pubblico e sul benessere potrebbe rischiare da uno a tre anni di carcere per istigazione alla preoccupazione, alla paura e al panico nella società”. Il disegno di legge è stato contestato per le sue opinabili formulazioni legali e per l'uso di termini poco chiari come disinformazione, fake news, informazioni infondate, disinformazione distorta, sicurezza, ordine pubblico e pace pubblica.

Analogamente alla proposta di clausola sull'agente di influenza, anche il campo di applicazione del disegno di legge sulla disinformazione riguarda il pubblico in generale —dagli utenti dei social media agli scienziati ed economisti independenti.

Il nuovo emendamento del Codice penale è anche ambiguo nella formulazione. “È ancora più ambiguo del previsto. Qualsiasi cosa ritenuta “contro lo Stato e gli interessi dello Stato” può essere incriminata come atto di agente straniero. Anche gli atti che rientrano nel campo di applicazione della legge non sono definiti e vengono indicati come “atti vari”, ha scritto su X la giornalista e politologa Sezin Oney.

Tra le altre misure penali in vigore c'è l'articolo 299 del Codice penale, secondo cui chiunque insulti il presidente può rischiare fino a quattro anni dietro le sbarre. Finora sono stati perseguiti o processati studentiartisti, giornalisti, avvocati e comuni cittadini.

Nell'agosto 2022 la Direzione della comunicazione ha istituito [tr] un “Centro per la lotta alla disinformazione”. Analogamente alla terminologia vaga a cui si fa riferimento nel disegno di legge dell'ottobre 2022, c'era poca trasparenza sullo scopo e sulle procedure del centro. In una dichiarazione rilasciata all'epoca dall'International Press Institute, l'organizzazione internazionale ha espresso preoccupazione e messo in dubbio il mandato del centro come organismo governativo per “combattere la ‘disinformazione’”.

Ci sono anche limitazioni al Codice etico della stampa introdotte [tr] dall'Agenzia per la pubblicità sulla stampa (BİK) nel luglio 2022, una legge sui social media e altre restrizioni online.

A parere del Ministro della Giustizia turco, Yilmaz Tunc, le leggi e i regolamenti esistenti non sono sufficienti. Lo scorso 8 maggio, parlando del provvedimento, Tunc ha affermato che si tratta di “norme necessarie” alla luce delle “richieste di giudici, procuratori e cittadini” che il ministero ha ricevuto in passato.

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