Dittatura [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] è la parola con cui molti venezuelani hanno descritto gli ultimi mesi di tumulto politico nel loro paese, che ha raggiunto il suo apice il 30 marzo 2017, quando la Corte Suprema di Giustizia ha a tutti gli effetti annullato l'Assemblea Nazionale.
La mossa ha scatenato proteste e indignazione anche all'estero. Alcuni l'hanno descritto come un “autogolpe”. Per molti venezuelani è stata la conferma che il loro paese ha perso qualunque traccia di democrazia.
La Corte Suprema si è conferita gli incarichi dell'Assemblea Nazionale e ha permesso al Presidente Nicolás Maduro di assumere alcune delle funzioni dell'assemblea legislativa, ma solo per poco — la Corte ha cambiato idea dopo qualche giorno, in seguito alla richiesta del Presidente Maduro di riconsiderare la propria decisione.
Nonostante il ripristino dell'Assemblea Nazionale, le organizzazioni dentro e fuori il paese non sono soddisfatte. I manifestanti continuano a mobilitarsi numerosi quasi tutti i giorni, malgrado gli scontri con la polizia.
Diversi governi nazionali hanno espresso proccupazione e condanna dei fatti. E l'Organizzazione degli Stati Americani, dopo una sessione d'emergenza il 3 aprile 2017, ha adottato una risoluzione dichiarando che i recenti eventi venezuelani rappresentano “un'alterazione dell'ordine costituzionale” e ha aggiunto:
Notwithstanding the recent revision of some elements of these decisions, it is essential that the Government of Venezuela ensures the full restoration of democratic order.
Nonostante la recente revisione di alcuni elementi di queste decisioni, è essenziale che il Governo del Venezuela assicuri il completo ripristino dell'ordine democratico.
Gli incidenti delle scorse settimane sono soltanto gli ultimi di una serie di restrizioni che limitano il potere dell'Assemblea Nazionale da quando l'opposizione politica ha ottenuto due terzi dei seggi nelle elezioni del dicembre 2015.
Come si è arrivati all’ “autogolpe” venezuelano
A gennaio 2016 la Corte Suprema ha sospeso le elezioni di quattro legislatori — tre dei quali membri dell'opposizione e uno del partito del governo — dello Stato di Amazonas per presunte irregolarità nei voti. L'Assemblea Nazionale uscente, controllata dal Partito Socialista Unito di Maduro, aveva designato magistrati simpatizzanti il governo, e l'opposizione ha accusato la magistratura di provare a togliere loro la maggioranza — che, tra le altre cose, gli permette di destituire i magistrati della Corte Suprema.
L'opposizione dunque è andata avanti e ha prestato giuramento a tre dei legislatori in questione. In risposta, la Corte Suprema ha sentenziato che l'intera Assemblea Nazionale stava oltraggiando la corte e che tutte le decisioni prese sarebbero risultate nulle. I legislatori inoltre sono stati sottoposti a tagli dello stipendio e appena remunerati per il loro lavoro per oltre 10 mesi, con un salario di circa 38 dollari al mese [es].
Lo stallo è andato avanti fino ad ottobre, quando il Consiglio Elettorale Nazionale ha sospeso il referendum per revocare Maduro e ha rimandato le elezioni regionali al 2017, oltre la loro data limite. L'opposizione ha accusato il Presidente Maduro e i suoi sostenitori di preparare un golpe lento, e ha votato per iniziare un “processo politico e criminale” nei suoi confronti.
Nel gennaio del 2017 l'Assemblea Nazionale — ancora sotto accusa di oltraggio — ha votato nuovamente per dichiarare che Maduro aveva “abbandonato i suoi incarichi” e per esigere nuove elezioni.
Dopo che l'Assemblea Nazionale si è rifiutata di permettere che la compagnia petrolifera statale del paese di associasse con imprese private, principalmente cinesi e russe, il governo di Maduro si è rivolto alla Corte Suprema. Quest'ultima ha sentenziato che non solo la legislatura era ancora in posizione oltraggiosa e dunque le sue decisioni erano nulle, ma anche che si sarebbe assunta i poteri legislativi.
Uno stallo politico
Per l'osservatore casuale che legge i titoli dei media internazionali, il Venezuela ha cercato di risolvere una crisi negli ultimi anni, e l'effimera decisione della Corte Suprema è solo uno degli ultimi sviluppi.
Comunque, il Venezuela non ha una sola crisi. Ne ha tante, tutte interconnesse e che colpiscono i cittadini venezuelani ordinari.
La prima è politica. Il defunto Hugo Chávez, morto nel 2013, designò Nicolás Maduro come suo successore. Maduro sostiene di seguire la linea del suo predecessore e di fomentare la Rivoluzione socialista boliviana di Chávez, che ha l'intento di diffondere la democrazia e di abbassare gli alti livelli di povertà tra i venezuelani.
Ma Maduro non è stato in grado di riscuotere il supporto pubblico e il rispetto che aveva l'ex Presidente. Tra i tre anni di crisi economica e i livelli record di criminalità e povertà, la popolarità di Maduro è scesa al punto più basso degli ultimi anni. Inoltre è stato accusato di utilizzare metodi autoritari per fermare i dissenti. Il suo governo ha soppresso le proteste, censurato la stampa e limitato la libertà di espressione. Oppositori, critici, e giornalisti che mettono il governo in cattiva luce rischiano la galera. Alcuni sono andati in esilio volontario. Altri semplicemente si sono zittiti.
L'opposizione politica venezuelana è stata rappresentata soprattutto dall’Unità Nazionale – Mesa de la Unidad Democratica [it], una coalizione di diversi partiti che vanno dal centro al centro-sinistra. Ad ogni modo, molti venezuelani non hanno fiducia in alcune parti della coalizione, che include personaggi attivi in politica già da decenni, quando la povertà era insostenibile e larghe fasce della popolazione erano private dei propri diritti.
La coalizione ha messo insieme molti gruppi e partiti politici che erano in conflitto tra di loro, ma ci sono ancora lotte per il potere così come disaccordi sulle politiche e le ideologie. Inoltre, nel contesto delle recenti proteste, non tutti i manifestanti marciano dietro un solo partito politico. Parte di quelli nelle strade appoggiano partiti specifici all'interno dell'opposizione, mentre altri sono sostenitori di principi democratici generali e di diritti economici.
Un'economia in caduta libera e una crisi alimentare
La politica in Venezuela riesce a penetrare in ogni ambito della vita, ma le necessità più pressanti del popolo riguardano solitamente l'economia.
L'amministrazione Maduro è stata segnata da una profonda crisi economica. Il paese dipende dalle entrate del proprio petrolio, ma i prezzi del combustibile sono precipitati negli ultimi anni, e il sistema non è stato in grado di compensare le perdite. Il tasso di inflazione venezuelano, che è oltre il 50% dal 2014, ha raggiunto l'800% alla fine del 2016 e continua a salire. Nel frattempo, controlli monetari hanno impedito le importazioni, provocando tensione sulle provviste. Il governo controlla il prezzo dei beni di prima necessità, ma il mercato nero ha ancora una grande influenza sui costi. Il prezzo dei beni primari può aumentare da un giorno all'altro, mentre la valuta nazionale può indebolirsi con la stessa velocità.
Il significato di tutto ciò per i venezuelani non può essere che fame e miseria. Questa insicurezza alimentare si può vedere nelle lunghe code dentro e fuori dai supermercati, oltre che dai tentativi di attraversare il confine con la Colombia per comprare beni primari.
Anche se i numeri della crisi alimentare non sono schiaccianti, si verificano episodi di saccheggio, e la routine quotidiana alimentare dei venezuelani è visibilmente cambiata.
Il governo e alcune testate giornalistiche negano il fatto di essere a rischio carestia — che è molto temuta in alcune zone del paese — e definiscono l'allarme come parte di una campagna infangante contro di loro.
Ad ogni modo, le organizzazioni non governative dicono di non poter qualificare l'estensione del problema per la mancanza di dati [es]. Negli ultimi anni, durante i quali sia la povertà che la crisi economica sono peggiorate, gli ufficiali venezuelani non hanno presentato informazioni aggiornate.
Media e diritto all'informazione
Per i venezuelani essere informati di ciò che succede nel loro paese può essere difficile.
Il diritto all'informazione [es] è minacciato dal crescente controllo dei media da parte del governo, tendenza difficile da superare, tenuto conto che il Venezuela ha le più lente e precarie connessioni a internet [es] della regione.
In un ambiente mediatico, caratterizzato da voci di corridoio e attacchi politici da tutti i fronti, il cittadino medio si è convertito in una delle più grandi fonti di informazione sulle proteste e la repressione. Anche siti web che trattano di economia e di valute internazionali sono diventati una fonte di critica, e dunque bersaglio della censura politica.
Crisi sanitaria, violenza e sforzi della società civile per aiutare
Il Venezuela sta soffrendo inoltre una crisi sanitaria, che è uno degli argomenti più vivacemente dibattuti attualmente nello stato latino americano.
La mancanza di medicinali e le condizioni di povertà delle strutture, così come l'emarginazione delle comunità indigene [it], ha avuto conseguenze letali. I venezuelani si sono rivolti ai social media e all'appoggio di altri per ricevere i farmaci di cui hanno bisogno.
Anche la violenza è aumentata nelle ultime decadi. Il tasso di omicidi nel paese è tra i più alti del mondo. Il problema ha fatto sì che molti venezuelani, soprattutto nelle periferie metropolitane, preghino i criminali piuttosto che i santi.
Le organizzazioni civili stanno facendo del loro meglio per contrastare il crescente livello di violenza. Come il gruppo Mi Convive di Caracas, che negli ultimi sei anni ha organizzato laboratori di prevenzione della violenza e altre attività intente a recuperare gli spazi pubblici [es]:
Niños jugando libres en la calle, cantando y riendo, dueños de los espacios, así como lo mostramos en este video queremos que suceda en cada comunidad de Caracas y del país.
Nuestro objetivo es la disminución al mínimo de la violencia a través de la prevención, creando una ciudad de la convivencia.
Bambini che giocano liberi per strada, cantando e ridendo, padroni dei loro spazi. Così come li mostriamo in questo video, vogliamo che succeda in ogni comunità di Caracas e del paese. Il nostro obiettivo è la diminuzione al minimo della violenza attraverso la prevenzione, creando una città della convivenza.
Nonostante sforzi come questo per migliorare la situazione, la realtà complicata ha fatto sì che ondate di venezuelani lasciassero il proprio paese. Nel frattempo nell'arena politica, i partiti si accusano a vicenda e la crisi peggiora sempre di più.
Scopri di più con la copertura di Global Voices sul Venezuela:
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