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Una lettera d'amore per Bassel Khartabil, blogger siro-palestinese in carcere

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Siria, Citizen Media, Guerra & conflitti, The Bridge
Bassel Safadi and his wife Noura. Photo from Noura Ghazi Safadi's Facebook page.

Bassel Safadi e sua moglie Noura. Foto dalla pagina Facebook di Noura Ghazi Safadi.

Aggiornamento: Il 1 agosto 2017, Noura Ghazi la moglie di Bassel Khartabil è venuta a conoscenza [1][it] del fatto che suo marito è stato giustiziato dal regime siriano circa due anni fa, nel 2015. Aveva scritto per lui questa lettera d'amore a febbraio 2015, quando nove mesi prima aveva ricevuto
notizie non confermate [2] [en] sulla presunta condanna a morte di Bassel. Da quel momento fino al 1 agosto, nè Noura nè i sostenitori di Bassel sono stato in grado di confermare l'esecuzione e la sua posizione geografica, e negli ultimi due anni Noura ha vissuto nella speranza di potersi ricongiungere a lui un giorno.

Il 15 Marzo è il terzo anniversario in prigione di Bassel Khartabil [3][it] — conosciuto anche come Bassel Safadi — un noto blogger siro-palestinese e sviluppatore di risorse open-source. Figura tra i leader di Creative Commons in Siria, è anche attivo in progetti come Mozilla Firefox e Wikipedia; gli viene riconosciuto il merito per l'apertura della rete internet in Siria e l'estensione al pubblico dell'accesso online. Secondo il Parlamento Europeo, la sua detenzione è frutto degli sforzi del governo siriano per limitare l'accesso online alla comunità e per reprimere la libertà di espressione nel paese.

Bassel è stato arrestato alcuni giorni prima del suo matrimonio. Sua moglie, Noura, ha scelto il 14 febbraio, giorno di San Valentino, per rendere pubblica questa lettera:

Non posso scrivere una poesia il giorno di San Valentino, devo assolutamente vederti, ho bisogno di rubare le parole dai tuoi occhi, penso solo ai tuoi occhi adesso.
E quando li guardo da vicino, non ho parole. Non riesco più a pensare, sto pensando alla Siria, Oh Bassel. Fa male, la Siria fa male.
Ogni volta che ricordo il suo nome, Siria, piango
per tutto l'amore che ho per la Siria
Vorrei che sapessimo come amarla, se l'avessimo amata, non saremmo mai arrivati a questo punto…
Penso che tutti l'amiamo ma non sappiamo come farlo, 
non stiamo nemmeno imparando ad amarla, la nostra Siria
Bassel, ho paura, temo per il paese che sta subendo una carneficina, viene diviso, sanguina e sta per essere distrutto…
Oh Bassel, ho tanta paura che il nostro sogno stia trasformando la nostra generazione: invece di liberare il paese, siamo testimoni della sua distruzione. Oh Bassel, ho tanta paura …
Voglio offrire una rosa
non rossa come il sangue
e nemmeno bianca come il colore che non abbiamo mai indossato il giorno del nostro matrimonio 
Voglio offrire una rosa blu, il colore che indossavo quando ci siamo sposati, 
il colore della gonna che indossavo quando hai detto di amarmi
Oh Bassel, dobbiamo così tanto a questo paese 
ogni istante in cui sono stanca
ogni istante in cui sono debole
ogni istante in cui piango
mi sento egoista e penso solo a me, in Siria
sento che voglio abbandonarla, lasciarla ma poi mi ravvedo e prometto alla mia Siria di essere forte 
voglio dirle che è bella
voglio rimanere un essere umano, 
voglio tatuarmi il suo nome sulla mano
la Siria se lo merita, caro Bassel
proviamoci questa volta, per il suo bene 
per il bene della Palestina
la Palestina che vivo tramite te 
tu sei la meravigliosa altra metà che vivo dentro di te
tu sei la mia amata metà palestinese 
immagina 
mi perdo in te
tutto di me si perde in te
in te perdo la Siria e la Palestina

Il 15 Marzo, il giorno dell'arresto di Bassel, è anche il giorno che ricorda l'inizio della rivolta del popolo siriano. Nella primavera del 2011, quando il popolo da ogni parte si riversò nelle strade per chiedere libertà, dignità e giustizia, tutto sembrava possibile. Quattro anni più’ tardi, il sogno di Bassel, Noura e di molti altri è diventato un incubo. La Siria è sotto costante minaccia, e la sofferenza del suo popolo non fa’ più notizia.

Proprio recentemente, i bombardamenti del governo hanno ucciso più di 150 persone, senza fare notizia. Al giorno d'oggi, solo le atrocità commesse dall’ ISIS fanno notizia, e il popolo siriano ne è vittima ed ostaggio.

Per quelli di noi che conoscono e amano la Siria, ciò che accade in questo paese ci addolora profondamente, soprattutto man mano che tutto questo diventa sempre più invisibile al resto del mondo. Le nostre ferite contano più di 200.000 morti, le centinaia di migliaia di detenuti, gli sfollati, i rifugiati, quelli che continuano a subire torture inimmaginabili nelle prigioni del governo, coloro che soffrono la tirannia di gruppi come l'ISIS, che hanno i loro progetti ed interessi e che sono nemici della ricchezza del popolo siriano e della sua diversità. Queste persone, uniche e insostituibili, sono diventate numeri e statistiche così grandi che l'ONU non è riuscita a registrarle.

In particolare, fa male l'indifferenza. Le immagini che non provocano più indignazione, la documentazione delle atrocità che si accumulano in file video non visionati da nessuno. L'empatia selettiva di coloro che classificano le vittime come imperialisti o anti-imperialisti, legittimi o illegittimi sulla base di politiche geo-strategiche e di coloro che aggiungono la negazione del dolore al dolore.

Fa più male della perdita di una persona cara, perché non esiste una terapia per la perdita di un paese. Le ferite non guariscono. Per coloro che la amano, la ferita inferta alla Siria è senza fine.