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Giappone: “Immaginiamo un mondo diverso” – appello ad un anno dall'omicidio di massa di Sagamihara

Categorie: Asia orientale, Giappone, Citizen Media, Diritti umani
Japan disability

Sachiko, creatrice di origami e ospite di una casa di cura per persone disabili, taglia una lettera scritta dal presunto colpevole del peggior omicidio di massa avvenuto in Giappone dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi. Screenshot di YouTube [1].

Il 26 luglio sarà già passato un anno dall'assassinio di 19 persone con disabilità mentali in una casa di cura a Sagamihara, a circa cinquanta chilometri a ovest di Tokyo. Benché il presunto colpevole, Uematsu Satoshi, abbia ammesso di aver ucciso 19 residenti della casa di cura e di averne feriti altri 26 [2] [it]  accoltellandoli premeditatamente con precisione metodica, il processo non ha ancora avuto luogo.

Il massacro di Sagamihara e il dialogo a livello nazionale, o meglio l'assenza di dialogo, evidenziano come spesso le persone disabili vengano ignorate nella società giapponese. La polizia locale ha addirittura vietato la pubblicazione [3] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] dei nomi delle vittime, tutte disabili, rendendo di fatto ancora più difficile parlare degli omicidi della casa di cura di Sagamihara.

Uematsu Satoshi, il presunto colpevole che ha ammesso di aver commesso gli omicidi, era un ex dipendente della casa di cura che aveva intuito che rappresentava una minaccia per gli ospiti e lo aveva licenziato prima dell'attacco. Uematsu aveva effettivamente dichiarato la sua intenzione di uccidere i residenti della casa di cura in una lettera inviata a un politico locale. Nella lettera, qui riportata integralmente [4], Uematsu aveva descritto in dettaglio il suo piano per uccidere i residenti della casa di cura, dichiarando in quell'occasione che i ‘disabili causavano sofferenza’ e che dovevano quindi essere tutti eliminati. La lettera è stata ignorata.

In risposta alla lettera di Uematsu e per commemorare l'anniversario degli omicidi di Sagamihara, L'Arche, un'organizzazione senza fini di lucro [5] che si dedica ad iniziative finalizzate a migliorare la vita delle persone con disabilità intellettive, ha pubblicato un breve video chiamato #As I Am: Nineteen Paper Cranes [1] (Come sono io: diciannove gru di carta):

Questo breve video è stato prodotto da L'Arche Japan [6] [jp], che gestisce una casa-famiglia per persone con disabilità intellettive [7] [jp] nella prefettura di Shizuoka, che confina con la Prefettura di Kanagawa dove sono avvenuti gli omicidi di Sagamihara. Il breve video mostra Sachiko, una donna ospite della casa di cura che sta producendo tipici origami giapponesi in carta.

Dopo lo shock di aver saputo degli omicidi di Sagamihara il 26 luglio 2016 e delle motivazioni del presunto colpevole, Uematsu Satoshi, Sachiko e gli altri residenti della casa di cura hanno reagito creando 19 gru di carta giapponese, uno per ogni persona uccisa nella casa di cura di Sagamihara. Sachiko ha creato le gru usando un facsimile della lettera inviata da Uetmatsu a un politico locale in cui sosteneva che i disabili erano inutili.

Il video termina con le parole “Immaginiamoci un modo diverso”, chiedendo agli spettatori di riflettere sulla loro opinione riguardo le persone che vivono una condizione di disabilità.

Il video fa parte della serie web #As I Am [8] creata da L'Arche per raccontare le storie di persone con disabilità intellettive di vari paesi del mondo.

In un commento su YouTube [9], un rappresentante di L'Arche afferma: “Abbiamo creato questa serie web perché riteniamo che le persone con disabilità intellettive vivano costantemente nell'ombra secondo l'opinione diffusa – in tutte le culture – che siano indesiderati. Questa è una delle più grosse ingiustizie del mondo, ma è un'ingiustizia che possiamo però cambiare”.