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In semi quarantena: la vita a Hong Kong durante l'epidemia di coronavirus

Categorie: Asia orientale, Cina, Hong Kong (Cina), Citizen Media, Politica, Protesta, Salute, COVID-19, The Bridge
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Un poster online incoraggia i cittadini di Hong Kong a sostenere il personale medico e #salviamoci. Via Twitter.

Vivo a Hong Kong con mio marito e mia figlia di 6 anni e, durante le ultime due settimane, abbiamo vissuto in semi quarantena come molti altri cittadini di Hong Kong. Stiamo a casa per la maggior parte del tempo, lavoriamo da casa ed evitiamo eventi sociali e ristoranti.

Se il coronavirus di Wuhan (ora ufficialmente conosciuto come COVID-19 [2] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione]) non si fosse diffuso nelle comunità locali con la trasmissione da uomo a uomo, avremmo potuto sperare di riprendere una vita normale all'inizio di marzo, ma sembra che questa situazione di semi-quarantena continuerà a lungo. Il caso più recente è una riunione di famiglia del 25 gennaio a cui hanno partecipato 19 persone, nove delle quali sono state contagiate [3] [zh]. L'11 febbraio il numero totale di contagi confermati a Hong Kong è arrivato a 42 [4] [zh].

Visto che il periodo di incubazione per il coronavirus va da 2 a 14 giorni e secondo le ultime ricerche potrebbe arrivare fino a 24 giorni [5], l'epidemia è inevitabile. L'unico modo di evitare la trasmissione è curare l'igiene pubblica e personale e ridurre i rapporti sociali. Il ministero dell'istruzione di Hong Kong ha annunciato, durante il capodanno lunare, che tutte le scuole rimarranno chiuse fino a marzo [6]. Le università hanno organizzato lezioni online e molte istituzioni pubbliche e aziende permettono agli impiegati di lavorare la casa.

Lo spettro della SARS

17 anni fa, nel febbraio del 2003, il primo caso di sindrome respiratoria acuta grave (SARS) [7] è arrivato a Hong Kong dal Guangdong. A giugno dello stesso anno erano stati identificati 1750 casi ed erano morte 286 persone [8]. Circa l'80% dei contagi poteva essere ricondotto al primo caso.

Anche se il coronavirus di Wuhan non è mortale come la SARS, le dimensioni dell'epidemia sono 10 volte maggiori e, a causa dell'insabbiamento delle autorità cinesi, gli abitanti della Cina continentale non sono stati informati subito dell'epidemia e perciò non hanno preso misure preventive nelle fasi iniziali.

All'inizio di gennaio noi cittadini di Hong Kong abbiamo cercato di avvertire i netizen della Cina continentale dell'epidemia, ma i patrioti della rete ci hanno risposto ripetendo a pappagallo una comune teoria del complotto secondo cui i cittadini di Hong Kong stavano cercando di diffondere il panico in Cina al fine di danneggiare le autorità.

A Hong Kong abbiamo iniziato a mettere le mascherine prima del capodanno lunare, mentre i cittadini di Wuhan stavano ancora facendo grandi feste e cerimonie di fine anno, senza alcuna protezione. Quando i negozi hanno riaperto dopo il capodanno, a Hong Kong abbiamo iniziato a fare scorta di beni di prima necessità per prepararci alla vita in semi quarantena, prevedendo che il virus non si indebolirà prima dell'estate.

Scaffali vuoti

Dato che la scuola di nostra figlia richiede che gli studenti indossino mascherine ogni volta che i compagni hanno l'influenza, abbiamo sempre una scorta per due mesi di mascherine per bambini a portata di mano. Per coincidenza, mio marito ha comprato qualche pacco di mascherine durante un recente viaggio di lavoro in Corea del Sud dopo il capodanno lunare, quindi non abbiamo dovuto fare ore di fila per comprarle.

Ora c'è una carenza di mascherine a causa di un divieto di esportazione imposto dopo la diffusione del coronavirus in altri Paesi asiatici. Anche se secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non è necessario indossare le mascherine se non si hanno sintomi, con la densità di popolazione a Hong Kong è molto difficile mantenere la distanza sociale consigliata di due metri e in spazi come gli ascensori dei condomini la distanza sociale è ridotta praticamente a zero.

Macao, regione amministrativa speciale confinante con Hong Kong e soggetta al sistema cinese “Un Paese, due sistemi [9] [it]”, ha adottato una politica di contingentamento per assicurare che tutti i cittadini possano comprare 10 mascherine ogni 10 giorni all'equivalente di 1 dollaro. Il governo di Hong Kong, invece, non è riuscito ad assicurare una fornitura non solo di mascherine per i civili, ma anche di mascherine e altri indumenti protettivi per il personale medico negli ospedali pubblici. L'autorità sanitaria ha soltanto una fornitura per un mese [10] [zh] a disposizione e il governo deve richiedere l'autorizzazione per l'esportazione di materiale medico da Pechino, nel contesto di una carenza ancora più grave in Cina.

Anche detergenti a base alcolica, candeggina, riso e carta igienica scarseggiano a Hong Kong. La scorsa settimana sono andata in cinque supermercati del mio quartiere e non sono riuscita a trovare nemmeno un pacco di riso. Alla fine, mio marito ha dovuto fare la fila fuori da un supermercato la mattina presto per riuscire a comprarne un pacco. Per prendere una bottiglia di candeggina per la normale disinfezione della casa, devo contattare il consigliere del mio distretto per avere un gettone gratuito. A gennaio, la maggior parte dei consigli distrettuali ha approvato uno stanziamento per comprare mascherine e prodotti per l'igiene per contribuire a far fronte all'epidemia al livello di base.

Scaffali vuoti in un supermercato di Hong Kong. Foto scattata da un amico dell'autrice e usata con sua autorizzazione.

#salviamoci

Il governo di Hong Kong continua a esortare la gente a non farsi prendere dal panico, ma naturalmente, dopo le lunghe proteste [11] [it] scatenate dal movimento anti estradizione, in pochi credono che il governo abbia la volontà o la capacità di proteggere la città o di mettere gli interessi legittimi della gente davanti agli interessi politici di Pechino. Chiari esempi di questo sono l'incapacità di assicurare la fornitura di mascherine e l'indecisione sulla restrizione degli spostamenti tra la Cina continentale e Hong Kong.

Agli occhi dell'opinione pubblica, il governo di Hong Kong è deciso a salvare se stesso e l'hashtag #salviamoci (港人自救) è stato largamente usato su Twitter [12], Facebook [13] e altri social media per criticare il governo e per diffondere informazioni su misure di protezione come igiene personale e della casa, fra cui una semplice formula chimica per un detergente a base alcolica, come fare mascherine riutilizzabili, ecc.

Nello spirito di #salviamoci, le persone stanno anche condividendo con chi ha bisogno. Ad esempio, appena 24 ore dopo aver scritto ad amici su Facebook che la mia famiglia stava finendo il riso, due conoscenti mi hanno offerto un po’ delle loro scorte extra. Organizzazioni con legami commerciali all'estero stanno aiutando a indirizzare le forniture di mascherine ai lavoratori locali e gruppi di volontari si sono rivolti ai social media per invitare la gente a donare le loro mascherine in più agli anziani.

La determinazione delle proteste contro il governo si è rapidamente trasformata in determinazione a combattere la diffusione del coronavirus.

Gestire la paura

La carenza di beni di prima necessità e la semi quarantena hanno reso la vita più difficile a tutti. Per le famiglie con figli l'epidemia ha triplicato il carico di lavoro quotidiano: ora dobbiamo prenderci cura della nostra bambina tutto il giorno, inseguire i beni di prima necessità, gestire l'igiene domestica e preparare tre pasti al giorno mentre rispettiamo i compiti dei nostri lavori regolari.

Per ridurre l'uso di mascherine non usciamo spesso. Io e mio marito usciamo tre volte al giorno, a turno: di mattina per comprare pane e controllare supermercati e farmacie, di pomeriggio per portare nostra figlia al parco qualche ora e nel tardo pomeriggio per comprare frutta e verdura al mercato. Il parco è mezzo vuoto perché la gente ha paura della trasmissione del coronavirus tra i bambini. Ho ricevuto avvertimenti amichevoli sul portare i bambini al parco in gruppi WhatsApp di genitori, ma io e mio marito abbiamo comunque deciso di lasciare che nostra figlia si goda qualche ora di sole al giorno. Siamo determinati a non lasciarci sopraffare dalla paura, anche se le circostanze sono piuttosto spaventose.

Tuttavia, ciò che mi preoccupa di più è la diffusione della paura e dell'odio nel dibattito pubblico, dato che possono facilmente trasformarsi in opinioni bigotte verso i cinesi del continente. È evidente che l'epicentro dell'epidemia è la città di Wuhan e che un buon numero di provincie in Cina sono sull'orlo di epidemie di larga scala. Ma anche se sono d'accordo sulle restrizioni degli spostamenti dalla Cina continentale a Hong Kong e capisco l'imposizione di misure simili sui cittadini di Hong Kong da parte di altri Paesi, credo che etichettare i cinesi come mangiatori di carne egoisti e untori disonesti sia completamente indifendibile, specialmente perché non considera il fatto che gran parte dei viaggiatori che arrivano a Hong Kong durante il capodanno lunare sono residenti locali che ritornano dalle loro visite di famiglia annuali nella Cina continentale.

La diffusione della paura e dell'odio ha anche portato a molte proteste estreme in stile not-in-my-backyard [14] [it]. È vero che il governo non ha organizzato consultazioni pubbliche per scegliere i luoghi di isolamento per chi è stato in contatto diretto con pazienti affetti da coronavirus e che i cittadini dovrebbero avere il diritto di esprimere le proprie preoccupazioni. Ma lanciare molotov [15] contro le strutture scelte non può essere giustificato.

Spero che la paura e l'odio contro i cinesi del continente diminuiranno con l'aumentare di storie di interesse umano provenienti da Wuhan e dalla provincia di Hubei. Eventi come la morte del dottor Li Wenliang [16] hanno ricordato ai cittadini di Hong Kong che la disperazione a Wuhan e in altre città della Cina continentale è un risultato dell'insabbiamento dell'epidemia da parte del governo cinese in nome della stabilità politica sopra ogni altra cosa. Che ci piaccia o no, le sorti del popolo cinese e dei cittadini di Hong Kong sono indissolubilmente legate.

Ho iniziato a parlare con mia figlia dell'epidemia, spiegandole prima di tutto perché deve mettersi una mascherina quando gioca nel parco, facendole capire che non è per proteggere soltanto se stessi, ma anche gli altri, soprattutto anziani e neonati, che hanno un sistema immunitario più debole e meno resistente alle malattie. Le ho anche raccontato la storia del dottor Li Wenliang e di com'è stato arrestato per aver diffuso notizie false quando invece diceva la verità.

Le dico di attenersi alla verità e di avere empatia verso gli altri. È questo il modo di #salvarci.

Leggi la copertura speciale di Global Voices sull'impatto del coronavirus di Wuhan [17] [it].