Madagascar: la determinazione di una blogger per aiutare il Piccolo Kamba

Quanti seguono regolarmente il quotidiano Madagascar Tribune possono aver letto una breve notizia firmata da Herimanda R. su una complicata operazione neurochirurgica, andata a buon fine all'Ospedale Ravohangy il 10 giugno scorso. Tombotsara Ambinindrazana, il bambino di un anno noto sui blog di tutto il mondo come “Piccolo Kamba”, è nato con un raro caso di meningoencefalite frontale-nasale che ha causato la crescita di un'enorme escrescenza sulla fronte, come testimonia questa foto.

Un articolo pubblicato sul giornale Midi Madagasikara rileva come siano 37 i casi di meningoencefalite accertati all'Ospedale Ravohangy. Tuttavia, nessuno dei due articoli citano l'incredibile storia personale della blogger diciottenne Diana Chamia, la prima a sensibilizzare l'opinione pubblica sulle condizioni di Kamba con il suo post “Aiutatemi ad aiutarli“.

Diana Chamia fotografata con Kamba prima dell'operazione, resa possibile in gran parte dall'opera di sensibilizzazione di Diana.

Diana, giovane studentessa di giornalismo a Mahajanga, Madagascar, ha imparato ad usare il blog grazie ai workshop sui citizen media organizzati dalla progetto legato a Rising Voices, Foko Madagascar. Altre persone locali che hanno iniziato a usare il blog grazie all'attivismo di Foko sono Cylnice, Jombilo, Lomelle, Mielmanja, Rondro, Tonkataly, Ysiastella, e Zouboon.


I blogger del Foko Blog Club a Mahajanga; Diana, al centro, è vestita di nero.

È stata Diana a decidere di usare il suo blog per l'attivismo sociale. Come scrive lei stessa in un post del 19 Aprile, Diana ha incontrato la piccola Kamba e la madre single Philomène Georgine, dopo essere scesa sovrappensiero alla fermata sbagliata dell'autobus.

Avevo preso l'autobus 5 da casa per andare al Bazar Mahabibo, ma ero tra le nuvole, o forse è stato il destino, e così ho saltato la mia fermata. Eravamo già alla fermata del municipio, quando mi sono accorta dell'errore. Sulla via del ritorno per il mercato, ho visto questa signora che portava un bambino sulla schiena, un altro tra le braccia ed una grossa sacca rossa a tracolla. Quello sul davanti era coperto da un sari verde. Mi stavo domandando perchè lo coprisse così tanto visto il caldo che faceva a Majunga, quando un soffio di vento, giunto al momento opportuno, mi ha poi svelato il volto del bimbo.

Diana prosegue con la descrizione del suo rapporto con Philoméne che, nonostante ce l'avesse messa tutta, non è mai riuscita a trovare i finanziamenti necessari per rimuovere la grossa escrescenza dalla fronte del figlio. Lo stesso giorno Diana si è ripromessa che si sarebbe data da fare per raccogliere i soldi necessari all'operazione, onde consentire a Kamba di crescere come un bambino normale senza attirare le occhiataccie dei passanti, cosa a cui la madre si era ormai rassegnata.

Nei mesi successivi Diana ha reclutato alla causa altri blogger malagasci.

L'intero portale di Foko ha aderito all'iniziativa, aiutando Diana a organizzare Zaza sy Vavy Gasy, sito dedicato alla pubblicizzazione ed alla raccolta fondi per la costosa operazione di rimozione dell'escrescenza sulla fronte di Kamba. È stata creata anche una pagina di sostegno su Facebook.

La lunga campagna di Diana è stata assai ben documentata dal coordinatore del progetto Foko, Joan Razafimaharo, sul suo blog personale e sulla comunità nazionale Malagasy Miray.

Intanto in Canada, Jean Razafindambo, emigrato malagascio molto legato a Mahajanga, stava navigando su internet il giorno della nascita di suo nipote, quando è incappato nel blog di Diana. Come ha riferito lo stesso Razafindambo al giornale Ottawa Citizen, “pensavo a mio nipote in salute, e a cosa avrei fatto se (Kamba) fosse stato mio nipote”. Con l'aiuto di amici, colleghi ed estranei generosi, Jean e la moglie Baku hanno raccolto 1.500 dollari per l'operazione di Kamba, organizzando una raccolta fondi ad Ottawa, lo scorso maggio.


La piccola Kamba va riprendendosi velocemente

Come si può vedere in questa foto, il piccolo Kamba va riprendendosi molto rapidamente, nonostante la gravità dell'operazione (lunga più di otto ore). Evento che non avrebbe mai avuto luogo, non fosse stato per la generosità e per la testarda determinazione di Diana. Quante volte siamo passati davanti ad una persona bisognosa d'aiuto, e ce la siamo presa con il governo per l'assenza di cure mediche adeguate o alloggi decenti? Ma poi proseguiamo oltre. Stavolta Diana non ha fatto così. Armata di null'altro che il suo blog e una grande determinazione, ha cambiato per sempre la vita di un bambino noto al mondo come “Piccolo Kamba”. Potete ascoltare la storia direttamente dalla stessa Diana e dalla mamma di Kamba, Philomène, in questo video sottotitolato in inglese.


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