Wikileaks: “Per gli afgani, tutto questo scalpore non ha alcun senso”

Mentre proseguono le ricadute dell’affaire Wikileaks [it], ora anche in ambito legislativo in USA [en, come gli altri link eccetto ove diversamente indicato], ricordiamo che nei giorni scorsi Global Voices ha lanciato un liveblog per seguire le reazioni dei citizen media globali. Di seguito invece alcuni rilanci dei blogger afgani.

Tra i 50 blog in dari (una delle due lingue ufficiali dell'Afganistan) inseriti nel mio blogroll — ribadisce qui Hamid Tehrani — ho trovato ben pochi commenti alla vicenda Wikileaks. Ecco di seguito un paio d'interventi.

Syed Akramoldin Taheri, autore del blog Isteqlal (che significa ‘independenza’) titola [fa] così il suo post: “Wikileaks rivela: tutte le strade portano in Pakistan”, spiegando:

Tra le tante rivelazioni trapelate in queste 90.000 pagine di documenti [troviamo le prove] del sostegno offerto dal Pakistan ai Taliban. Secondo i documenti in questione, il Pakistan avrebbe legami molto stretti con i Taliban, e sosterrebbe gruppi estremisti come quello di Jalaluddin Haqqani. I documenti trapelati lasciano intendere che nell'aprile 2007 i servizi segreti pakistani avrebbero fornito al gruppo di Haqqani qualcosa come mille motociclette. Nel rapporto si parla anche del sostegno iraniano ai Taliban, e si documentano stragi di civili nascoste all'opinione pubblica.

Il blogger conclude scrivendo che mentre gli Stati Uniti sono andati su tutte le furie per la diffusione dei documenti, queste dimostrano che i Paesi confinanti all'Afganistan stanno di fatto interferendo con la politica interna, e sarebbe necessario agire per fermarli.

Nel suo blog Tabarghanak, Mahmoud Hakimi dell'Afghanistan Journal, propone un post [fa] dal titolo: “Finalmente è stato tutto rivelato”, scrivendo:

Le 90.000 pagine di documenti trapelati che dimostrano il sostegno pakistano ai talebani, le stragi di civili e le cospirazioni per assassinare i leader afgani costituiscono forse una delle più clamorose rivelazioni di sempre in materia di politica e sicurezza, e parrebbe che a tirare le fila del teatro politico/militare afgano siano stati canovacci scritti all'estero. Il popolo afgano ha lottato contro copioni del genere per tre decadi, e il risultato è sempre stata la morte e lo sfollamento di milioni di persone.

Aggiornamento: Nasim Fekrat, giornalista e blogger responsabile di AfghanLord, in una mail personale replica all'annotazione sul silenzio dei blogger afgani:

Tutti i fatti citati su Wikileaks sono questioni aperte, qui in Afganistan, e la gente ci si confronta ogni giorno. Tutti hanno informazioni di prima mano, su quanto sta accadendo: ecco perché questa raccolta di informazioni riservate non sembra tale ai commentatori locali, come invece appare ai quelli occidentali. Per gli afgani, tutto questo scalpore non ha alcun senso.

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