Meno di due mesi fa l'Internet giapponese è stata invasa dallo scandalo “WaiWai”, la prima rubrica settimanale in lingua inglese del quotidiano Mainichi [giap]. Da allora l'episodio ha assunto proporzioni epiche tra i media giapponesi [in]. Pubblicata per parecchi anni sulla versione inglese del loro sito web (il Mainichi Daily News), WaiWai ha messo in risalto alcuni dei più scandalosi (e per la maggior parte inventati) articoli provenienti dai tabloid giapponesi, tradotti in inglese e con l’aggiunta di “abbellimenti” da parte dell’editor australiano Ryann Connell. Durante gli anni WaiWai si è costruita una schiera di fedeli lettori in tutto il mondo, i quali apparentemente poco sanno del Giappone reale, soprattutto perché WaiWai non compare nella versione giapponese del giornale.
Vecchi articoli di WaiWai riscoperti e pubblicati sul forum 2ch [giap])
La situazione è cambiata a partire da aprile di quest’anno, quando WaiWai ha superato la barriera del linguaggio (apparentemente [in] grazie al post di un blogger, Mozu [giap]), poi riproposto su 2ch [il maggior forum di discussioni giapponese], dove ha suscitato forti reazioni, ispirando fra l'altro la creazione di duesiti [giap] dedicati a documentare i suoi precedenti storici. Sebbene il Mainichi abbia espresso le sue scuse ufficiali il 25 giugno – rispondendo ai sentimenti dei molti giapponesi secondo i quali WaiWai ha degradato l’immagine del Giappone all’estero – in seguito l'azienda ha annunciato che avrebbe citato in giudizio alcuni utenti del sito 2ch, gettando così altra benzina sul fuoco. Più recentemente si è anche scoperto che la storia di WaiWai risale a ben oltre i 9 anni dichiarati dal Mainichi, scoperta che ha peggiorato la già precaria posizione del giornale.
Nel frattempo, le proteste sono aumentate prendendo di mira anche il Japan Times [in] per la publbicazione di “Tokyo Confidential“, rubrica assai simile a WaiWai.
Anche se si è scritto [in] parecchio sullo scandalo WaiWai e sulle sue più profonde implicazioni [in], la durata e l’intensità degli attacchi contro una della maggiori testate nazionali ha sorpreso un po’ tutti. Il terzo intervento (si veda anche la prima [giap] e la seconda [giap] parte) che Michi Kaifu (海部美知), responsabile dell'azienda di consulenze ENOTECH, ha pubblicato sul suo blog Tech Mom from Silicon Valley [in] il 13 agosto scorso, offre una possibile spiegazione di quel che si cela dietro la longevità della campagna anti-WaiWai.
L’affare [WaiWai] si è trascinato talmente a lungo che sul Mainichi – e in altri articoli apparsi su Internet – si parla di una teoria della cospirazione che attribuisce la regia dell’incidente a fantomatici faccendieri politici che starebbero tirando le fila da dietro le quinte. Beh, sono d’accordo [qualcuno sta manovrando politicamente la cosa]. Ma di chi si tratta, viene da chiedersi? Secondo me, sono le casalinghe [giapponesi].
Gli argomenti trattati in quegli articoli perversi [hentai] sono diversi, ma tra vari i soggetti [della rubrica WaiWai] quello che meglio li caratterizza è il tema “madre e figlio”. C’è un detto che proviene dai classici giapponesi dell’epoca Showa, “Tua madre è un ombelico”. Ma in inglese le parole offensive contro “tua madre” hanno un impatto ben maggiore di “ombelico” – sono i termini più volgari in assoluto, parole di sfida che provocano immancabilmente lo sdegno di chiunque legga. Quando scrivi qualcosa del tipo “tutte le casalinghe giapponesi sono stupide sgualdrine come questa”, e poi diffondi questo [messaggio] al mondo intero, stai praticamente invitando al litigio. Nel caso di un blog personale o di un sito [pornografico] per adulti, puoi almeno ignorare [ciò che dice], ma qui si stratta di un giornale definito come uno dei “tre più importanti quotidiani” giapponesi. Inoltre ciò non si è verificato una volta soltanto. Tonnellate e tonnellate di questi articoli nauseabondi si sono accatastati l’uno sull’altro. Era impossibile che le madri giapponesi non andassero su tutte le furie.
Per chiarezza d'informazione, devo menzionare che io stessa sono madre di un figlio in Giappone. Gli uomini infuriati sulla questione si sono concentrati sul fatto che “informazioni imbarazzanti (e in realtà completamente false) sul Giappone siano state diffuse in tutto il mondo anglofono”. Nel caso delle donne, invece, ciò è legato a un sentimento di “stomachevole disgusto che arriva fin nelle budella, causato dal contenuto degli articoli, e alla rabbia per essere state insultate in maniera diretta”. È esattamente quello che provo anch'io.
Secondo il sito web Matome [giap] [che raccoglie informazioni relative allo scandalo WaiWai], sono state le donne le prime a inviare mail di protesta riguardo la rubrica del Mainichi, lamentandosi del loro livello di falsità e disgusto, e sollevando così il problema. Pur se ciò non le colpiva o minacciava direttamente, il contenuto degli articoli era estremamente rivoltante per loro proprio in quanto donne, alla stregua di qualcuno che appendesse un poster con una donna nuda sulle pareti dell’ufficio – in pratica, li hanno considerati come una molestia sessuale. Il Mainichi ha ignorato tutto ciò, ed è questa la ragione per cui la testata ha poi trattato queste donne come se fossero un gruppo di “vecchi uomini indifferenti alle molestie sessuali”, dicendo loro con compiacimento: “Be’, care mie, non è un gran problema, vero? Agitarsi tanto per questo non vi renderà di certo delle brave mogli, giusto? Ha ha.”
Anche su 2ch, sembra che le proteste abbiano preso il volo dal “[forum] delle donne sposate” [[既婚女性板] [*1]. Quanti hanno messo in evidenza l'imprecisione dei risultati dell’indagine interna del Mainichi – recuperando in biblioteca da archivi in microfilm articoli risalenti a 11 anni prima – probabilmene venivano dallo stesso forum, facevano cioè parte dello stesso gruppo di casalinghe. [*2] [*3] Le stesse “casalinghe” che tengono le redini del portafogli di casa, e che sono corteggiate da aziende vogliose di vendere loro innumerevoli prodotti – dai beni di largo consumo, al cibo, alle automobili, alle assicurazioni, ai cellulari, ai libri… – tutti prodotti le cui inserzioni pubblicitarie compaiono sulle pagine del Mainichi.
La mia sensazione è che coloro che “dirigono lo show” al Mainichi ritengano che quanti chiamano le agenzie pubblicitarie mettendo in dubbio le loro azioni [del Mainichi], siano tipi alla “Kimo-Ota NEET” [otaku e NEET [in], persone che vivono ai margini della società]. Secondo me invece a farlo sono le casalinghe. Ed è proprio l'attivismo di madri e donne, molte delle quali davvero esasperate, che può causare danni reali [al Mainichi].
Nel rivolgere pubbliche “scuse”, il Mainichi ha messo in evidenza soprattutto un punto, sottolineando come “[abbia causato] vergogna a tutto il Giappone…”, e si è scusato [per questo], ma il testo non suona come una scusa sincera alle madri e alle donne, secondo le quali invece [il giornale] “ha compiuto azioni di vera e propria molestia sessuale, per le quali dovrebbe vergognarsi amaramente”. Osservando la sequenza degli eventi fino ai nostri giorni, [il Mainichi] sembra essersi preoccupato soltanto di “rispondere al ‘matsuri’ [letteralmente “festival”(祭り), vedi nota] su Internet”, senza riflettere sull'essenza della questione, ovvero il fatto che “questo problema è qualcosa che ha origine nel cuore stesso dell'azienda Mainichi, in una coscienza sociale e un sistema di abusi attraverso i quali gli uomini dominano le donne.” Quel che viene invece fuori è qualcosa tipo: “Be’, è vero, quelli di WaiWai non hanno scritto delle belle cose e sono stati volgari. Ma insomma, era tutto uno scherzo, datevi una calmata!” Ecco perché l’indignazione delle donne è stata così pressante.
[Nota: ‘matsuri’ (”festival”) è un termine usato in questo contesto per descrivere gli attacchi contro il Mainichi coordinati tramite forum online.]
Pur se la discussione prende la forma di “New media contro quelli tradizionali”, a me sembra piuttosto un caso classico di “problema di molestie sessuali”. Come ho scritto l’altro ieri, le aziende più comuni sono consapevoli delle valanghe di critiche che riceverebbero dai media se fossero implicate in un “problema di molestie sessuali”. In tal senso si aggiunge quindi il classico problema del “rischio dell'esposizione mediatica”. Senza dubbio, senza Internet questa faccenda non sarebbe arrivata a tal punto e quindi andrebbe trattata in maniera diversa rispetto al modo con cui problemi simili sono stati considerati in passato. D’altro canto le aziende lottano quotidianamente non solo con i mass media, ma anche con il rischio dei ‘matsuri’ sul tipo di quelli di 2ch. Non è trascorso molto tempo dallo scandalo della Sony e del suo “falso blog” [vedi nota]. L’ambiente con cui deve confrontarsi il Mainichi non è certo una sua esclusiva. Lo ripeto: credo che la radice del problema sia nel “senso comune che permea le aziende [giapponesi]”.
Se posso offrire un avvertimento alle testate d'informazione spaventate dall’episodio [del WaiWai], “mettete più donne nel gruppo dirigente”, o almeno “ascoltate i punti di vista delle donne in azienda”. (Per quanto riguarda coloro che “dirigono lo show” al Mainichi, anch'io ho un blog e faccio parte di “quella folla”, e per giunta sono anche una di quelle “casalinghe” diventate il loro nemico, quindi in ogni caso dubito che mi stiano a sentire.) Prendetela come una delle tante lezioni da imparare.
Note:
*1:略称「鬼女」板。
*1 : Abbreviato come il forum delle “demonesse” [”kijo”/鬼女]. [È un gioco di parole. Il carattere 鬼 significa “demone”, ma ha lo stesso suono di 既 (ki) in 既婚 (kikon, “sposata”).]
*2:もちろん、匿名なので主婦を騙っているだけかもしれないが。
*2 : Ovviamente sono anonimi, così potrebbe anche darsi che stiano solo fingendo di essere delle casalinghe.
*3:別のソースでは「毒女」=独身女性の板、との情報もあり。
*3 : Esistono anche gli interventi di un'altra fonte, il forum delle donne single [独身女性の板] o “donne velenose” [”dokujo”/毒女]. [È un altro gioco di parole. Il carattere 毒 significa “veleno”, ma ha lo stesso suono di 独 (doku) in 独身 (dokushin, “single”).]
*4:まとめWikiでは、電凸実行者の性別はわからないので、この点は私の推測である。
*4 : Il genere delle persone che telefonano alle aziende non è specificato nel Matome Wiki, così questa è solo una mia supposizione.
Per chi legge il giapponese e sta cercando altre informazioni sulla questione WaiWai, consiglio il post scritto dall’ex giornalista del Mainichi Toshinao Sasaki su CNET Japan, in due parti: parte 1 [giap] e parte 2 [giap].
Grazie a Taku Nakajima per i avermi suggerito di tradurre questo articolo.