Georgia: il ritorno dei turchi meskheti

Il rimpatrio in Georgia dei turchi meskheti [it] provenienti dall'Azerbaigian, dalla Russia e dall'Asia centrale, non rappresenta solo una priorità del Governo ma un obbligo da adempiere nei confronti del Consiglio d'Europa, essendo il paese entrato a far parte della Comunità nel 1999. Nel 1944 Stalin aveva messo in atto una deportazione dalla regione georgiana della Meschezia di oltre centomila persone; fra di esse vi erano hemshin [en, come i link successivi eccetto ove diversamente indicato] (armeni musulmani), curdi e karapapaki. Quello dei turchi meskheti è comunque il gruppo di gran lunga più ampio ad essere stato esiliato.

Attualmente almeno quattrocentomila turchi meskheti vivono fuori dalla Georgia, sebbene non sia chiaro quanti dovrebbero ancora rientrare a seguito di un processo che avrebbe dovuto concludersi ufficialmente l'anno scorso, ma che potrebbe essere prorogato. Questa è stata una delle ragioni per le quali il processo di reintegrazione è durato così a lungo, soprattutto ora che l'etnia armena costituisce la maggioranza della popolazione dell'odierna regione del Samtskhe-Javakheti. Il risultato è che il Governo georgiano sta facendo ristabilire i turchi meskheti un po’ ovunque sul territorio nazionale,  allo scopo di non creare tensioni nei rapporti fra le varie etnie.

Il blog East of Center riassume vari punti di vista :

Grazie alla paranoia di Stalin, milioni di musulmani e membri di vari gruppi etnici non-slavi sono stati deportati con la forza dall'Unione Sovietica in Asia centrale durante gli anni '30 e '40. E’ difficile a credersi ma di queste comunità nessuna ha sofferto tanto né è stata così tanto ignorata quanto quella dei turchi meskheti.[…]

Appare comunque chiaro che la Georgia non è in grado di ridistribuire in alcun modo una popolazione così ampia sul proprio territorio, tanto meno riuscirebbe a farlo una regione sottosviluppata come il Samtskhe-Javakheti, ove originariamente vivevano i meskheti. Vi è poi la questione armena e una buona dose di sentimento antimusulmano. […]

Salim Khamdiv del villaggio Abastumani. Khamdiv aveva 14 anni quando ebbe luogo la deportazione. © Temo Bardzimashvili

Tuttavia, secondo quanto riferisce il Centro Europeo per gli Interessi delle Minoranze [ge], in un periodo di adesione di due anni scaduto a Luglio 2010, il Governo georgiano ha ricevuto solo 5 841 richieste di rimpatrio ammissibili.
Il numero degli individui ammonta a soli 9 350. Ahıska Türkleri – Ahıskalılar spiega in cosa sperano i turchi meskheti:

Vogliamo far ritorno alle nostre terre dalle quali siamo stati espulsi ingiustamente. Ad oggi, ci hanno fatto stabilire in 2000 diversi insediamenti sparsi in 9 paesi differenti, inclusi gli USA. Nei paesi nei quali viviamo incontriamo difficoltà a ottenere la cittadinanza, il permesso di soggiorno e quello lavorativo. La nostra cultura e la nostra lingua sono sull'orlo dell'estinzione. Vogliamo tornare al nostro paese come cittadini georgiani e da ora in poi vivere le nostre vite nella nostra terra.

Osman Mekhriev (sinistra) e Islam Niazov, anziani della comunitàdi Abastumani Meskhetianf, si prendono una pausa dalle preghiere durante le celebrazioni di fine Ramadan. © Temo Bardzimashvili

L'anno scorso, il blog Zaka Guluyev ha raccontato nel dettaglio la situazione di alcuni di quelli che hanno fatto ritorno, principalmente dall’ Azerbaigian al Samtskhe-Javakheti:

Muslim Arifov e la sua famiglia hanno fatto ritorno tre anni fa ad Akhiltskhe da Saatly, insediamento in Azerbaigian. Arifov dice che ora che è ritornato e che vive nella Georgia, sua terra natale, si sente felice. “I miei genitori furono ingiustamente deportati da questa regione. Ora sono contento di esser riuscito a far ritorno e a vivere nella mia patria, la Georgia, con la mia famiglia.”

Due mesi fa anche Mehemmed Rehimov, parente di Muslim, ha deciso di ritornare con la sua famiglia dall'Azerbaigian e di vivere nella sua terra madre, ad Akhlstkhe. Mehemmed Rehimov è convinto che la Georgia sia un posto migliore nel quale vivere. “Vivere nella mia terra natale, la Georgia, è una bella sensazione. Sono già passati due mesi da quando sono arrivato qui. In questo posto con la mia famiglia sono felice e appagato”.

[…]

Ismayil Moidze, presidente della società [la Vatan Georgian Axhiska Turks] sostiene che la la loro organizzazione si aspettava che molte più persone presentassero domanda per il rientro. Ma spiega anche che molte famiglie si sono rifiutate di far domanda poiché […] per richiedere lo status di rimpatriati in Georgia sono necessari molti documenti. […] Ecco il motivo per cui molte famiglie optano per rimanere dove già vivono”.

Rana Rajabova, sposa 24enne nel villaggio di Shirinbeili in Azerbaijani. I nonni di Rana, nati nel villaggio georgiano di Arali, nella regione di Adigeni, furono deportati in Uzbekistan. Prima della deportazione i soldati dissero loro che sarebbero ritornati entro 7 giorni, quindi non avrebbero dovuto portare con sé alcun effetto personale. Sua nonna nascose i propri gioielli in oro in casa con la speranza di far ritorno entro una settimana. I familiari di Rana hanno presentato domanda per il rimpatrio e dichiarano di non voler essere dei rifugiati. © Temo Bardzimashvili

Il blog Georgian Youth | Multiculturality | New Challenges illustra le procedure per la reintegrazione dei nuovi arrivati:

Nel Samstkhe-Javakheti, l'associazione regionale “Toleranti” fornisce alle famiglie dei meskheti rimpatriati consulenza legale, assistenza medica e supporto linguistico. Nel quadro del progetto triennale “Fornire assistenza umanitaria per rimpatriare i meskheti e prevenire i tentativi di rientro ‘non autorizzati'”, è noto che l'associazione ha organizzato lezioni per i giovani meskheti rimpatriati due volte a settimana. I giovani che frequentano le lezioni sperano di migliorare il proprio rendimento scolastico, giacché l'istruzione viene loro impartita in georgiano, e promuovere la propria integrazione in seno alla comunità.

Visto quanto sono motivati e la fretta che hanno di imparare il georgiano, la loro integrazione ha in genere il 100% di probabilità di successo.

[…]

Diverse sono le ragioni che impediscono loro di sentirsi completamente a casa propria in Georgia ma la principale è certamente quella di attendere ancora una risposta alla richiesta di cittadinanza georgiana presentata due anni or sono.

Senza la cittadinanza, in Georgia non godono di pieni diritti e quindi devono lottare per avere accesso a servizi di base come l'assistenza medica. Ma non hanno scelta: proprio come tutti gli altri, sono costretti ad attendere […] – ciò significa una vita di incertezze a lunga scadenza…

I ritratti di Abdullah Gamidov, la moglie Khalida e il padre Zia Chumidze poggiano sulla scacchiera in casa di Gamidov in Kant, Kyrgystan. Zia Chumidzelottava al fronte quando ebbe luogo la deportazione e non fece mai ritorno a casa. © Temo Bardzimashvili

Where's Keith commenta il lavoro del giornalista georgiano e fotografo Temo Bardzimashvili [ru] che ha documentato sia il ritorno dei turchi meskheti in Georgia che le loro vite in Azerbaigian, Kyrgyzstan e Turchia. Uno dei lavori di Bardzimashvili, “La Terra non Promessa – il Lungo Cammino verso casa dei Meskheti” è stato esposto a Tbilisi, con il patrocinio del Centro Europeo per gli Interessi delle Minoranze (ECMI), ed è incluso in questo post per gentile concessione.

Delizia Flaccavento pubblica sul proprio blog fotografie di una comunità di rifugiati Meskheti a Buffalo, New York. Lo stesso avviene per i Turchi Meskheti rifugiati ad Atlanta, Georgia (Stato del US). Frattanto l'ECMI denuncia “l'impellente necessità […] di sensibilizzare la coscienza pubblica, soprattutto attraverso i mezzi d'informazione e il sistema scolastico, circa il diritto degli individui deportati al rientro e al procedimento di rimpatrio […].”

Exit mobile version