Lavoratore migrante nepalese torna a casa dopo 40 anni passati nelle prigioni indiane

Durga Prasad Timsina (R) with his mother. Screenshot from a video uploaded to YouTube by OnlineKhabar.

Durga Prasad Timsina con la madre. Screenshot di un video pubblicato sul canale YouTube OnlineKhabar.

Il nepalese Durga Prasad Timsina [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], conosciuto come Dipak Jaisi, è stato rilasciato dalla Dum Dum Central Correctional Home di Calcutta, India, dopo 40 anni di prigione. Il 61enne ha speso 40 anni, senza affrontare nessun processo, in diverse carceri indiane a causa di un crimine del quale non ci sono prove concrete e che lui ha negato di aver commesso. Il 21 marzo è stato rilasciato in libertà condizionale e ha ritrovato la sua famiglia a Lumbak, nell'est del Nepal.

Timsina aveva 20 anni quando migrò a Darjeeling, India, in cerca di un impiego. Nel 1980 fu arrestato dopo che un uomo del posto, Naina Ghale, sporse denuncia contro Timsina circa l'omicidio della moglie. Tuttavia, Ghale non andò avanti con il caso.

Secondo la videointervista fatta dal media nepalese Setopati, Timsina avrebbe affermato: “Mi era stato detto che avrei trovato un lavoro nell'esercito indiano anche se poi mi fecero accettare la falsa accusa di omicidio, ma sono innocente.”

La famiglia pensava che Timsina fosse morto durante il movimento Gorkhaland negli anni '80, non l'hanno mai cercato. A novembre 2020 hanno scoperto che fosse ancora vivo e in prigione. Dopo di ciò hanno provato a cercare sostegno per riportarlo a casa.

In una videointervista del media nepalesa, la madre di Timsina ha dichiarato: “Sono finalmente felice che sia di nuovo tra le mie braccia; la ricerca di mio figlio è finita. C'è stato un momento in cui ho pensato che non sarebbe più tornato”.

La gente che ha difeso la sua libertà

Alcuni utenti dei social media hanno espresso la propria felicità per il ritorno di Timsina e anche preoccupazioni per il caso.

Il giornalista nepalese Dhruba H. Adhikari ha scritto:

Il rilascio di Durga Prasad Timsina, di nazionalità nepalese, su mandato del tribunale di Calcutta, ha calmato la gente del Nepal. Ma il caso necessita di ulteriori investigazioni, e un risarcimento, poiché è stato in carcere per 40 anni SENZA AFFRONTARE UN PROCESSO.

Gli iscritti al canale YouTube di Setopati hanno commentato:

Screenshot di alcuni commenti fatti dagli iscritti al canale YouTube del media nepalese.

Madan Ojha: 40 anni dopo, da una prigione di Calcutta alle braccia della madre. Il governo indiano dovrebbe pagargli un risarcimento! Sempre la gente buona viene imprigionata! Dovremmo fare tutti qualcosa (contro questa ingiustizia)!

Roshan Khadka: Il governo indiano dovrebbe risarcirli!

Sushil Rana: Grazie mille a tutti gli indiani e nepalesi che hanno lavorato giorno e notte per il suo rilascio e che hanni aiutato affinché vivesse in libertà anche se nella sua anzianità. Grazie a Setopati per aver documentato in una tal maniera.

Radheshyam Das è stata la persona-chiave per il rilascio di Timsina. Erano entrambi prigionieri al Dum Dum Central Correctional Home di Calcutta; Das ha saputo del caso di Timsina mentre era in carcere e dopo aver scontato una pena detentiva di 10 anni, si è impegnato nella lotta per il rilascio di Timsina.

Das ha informato la West Bengal Radio Club-Ham Radio circa il caso di Timsina. La notizia è stata condivisa in men che non si dica e molti avvocati si sono fatti avanti per sostenere Timsina e richiederne il rilascio. Un avvocato, Hira Sinha, insieme ad altri avvocati, hanno lavorato da volontari al caso, e con l'aiuto delle persone e del  governo nepalese e di quello indiano, sono riusciti a liberare Timsina su cauzione. Il verdetto finale del caso deve ancora essere annunciato dalla Corte Suprema indiana.

Lungo cammino verso la giustizia

Dopo una pena detentiva dura e lunga, Timsina appare fisicamente e mentalmente instabile. In un’intervista recente con il media nepalese, riusciva a malapena a ricordare le sue memorie, e non riusciva nemmeno a parlare bene.

Ha speso 40 preziosi anni dietro le sbarre; è tanto debole da non riuscire nemmeno a camminare senza l'aiuto di qualcuno. È tornato a casa dopo aver speso due terzi della sua vita in carcere, traumatizzato e senza nessuna voglia di vivere una vita che ne valesse la pena.

Il governo nepalese gli ha concesso la cittadinanza al momento del suo arrivo e ha inoltre deciso di pagare le sue spese mediche. Tuttavia tali sforzi risultano insufficienti per una riabilitazione di successo.

La difficoltà economica è un ostacolo chiave che rende la reintegrazione di Timsina complessa. Ha perso suo padre quan'era giovane, e sua madre ha adesso 86 anni ed è disabile; anche il resto della sua famiglia vive difficoltà economiche.

La famiglia di Timsina aspetta di tirare un sospiro di sollievo dato che la Corte Suprema di Calcutta ha ordinato al governo del Bengala Occidentale di offrire un risarcimento. Tuttavia, sarà difficile per la famiglia procedere con il processo formale per la richiesta del risarcimento senza aiuto.

Kathmandu - Migration Resource Center (Niyama). Visa applicants wishing to go abroad. Nepal. Photo Marcel Crozet / ILO via Flickr.

Migration Resource Center di Kathmandu (Niyama). Richiedenti di visto speranzosi di andare all'estero, Nepal. Photo Marcel Crozet/ILO via Flickr. CC BY-NC-ND 2.0.

Perché il Nepal non riesce  a proteggere i suoi lavoratori migranti?

Timsina non è l'unica vittima, ci sono migliaia di persone che stanno affrontando lo stesso dolore. Le persone migrano a causa della povertà e della mancanza di opportunità e l'India è una delle principali destinazioni di migrazione per i lavoratori nepalesi. I paesi condividono il confine e i lavoratori del Nepal non hanno bisogno di nessun visto o permesso di lavoro per migrare in India per lavorare. Il Nepal riceve uno dei maggiori trasferimenti di denaro dall'India grazie a questi lavoratori migranti.

Nonostante la legge sull'occupazione degli stranieri del 2007 garantisca la protezione dei lavoratori immigrati, non si presta sufficiente attenzione alla sua effettiva applicazione. Non avere un permesso di lavoro significa che i migranti non hanno una base giuridica solida, il che comporta molti rischi per i lavoratori nepaledi in India; sono minacciati di stupro, sfruttamento o vittime del traffico di esseri umani.

La sicurezza e le condizioni per i lavoratori migranti continuano a essere un problema principale, non solo per i legami dei lavoratori nepalesi in India. Le politiche del governo del Nepal sono un grande problema e sono state spesso criticate.

Molte famiglie nepalesi continuano a perdere i loro cari che sono andati a lavorare all'estero. Di recente, domenica 4 aprile, i corpi di 12 lavoratori migranti, molti dei quali giovani, sono stati riportati in Nepal dalla Malaysia, una delle destinazioni principali per la migrazione della forza lavoro. Tali incidenti riassumono la situazione e le sfide attuali per i lavoratori nepalesi migranti.

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