L'India ancora fatica a riconoscere i matrimoni omosessuali

Bengaluru Queer Pride Parade 2009. Image via Wikimedia Commons by Vinayak Das. CC BY 2.0.

Queer Pride Parade del 2009 a Bengaluru. Immagine presa da Wikimedia Commons di Vinayak Das. CC BY 2.0.

Nel settembre 2018, la Corte Suprema dell'India ha depenalizzato [en, come link seguenti salvo diversa indicazione] l'attività privata e consensuale tra persone dello stesso sesso eliminando alcune parti della Sezione 377 del Codice Penale Indiano (in Navtej Singh Johar v. Union of India) e ribaltando così la propria decisione del 2013 che confermava la punibilità dell'omosessualità (in Suresh Kumar Koushal & Another vs Naz Foundation & Others). Sebbene tale sentenza progressista abbia aperto la porta a ulteriori rivendicazioni dei diritti da parte degli attivisti gay, il matrimonio omosessuale non è ancora riconosciuto dalla legge indiana: non è illegale di per sé, ma non è riconosciuto dai tribunali. Ci attendono ancora molte sfide legislative, sociali e morali prima che questi diritti possano essere conquistati dalla comunità gay.

Nella sentenza del 2018, la Corte Suprema ha espresso le seguenti osservazioni principali:

  • La legge contro gli omosessuali allora esistente violava gli Articoli 14, 15, 19 e 21 della Costituzione Indiana;
  • L'omosessualità era una variante naturale e normale della sessualità umana e una caratteristica immutabile proprio come l'identità di genere;
  • I diritti fondamentali, come menzionato nella Costituzione Indiana, dovevano essere garantiti a tutti i cittadini indiani, comprese le persone omosessuali;
  • Il ramo legislativo non doveva cambiare le leggi se la Corte era consapevole che venivano violati tali diritti fondamentali (una differenza chiave tra le sentenze Navtej e Koushal).

Anche se molti hanno applaudito la sentenza Navtej, altri hanno lamentato la sua eccessiva enfasi sulla privacy (poiché si incentrava principalmente sul diritto degli individui a mantenere riservata la propria sessualità) e la mancanza di attenzione sia sui diritti civili e legali sia sui risarcimenti (un approccio abbastanza diverso dalla decisione presa dalla Corte Suprema nella storica sentenza NALSA il cui focus erano i diritti e l'identificazione dei transgender). Uno degli attori del caso Navtej ha affermato quasi profeticamente che la decriminalizzazione dell'omosessualità avrebbe “spalancato le porte” a “esperimenti sociali” come il matrimonio omosessuale, pratica che la legislatura indiana non sarebbe stata presumibilmente “capace di accogliere”. Ed è proprio questa linea di pensiero che è stata adottata dal governo nazionalista di destra indù al potere, il Bharatiya Janata Party (BJP), quando discretamente pres  le distanze dalla sentenza Navtej. Lo stesso partito si è ora fatto avanti per manifestare apertamente la sua omofobia opponendosi rigorosamente al matrimonio tra persone dello stesso sesso.

An LGBTQ pride rally participant proudly displays the rainbow colored attire which is a trademark that signifies the diversity of the community. Kolkata, India, 2018. Image via Wikimedia Commons by Supid009m. CC BY-SA 4.0

Una partecipante alla manifestazione pride LGBTQ+ mostra orgogliosamente abiti color arcobaleno per simboleggiare la diversità all'interno della comunità. Kolkata, India, 2018. Immagine presa da Wikimedia Commons di Supid009m. CC BY-SA 4.0

Gli sforzi dei partiti di opposizione, compreso il Congresso nazionale indiano, per riconoscere i diritti dei gay, sono stati sommari. Infatti, anche se l'allora presidente del Congresso, Sonia Gandhi, e l'allora vice presidente, Rahul Gandhi, hanno rilasciato memorabili annunci pubblici nel 2013, denunciando l'ormai famigerata sentenza Koushal contro gli omosessuali, non sono stati in grado di sostenere gli sforzi del deputato del Congresso Dr. Shashi Tharoor per depenalizzare l'omosessualità con una proposta di legge dei membri privati nel Lok Sabha. Il disegno di legge è stato infine respinto (71 voti contro la mossa e solo 24 voti favorevoli), in parte perché gli stessi membri del Congresso palesemente non si sono presentati alla seduta. Inoltre, numerosi gruppi religiosi, sia musulmani sia cristiani, si sono espressi contrari ai diritti dei gay (anche se la principale opposizione all'IPC 377 nel caso Navtej è venuta da tre gruppi cristiani). Le persone omosessuali sono state quindi costrette a rivolgersi ai tribunali come unica fonte di rifugio. In questo panorama, non stupisce l'avversione dell'opinione pubblica indiana ai matrimoni omosessuali.

La “cultura indiana” vs i diritti degli omosessuali

Il 14 settembre 2020, Tushar Mehta, procuratore generale del governo centrale guidato dal BJP, ha dichiarato all'Alta Corte di Delhi che il matrimonio tra persone dello stesso sesso “non sarebbe ammissibile” secondo l'Hindu Marriage Act e lo Special Marriage Act perché va “contro le nostre leggi, il nostro sistema giuridico, la nostra società e i nostri valori”. Non ha spiegato però chi sarebbe stato danneggiato dalla nuova legislazione. Nonostante la sua vaghezza, molti utenti indiani di Twitter hanno espresso il loro sostegno al BJP.

Ben detto! Noi non lo riconosciamo. È contro la legge di natura.

Come previsto, gli utenti hanno basato questa decisione sulla presunta incompatibilità tra la “cultura indiana” da un lato, e i diritti dei gay dall'altro. Altri hanno affermato che l'omosessualità è innaturale, e quindi non degna di legittimazione.

L'utente di Twitter Divyang ha commentato:

Se si accettasse questa definizione di innaturale, la comunità LGBT dell'India non dovrebbe lottare per 17 anni per ottenere la depenalizzazione dell'omosessualità.

Studiosi come Ruth Vanita e Madhavi Menon hanno esaurientemente spiegato come la storia indiana (e in particolare la fede indù) abbia una storia non solo di accettazione, ma anche di celebrazione delle diverse sessualità, identità di genere e desideri. In particolare, il libro rivoluzionario scritto da Ruth Vanita e Saleem Kidwai, “Same-Sex Love in India: Readings from Literature and Historydimostra che, per oltre due millenni, l'amore omosessuale ha prosperato in India quasi senza persecuzioni. La colonizzazione britannica ha importato in India non solo l'IPC 377, ma ha anche portato con sé atteggiamenti ferocemente antisessuali e omofobi, alcuni dei quali rimangono ancora oggi radicati nella mentalità indiana.

Un utente Twitter l'ha perfettamente riassunto in un post su Shikhandi (un guerriero transgender nel Mahabharata) e sul Kamasutra (un antico testo indù che fa riferimento all'erotismo omosessuale):

Quindi mi state dicendo che questa non è la nostra cultura? Shikhandi non è la nostra storia? “Le nostre leggi, il sistema giuridico, la società e il nostro valore” separateli da ciò che gli inglesi ci hanno lasciato e vedere cosa rimane se non questo.

Estendere i diritti legali alle coppie omosessuali

In un articolo a tutto tondo apparso sul Times of India l'anno scorso, Sharif D. Rangnekar, autore del libro “Straight to Normal: My Life as a Gay Man” ha avuto un confronto diretto con Monika Arora, un avvocato della Corte Suprema che sosteneva la necessità di espandere i diritti legali alle coppie dello stesso sesso per garantire che i principi costituzionali di uguaglianza si applicassero sia agli etero che ai gay. Secondo Arora, il matrimonio è un'istituzione sociale complessa e di conseguenza non si poteva guardarlo attraverso il prisma dei diritti individuali e della privacy. Inoltre, credeva che fosse compito della legislatura, non dei tribunali, determinare se il matrimonio tra persone dello stesso sesso potesse essere codificato in legge o meno.

Tuttavia, non mancano le controargomentazioni al punto di vista di Arora. In primo luogo, il matrimonio è sempre stato un'istituzione sociale complessa che ha storicamente discriminato intere classi di persone, incluse le donne. Anche oggi, clausole problematiche ed eccezioni in vari statuti rimangono impunite (come l'eccezione all'articolo 375 del codice penale indiano che legittimizza lo stupro di ragazze sposate e di donne sopra i 15 anni). Le relazioni sociali, le istituzioni e le ideologie devono evolvere per stare al passo con i tempi che cambiano. Lo stesso si può dire dei diritti degli omosessuali: ciò che poteva essere inaccettabile nel Diciottesimo e nel Diciannovesimo secolo può essere ammissibile oggi alla luce delle scoperte scientifiche e del progresso collettivo.

In secondo luogo, la proposta di Arora di affidare la questione dei matrimoni omosessuali alla legislatura puzza di privilegio eterosessista. In India i diritti degli omosessuali non sono mai stati particolarmente benvoluti (sebbene vengano lentamente accettati) e, al di là delle ideologie politiche, pochissimi legislatori (se non nessuno) hanno mai espresso pieno sostegno alla comunità gay. Pertanto, anche se i diritti degli omosessuali non venissero sostenuti dalla maggior parte della popolazione, ciò non dovrebbe esentare i tribunali da intervenire in situazioni in cui vengano vietati a una comunità storicamente oppressa gli stessi diritti che hanno invece tutti gli altri. In passato i tribunali sono intevenuti a più riprese nel dibattito sui temi di desiderio e intimità quando sono stati loro proposte istanze relative a moralità e giustizia costituzionale; ad esempio, il caso di adulterio di Joseph Shine e il caso di Hadiya sulla conversione religiosa e il matrimonio interreligioso.

In seguito a questo dibattito, nel marzo 2021, il Times of India ha condotto un sondaggio per valutare l'opinione del pubblico in merito al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Il risultato è stato alquanto positivo: l'82,2% di tutti gli intervistati era d'accordo con la visione di Sharif e l'84,6% credeva che l'India dovesse legalizzare i matrimoni omosessuali. Al contrario, solo il 17,8% concordava con le argomentazioni di Monika Arora e il 15,4% era contrario al matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Cosa riserva il futuro?

Studiosi come Madhavi Menon sostengono che la lotta per il riconoscimento del matrimonio omosessuale ha bisogno di ulteriori approfondimenti. Promuovendo l'istituzione del matrimonio come l'incarnazione dell'amore e del desiderio, la comunità gay ha effettivamente escluso le persone non sposate, non monogame e non omosessuali dal suo discorso di “uguaglianza matrimoniale”.

In India, le persone omosessuali chiedono il riconoscimento delle loro unioni senza doversi interrogare sul perché tale unione sia innanzitutto necessaria per accedere a certi diritti e privilegi. In un paese conservatore come l'India, le coppie dello stesso sesso sono destinate ad affrontare ostilità e opposizione: per questo motivo chiedono a gran voce il riconoscimento dei loro matrimoni. Tuttavia, malgrado si possa essere in disaccordo con le loro richieste, queste meritano un dibattito più approfondito e una discussione ragionata.

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