Unione Europea: Business, politica e il sistema della ‘porta girevole’

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Immagine del Partito Popolare europeo, con licenza Creative Commons 2.0.

Il cosiddetto sistema della “porta girevole” [it], ovvero il continuo passaggio di impiegati delle istituzioni al settore privato e viceversa, inizia a venire discusso come un problema di primo piano anche nell'Unione europea [en, come nei link successivi, salvo ove diversamente indicato]. Questo sistema favorisce infatti l'insorgere di conflitti d'interesse e, quindi, di usi impropri delle informazioni accumulate dai funzionari pubblici nei propri uffici, per agevolare alcuni privati.

La porta girevole può manifestarsi sotto varie forme, ma i suoi effetti più deleteri si fanno sentire nell'influenza delle lobby sugli organi istituzionali europei; proprio su questo punto diversi gruppi anti-lobby sono impegnati in una battaglia per la trasparenza. Il problema infatti si manifesta ogni qualvolta lobbisti o funzionari pubblici di stanza a Bruxelles passano con facilità tra incarichi nelle istituzioni europee e compagnie private. Il sito EUObserver.com ci aiuta a capire il problema:

Il termine “porta girevole” si riferisce al passaggio di funzionari con incarichi pubblici verso compagnie private, che molto spesso fanno parte di una lobby e che, il più delle volte, operano proprio nel campo di cui l'ex dipendente pubblico si occupava.

Quindi, questo crea un probabile rischio di creare conflitti d'interesse che – se non regolamentati – permettono a compagnie private di avere un'influenza impropria sulle decisioni prese dalle istituzioni europee, a scapito dell'interesse pubblico e della democraticità delle stesse istituzioni.

L'Unione Europea ha cercato di rispondere alle critiche istituendo, nel 2011, un Registro per la trasparenza (ETR) ad opera della Commissione e del Parlamento Europei, con l'intenzione di rendere le decisioni di tali organi controllabili da tutti i cittadini. Tuttavia, secondo molti gruppi anti-lobby, non è una misura sufficiente. Un articolo sulla rivista ufficiale del Parlamento europeo riporta queste voci critiche:

[…] un “numero allarmante” di funzionari pubblici passa per la “porta girevole”, ovvero lascia la carica che ricopre nelle istituzioni europee e va a lavorare per le grandi compagnie private o, addirittura, per le lobby stesse, spesso nello stesso campo di cui si occupava per il settore pubblico.

Le aziende ne ricavano “informazioni riservate, contatti importanti e, soprattutto, una grande influenza” sulle istituzioni.

Rachel Tansey, attiva nel Corporate Europe Observatory (CEO), spiega: “In questo modo Bruxelles è sempre più nelle mani dei gruppi di pressione e del business, e si allontana dall'interesse pubblico”.

Tansey cita poi un recente sondaggio secondo cui il 73% degli europei si dichiara preoccupato dell'influenza che le lobby hanno sulle decisione dell'Unione.

Quanti siano i politici passati per la porta girevole è difficile da stabilire, ma una ricerca [pdf] condotta da ALTER-EU, un gruppo di associazioni anti-lobby, stima che circa la metà degli impiegati nei principali gruppi di pressione provengano dalle istituzioni europee. Tra i più noti vi è il caso dello svedese Mårten Westrup: inizialmente impiegato nella Commissione europea per l'impresa e l'industria, prima come legale e successivamente con un ruolo politico. Westrup si occupava in particolare di politica industriale e della regolamentazione delle emissioni di Co2 dei veicoli. Dopo il passaggio dalla porta girevole ha trovato lavoro come consulente per BusinessEurope, una delle lobby più influenti a Bruxelles. Secondo il rapporto di ALTER-EU:

Nel 2010 Mårten Westrup passò dalla Commissione impresa dell'UE a BusinessEurope, ed iniziò così ad esercitare un'attività lobbistica sui temi del cambiamento climatico e proprio nei confronti dei suoi ex colleghi. Secondo la regolamentazione vigente, Westrup non necessitava di alcun permesso da parte della Commissione Europea per questo passaggio dal pubblico al privato, grazie ad una scappatoia legale per cui il personale a contratto non deve sottoporsi a questo genere di controlli. Così Westrup è potuto passare nuovamente per la porta girevole ed ora è tornato a lavorare per l'Unione Europea, nello specifico alla Commissione Energia.

ALTER-EU è stata fondata nel 2005 e si occupa di far conoscere l'attività dei gruppi anti-lobby. L'organizzazione ha stimato che circa il 50% delle leggi che hanno effetti su tutti i cittadini europei vengono redatte a Bruxelles, ed è perciò di vitale importanza controllare che esse siano elaborate nell'interesse di tutti e non soltanto dei grandi gruppi aziendali.

La critica di ALTER-EU al Registro europeo per la trasparenza è che esso si compila su base volontaria e, pertanto, non garantisce affatto la trasparenza che si propone. Il gruppo si è perciò impegnato in una campagna per rendere il registro obbligatorio e più vasto. Il già citato rapporto di ALTER-EU propone di creare nuove regole che non possano essere aggirate.

L'uso della porta girevole in Europa ha scatenato un dibattito anche sui social network, che mostra come i cittadini europei stiano sviluppando una consapevolezza diffusa degli effetti dell'attività delle lobby sulle decisioni politiche europee. Tim LaPira, analista politico della Virginia, confronta il fenomeno con una pratica diffusa da sempre negli Stati Uniti:

Porta girevole in stile americano, le lobby non conoscono geografia.

Un lettore commenta così un articolo dello Spiegel Online sul tema:

La Commissione dovrebbe stabilire delle regole, per cui se un ex impiegato viene assunto da una compagnia privata – ponendosi così in conflitto d'interessi – la Commissione non abbia più alcun contatto con i rappresentati di quella compagnia, fin quando il conflitto non termini?

L'utente Jürgen Wilfrd Linder, propone su Twitter una soluzione drastica:

L'UE deve proibire che l'attività di lobby interferisca con le decisioni politiche, altrimenti l'Europa continuerà ad essere la troia di potenti compagnie che ci stanno rovinando.

Corporate Europe Observatory (CEO), organizzazione partner di ALTER-EU, ha lanciato nel dicembre 2011 la campagna “RevolvingDoorWatch“, per il controllo della pratica della porta girevole. Grazie a questa campagna, sono stati rivelati otto casi in cui ex membri di varie istituzioni europee sono andati a lavorare per gruppi di pressione.

Il regolamento europeo e le sue parti critiche

Nei casi in questioni non c'è stato alcun controllo da parte dell'UE, e questo rivela come nella regolamentazione vigente le scappatoie legali siano molte. I controlli infatti non si applicano a impiegati con contratti a tempo (come erano quelli dei casi citati), eccetto per coloro che lavoravano in posizioni in cui erano “a contatto” con informazioni cruciali. ALTER-EU obietta che una distinzione dei funzionari europei sulla base della lunghezza del contratto non abbia alcun senso e chiede che l'UE si impegni a costituire delle procedure più trasparenti.

Dopo la rivelazione di ulteriori casi di passaggi poco trasparenti da parte di CEO nell'ottobre 2012, ALTER-EU, insieme a Greenpeace, Lobbycontrol e Spinwatch, ha inviato una rimostranza ufficiale al Mediatore europeo [it] contro la Commissione europea.

Il 14 febbraio 2013, il mediatore ha rilasciato un comunicato stampa in cui dichiarava di aver avviato un'indagine a carico della Commissione europea.

Da allora alcuni passi per migliorare il regolamento sono stati fatti: in estate il Parlamento europeo ha votato delle nuove regole per il personale che saranno operative dal 2014. Rispetto alle precedenti, le nuove regole prevedono l'utilizzo di un sistema di controllo dei possibili conflitti di interessi per ogni impiegato, ed includono un divieto di 12 mesi per qualunque ex funzionario pubblico di lavorare per un gruppo di pressione.

Si nota insomma un miglioramento nell'affrontare il problema della porta girevole. Nonostante ciò le organizzazioni anti-lobby non sono del tutto soddisfatte, poiché il nuovo documento potrebbe ancora consentire scappatoie legali ai professionisti della porta girevole. La loro battaglia per la trasparenza, dunque, continua.

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