Lettera Aperta: Facebook deve cambiare la sua politica difettosa sui “Nomi Reali”

Dana Lone Hill, Preetha GP and Sands Fish all had their Facebook accounts suspended under the "authentic name" policy. Photos via Twitter, Facebook.

Dana Lone Hill, Preetha GP w Sands Fish, tutti e tre i loro account sono stati sospesi a causa della politica dei “nomi autentici”. Foto via Twitter, Facebook.

La seguente lettera è stata preparata da una Coalizione Anonima, un gruppo di ONG (incuso Global Voices) che rappresentano soggetti che hanno subito danni a causa della politica di Facebook dell’“identità autentica” (o dei “nomi reali). Invitiamo le ONG interessate a unirsi a questa lettera aggiungendo il nome della loro organizzazione, sito web e email di contatto a questo modulo.

Caro Facebook,

Scriviamo per richiamare l'attenzione di Facebook sulla sua politica dell’ “identità autentica” [it] (comunemente nota come politica sul “nome reale”). E’ giunto il momento che Facebook fornisca il medesimo trattamento e protezione a tutti quelli che dipendono da Facebook in quanto piattaforma centrale perl'espressione in rete e la comunicazione.

Siamo una coalizione di persone e organizzatori che lavorano per proteggere i diritti delle donne, delle comunità indigene e le minoranze etniche, per la comunità LGBTQ, e per gli utenti di internet che ritengono che le politiche di Facebook sui nomi siano culturalmente faziose e tecnicamente fallaci. Rappresentiamo:

  • I transgender e le persone di genere variabile, per cui i loro nomi legali non si accordano alla loro identità di genere
  • Persone che usano uno pseudonimo o un nome modificato per proteggersi da violenze fisiche, minacce legali di governi repressivi o molestie in base al genere, sessualità, religione o attività politche
  • Persone che sono state messe a tacere dagli aggressori che hanno abusato dell'opzione di segnalazione dei “Nomi Falsi” su Facebook
  • Persone i cui nomi legali non si adattano agli standard arbitrati dei “nomi reali” sviluppati da Facebook.

Nonostante gli impegni presi per riformare queste politiche [en, come tutti i link seguenti], Facebook mantiene un sistema che trascura le circostanze degli utenti di paesi con una penetrazione internet bassa e scarsa connettività, espone i propri utenti al pericolo, non ne rispetta le identità e ne limita la libertà di parola.


Leggi la lettera in altre lingue: Arabo  Bangla  Cinese (semplificato)  Francese

Hindi  Ungherese Malayalam  Spagnolo  Tamil  Telugu


Le segnalazioni di abusi mettono a tacere gli utenti vulnerabili

Secondo le politiche attuali di Facebook, gli utenti creano profili usando i nomi che adottano “nella vita reale.” Quando un utente crea un profilo per la prima volta, Facebook non gli richiede prove dell'identità.

Qualsiasi utente può facilmente spedire segnalazioni a Facebook sostenendo che tale utente stia violando questa politica, e non ha l'obbligo di mandare prove di queste affermazioni. Qualsiasi utente può spedire tutte le segnalazioni che vuole, e alla velocità che preferisce, permettendo di fatto la prolificazione di segnalazioni mirate. Ciò porta a delle applicazioni imparziali di questa  politica, e fornisce alle persone che vogliono danneggiare comunità come le nostre uno strumento effettivo e pericoloso. Una “segnalazione di abuso” può mettere a tacere un utente per sempre.

Gli utenti di Facebook della comunità LGBTQ globale, in Asia meridionale e sud-est asiatico e in Medio Oriente denunciano che alcuni gruppi si sono deliberatamente organizzati (talvolta perfino accordandosi su Facebook) per ridurre al silenzio i loro obiettivi usando il bottone per la “Segnalazione Abusi”.

Un “Nome nella Vita Reale” non è quello del Documento d'Identità

In occasione di una segnalazione di abuso (indipendentemente dal merito di chi segnala), gli utenti che vogliono mantenere i loro account devono inviare delle prove di identificazione. Facebook ammette che i nomi dei profili potrebbero non combaciare con quelli legali, e ha ripetutamente enfatizzato che il Documento d'Identità non è necessario. Però, i tipi di Documenti d'Identità che Facebook richiede durante il processo di “segnalazione abusi”, sia quelli di enti pubblici che privati, non presentano necessariamente il soprannome o il nome nella “vita reale”— specialmente per i transgender e altri che hanno cambiato nome per proteggersi dai pericoli. I documenti di istituzioni private sono spesso collegati all'identità legale di una persona e al numero di quelli pubblici rilasciati dal governo.

Questo processo può mettere gli utenti che usano un nome diverso da quello legale, per scopi di sicurezza o di privacy, in grave pericolo. In alcuni casi, Facebook ha ripristinato degli account con i nomi legali degli utenti che avevano inviato i Documenti d'Identità rilasciati dal proprio governo, in accordo alle politiche di Facebook, esponendoli di fatto ai loro ex aggressori, ad attacchi di stampo politico, e a minacce e violenze nella vita reale.

Il processo di applicazione di Facebook lascia gli utenti senza alcuna possibile soluzione

Da anni, Facebook è a conoscenza dei difetti esistenti nella procedura d'appello al servizio, ma non se n'è ancora occupato. Gli individui senza alcun tipo di Documento d'Identità riconosciuto da Facebook non hanno alcuna possibilità di fare ricorso. Questi documenti devono essere inviati a Facebook entro 10 giorni dalla notifica, svantaggiando gli utenti che non hanno un accesso giornaliero a internet, molti dei quali paesi in via di sviluppo, con una penetrazione internet bassa e scarsa connettività. Chi non invia il Documento d'Identità nel tempo stabilito rimane chiuso fuori dal proprio account, impedendo sia le comunicazioni con gli altri utenti che lo scaricamento dati dell'account, per poterli usare altrove. Non viene dato diritto di appello agli utenti esclusi per poter accedere di nuovo ai propri account.

Il processo sui Documenti d'Identità mette in pericolo i dati degli utenti

Agli utenti che scelgono di inviare a Facebook le loro informazioni identificative viene detto che questi dati sono al sicuro, ma non viene fornita loro alcuna indicazione su come Facebook tratta questi dati personali. Gli utenti mandano spesso questi documenti a Facebook tramite email non criptate — soprattuto per quanto riguarda gli utenti soggetti a sorveglianza per il lavoro politico che svolgono.

Questa politica solleva problemi legali

Secondo gli standard dei diritti umani, le aziende hanno la responsabilità di rispettare i diritti umani e di fornire possibilità di ricorso per qualsiasi abuso che abbiano causato o a cui abbiano contribuito. Una politica discriminatoria di esclusione degli utenti viola anche le leggi dell'Unione Europea e lo spirito della legislazione USA per i diritti civili. Se Facebook mantiene queste politiche e pratiche, si costruirà una reputazione di luogo pericoloso per le donne e le ragazze, la comunità LGBTQ e molti altri. Continuerà anche ad essere in conflitto con paesi con requisiti più rigidi per la protezione dei dati. Se l'azienda vuole fare del bene per i suoi utenti attuali e futuri, particolarmente per quelli delle nazioni sottosviluppate, deve sforzarsi di andare incontro ai bisogni dei suoi utenti.

Proposte di cambiamento di questa politica

In quanto coalizione, chiediamo a Facebook di mantenere le sue promesse a supporto della dignità, la sicurezza e i diritti d'espressione di tutti gli utenti, apportando le seguenti modifiche alla propria politica e al processo collegato:

  • Si impegni ad ammettere gli pseudonimi e i nomi senza valore legale sul suo sito, nelle appropriate circostanze, incluso ma non limitato alle situazioni in cui l'utilizzo di un nome comune potrebbe mettere in pericolo l'utente, come stabilito dalla consultazione con la società civile, o in situazioni in cui le leggi locali richiedano l'abilità di usare pseudonimi.
  • Richieda agli utenti di accompagnare le loro segnalazioni di abuso, nell'ambito della politica dei nomi reali, con delle prove. Ciò potrebbe avvenire in forma scritta, tramite domande a risposta multipla o tramite documentazione alternativa.
  • Crei un processo di conformità attraverso il quale gli utenti possano confermare le loro identità, senza dover inviare i loro Documenti d'Identità ufficiali. Ciò include la possibilità per gli utenti di inviare prove scritte, rispondere a domande a risposta multipla o fornire documentazione alternativa come collegamenti a post su dei blog o su altre piattaforme online dove essi usano la medesima identità.
  • Fornisca agli utenti i dettagli tecnici e la documentazione sul processo di invio delle informazioni d'identità, come ad esempio dove e come vengono conservate, per quanto tempo e chi può accedervi. Fornisca agli utenti la possibilità di inviare queste informazioni usando PGP o altri metodi comuni per criptare le comunicazioni, così che possano proteggere le loro informazioni d'identità durante il processo di invio delle stesse.
  • Fornisca un solido processo d'appello per gli utenti rimasti chiusi fuori dai loro account. Ciò potrebbe includere la possibilità di richiesta di una seconda revisione, l'invio di diversi tipi di prove e di parlare con un impiegato di Facebook nella vita reale, specialmente nei casi che comprendono la sicurezza.

Non vediamo l'ora di poter lavorare con Facebook per sviluppare modifiche concrete e significative alla sua politica sui nomi e che esso accolga la partecipazione al rafforzamento di tali politiche, per garantire i diritti e la libertà d'espressione a tutti gli utenti di Facebook. Ma ci stiamo anche occupando delle comunità che hanno visto diminuire la propria possibilità di comunicare a causa di questa politica. Ecco perché chiediamo a Facebook di rispondere a queste proposte di modifica entro il 31 Ottobre. Le nostre comunità riconoscono i danni comuni che queste politiche stanno attualmente infliggendo e non smetteremo di sostenere questa cuasa finchè non saranno apportati cambiamenti fondamentali.

Firmato,

Access
American Civil Liberties Union
ACLU of California
APC
Article 19
Asociacion por los Derechos Civiles, Argentina
Associated Whistle-Blowing Press
Association for Progressive Communications
Association Okvir, Bosnia and Herzegovina
Bolo Bhi, Pakistan
Bytes for All, Pakistan
Canadian Internet Policy & Public Interest Clinic (CIPPIC)
Center for Media Justice, US
Civil & Liberal Initiative for Peace, Afghanistan
Color of Change, US
Demand Progress, US
Digital Rights Foundation, Pakistan
Electronic Frontier Foundation
Engage Media, Asia-Pacific
FeminismInIndia.com, India
ForabetterFB Campaign
Free Women Writers, Afghanistan
Freedom of the Press Foundation
Fundacion Karisma, Colombia
GSA Network
Hiperderecho de Perú
Hivos, IGmena (Middle East)
Human Rights Watch
Hyderabad for Feminism, India
InMedia Hong Kong
Instituto Bem Estar Brasil
Instituto DEMOS, Guatemala
Instituto Panameño de Derecho y Nuevas Tecnologías
International Modern Media Institute
Internet Democracy Project, Anja Kovacs and Nayantara Ranganathan, India
IP Justice, US
Library Freedom Project, US
Media Matters for Democracy, Pakistan
Metamorphosis, Foundation for Internet and Society, Macedonia
Misneach Nua Eabhrac, US
New Media Rights
One World Platform Foundation (Bosnia Herzegovina)
OpenMedia, Canada
Osama Manzar for the Digital Empowerment Foundation, India
Point of View, Bishakha Datta and Smita Vanniyar, India
Privacy & Access Council of Canada
R3D, Mexico
Si Jeunesse Savait, Democratic Republic of Congo
Software Freedom Law Center, US
SonTusDatos
Sunil Abraham, Computer Society of India
Technology For the People, India
TEDIC
Transgender Law Center, US
Urgent Action Fund
WITNESS, US
Women from the Internet, Serbia
Women, Action, & the Media
Women's Media Center Speech Project
Youth, Technology, and Health
Ženskaposla.ba, feminist portal Bosnia Herzegovina

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