Il 24 novembre scorso il governo del Pakistan ha approvato [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] norme più severe contro la violenza sessuale, che includeranno la castrazione chimica per gli aggressori recidivi.
Le norme, denominate Decreto Anti-Stupro (Indagine e Processo) 2020 e Decreto per l'Emendamento del Codice Penale 2020, sono state approvate dal Governo Federale pakistano e attendono l'approvazione definitiva del Presidente Arif Alvi.
I decreti hanno una portata estesa e toccano diversi aspetti del procedimento penale, tra cui i ruoli rivestiti dalle donne in attività di polizia, le misure per accelerare la risoluzione dei casi di stupro, la protezione per i sopravvissuti e le vittime, e la creazione di un database nazionale dei colpevoli di reati sessuali.
Uno dei punti salienti è l'ampliamento della definizione giuridica di stupro. Attualmente, il codice penale pakistano definisce stupro l'evento in cui “una donna minore di 15 anni compie atti sessuali, con o senza il suo consenso.” L'emendamento amplierà la definizione per includere donne di qualsiasi età e uomini minori di 18 anni, e conterrà anche le parole “transgender” e “stupro di gruppo”.
Il test di verginità ( il cosiddetto “test delle due dita”), largamente utilizzato in Pakistan durante gli esami medico-legali per accertare l'avvenuto stupro, sarà a sua volta vietato dalle nuove norme.
Il cambiamento legislativo arriva dopo tre anni di proteste di massa contro la violenza di genere, innescate da casi di stupro di grande risonanza mediatica come lo stupro e omicidio di una bambina di sette anni vicino a Lahore nel 2018, o lo stupro della madre di due bambini a settembre di quest'anno, avvenuto dopo che la sua auto aveva subito un guasto in autostrada.
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Le nuove norme prevedranno la pena di morte per impiccagione e il prolungamento della durata della reclusione per chi è condannato per stupro, ma l'elemento più dibattuto rimane la previsione della castrazione chimica per i colpevoli di reati sessuali, eseguita solo con il consenso dei colpevoli stessi.
Le reazioni in Pakistan a quest'ultima previsione sono state eterogenee.
Sia vari attivisti per i diritti delle donne e dei bambini che leader religiosi hanno criticato l'introduzione della castrazione chimica. Nabila Feroz Bhatti, una dei responsabili del Movimento per i Diritti dei Bambini nel Punjab, ha riferito all'Unione delle agenzie di stampa cattolica per l'Asia:
Conviction is required before implementation of the punishment. We need to strengthen the systems like police investigation, medical process and judiciary. Our problem is not of punishment but of conviction. At least 97 percent of rape accused in the country never get convicted because of the flaws in the system.
È necessaria una condanna prima che si possa applicare una pena. Dobbiamo rafforzare aspetti come come le indagini di polizia, il processo medico e il sistema giudiziario. Il nostro problema non riguarda la pena ma la condanna. Almeno il 97% di coloro che sono accusati di stupro non verrà mai condannato a causa delle carenze del sistema.
L'utente di Twitter Maheen Agha ha affermato di approvare la castrazione chimica come forma di punizione per gli stupratori:
The punishment of chemical castration of rapists has been approved by the federal cabinet of Pakistan and prime minister. This is a huge achievement. Fingers crossed for its implementation. #ChemicalCastrationOfRapists #imrankhanPTI
— Maheen Agha (@Lady_Says11) November 24, 2020
La pena della castrazione chimica degli stupratori è stata approvata dal governo federale del Pakistan e dal Primo Ministro. Questa è un grande conquista. Incrociamo le dita nella speranza che venga applicato.
Il giornalista Zarrar Khuhro ha commentato:
Chemical castration is an ongoing debate globally and is indeed practiced in some countries and US states. No one is saying its a silver bullet and ofc you need holistic measures here. However I think this ordinance (i'd like to see it enacted by parliament) is good overall. https://t.co/RrmKLZ44lR
— Zarrar Khuhro (@ZarrarKhuhro) November 25, 2020
La castrazione chimica rappresenta un dibattito in corso a livello globale ed è in effetti praticata in alcuni Paesi e Stati degli USA. Nessuno pretende che sia la pallottola d'argento e qui ci vogliono per forza misure olistiche. Però penso che questo decreto (lo vorrei vedere promulgato dal parlamento) sia tutto sommato buono.
Reema Omer, consulente legale per la Commissione internazionale dei giuristi, è contraria all'uso di una simile punizione esemplare. Ha twittato:
Very unfortunate Govt. is moving ahead with “punishing” repeat sex offenders with chemical castration
In addition to rights concerns, shows complete lack of understanding of what chemical castration entails and reduces rape – primarily a crime of power – to a crime of lust https://t.co/xczSoneSUy
— Reema Omer (@reema_omer) November 24, 2020
È spiacevole che il Governo prosegua nella “punizione” dei colpevoli recidivi di reati sessuali con la castrazione chimica.
Oltre a questioni relative ai diritti personali, dimostra una totale mancanza di comprensione delle implicazioni della castrazione chimica e riduce lo stupro – principalmente un reato di potere – ad un reato carnale.
In un editoriale sul giornale pakistano The Nation, l'ingegnere Rabia Aslam ha altresì sollevato dubbi in merito alla castrazione chimica:
A person who rapes is called a rapist because of his imbalanced hormones and frustration. If he goes through chemical castration, he would probably hate women, even more, considering the gender as the cause of his shame. Ultimately, the rapist can even murder a woman. The chronological order of transforming a rapist into a murderer could become a pattern.
Chi violenta è chiamato stupratore a causa dello squilibrio ormonale e della sua frustrazione. Se è sottoposto alla castrazione chimica, probabilmente odierà le donne ancora di più, considerando il genere intero quale causa della sua vergogna. Alla fine, lo stupratore potrebbe persino uccidere la donna. La sequenza cronologica che trasforma lo stupratore in omicida potrebbe diventare un motivo ricorrente.