Parola alle parole: episodio 1 

Pubblicità di un taxiphone a Constantine. Foto di Réda Harbi, uso consentito.

Le varie versioni della lingua francese che si parlano in giro per il mondo non sempre si somigliano. Nella nostra rubrica “les mots ont la parole” (parola alle parole), diamo spazio a parole o espressioni specifiche di una regione, un paese, una comunità, ma anche a quelle intraducibili che nel francese si conservano così come sono oppure che vengono tradotte solo in parte, ed infine a quelle parole francesi che invece non vengono tradotte nell'altra lingua e che spesso cambiano di significato.

Oggi abbiamo scelto questi tre termini:

Jokkolabs. Questa parola viene utilizzata soprattutto in Senegal e rappresenta una mescolanza di wolof, [it] che è una lingua parlata in Senegal da 16 milioni di persone, e di francese. Infatti, jokko significa “scambiarsi, comunicare”, mentre labs viene dal francese “laboratorio”. Dunque il termine jokkolabs si riferisce a spazidi lavoro condivisi da diverse persone che desiderano innovare grazie a progetti legati alla tecnologia, come spiega l'articolo di We Are Tech [fr, come i link seguenti]:

Le premier Jokkolabs a été ouvert à Dakar, au Sénégal en 2010, et depuis lors, le réseau s’est développé rapidement. Aujourd’hui, il compte plusieurs centres en Afrique de l’Ouest, en Afrique centrale et même en France. Le réseau offre des espaces de travail partagés, des formations, des événements et des services de mentorat pour les entrepreneurs en démarrage en Afrique et dans la diaspora africaine.

Il primo Jokkolabs è stato aperto a Dakar, in Senegal, nel 2010, e da allora il sistema si è sviluppato rapidamente. Ad oggi conta diversi centri nell'Africa occidentale, centrale ed anche in Francia. Il network offre spazi di lavoro condivisi, formazione, eventi e servizi di tutoraggio per gli imprenditori in sviluppo sia in Africa che nel resto del mondo a causa della diaspora africana.

Pubblicità di un taxiphone a Constantine en Algérie. Foto di Réda Harbi, uso consentito.

Taxiphone. Questo termine è diffuso in Algeria, dove sta cambiando di significato. Prima dell'arrivo della telefonia mobile, si faceva riferimento ai chioschi dei giornali dotati di telefono pubblico, principalmente a partire dagli anni 90. Dopo la diffusione massiva dei cellulari, i chioschi si sono riconvertiti, e hanno cominciato a vendere anche bevande, cibo, e altri tipi di beni. Come si legge in questo post di un forum online, il taxiphone si trasforma in un mini-market:

Pour sauver leur boutique de la faillite, les gérants reconvertissent judicieusement leur taxiphone. Et ce malgré un cahier des charges qui délimitent précisément leur champ d’activité. Rusés, ils maintiennent en fonction deux lignes fixes installées dans un coin afin de « justifier » leur activité commerciale officielle et, à côté de cela, vendent glaces, bonbons, stylos, des vêtements, des CD et même timbres fiscaux. Ainsi, les KMS se transforment en véritables magasins de bric à brac. « Les activités sont normalement limitées aux communications, à la vente de journaux et de tabac. Mais les kiosques sont en passe de devenir des supermarchés.

Per salvare i negozi dal fallimento, i gestori hanno riconvertito giudiziosamente i loro taxiphone, malgrado le specifiche del loro campo d'attività. Astutamente mantengono in funzione due linee fisse istallate in un angolo per “giustificare” la loro attività commerciale ufficiale e nel frattempo vendono gelati, caramelle, penne, vestiti, CD e addirittura timbri fiscali. In questo modo i KMS (chioschi multiservizi) si trasformano in veri e propri negozi di cianfrusaglie. “Le attività sono normalmente limitate alle comunicazioni, alla vendita di giornali e di tabacco. Ma i chioschi sono sulla buona strada per diventare supermercati”.

Coworking Space. Questo termine anglosassone è nato nei primi anni 2000 negli Stati Uniti, e indica uno spazio in affitto dove le persone possono portare il proprio computer e lavorare per qualche ora o per tutta la giornata. Come molti termini legati alla tecnologia e a nuovi modi di vivere e lavorare, si ha la tendenza a non tradurli immediatamente quando appaiono nel mondo francofono, dato che l'utilizzo di termini anglofoni aggiunge una connotazione di modernità, di essere alla moda.

Il francese della Francia propone diverse traduzioni possibili: espace de coworking (spazio di coworking) – in una variante che traduce solo metà del termine -, cotravail (coworking), espace de cotravail (spazio di coworking). Quest'ultimo sembra il termine privilegiato nel francese del Quebec. Questo articolo del quotidiano Le Monde utilizza così la versione “espace de coworking”:

Si les espaces de coworking pullulent dans les centres des grandes villes, ils offrent également des opportunités pour les villes moyennes. De nouveaux acteurs investissent ce marché lié à l’essor du télétravail.

Mentre gli spazi di coworking pullulano nei centri delle grandi città, allo stesso modo offrono delle opportunità per i piccoli centri. Nuovi imprenditori investono in questo mercato legato allo sviluppo del telelavoro.

Quanto a Global Voices, un articolo de 2011 propone la stessa versione di Le Monde: 

Le coworking, ou l'utilisation d'espaces de travail collaboratifs, est un mouvement mondial en constante progression et le Japon n'y fait pas exception. 

Il coworking, dove l'uso di spazi di lavoro collaborativi, è un movimento mondiale in costante crescita e il Giappone non fa eccezione.

A riflessioni fatte, sembra che la versione “espace de cotravail” sia la più diffusa ma ognuno è libero di utilizzare o di proporre altre varianti.

Se avete parole o espressioni da inserire nella nostra rubrica “Le mots ont la parole” (parola alle parole), contattateci all'indirizzo e-mail filip.noubel@globalvoices.org.

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