Imprese private traggono profitto dai nostri voti: il ruolo dell'industria dell'influenza in tutto il mondo

Abstract Illustration with numbers and a vote sign.

Illustrazione creata con The Information of The Influence Industry Explorer di Yiorgos Bagakis per Tactical Tech, con licenza d'uso.

Le tecnologie digitali continuano ad essere il tema principale delle campagne elettorali in tutto il mondo anche nel 2024, sia che si parli di ChatGPT e dei video deepfake generati dall'IA [en, come tutti i link seguenti], che rischiano di erodere la fiducia degli elettori, sia quando il dibattito è incentrato sulla capacità dei social di monitorare le informazioni false che incitano alla violenza.

In particolare, gli strumenti e le tattiche delle campagne mediatiche sono le più difficili da monitorare, dato che i partiti politici ricorrono spesso ad agenzie, consulenti ed imprese private poco trasparenti. Ad esempio, nel 2023 il Partito Comunista del Nepal (UML) ha scelto un consulente freelance per sviluppare la sua campagna elettorale, il partito argentino Frente de Todos ha assegnato alla Digital Ads S.A.S l'incarico di gestire la sua strategia comunicativa, ed i partiti politici indonesiani hanno ingaggiato agenzie “buzzer” per diffondere il loro messaggio sulle piattaforme social. A livello globale, il marketing politico è rappresentato da più di 500 consulenti politici, fornitori di software, broker di dati ed aziende del settore tecnologico. Nel 2024, questo settore trarrà benefici da una o più delle elezioni nazionali che si terranno in India, Indonesia, Georgia, Messico, Sud Africa, Regno Unito, Ucraina e Stati Uniti.

Durante la campagna elettorale, i partiti politici utilizzano messaggi creati ad hoc per influenzare l'opinione ed il comportamento degli elettori. I principali esponenti politici fanno uso massiccio di piattaforme come Google Ad Library, ad esempio in Argentina, Brasile, Cile, India e Sud Africa, o l'Ad Library politica di Facebook in oltre 200 nazioni. Tuttavia, i candidati assumono anche dei consulenti esterni che operano in modo occulto per delineare una strategia sui social, ma anche per occuparsi di campagne online ed offline di più ampia portata. Le società che si occupano di marketing politico raccolgono dati sulla nostra area geografica, le nostre opinioni ed il nostro comportamento al fine di profilare gli elettori e delineare quello che, secondo loro, è il nostro credo o tendenza politica. Successivamente, a partire da queste informazioni, creano campagne, comunicazioni e contenuti che possano incoraggiarci o farci desistere dal votare per un determinato partito. Queste società non vengono assunte solo per creare campagne informative ed affidabili, ma anche per diffondere disinformazione e generare caos durante le elezioni. Ad esempio, la famigerata Cambridge Analytica e la società con cui collaborava, AggregrateIQ, furono ingaggiate per diffondere contenuti politici divisivi e violenti sui social network allo scopo di intimidire gli elettori della Nigeria.

I professionisti di questo settore ricoprono un ruolo pubblico nella gestione della partecipazione politica, ma riescono comunque ad agire in modo occulto, ignorando le regole più importanti della democrazia. Nelle nazioni in cui vigono sistemi elettorali trasparenti — come l'Argentina ed il Regno Unito — che obbligano i partiti politici a dichiarare quanto speso per la campagna elettorale, capita spesso che le fatture non contengano molti dettagli sui veri e propri servizi forniti dalle imprese e, in alcuni casi, queste informazioni vengono addirittura omesse di proposito. In Bolivia, i gruppi più influenti non devono preoccuparsi dei rischi connessi con la raccolta dei dati, possono semplicemente acquistarli sottoforma di CD venduti a basso costo e creati da individui che li avevano precedentemente raccolti per conto di qualcun altro. Nonostante siano già in vigore delle leggi per la protezione dei dati, le imprese che ufficialmente operano in modo trasparente riescono a creare dei “profili anonimi” che separano gli utenti dai dati originali, ma che continuano ad utilizzare per la profilazione elettorale, rischiando di identificare individui e gruppi.

È solo attraverso una conoscenza profonda di queste società, nonchè del loro ruolo all'interno di uno scenario politico complesso e sempre più instabile, che riusciremo a ritenere responsabili i gruppi politici ed a votare con più consapevolezza.

Illustration 2024 elections: Indonesia, UK, India, South Africa, Mexico, United States. 500+ political consultants, software providers, data brokers and technology firms.

Illustrazione creata con The Information of The Influence Industry Explorer di Yiorgos Bagakis per Tactical Tech, con licenza d'uso.

Le imprese private possono schierarsi politicamente?

L'ideologia politica delle imprese, ma soprattutto il loro favoritismo pertinace e fazioso, hanno avuto un ruolo fondamentale nel gettare le fondamenta del marketing politico (o di influenza), il quale adotta un approccio che si basa sui dati (data-driven). Dopo il successo della strategia impiegata nella campagna elettorale di Barack Obama nelle elezioni del 2008 e 2012, i mezzi di comunicazione di massa iniziarono ad interessarsi al fenomeno dell’influenza politica che si basa sulla raccolta di dati. Molti dei professionisti che avevano lavorato per lui, in seguito fondarono delle imprese di consulenza, fra queste 270 Strategies, the Messina Group e Blue State Digital, tutte schierate con l'ala “progressista” della politica. Per contrapporsi alle società schierate pubblicamente con i Progressisti, Thomas Peters, un blogger sostenitore del Partito Conservatore, scrisse che “per battere i Democratici, era necessario imparare dai loro progressi tecnologici e poi superarli.” In quest'ottica, decise di creare la uCampaign nel luglio del 2013 — un'impresa schierata a favore del Partito Repubblicano e che si occupa di sviluppare applicazioni impiegate durante le campagne elettorali. Un caso simile è quello di Harris Media, una società di marketing e comunicazione fondata da Vincent Harris, uno spin doctor della politica di stampo conservatore descritto come “l'uomo che ha inventato l'Internet dei repubblicani.”

Ciascuna di queste imprese ha esportato il proprio lavoro, risorse e visione politica in tutto il mondo, e così facendo ha spesso ottenuto dei vantaggi senza creare ripercussioni nei paesi dove risiedono i consulenti e lo staff. Ad esempio, alcune imprese private testano determinate tattiche in alcune nazioni dell'Africa prima di tornare in Francia o negli Stati Uniti. In alcuni casi, la loro politica rispecchia il “partito” per il quale votano solitamente nella propria nazione: Harris Media ha lavorato con l'Independence Party del Regno Unito (UKIP), con il partito tedesco Alternative für Deutschland (AfD), e con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Al contrario, Jeremy Bird, fondatore di 270 Strategies, ha collaborato con V15, un gruppo che si oppone a Netanyahu. In alcuni casi, le imprese lavorano con diversi gruppi politici, a seconda dei loro contatti e di chi sia disposto a pagare per usufruire dei loro servizi. Per esempio, The Messina Group ha lavorato con Enrique Peña Nieto, ex Presidente del Messico, con il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis e con l'ex primo ministro della Spagna Mariano Rajo. I valori di queste aziende rispecchiano gli Stati Uniti — ovvero, il partito statunitense che supportano e che vedono come legittimo, nonché vantaggioso — e sono parte integra del loro operato in giro per il mondo, influenzando quindi la politica degli altri Paesi.

Chi opera in questo settore riesce a guadagnare ingenti somme di denaro. Secondo la commissione elettorale federale statunitense, una delle poche che riesce a fornire le cifre reali, Harris Media ha ricevuto oltre 1.12 milioni di dollari dai gruppi politici degli Stati Uniti negli ultimi tre anni. L'azienda Crosby Textor (ora CT Group) ha preso parte ad alcune campagne in Australia, Italia, Malesia, Emirati Arabi Uniti, Sri Lanka e Yemen. Secondo la commissione elettorale del Regno Unito, a partire dal 2010 in poi, la Crosby Textor ha ricevuto oltre 8 milioni di sterline per i servizi forniti al Partito Conservatore ed ha anche fatto diverse donazioni da migliaia di sterline a favore del partito.

Nonostante i benefici derivanti dal poter influenzare la politica mondiale, queste società continuano ad essere opache e non elette, e per di più molte gestiscono e determinano l'orientamento politico delle campagne — e dell'ambiente politico — di molte nazioni. Raccolgono dati sugli individui di una determinata nazione, li analizzano per profilare gli elettori e poi sfruttano queste informazioni per lavorare in tutto il mondo. Il fatto che posseggano informazioni sui cittadini pone dei rischi, come la violazione e l'uso improprio dei dati personali, nonché un passaggio di mano nella governance politica — soprattutto nella fase che precede o segue un conflitto divisivo. La loro struttura commerciale, e non di rado anche i loro stessi valori, sono incentrati sull'utile finanziario; privilegiano quindi i contenuti che attraggono ricavi pubblicitari ed i partiti politici che hanno fondi a disposizione, piuttosto che i principi della pratica politica di un partito. Non si preoccupano di mettere gli elettori in condizione di votare in modo informato, né di favorire un sano dibattito o di dar voce ai gruppi sottorappresentati.

L'ascesa di queste società e le loro tattiche nelle campagne digitali sono intrinsecamente legate alla crescente polarizzazione della politica. Di conseguenza, è fondamentale capire e chiedersi quale sia il loro ruolo all'interno della politica. Bisogna porsi delle domande, interrogare queste imprese e garantire trasparenza, perché è solo così che impareremo a regolamentare in modo efficace il nostro ambiente politico. Il settore del marketing politico (o di influenza) ha un ruolo sostanziale, individuarne l'agenda politica e finanziaria è di vitale importanza per comprenderne l'impatto sugli esiti politici — e sulle tensioni — di tutto il mondo.

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