Quelli tra noi che vivono lontano da Haiti [it] possono solo immaginare la desolazione della vita quotidiana all'indomani del terremoto [in]. Ma fra i tentativi di trovare i propri cari, le cure da dispensare ai malati e il compito schiacciante di portare soccorso a chi più lo necessita, i blogger di Port-au-Prince [it] e dintorni trovano il tempo di comunicare con il mondo all'esterno, che è in trepidante attesa di nuove informazioni da quanti si trovano più vicini ai luoghi del disastro.
Il Livesay [Haiti] Weblog [in] si è dedicato a pieno ritmo a fornire aggiornamenti costanti [in], con Troy, il capo famiglia che pubblica regolarmente su Twitter [in] e aggiunge immagini al proprio photostream su Flickr [in]. Troy, missionario statunitense impegnato ad Haiti, non nasconde ammirazione per la tenacia del popolo haitiano [in]:
Non è possibile, per il momento, conoscere le proporzioni delle sofferenze causate dal terremoto…non si può fare una stima delle cifre. Ma, se il modo di far fronte alle avversità giorno per giorno può essere preso come un'indicazione – il popolo di Haiti saprà risollevarsi.
Anche la moglie, Tara, offre alcune informazioni pratiche [in]:
Il diesel si sta rapidamente esaurendo e ne servirà ancora per ogni tipo di trasporti e comunicazioni. Venire qui se non si è disposti a rischiare e a mettersi a pulire ferite orribili non farebbe che gravare ancora di più su un luogo già stremato. I professionisti in campo medico dovrebbero contattare le organizzazioni capaci di coordinare gli sforzi e tentare di venire qui. Non aiuterebbe avere altro personale non sanitario da nutrire e alloggiare. Mi spiace se sembra duro ciò che dico, ma è la verità.
Testimonianze e fotografie strazianti arrivano anche da how can they hear [in]:
Mentre stavo uscendo, ho visto la credenza vacillare, i pensili della cucina tremare e sputar fuori ogni sorta di barattoli, e la casa scuotersi come se fosse fatta di gelatina. Non avevo mai visto niente di simile. Ma ho capito che si trattava di un terremoto solo quando alla fine sono uscito fuori e ho visto la gente correre in ogni direzione. Alcuni piangevano. Altri correvano. Altri ancora gemevano. Gemevano come se la vita fosse stata loro strappata dall'interno.
Il blog propone anche informazioni [in] sul modo migliore di aiutare [in] nel mezzo di una situazione insostenibile, che, a giudicare dai post pubblicati più di recente dal blog [in], sembra peggiorare:
Le cose stanno prendendo una piega spaventosa. Ci siamo accorti che la distruzione a Jacmel è più vasta di quanto avessimo pensato in un primo momento. Ho appena scoperto che ci sono ancora centinaia di persone, qui a Jacmel, intrappolate sotto le macerie. Nel centro città, tanto devastato, si respira il fetore dei morti.
Altra questione è quella della distribuzione dell'acqua. Si esaurirà presto? Saremo in grado di avere accesso ovunque ad acqua pulita e sicura? Non lo so.
Anche su Pwoje Espwa – Hope in Haiti [in] si riportano esperienze personali:
L'ospedale generale locale è già pieno di gente rimasta ferita nella capitale. Ci sono dottori e infermieri, ma nient'altro. Né medicine, né lenzuola, né bende, né cibo per tutti. C'è chi giace sdraiato per terra. Prega per loro e per noi.
L'aggiornamento più recente [in] del blog riferisce sul fatto che “l'azienda elettrica EdH (Electricite d'Haiti) comincerà a razionare l'elettricità in previsione della diminuzione delle scorte di combustibile”:
Il piano prevede di garantire elettricità durante la notte per questioni di sicurezza, e poi per poche ore di giorno. Attualmente è aperta solo una stazione di rifornimento per il carburante e tutti si aspettano prezzi esorbitanti.
Per la strada stamattina ho incontrato un uomo che veniva da Jacmel, duramente colpita dal sisma. Stava parlando da solo in creolo, francese, spagnolo con un pizzico di inglese. Si è rivolto a me ma non sono riuscito a capire cosa diceva. Poi si è voltato bruscamente e si è incamminato nel buio. Assistere alla distruzione totale e alla perdita della vita può far perdere la ragione a chiunque.
Anche Blesh Family in Haiti Weblog [in] rilancia delle notizie:
La situazione è piuttosto penosa. La maggior parte dei più grandi mercati alimentari è in rovina. Il sistema bancario non funziona più. Internet e telefonia mobile sono solo parzialmente accessibili.
Per dare un'idea, da persona che si trova sul posto…. non so le ultime su chi sta facendo cosa, ma posso dirvi che Haiti è allo sbando. Le infrastrutture sono nel caos.
Comunque, il parziale accesso a Internet in mezzo a tanta devastazione è quasi un miracolo – e Multilink Haiti [in], uno dei fornitori d'accesso nazionali, ha preso l'iniziativa di inviare messaggi su Twitter[in], fornendo informazioni utilissime e inoltrando appelli per aiutare la ricerca di persone care disperse.
Uno dei più fervidi utenti di Twitter è l'albergatore Richard Morse[in], che ha informato sugli avvenimenti in maniera eccelsa.
Changing Perspectives, che pur si trova nella limitrofa Repubblica dominicana, pubblica il resoconto di un missionario che opera nei pressi di Jeremie ad Haiti [in]:
Il telefono continua a rimanere isolato e non funziona e, anche volendo, le persone non hanno modo di raggiungere Port per accertarsi delle condizioni delle proprie famiglie. Non ci sono barche in arrivo a Jeremie e abbiamo saputo che il tratto montano della strada per Cayes è interrotto in parecchi punti e i mezzi non possono transitare. Ciò significa che le famiglie non riescono ad arrivare a Port e a sapere dove si trovano i propri cari. E’ veramente, veramente dura per tutti quanti.
Un post successivo [in], riferisce la notizia di un ospedale nel nord dell'isola che parrebbe sotto-utilizzato:
L'Ospedale Sacre Coeur è un ospedale del tutto funzionante, con personale al completo, squadre di volontari già operative sul posto, ma anche di riserva, pronte a intervenire. Possiamo ammettere da subito fino a *200 pazienti feriti*! Abbiamo sale operatorie e letti. Abbiamo dimesso altri pazienti in condizioni meno gravi. Abbiamo sgomberato un campo da calcio per permettere l'atterraggio di elicotteri.
Intanto anche il blog del Real Hope For Haiti Rescue Center cerca di aiutare per l'assistenza medica e vi si legge:
Non sto simulando comprensione per la sofferenza che in questo momento sta colpendo il Paese. E so bene che tutti quanti sentiamo di aver subìto già abbastanza, anno dopo anno. Il personale è venuto per lavorare. Pregano per i loro cari in città. Sperano di ricevere notizie e credono di averne presto. Madri e padri piangono i loro figli. I figli piangono i genitori morti.
La realtà è che anche se il mondo esterno comincia [ad arrivare], cosa si può fare?
Comunque sia, il mondo vuole sapere.