‘La guerra contro la droga crea una guerra per la droga’

Fotografía de Eneas De Troya, tomada de su cuenta Flickr y publicada bajo licencia Creative Commons.

Fotografia scattata da Eneas De Troya, presa dal suo account Flickr e pubblicata sotto licenza Creative Commons.

Il giornalista Britannico Johann Hari è l'autore del libro “Chasing the Scream” (“Inseguendo il grido), un'analisi critica della cosiddetta “Guerra alle Droghe”  — la politica globale guidata dagli Stati Uniti e poi esportata in Messico e nel resto dell'America Latina che affronta il problema di droghe, armi e prigioni.

Estefanía Sepúlveda Portilla [es, come tutti i link seguenti] ha parlato con Hari per il giornale online cileno Pousta. L'intervista era stata pubblicata sul loro sito web sotto licenza Creative Commons 4.0, ed è ripubblicata su Global Voices in due parti. La seconda parte dell'intervista continua di seguito.

Leggi la prima parte dell'intervista (in italiano): Il mondo deve scusarsi con l'America Latina per la cosiddetta “guerra alle droghe”?

 

Estefanía Sepúlveda Portilla (ESP): Perché è ancora in corso questa guerra? Chi ci guadagna?

Johann Hari (JH): Hay dos maneras de responder esto: lo primero es que obviamente hay quienes se benefician de esta guerra. En Estados Unidos [votaron] para decidir si se [legalizaba] la marihuana en algunos estados. Los que financian las campañas en contra son las empresas que producen alcohol, porque no quieren esa competencia; la unión de gendarmes, porque si hay menos presos pueden perder sus trabajos; y los grupos evangélicos que tienen un tema ideológico. Y bueno, hay otros grupos que, por supuesto, no apoyan campañas: los carteles.

Johann Hari (JH): Ci sono due tipi di risposta: la prima ovviamente è che ci sono persone che traggono beneficio da questa guerra. Negli Stati Uniti [hanno votato] per decidere se legalizzare o meno la marijuana in certi stati. Quelli che hanno finanziato le campagne contro la legalizzazione sono le imprese che producono alcol, perché non vogliono questa competizione; i sindacati di polizia, perché se ci sono meno progionieri allora potrebbero perdere il loro lavoro; e i gruppi evangelici che sono spinti da motivi ideologici. E ovviamente, ci sono anche altri gruppi che non appoggiano le campagne: i cartelli della droga.

ESP: Sembra logico. Ognuno ha i propri interessi.

JH: Por supuesto, por eso creo que la principal razón por la que una guerra fallida de cien años continúa es porque en Chile, Gran Bretaña, o Estados Unidos, hay una mayoría que apoya la prohibición. Cuando cambia la opinión pública, cambia la política, entonces se trata de explicar bien a la gente cuáles son las otras opciones, y cómo pueden y resultan exitosas. Lo primero es que no hay nada abstracto ni teórico en las alternativas, en Colorado legalizaron la marihuana igual que el alcohol: sólo se puede consumir después de los 21 años, hay penas duras para los que venden a menores, se pagan impuestos, está regulado. Y ahora hasta la DEA dice que las actividades de los carteles casi desaparecieron, el consumo no subió tanto, incluso bajó harto en adolescentes, han recaudado fondos con los impuestos, ha sido exitoso. No es una teoría. Funciona. Legalizar otras drogas significa hacer otras cosas, porque son otros los objetivos.

JH: Certo. Questa è la ragione principale per la quale penso che da almeno cent'anni è in corso una guerra fallimentare: è perché le maggioranze in Cile, Gran Bretagna e Stati Uniti appoggiano il proibizionismo. Quando l'opinione pubblica e la politica cambiano, allora si tratta di spiegare bene alla gente quali sono le alternative, e come si può fare per renderle di successo. Non c'è nulla di astratto e teorico nelle alternative, in Colorado hanno legalizzato la marijuana come già succedeva per l'alcol: si può consumare dopo i 21 anni di età, ci sono sanzioni severe per lo spaccio ai minori, così come tasse e regole varie. E ora, anche la DEA [agenzia federale americana per l'antidroga] dice che le attività dei cartelli sono quasi scomparse. Il consumo non è aumentato più di tanto, anzi è diminuito da parte dei giovani, inoltre hanno ricavato fondi con le imposte. Ha avuto successo. Non è una teoria. Funziona. Legalizzare le droghe significa agire in maniera diversa, perché gli obiettivi sono diversi.

ESP: Esistono alcuni esempi di successo dalla legalizzazione di altre droghe?

JH: Cuando hablamos de legalizar las drogas, la gente se asusta y cree que se trata de poder comprar crack en una tienda y no es así. Por supuesto que nadie quiere eso. Te doy un ejemplo: en Suiza, en los 80, tenían un problema terrible con la heroína. Intentaron meter presos a todos los adictos, les hicieron la guerra, y el problema se hizo peor. Despues llegó Ruth Dreifuss, que fue una gran presidenta, ella lo explicó a los suizos así: uno cree que la legalización significa anarquía y caos, pero que la verdadera anarquía y caos era hacer la guerra a las drogas, porque tienes a criminales en la oscuridad, vendiendo químicos que nadie sabe qué son, a drogadictos que también están en la oscuridad.

Todos eso provoca una mezcla de violencia, enfermedades, muerte y caos. La legalización es la forma de devolverle el orden a este caos. Lo que hicieron fue poner clínicas de heroína. Parecen peluquerías, te manda el doctor, vas muy temprano, una enfermera te la inyecta y te monitorea, luego te vas a tu trabajo. Te ayudan a encontrar casa, empleo, y todo eso, y resulta que desde entonces nadie, cero, literalmente nadie, ha muerto por sobredosis de heroína legal allá, el crimen bajó también. Los suizos son super conservadores, mi papá es de allá, y te juro que no es San Francisco. Y bueno, diez años después hicieron un referéndum para ver si seguían con esta politica y un 70% de la gente dijo que sí, porque bajó el crimen, las muertes, y las enfermedades, es un patrón que ves en todos lados.

JH: Quando parliamo di legalizzare le droghe, la gente si spaventa e crede che la conseguenza poi sia quella che si possa comprare crack in negozio, ma non è così. Certo che nessuno vuole questo. Ti faccio un esempio: in Svizzera, durante gli anni '80, ebbero un problema terribile con l'eroina. Provarono a mettere tutti i tossicodipendenti in prigione, gli fecero guerra, e il problema peggiorò. Poi arrivò Ruth Dreifuss, che fu una straordinaria presidente, e spiegò questo agli svizzeri: tutti pensano che la legalizzazione equivalga a caos ed anarchia, ma il vero caos ed anarchia provengono dalla guerra alla droga, perché porta i criminali nel lato oscuro, a vendere chissà quali prodotti chimici a tossicodipendenti che si nascondono a loro volta nell'ombra.

Tutto questo crea un misto di violenza, malattia, morte e caos. Le legalizzazione è un modo per rimettere ordine a questo caos. Quello che hanno fatto è stato di creare le cliniche per l'eroina. Sembrano delle botteghe, il dottore ti dà una prescrizione, arrivi presto, un infermiere ti fa un iniezione e ti tiene controllato, dopodiché vai a lavorare. Ti aiutano a trovare una casa, un lavoro e qualsiasi altra cosa, ed è risultato che in questi posti nemmeno uno, zero, letteralmente nessuno sia morto di overdose dell'eroina legale. Anche i crimini legati al fenomeno sono scesi di numero. Gli svizzeri sono super conservatori, mio padre è svizzero, e ti giuro che non è San Francisco. Insomma, 10 anni dopo hanno fatto un referendum per decidere se continuare o no con questa politica e il 70% della popolazione ha votato sì. Questo perché ha effettivamente ridotto il numero di crimini, morti e malattie… è un modello che vedi ovunque.

ESP: Sembra quello che hanno fatto a Parigi, con le camere di iniezione. 

JH: Hay en Vancouver, Ginebra, y sí, en París son esenciales y reducen las muertes, pero son solo el comienzo de la alternativa. Francia dio un gran paso porque tienen pésimas políticas de drogas, pero la cosa es que para obtener las drogas ellos todavía tienen que comprarlas de los traficantes armados que siguen inyectando violencia a toda la cadena de producción. Si legalizas las drogas, sacas del juego a los traficantes y a la violencia de la cadena. No ves al gerente de Heineken disparándole en la cara al gerente de Smirnoff, pero los traficantes sí se disparan y matan todo el tiempo. Esa violencia se replica en todo el mundo: la guerra contra las drogas crea una guerra de la droga. Hay más gente que ha muerto por esto en Colombia y México que con la guerra y crisis de refugiados en Siria. Y es impactante lo poco de lo que se habla de esta cantidad de muertos que ha traído una guerra que les fue impuesta. Podríamos terminar con esa violencia rápidamente, llevar a la bancarrota al Chapo, los Zetas. ¿Dónde están los gangsters que vendían alcohol ilegal en Chicago? ¡No existen!

JH: Ci sono a Vancouver, Ginevra, e sì, a Parigi sono essenziali e riducono il numero dei morti, ma sono solo l'inizio di un'alternativa. La Francia ha fatto una grande balzo perché ha delle pessime politiche sul consumo di droga, ma il fatto è che per ottenerla, i consumatori devono comprarla da trafficanti armati che continuano a portare violenza nella catena di produzione. Se si legalizzano le droghe, si portano i trafficanti e la violenza fuori dal gioco. Non vedi il manager di Heineken sparare al manager di Smirnoff in faccia, ma i narcotrafficanti si sparano e uccidono a vicenda continuamente. Questa violenza è ripetuta in tutto il mondo: la guerra contro la droga crea una guerra per la droga. Al confronto, sono morte più persone in Colombia e Messico per questa guerra, che con la guerra e la crisi dei rifugiati in Siria. È suggestivo come si parli poco della quantità di morti che ha causato una guerra che gli è stata imposta. Potremmo porre fine a tutto questo in maniera veloce, portando El Chapo e Los Zetas in bancarotta. Dove sono i gangster che vendono alcol illegalmente a Chicago? Non esistono!

ESP: Hai ricevuto critiche da persone che hanno un'opinione diversa riguardo la guerra alla droga?

JH: Es cada vez más difícil encontrar a gente que la defienda, a menos que sean pagados. Creo que para ser justos, se puede decir que dieron una buena pelea durante cien años: gastaron un trillón de dolares, mataron a miles de miles de personas, metieron a dos millones de personas en la cárcel, y ni siquiera pueden mantener las drogas afuera de la cárcel, así que eso te da una buena idea de lo exitosa que fue su estrategia de mantenerlas afuera del mundo. Por eso creo que tratan de usar argumentos abstractos, morales, como que usar drogas es inmoral, pero para mí lo inmoral es provocar millones de muertes en una guerra que jamas ganarán, dejar que la gente más vulnerable y pobre se vuelva drogadicta. Particularmente en Latinoamérica yo creo que sienten que esta guerra ha sido una catástrofe. Me ha emocionado que un asesor del Presidente Santos en Colombia me dijo que leyó el libro y le hizo mucho sentido. Allá dije que el mundo les debía una disculpa, y en uno de esos lanzamientos, una joven se levantó emocionada y me dijo “nunca nadie nos ha dicho eso”, hemos tenido que pedir disculpas nosotros todo el tiempo. Eso fue muy emocionante. Creo que lo que le hemos hecho a Latinoamérica ha sido terrible hasta el extremo inimaginable, pero puede terminar. Está la alternativa.

JH: Ogni volta è sempre più difficile trovare gente che la difenda, a meno che non siano pagate per farlo. Credo che, per essere giusti, si possa dire che abbiano combattuto una buona causa durante questi cento anni: hanno speso un trillione di dollari, ucciso migliaia e migliaia di persone, messo due milioni di persone in carcere, e non possono neanche mantenere le droghe al di fuori delle prigioni, e questo ti dà una buona immagine di quanto sia stata di successo questa strategia nel rimuoverle dal mondo. Ciò perché hanno cercato di usare argomenti astratti e morali, come il fatto che il consumo di droghe è immorale. Ma per me la cosa immorale è provocare milioni di morti in una guerra che non sarà mai vinta, lasciando i più poveri e vulnerabili a diventare tossicodipendenti. In maniera particolare in America Latina, penso che questa guerra sia stata una catastrofe. Mi ha emozionato che un consigliere del Presidente Colombiano Santos mi ha detto che ha letto il mio libro e l'ha molto toccato. All'interno, ho scritto che il mondo deve loro delle scuse, e in una delle presentazioni, una giovane donna si è alzata emozionata e mi ha detto “nessuno prima d'ora ci aveva mai detto questo”, al contrario erano loro a dover chiedere scusa tutte le volte. Questo è stato molto emozionante. Credo che ciò che abbiamo fatto all'America Latina sia stato qualcosa di terribile fino ad un limite inimmaginabile, però può finire. L'alternativa esiste.

ESP: Come vedi la situazione attuale per il continente?

JH: Lo que hizo Mujica en Uruguay es muy inspirador para el mundo. Cuando hice el lanzamiento en México, había dos políticos mexicanos que están a favor de la legalización, y ellos tenían que estar con guardaespaldas armados, porque los mayores enemigos de la legalización son los traficantes. Ellos son los que mas querrán defender la guerra contra las drogas. En Colombia, Santos ha dicho que hay que acabar la guerra de drogas. Creo que Latinoamérica, el lugar que más ha tenido que sufrir por esta política fallida, podría ser el lugar que enseñe al mundo a transformarlo todo. Al final, si es que hubiésemos escuchado a Leopoldo Salazar desde un principio [el médico que trabajó de cerca con pacientes adictos, hizo investigaciones sobre la mairjuana y que fue también un fuerte defensor de la legalización en México durante la década de 1930], nos habríamos ahorrado todo esto, no habría existido un Pablo Escobar, por dar ejemplo. Cuando todo esto acabe creo que hay que construir una estatua a Salazar. Esta guerra es algo que nunca tuvo que pasar, pero sobre todo, no tiene por qué continuar.

JH: Quello che Mujica ha fatto in Uruguay è stato un esempio per tutto il mondo. Quando ha fatto uscire il libro in Messico, c'erano due politici messicani a favore della legalizzazione e dovevano essere accompagnati da guardie armate, perché i peggior nemici della legalizzazione sono i narcotrafficanti. Loro sono quelli che più di tutti vogliono difendere la guerra alle droghe. In Colombia, Santos ha detto che la guerra deve essere fermata. Credo che l'America Latina, il luogo che ha dovuto soffrire maggiormente a causa di questa politica fallimentare, possa essere il luogo capace di dimostrare al mondo come le cose possano essere cambiate. Alla fine, se avessimo ascoltato Leopoldo Salazar sin dall'inizio [il medico che ha lavorato a stretto contatto con i pazienti tossicodipendenti, svolse ricerche avanzate sulla marijuana e fu anche un forte difensore della legalizzazione in Messico durante gli anni '30], ci saremmo salvati da tutto questo, e personaggi come Pablo Escobar non sarebbero mai esistiti, per esempio. Quando tutto questo finirà, credo che qualcuno debba costruire una statua per Salazar. Questa guerra è qualcosa che mai sarebbe dovuta accadere, ma soprattutto, non ha motivo di continuare.

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