Questo articolo si basa su un articolo [en, come i link successivi, salvo diversa indicazione] scritto da Melanie Mattauch per 350.org, un'organizzazione che punta a realizzare un movimento globale per il clima, ed è qui ripubblicato nell'ambito di un accordo con Global Voices.
La popolazione indigena dei Sami vive nelle regioni artiche di Svezia, Norvegia, Finlandia e Russia, al “fronte” del cambiamento climatico. Ecco quattro storie di persone di etnia Sami che raccontano la loro verità su cosa rappresenti per loro la giustizia climatica.
“Un allevatore di renne dipende moltissimo dalla natura”
L'Artide si sta riscaldando due volte più rapidamente della media globale. Dal 1900 le temperature medie sono aumentate di 3,5 gradi Celsius. Lo scorso inverno, i record di temperatura hanno spinto gli scienziati a parlare di “ondate di caldo artiche”.
Le condizioni climatiche più calde e sempre più imprevedibili minacciano il sostentamento delle comunità Sami.
Il clima mutevole costituisce un'enorme minaccia per le renne che cercano di trovare cibo sufficiente quando il gelo ricopre il terreno sotto strati di ghiaccio. In anni recenti, infatti, moltissime renne sono morte di fame.
Questi problemi sono aggravati dall'industria forestale e da grandi infrastrutture come parchi eolici o centrali idroelettriche, le quali separano gli itinerari di allevamento delle renne e i pascoli. Nel Sápmi, ovvero la “terra dei Sami” (nota anche come Lapponia), l'attività mineraria e le infrastrutture energetiche rinnovabili di massa si stanno diffondendo ampiamente, provocando gravi ripercussioni sul sostentamento di questo popolo.
Nel video seguente Jonas Vannar condivide la sua esperienza di allevatore di renne, mestiere tipico della tradizione Sami. Secondo lui “un allevatore di renne dipende moltissimo dalla natura: essa rappresenta al tempo stesso la sfida maggiore e la gioia più grande”.
Nota: Il “sameby”, tradotto in questo video come “villaggio Sami”, è un'associazione economica di allevatori di renne che condividono una certa area geografica. L'espressione “villaggio Sami” rimanda al retaggio coloniale derivante dalle leggi per agricoltori e coloni che il governo svedese ha imposto sulla popolazione nomade dei Sami.
“Esiste un rischio di ‘colonialismo verde'”
Il numero dei Sami che continuano a pescare in modo tradizionale è in rapida diminuzione. Áslat Holmberg è uno dei pochi giovani che ancora pescano in questo modo. La pesca è stata fondamentale per lui per acquisire le conoscenze tradizionali e imparare la lingua sami.
Questa estate ad Áslat non sarà permesso pescare nei fiumi in cui la sua famiglia ha sempre pescato. Le nuove norme imposte da Norvegia e Finlandia vietano la pesca tradizionale praticata dai Sami. Anche se secondo le usanze di questo popolo la natura viene prima di ogni altra cosa, sono proprio i loro metodi di pesca tradizionali a essere oggi i più colpiti da tali limitazioni.
Áslat spiega come questa specie di “colonialismo verde” renda sempre più difficile tenere in vita i mezzi di sostentamento, il patrimonio tradizionale e la cultura dei Sami: “…esiste un rischio di ‘colonialismo verde’ quando vaste aree, spesso usate dalle popolazioni indigene come i Sami […], sono viste come spazi vuoti da utilizzare in altri modi”.
“Quassù la natura viene costantemente sfruttata”
I Sami sperimentano gli effetti del cambiamento climatico e dello sfruttamento della natura nel modo più drastico, pur avendone le minori responsabilità. Il mondo, invece, può guardare con ammirazione ai Sami per le soluzioni a tali problemi.
Anne-Maret Blind racconta ciò che suo nonno le ha insegnato sullo stile di vita dei Sami, i loro valori e le loro prospettive.
“In Svezia soltanto il 2% delle foreste secolari sono ancora intatte. È tutto ciò che abbiamo”, dice:
It hurts in my whole body and soul, in all of me. You will get depressed if you think about it too much. … But I know that there is constant exploitation of nature up here.
Sento un gran dolore nel corpo e nell'anima, in tutta me stessa. A pensarci troppo si finisce per deprimersi. …Ma so bene che quassù la natura viene costantemente sfruttata.
‘Non siamo solo noi Sami a farne le spese’
Come accade per molti altri popoli indigeni, lo sfruttamento della natura, il razzismo e le regole imposte da strutture di potere colonialistiche e orientate al profitto infliggono gravi danni alle comunità Sami. Il cambiamento climatico e la perdita di natura e identità, ad esempio, sono ritenuti alcuni dei fattori principali nell'aumento del numero dei suicidi.
Mio Negga e Sarakka Gaup sono in tour con uno spettacolo teatrale per raccontare la loro verità sulle problematiche in Sápmi, come modo per risanarsi e procedere verso un futuro migliore. Queste problematiche riguardano tutti noi, dice Mio:
The point is that it should stop being about money. It should be about taking care of what we have left… It’s not only us Saami that pay the price. We will destroy our planet.
Il fatto è che non dovrebbe riguardare soltanto i soldi. Dovrebbe trattarsi di prendersi cura di ciò che ci è rimasto… Non siamo solo noi Sami a farne le spese. Distruggeremo il nostro pianeta!
Sarakka, invece, spiega che:
There is already so much done that cannot be undone. For many people and in many ways it’s already too late. … But as a young person with hope for the future, just choose to believe that things can change… Together we can make it actually happen!
Sono già state fatte diverse cose a cui non si può più rimediare. Per molte persone e sotto molti aspetti è già troppo tardi. …Ma in quanto giovane che spera nel futuro, ho semplicemente deciso di credere che le cose possano cambiare… Insieme possiamo far sì che questo accada!
Tutti i video sono stati filmati e prodotti da Mose Agestam, k13 filmproduktion [sv].