Politici USA e venezuelani accusano Maduro di istigazione alla violenza durante le manifestazioni Black Lives Matter

Il presidente venezuelano Nicolás Maduro. Photo credit: Flickr/Eneas De Troya (CC BY 2.0).

Questo articolo fa parte del nostro reportage speciale [en] sul movimento Black Lives Matter e sul razzismo contro i neri.

Durante la prima metà di giugno, mentre in migliaia marciavano nelle principali città americane per sostenere il movimento Black Lives Matter, la gente iniziava a condividere foto e video di manifestanti negli Stati Uniti che gridavano slogan socialisti o sventolavano bandiere venezuelane.

Alcuni dimostranti indossavano cappelli con i colori della bandiera venezuelana, altri avevano borse e t-shirt che raffiguravano lo scomparso presidente venezuelano Hugo Chávez o Che Guevara, fatto che ha portato a ritenere – anche da parte dell'amministrazione Trump – che il presidente venezuelano Nicolás Maduro fosse collegato alle proteste negli Stati Uniti.

Le proteste sono iniziate in seguito all'uccisione da parte della polizia di George Floyd, avvenuta il 25 Maggio a Minneapolis, Minnesota, e si sono diffuse velocemente in tutti e 50 gli stati [en]. Le proteste anti-razziste si sono lentamente ridimensionate ma continuano a diffondersi in tutto il mondo, portando ad appelli per il taglio dei fondi ai dipartimenti di polizia e per l’abbattimento di statue storiche riconducibili a schiavitù o colonialismo.

Le voci che vorrebbero Maduro in qualche modo dietro agli atti di protesta violenta sono arrivate all’amministrazione Trump, come riferito dal Miami Herald [en]. Un alto funzionario dell’amministrazione Trump, che ha preferito restare anonimo, ha dichiarato al giornale:

We are aware of efforts by individuals linked to America’s adversaries, including the illegitimate regime of Venezuela’s Nicolas Maduro, to instigate conflict, help incite violence, and divide Americans by exploiting peaceful protests.

Siamo a conoscenza di azioni individuali riconducibili ai nemici dell’America, incluso il regime illegittimo di Nicolás Maduro in Venezuela, mirate a istigare al conflitto e che contribuiscono a incitare alla violenza e a dividere gli americani sfruttando proteste pacifiche.

Anche il senatore repubblicano degli Stati Uniti Rick Scott ha dato risalto a teorie simili e ha dichiarato che il governo americano avrebbe indagato tutte le persone che istigano al conflitto durante le proteste di Miami e che hanno un legame con i dittatori dell’America Latina [en].

Vi sono segnalazioni sul sostegno da parte del regime Maduro e di altri dittatori sudamericani agli istigatori delle violenze durante le manifestazioni nella zona di Miami.

Noi NON lo permetteremo. Chiunque sia ricollegabile a questi regimi e inciti alla violenza andrà incontro alle conseguenze legali delle proprie azioni!

Scott non ha fornito prove per le accuse sul ruolo dei leader socialisti sudamericani riguardo a violenze, saccheggi e atti di vandalismo durante le proteste negli USA. Nel corso di una conferenza stampa, ha citato [en] un articolo della testata di destra Diario Las Américas [es, come i link seguenti, salvo diversa indicazione]. La Casa Bianca, da parte sua, ha rifiutato di parlare di “informazioni da fonti non accessibili” che hanno portato a questa valutazione.

Anche l’opposizione venezuelana crede a intromissioni di Maduro

Nel frattempo anche Julio Borges, leader del governo parallelo del Venezuela che ha assunto il ruolo di Commissario Presidenziale per le Relazioni Estere del Venezuela, ha twittato una dichiarazione simili:

“Il regime risulta di nuovo promotore di destabilizzazione, questa volta negli Stati Uniti.

La dittatura utilizza i media e gruppi di vandali per promuovere la violenza. Maduro è una minaccia alla democrazia nel continente, per questo ci dobbiamo concentrare per rimuoverlo dal potere.”

Questo tweet è arrivato dopo che il notissimo giornalista di Grayzone Max Blumenthal [en], spesso visto come propagandista [en] del chavismo [it], il movimento socialista di Hugo Chávez, è stato fotografato mentre indossava una maglietta di Chávez alle proteste a Washington [en]:

Ho visto che un sacco di persone stanno parlando di qualcuno che aveva una t-shirt di Chavez durante le proteste a Washington di ieri notte.
Si tratta di Max Blumenthal di Grayzone, indossava la maglietta mentre riprendeva le proteste. #Venezuela 

Dolar Today, una delle maggiori piattaforme di stampa scandalistica del Venezuela con oltre 3.7 milioni di follower, ha ribadito il pensiero di Borges:

ERA PIANIFICATO! C’è il Sao Paulo Forum dietro ai disordini di Washington?

[Nota: Foro de São Paulo, in italiano Forum di  San Paolo [it], è un congresso di partiti politici socialisti e di altre organizzazioni del Sud America e dei Caraibi. Fu creato nel 1990 con lo scopo di controbilanciare le politiche neoliberali.

L’accusa ai governi socialisti stranieri per le proteste ha ulteriormente diviso la politica in Venezuela. Orlando Avendaño, caporedattore del Panam Post, sito simpatizzante della destra, ha criticato Juan Guaidó [it], presidente ad interim del Venezuela, per non aver manifestato apertamente il proprio sostegno al governo americano durante le proteste Black Lives Matter. Guaidó è salito al potere in Venezuela nel 2019 e ha costituito un governo parallelo riconosciuto da oltre 50 paesi, tra cui Stati Uniti e Europa.

Il Panam Post si oppone a Maduro ma critica anche il più grande blocco di opposizione del Venezuela capitanato da Guaidó poiché non ha espresso abbastanza sostegno per gli Stati Uniti.

“L’esistenza di un’opposizione di governo ad interim è subordinata alla permanenza di Trump alla Casa Bianca. Gli Stati Uniti sono senza dubbio il nostro più grande alleato. Nelle ultime due settimane Trump ha avuto un paese travolto dalle proteste con manifestanti che cercavano di farlo cadere e Guaidó non ha mostrato il minimo gesto di sostegno. Inaccettabile.” 

Tuttavia, dichiarazioni su intromissioni estere durante rivolte civili non sono una novità. Quando in Cile si scatenarono proteste per l’aumento dei prezzi del trasporto pubblico nella capitale Santiago de Chile, il presidente Sebastian Piñera e la stampa locale segnalarono una presenza massiccia di manifestanti venezuelani. In realtà la cosa non dovrebbe essere anomala dal momento che in Cile attualmente vi sono circa 500.000 immigrati venezuelani. Il giornalista John Bartlett confronta la copertura della stampa di entrambi i movimenti storici [en]:

Stesso modello, stesso capro espiatorio

avvia la conversazione

login autori login »

linee-guida

  • tutti i commenti sono moderati. non inserire lo stesso commento più di una volta, altrimenti verrà interpretato come spam.
  • ricordiamoci di rispettare gli altri. commenti contenenti termini violenti, osceni o razzisti, o attacchi personali non verranno approvati.