Oscurati in Turchia: il governo abusa delle richieste di rimozione per zittire le voci critiche ed indipendenti

Vignetta di Khalid Albaih [CC BY-NC-SA 2.0].

Il 4 agosto 2019, la corte di pace di Ankara ha emesso [tr] un ordine per impedire l'accesso a quattro account Twitter in Turchia . L'ordine coplisce gli account di Oya Ersoy, un membro del partito di sinistra HDP (Partito Democratico dei Popoli) [it] ; la band musicale turca Grup Yorum [it], e due account connessi con il movimento delle proteste dei Gezi Park [en, come tutti i link seguenti salvo diversa indicazione]; Taksim Gezi Parki e Gezi Savunmasi. 

Ersoy, il cui account è certificato, è un avvocato e politico. Nel 2018 è stata eletta come parlamentare rappresentando il Partito Democratico dei Popoli (HDP) all'opposizione. 

I Grup Yorum sono una band veterana della musica folk turca, conosciuti per le loro canzoni politiche fin dal 1987. “Yorum” significa “commentare” e molte delle canzoni del gruppo guardano ai problemi del paese e incanalano le opinioni critiche nei loro testi.  Per anni, i loro concerti si sono scontrati con divieti e la censura nel paese. Nel caso più recente [tr], è stato vietato il concerto di luglio della band nella provincia turca di Hatay, e 12 persone sono state arrestate per aver cantato le loro canzoni il giorno del concerto. Nel febbraio 2018, sei dei suoi membri sono stati dichiarati terroristi. Due di loro hanno abbandonato il paese per la Francia.

L'account Taksim Gezi Parki è stato aperto all'inizio delle proteste di Gezi Park, mentre Gezi Savunmasi tiene traccia dei procedimenti giudiziari contro i manifestanti e gli attivisti arrestati durante le proteste del Parco di Gezi. Le proteste del 2013 dapprima sono iniziate come un movimento di protesta ambientalista contro la pianificata demolizione del Parco di Gezi a Instanbul, prima di trasformarsi in un movimento di rivolta antigovernativa in tutta la nazione che ha unito centinaia di migliaia di manifestanti.

Al momento della pubblicazione, Twitter deve ancora adempiere alla decisione, e tutti e quattro gli account sono ancora accessibili in Turchia. Alla base della decisione della corte vi sono la protezione della sicurezza naziononale e l'ordine pubblico, in conformità con la  legge n. 5651 sul  Regolamento delle Pubblicazioni su Internet.

Questi sono quattro tra le centinaia — se non migliaia — di account Twitter colpiti dal governo turco usando lo strumento dei “contenuti oscurati per paese” (CWC – Country Witheld Content) della piattaforma. Nel 2010, Twitter ha rivelato lo strumento che permette [it] di censurare i contenuti nei singoli paesi. È possibile che allora Twitter non avesse completamente previsto come il suo strumento potesse essere abusato da numerosi paesi sempre più autoritari dove le piattaforme social media sono state prese di mira dalle autorità a fronte della cresicita della repressione e la censura, in particolare in Turchia.

Difatti, una delle tattiche del governo turco per zittire gli utenti di internet e negare il loro diritto ad avere accesso e dispensare informazioni, è inviare richieste a Twitter ed altre piattaforme per oscurare il contenuto che è considerato in violazione delle proprie leggi locali. Qualora le piattaforme si rifiutassero di adeguarsi, potrebbero essere bloccate, un rischio che le piattaforme commerciali potrebbero non essere disposte a correre in un mercato con quasi 60 millioni di utenti internet.

Per esempio, nel 2013, durante le proteste popolari di Gezi Park durante le quali manifestanti e attivisti usarono Twitter ed altre piattaforme social media per riportare sulle dimostrazioni mentre le emittenti tradizionali turche non se ne occupavano, l'allora Primo Ministro Recep Tayyip Erdoğan descrisse la piattaforma come “flagello“. 

Nel marzo 2014, il governo turco impedì alla piattaforma di diffondere registrazioni audio che sembravano implicare la cerchia stretta di Erdoğan in un'indagine per corruzione. Il governo disse che la piattaforma non aveva rispettato le decisioni della corte di rimuovere alcuni link. Ad un comizio elettorale del tempo, Erdoğan disse che lui aveva l'ordinanza di una corte e promise di “eradicare Twitter’’. 

Anche se da allora la messa al bando di Twitter è stata revocata, il governo turco ha continuato a sfruttare lo strumento dei contenuti oscurati per paese per censurare gli utenti della piattaforma.

Richieste di rimozione ricevute da Facebook e Google

Nel 2018, Facebook ha ristretto l'accesso a più di 2300 elementi in Turchia su richiesta delle autorità. Queste restrizioni hanno avuto luogo su Facebook e Intsagram e hanno interessato elementi come post, commenti, account e media che era ritenuti in violazione delle leggi locali quali la legge n. 5651 che “comprende un serie di infrazioni incluse le violazioni dei diritti personali, la vita privata, la diffamazione di Ataturk”.

Google ha ricevuto un totale di 10.379 richieste di rimozione e 57.851 elementi destinati alla rimozione dal 2009 per una serie di violazioni relativie a sicurezza nazionale, privacy, “oscenità/nudità” e diffamazione. Tra la seconda metà del 2009 e la fine del 2017, Google ha ristretto l'acceso a 19.423 degli elementi  sui suoi diversi servizi inclusi Youtube, Google Search e Blogger.

Secondo il  più recente rapporto sulla trasparenza di Twitter, che copre la seconda metà del 2018, La Turchia ha inviato più di 5000 richieste di rimozione dei contenuti, più di qualsiasi altro paese. Una delle conclusi più inquietanti del rapporto è che la Turchia, insieme alla Russia, sono i due paesi in cima alla lista per quanto riguarda il volume totale di richieste, guidando la classifica con un totale di 74% del totale delle richieste di rimozione fatte a Twitter.

Il governo turco sta adottando la stessa tattica con altre piattaforme incluse Facebook, Youtube, WordPress e perfino l'enciclopedia gratuita Wikipedia. 

Difatti, l'accesso a tutte le versioni di Wikipedia è stata bloccata dal governo turco fin dal 2017 per aver rifiutato di rimuovere pagine che ontenevano accuse contro il governo turco di aver sostenuto gruppi terroristici in Siria. Allora,il governo ha accusato Wikipedia di “condurre una campagnia diffamatoria contro la Turchia”, e l'ha bloccata usando la legge n. 5651 o “Internet Act” del 2007. 

Leggi nazionali usate per oscurare i contenuti

Il governo turco fa ripetutamente riferimento alla legislazione nazionale come la legge n. 5651 ed altre per richedere alle piattaforme di eseguire la censura per loro conto, e per bloccarle quando non adempiono.

Difatti, ai sensi della legge n. 5651, è richiesto alle società di hosting di rimuovere i contenuti illegali o illeciti una volta ricevuta una notifica dalle autorità. Tuttavia, cioè che è considerado contenuto illegale in Turchia comprende forme di espressione protette dagli standard internazionali in materia di diritti umani. Per esempio, la legge n. 5651 proibisce la diffamazione di Mustafa Kemal Ataturk, il fondatore della Repubblica Turca. L'articolo 301 del codice penale contiene norme che proibiscono la “denigrazione della nazione Turca” le istituzioni statali come il parlamento e il governo. L'articolo 299 dello stesso codice proibisce gli insulti contro il Presidente.

Inoltre, la lista delle istituzioni governative e giudiziarie cui è conferito il potere di richiedere il blocco con l'ordinanza di un tribunale o direttamente è assai lunga. Queste includono i giudici penale di pace turchi che hanno il potere di ordinare la rimozione dei contenuti e la chiusura di siti web ai sensi della legge n. 5651 e la legge n. 5846 sulle opere artistiche e intelletuali. altri organi come l'Autorità per le tecnologie di informazione e comunicazione (ICTA), che l'ente regolatore dell'industria delle telecomunicazioni (Access Providers Union) ha stabilto nel febbraio 214, e il Consiglio delle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni possono emettere decisioni di censura amministrativa in determinate circostanze.

Implicazioni 

Le implicazioni dell'adempimento di queste piattaforme alle richieste del governo sono lesive della liberta di espressione e di stampa.

Nel gennaio 2018, Buzzfeed pubblicò una storia che documentava gli account Twitter bloccati in determinati paesi, prima fra tutti la Turchia. Secondo gli autori, il governo turco “ha portato Twitter a bloccare centinaia di utenti per quelle che appaiono essere ragioni politiche”.

Secondo un set di dati raccolto da Buzzfeed di più di 1700 account Twitter oscurati in almeno un paese tra ottobre 2017 e gennaio, il Comitato per la protezione dei giornalisti ha identificato almeno 59 account che appartengono a giornalisti e mezzi di informazioni oscurati in Turchia.

Durante la seconda metà del 2018, Twitter ha identificato 253 account di giornalisti verificati e testate d'informazione che sono state soggette a 146 richieste legali per la rimozione. In risposta alle domande, la società ha detto di aver oscurato tre tweet e un account in Turchia per aver violato le leggi antiterrorismo nazionali.

Ahmet Sabanci, giornalista freelance, ha detto a Global Voices in un'intervista che le società come Twitter adempiono alle decisioni delle corti nazionali perchè “non vogliono fare arrabiare il governo turco. La stessa adempienza vale per la Russia ed altri paesi”. Sabaci ha aggiunto che sebbene il propietario dell'account può protestare contro la decisione della piattaforma, “accade così spesso e le possibilità di vincere il ricorso sono così ridotte che la gente continua ad aprire nuovi account”.

Per tuttta la seconda metà del 2018, Twitter ha presentato delle opposizioni legali contro le ordinanze dalla Turchia che coinvolgevano specificamente giornalisti o testate d'informazione, ma nessuna di queste opposizioni ha avuto successo. Difatti, tra il 2014 e il 2017 solo il 3% delle opposizioni presentate da Twitter sono state accettate dalle corti turche.

Sebbene il set di dati raccolto da Buzzfeed offre uno spaccato sugli account colpiti dall'uso del governo turco dello strumento dei “contenuti oscurati per paese”, rimane da chiarire quanti altri degli account oscurati appartengono a rappresentanti della società civile turca e  difensori dei diritti umani. Difatti, Twitter ed altre piattaforme non pubblicano la lista degli account che hanno oscurato per violazione delle leggi locali.

‘Complici’ della repressione

Nel post pubblicato nel suo blog nel 2012 che annunciava lo strumento dei “contenuti oscurati per paese”, Twitter disse che ‘’uno dei [suoi] valori fondanti come impresa è quello di difendere e rispettare la voce di ogni utente”.”Cerchiamo di lasciare il contenuto visibile dove e quando possiamo, e saremo trasparenti con gli utenti quando non potremo farlo. Il flusso di tweet deve essere costante”, ha aggiunto la società.

Ma resta da vedere se questa dichiarazione corrisponde a verità oggi, quando innumerevoli paesi, inclusa la Turchia, continuano a fare ricorso regolarmente a leggi nazionali per zittire le voci critiche online all'interno del paese.

“Twitter, Facebook [e] Google… rispondono in primo luogo ai loro azionisti, io non li considero guardiani della libertà di parola”, ha detto Efe Kerem Sözeri, un ricercatore Turco basato nei Paesi Bassi, nel 2018. “Ma lo sbilanciamento tra gli strumenti che essi offrono ai loro utenti rispetto ai governi li rende complici nella repressione dei regimi autoritari contro le opposizioni”, ha aggiunto.

In origine pensato per far si che il flusso di tweet fosse costante, lo strumento dei “contenuti oscurati per paese” — e simili strumenti offerti da altre piattaforme — sembrano in realtà aver contribuito a far tacere le voce critiche in Turchia.

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