In Tunisia non si placano le proteste per invocare riforme politiche immediate e le dimissioni del Primo Ministro Mohammed Ghannoushi. Per una grossa fetta della popolazione tunisina, la sola destituzione dell'ex Presidente Ben Ali non pare sufficiente e l'obiettivo è quello di rovesciare l'intero regime e di troncare ogni legame con il passato. Venerdì 25 febbraio circa 100.000 dimostranti [en, come gli altri link in questo articolo tranne ove diversamente indicato] sono scesi nelle strade della capitale Tunisi per manifestare contro il Governo ad interim guidato da Ghannoushi.
I manifestanti non sono disposti a fidarsi di Ghannoushi [it], che in passato si è dimostrato un fedele alleato di Ben Ali occupando posizioni di spicco nel suo governo a partire dal 1989 e arrivando a ricoprire, dal 1999, la carica di Primo Ministro, ruolo che mantiene ancora oggi. Nella notte di venerdì 25 febbraio, quella che era iniziata come protesta pacifica si è improvvisamente trasformata in violento confronto tra polizia e dimostranti. Non è ancora chiaro cosa abbia scatenato gli scontri, ma è certo che le forze di sicurezza hanno usato gas lacrimogeni e sparato proiettili in aria per disperdere i manifestanti che si erano riuniti nella Avenue Habib Bourguiba, nei pressi del Ministero dell'Interno.
Human Rights Watch (@hrw) può solo confermare l'uso di gas lacrimogeni:
Negli ultimi 90 minuti, HRW è stato testimone dell'uso di gas lacrimogeni da parte delle forze dell'ordine nei confronti dei manifestanti davanti al Ministero dell'Interno
Il Ministero dell'Interno [ar], attraverso la sua pagina Facebook, ha rilasciato un comunicato secondo cui i manifestanti hanno tentato di fare irruzione all'interno della sede:
عداد غفيرة من المتظاهرين عمدوا عشية يوم الجمعة إلى مهاجمة مقر وزارة الداخلية بشارع الحبيب بورقيبة بالعاصمة حيث القوا كميات كبيرة من الحجارة على مبنى الوزارة ومحيطها…
وحاول أعوان قوات الأمن الداخلي ووحدات الجيش الوطني تفريق المتظاهرين عبر إطلاق النار في الهواء وإلقاء القنابل المسيلة للدموع لكن المتظاهرين واصلوا بإصرار محاولاتهم اقتحام مبنى الوزارة.
Aggiornamento: Il Ministero dell'Interno ha riferito che negli scontri sono rimasti feriti 21 agenti di polizia e ci sono stati anche ingenti danni materiali a negozi, a un supermercato e a una stazione di polizia.
Una blogger tunisina è stata testimone diretta degli avvenimenti dalla sua finestra e descrive così la situazione [fr] sulla Avenue Habib Bourguiba:
C'est le K-O à l'Av H.Bourguiba. C'est la 1ère fois que je vois ça (par ma fenetre). C'est pire que se qui s'est passé le 14 Janvier. Les manifestants ont tout brulés, meme le centre de police près de l'Hotel Africa (Le 7ème). On a secouru des jeunes qui fuyaient la police et d'autres étouffés par les bombes lacrymogènes
Kais (@KaisEG) [fr] scrive:
Ça brule devant le ministère de l'interieur… (Source:mes yeux)
Mathieu Von Rohr, (@mathieuvonrohr) corrispondente estero di DER SPIEGEL scrive:
È triste vedere come una protesta pacifica sia degenerata in violenza a Tunisi. Lo sconforto delle persone è comprensibile ma questo non aiuta.
Adesso alcuni teppisti stanno vandalizzando negozi sulla strada principale di Tunisi
Gli scontri non hanno causato morti ma solo un ferito grave.
Vlademir Yebanov (@VlademirYebanov) [fr] riferisce:
encore du sang sur l'avenue bourguiba.. un blessé grave vient d'etre hospitalisé maintenant
Julien Collinet (@jcollinet) [fr], un giornalista di Canal + paragona gli scontri a una guerra:
Ambiance de guerre sur l'avenue Bourguiba
Nicola Beau, giornalista e scrittore francese, nel suo blog descrive [fr] Avenue Habib Bourguiba, sabato mattina, dopo gli scontri di venerdì notte:
” On ne reconnait plus notre Tunisie”? Ce matin samedi, un spectacle de désolation, avenue Bourguiban au centre de Tunis, où tout a été saccagé. Des casseurs? des provocateurs? Ou des jeunes en colère contre l'incapacité du pouvoir actuel à prendre simplement la parole? Une certitude, les forces de l'ordre n'ont pas fait dans le détail. Des jeunes se sont réfugiés, affolés, dans les chambres d’ hôtels. La peur était revenue.
Questo post fa parte dello speciale di GVO sulle rivolte in Tunisia, in inglese e in italiano.