Clotilde Castillo [es], blogger e autrice di Global Voices, intervista [es] la direttrice del progetto “Citizen of Chocolate” [en], una cooperativa di donne della comunità Ngöbe-Buglé [it] che coltiva e lavora il cacao nella provincia di Bocas del Toro [it] a Panama. Promuovendo un uso sostenibile delle risorse, il progetto integra in modo equilibrato due opposte concezioni: quella indigena, incentrata sulla natura e sulla vita comunitaria e quella capitalistica, finalizzata a garantire alla comunità un'autosufficienza economica. Le socie della cooperativa sono imprenditrici di loro stesse: il cioccolato che producono è biologico e lavorato a mano secondo tecniche tradizionali. Gli standard qualitativi richiesti alle artigiane sono molto elevati e il prodotto che non risulta conforme viene rifiutato. Una politica severa, ma con un fine pedagogico, spiega la direttrice: si vuole indurre le donne ad abbandonare un preconcetto diffuso (“siamo poveri quindi la gente è moralmente obbligata ad aiutarci”) in cui molte sono ancora imprigionate e che risulta essere il principale ostacolo allo sviluppo economico della comunità Ngöbe. Nella cultura nativa, il cacao è una pianta mistica alla stregua del mais: è un elemento della cosmovisione locale e il suo frutto è al centro di molti rituali. Proprio in virtù di questi fitti legami con la cultura e la spiritualità dei nativi, il prodotto è stato ribattezzato “cioccolato tribale” e la sua qualità lo ha già portato oltre i confini nazionali e nei negozi gourmet di Londra, Parigi e degli Stati Uniti.