Il Netizen Report di Global Voices Advocacy offre un'istantanea delle sfide, delle vittorie e degli andamenti emergenti nei diritti relativi al mondo di Internet in tutto il mondo.
Il grave attacco informatico ai danni della società milanese sviluppatrice di software di sorveglianza, Hacking Team, ha fatto sì che i ricercatori sulla sicurezza e i giornalisti di tecnologia s'imbarcassero in quella che sembra essere una missione infinita: l'esame di oltre 400GB di dati divulgati. Dall’Ecuador [en, come gli altri link, eccetto ove diversamente segnalato] all’Etiopia, dal Messico al Marocco, i documenti confermano quello che i giornalisti, i sostenitori dei diritti umani e i gruppi d'opposizione politica di tutte queste nazioni sospettano ormai da molto tempo: i loro governi li stanno spiando con tecniche che, tra le altre cose, non sembrano affatto legali.
Durante una recente discussione avvenuta tra i sostenitori della privacy digitale, il Professore Kyung Sin Park della Korea University Law School ha sollevato una domanda, e cioè se le agenzie governative avessero richiesto e ottenuto delle autorizzazioni prima di utilizzare il software di “Sistema di Controllo Remoto” (RCS) di Hacking Team:
I am sure that some use of RCS was done according to warrants issued by domestic courts….However, RCS operates by sending ordinary-looking emails and luring the target to open and click on file attachment which, on activation…[takes] control of the target’s personal communication device, making available for the controller indiscriminate amounts of information going through the device. Because of these special features, some federal magistrates in US have denied warrants for these types of surveillance techniques, and others have granted them.
Sono certo che l'uso dell'RCS sia in parte stato effettuato secondo le autorizzazioni rilasciate dai tribunali locali. Tuttavia, il software agisce inviando email dall'aspetto comune, inducendo il bersaglio ad aprirle e a cliccare sui file allegati che, una volta attivati… prendono il controllo del dispositivo per la comunicazione privata del bersaglio, permettendo a chi controlla il software di accedere a un'indefinita quantità di informazioni che passano attraverso tale dispositivo. A causa di queste speciali caratteristiche, alcuni magistrati federali hanno negato negli U.S.A. l'autorizzazione all'uso di questo genere di tecniche di sorveglianza, mentre altri le hanno concesse.
Il confronto è ancora in corso, e mentre acquisisce grande importanza nei paesi in cui è forte lo stato di diritto, in altre parti del mondo è meno rilevante.
In Etiopia e in Marocco le rivelazioni hanno toccato un nervo scoperto con i membri della comunità di Global Voices, i quali ormai hanno praticamente la certezza che i propri dispositivi di comunicazione siano infettati e monitorati dallo spyware di Hacking Team. Nonostante la dubbia legalità dei prodotti di Hacking Team, i blogger etiopi di Zone9 e l'ex direttore di advocacy di Global Voices in Marocco, Hisham Almiraat, devono far fronte a minacce legali dirette da parte del governo per i loro tentativi di riportare la questione ed eludere la sorveglianza.
I documenti di Hacking Team che sono stati divulgati confermano che il governo marocchino ha infettato i dispositivi della squadra di cittadini che sta dietro a Mamfakinch, un gruppo di attivisti digitali e blogger guidato da Almiraat e unitosi per riferire sul movimento di protesta marocchino del 2011-12. L'ultimo capitolo della saga si è aperto a maggio del 2015, quando l'Associazione per i Diritti Digitali fondata da Amiraat è stata citata in giudizio dal Ministro dell'Interno, poco dopo la pubblicazione di un rapporto sulla sorveglianza del governo sui giornalisti marocchini. Benché la querela non citasse il nome del rapporto, parlava di “un rapporto che comprendeva serie accuse di spionaggio da parte dei servizi pubblici”. Finora non sono state intrapresi ulteriori procedimenti in merito.
In Etiopia, nel frattempo, l'ormai ben noto caso dei blogger di Zone9 prosegue con quattro blogger ancora in prigione. Le accuse sono concentrate sull'uso di popolari guide di criptaggio in difesa dei diritti umani, come Security-in-a-Box del Tactical Technology Collective. Sebbene cinque blogger e giornalisti appartenenti a questo gruppo, che erano stati inizialmente arrestati, siano stati rilasciati a inizio luglio, un nuovo gruppo di attivisti digitali è stato incarcerato in Etiopia con accuse molto simili. Yonatan Wolde, Abraham Solomon, Bahiru Degu e Zelalem Workagenhu sono sotto accusa per aver richiesto di partecipare a un corso di formazione all'estero sulla sicurezza online e sui social media, e sono sospettati d'avere connessioni con il gruppo d'opposizione Ginbot 7.
In breve, i documenti divulgati mostrano come i governi tendano a usare di nascosto tutti gli strumenti tecnici possibili per spiare gli opponenti politici e civili, e adoperino tutti gli strumenti legali a disposizione per combatterli in pubblico.
In Argentina non si può commentare liberamente
La Camera dei Deputati argentina sta valutando un disegno di legge [es] che renderebbe molti tipi di commenti online “discriminatori” e pertanto soggetti a sanzioni penali. Il disegno incoraggerebbe una vasta gamma di organizzazioni, inclusi blog, siti di notizie, social network e altri media digitali, a eliminare la funzione di pubblicazione dei commenti e riterrebbe gli utenti responsabili per i commenti “discriminatori”. Crea inoltre un nuovo reato penale per discriminazione, punibile con la reclusione in carcere da un mese fino a tre anni. È stato largamente criticato come una risposta inappropriata alla questione del discorso d'odio online e come una chiara minaccia alla libertà d'espressione.
L'applicazione Telegram è sotto attacco in Asia orientale. È ora di prendere un piccione viaggiatore?
L'applicazione di messaggistica ha subito un massiccio attacco DDoS ai suoi server nella regione Asia/Pacifico il 10 luglio ed è stata poi bloccata in Cina [it] il 13 luglio. Come accade di solito in questi casi, la fonte e l'impulso dietro l'attacco sono difficili da accertare. Tuttavia, diverse relazioni hanno sottolineato come i media statali cinesi affermino che gli avvocati e i sostenitori dei diritti civili stessero usando la modalità chat segreta per organizzare “attacchi al Partito [Comunista] e al governo”.
L'ultima mossa del Bahrein nella “partita di schacchi” contro i sostenitori dei diritti umani
L'attivista del Bharein per i diritti umani Nabeel Rajab è stato rilasciato dalla prigione e ha ricevuto un indulto reale lo stesso giorno in cui Ibrahim Sharif, segretario generale del partito di sinistra Società per l'Azione Democratica Nazionale, è stato incarcerato e l'indagine è incorso. La notizia della liberazione di Rajab è stata accolta cautamente dai netizen. Secondo Amira Al Hussaini di Global Voices, sembra che il governo stia “giocando a scacchi” con i suoi oppositori politici.
Ora i russi hanno diritto a essere dimenticati
Il Presidente russo Vladimir Putin ha approvato il disegno di legge locale sul “diritto all'oblio”: i cittadini possono ora richiedere la rimozione dai motori di ricerca online di link contenenti informazioni presumibilmente false oppure obsolete. Le disposizioni contenute nel testo finale della legge, rimaneggiato diverse volte dalla Duma, sono di portata minore rispetto a quelle della versione dell'Unione Europea. Per esempio, includono l'obbligo per l'utente di provare che le informazioni sono divenute obsolete. Richiedono inoltre che i motori di ricerca valutino le richieste di rimozione entro 10 giorni o potranno incorrere in procedimenti legali e ammende.
I blogger etiopi di Zone9 stanno ancora aspettando un verdetto
Il verdetto del caso dei blogger di Zone9 è stato rimandato al 29 luglio dopo che il tribunale ha aggionato l'udienza programmata per il 20 luglio. Benché cinque blogger e giornalisti associati al gruppo siano stati rilasciati a inizio luglio, quattro blogger rimangono in prigione, ancora sotto accusa. Se venissero dichiarati colpevoli, potrebbero ricevere una pena detentiva minima di otto anni, ma c'è la speranza che il tribunale li scagioni, soprattutto per la mancanza di prove sostanziali. Inoltre, il tribunale darà udienza a un'altra serie di casi il 22 luglio, inclusi quelli dei quattro accusati per aver richiesto di partecipare a un evento di formazione sulla sicurezza digitale. Yonatan Wolde, Abraham Solomon, Bahiru Dego e Zelalem Workagenhu sono stati arrestati l'8 luglio, lo stesso giorno in cui sono stati rilasciati molti dei blogger di Zone9.
Una sentenza inglese stabilisce che per nessuna ragione è lecito copiare file digitali
Una sentenza della Corte Suprema britannica renderà illegale copiare CD, DVD MP3 e e-book contenenti media protetti da copyright su computer o altri dispositivi, anche come copie per uso personale. La sentenza ribalta la Normativa sul Diritto D'Autore e i Diritti di Esecuzione (Copie Personali per Uso Privato) del 2014, in risposta a una contestazione dei gruppi dell'industria musicali. Come ha detto la BBC, “ciò significa che i consumatori tecnicamente non potranno copiare un CD da loro posseduto e usare una versione in auto e l'altra in casa”. La legge si applicherà anche ad artisti, insegnanti e altri professionisti che usano la musica e altri media digitali per lavoro. Non è chiaro come verrà attuata.
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Amira Al Hussaini, Ellery Roberts Biddle, Marianne Diaz, Hae-in Lim, Bojan Perkov and Sarah Myers West hanno contribuito a questo rapporto.
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