Simone Veil, l'Immortale: conversazione con Pascal Bresson sull'eredità dei diritti umani che Veil ci ha lasciato

La copertina dell'ultima graphic novel di Pascal Bresson “Simone Veil, L'immortelle”

Il 1° luglio Simone Veil [it, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] farà il suo ingresso nel prestigioso mausoleo del Pantheon di Parigi insieme a suo marito Antoine. Figura chiave della storia contemporanea francese, Simone Veil è stata una personalità centrale della società civile: sopravvissuta alla deportazione ad Auschwitz, grande protagonista della difesa dei diritti delle donne e prima presidente del Parlamento Europeo.

A pochi giorni dalla cerimonia ufficiale, Global Voices ha intervistato Pascal Bresson, autore di fumetti con oltre 40 opere al suo attivo, che ha appena concluso una graphic novel basata sulla vita di Madame Veil. Dalla nostra conversazione emergono i tratti salienti dell'opera, e il senso dell'eredità lasciataci da Simone Veil vista nel contesto politico attuale.

Global Voices (GV): Grazie per aver accettato di rispondere alle domande di GV. La sua opera, SIMONE VEIL, L'IMMORTELLE [L'Immortale, come vengono chiamati i membri dell'Académie Française], uscita il 27 giugno 2018 per la casa editrice Editions Marabulles. Potrebbe parlarci del contesto in cui è nato il romanzo e delle ragioni che l'hanno ispirato?

Pascal Bresson (PB): Avec grand plaisir. C'est le tout premier roman graphique autorisé par la Famille Veil. J'ai élaboré ce projet depuis plus de trois ans. Suite à une visite au Panthéon en 2014, il faut préciser que je voue une admiration depuis petit aux grandes personnalités qui ont fait quelque chose de bien pour notre pays, en regardant ces nombreuses cryptes : Zola, Jean Jaurès, Victor Hugo, Marie Curie, jean Moulin, Aimé Césaire, etc… Je me demandais qui pourrait être la prochaine personnalité à y entrer ! De suite, Simone Veil m'est apparue comme une évidence. Une femme humaniste, une femme indépendante et intransigeante sur ses convictions, une conscience morale et combative. Un personnage fort au destin à la fois tragique et exceptionnel. Au-delà de son image de droiture et d'honnêteté, Simone Veil est d'abord et avant tout une femme qui incarne son temps et son combat. Son histoire personnelle se confond intimement avec l'histoire collective : La guerre, l'enfer des camps de la mort, la loi sur l'avortement, le combat pour les femmes, l'engagement pour une Europe réunie. Il faut dire que son destin fascine et intrigue. A travers de ces 176 pages, je perce le mystère qui entoure un parcours exemplaire de celle qui est devenue une icône, un symbole pour des générations de femmes. Je me suis nourris de ses propres témoignages, j'ai retracé l'itinéraire d'une petite fille au caractère rebelle, intelligente née à Nice un 13 juillet 1927 qui s'appelait encore Simone Jacob. Je mets en lumière les coulisses de ses combats politiques, les blessures, la souffrance qui ont émaillé sa vie. Ni hagiographie ni pamphlet, cet ouvrage destiné de 7 à 77 ans (et plus) est celui d'un auteur passionné qui restitue en BD pour la première fois un personnage essentiel de notre temps.

Pascal Bresson (PB): Con molto piacere. Si tratta della prima graphic novel in assoluto autorizzata dalla famiglia Veil. Ho elaborato questo progetto per più di tre anni. In seguito a una visita al Pantheon nel 2014… Devo dire che fin da piccolo ho sempre avuto ammirazione per le grandi personalità che hanno fatto qualcosa di buono per il nostro paese, e guardando i nomi su tutte quelle cripte, Zola, Jean Jaurès, Victor Hugo, Marie Curie, Jean Moulin, Aimé Césaire… mi sono chiesto quale sarebbe stata la prossima personalità a essere ospitata qui!

Subito mi è parso ovvio pensare a Simone Veil. Un'umanista, una donna indipendente e intransigente riguardo alle sue convinzioni, una coscienza morale e combattiva. Un personaggio forte, con un destino a tratti tragico, a tratti eccezionale. Al di là dell'immagine di rettitudine e onestà, Simone Veil è prima di tutto una donna che incarna il suo tempo e le sue battaglie. La sua storia personale si intreccia intimamente con la storia collettiva: la guerra, l'inferno dei campi della morte, la legge sull'aborto, le lotte per le donne, l'impegno per un’ Europa riunita.

Il suo destino affascina e intriga. In queste 176 pagine, svelo il mistero che avvolge il cammino esemplare di quella che è diventata un'icona, un simbolo per generazioni di donne. Attingendo dalle sue stesse testimonianze, ho ricostruito l'itinerario di una ragazzina intelligente dal carattere ribelle, nata a Nizza il 13 luglio del 1927, che ancora si chiamava Simone Jacob. Porto alla luce i retroscena delle sue battaglie politiche, delle sue ferite e della sofferenza che hanno caratterizzato la sua vita. Non si tratta di un'agiografia, né di un pamphlet, ma dell'opera per lettori da 7 a 77 anni (e oltre) di un autore appassionato che ritrae per la prima volta a fumetti un personaggio cruciale per i nostri tempi.

GV: Simone Veil è certamente una figura emblematica della storia francese. Eppure, l'insieme delle sue opere non è ancora conosciuto dal grande pubblico. Se dovesse riassumere in poche parole le ragioni per cui Simone Veil adesso è nel Pantheon, quali parti della sua storia metterebbe in risalto (esercizio difficile, mi rendo conto)? 

 PB: Son livre le plus connu est sans conteste « Une Vie ». Le grand public connaît bien son combat pour l'IVG en 1974, par contre au tout long de sa vie, elle n'aura cessé de mener d'autres combats comme réussir à faire transférer en France des prisonnières algériennes qu'elle estimait exposées aux mauvais traitements et aux viols, elle a fait obtenir le régime politique aux milliers de membres du FLN internés en France… Mais son plus gros combat mené était contre le Front National et pour finir le combat pour l'Europe, indissociable de la mémoire de la Seconde Guerre mondiale. En effet, Simone Veil entrera au Panthéon le dimanche 1er juillet 2018. Elle y reposera en compagnie de son marie Antoine Veil, mort en 2013. C'est la première fois qu'un homme fera son entrée en tant qu'époux au Panthéon. A ce propos, j'ai une petite anecdote à ce sujet ! Quand j'ai rencontré pour la première fois Simone Veil et son fils Jean, je me souviens lui avoir dit qu'il était important que sa maman aille au Panthéon. Ce dernier, éclate de rire en disant : « Oh, si maman doit entrer un jour au Panthéon, il faudra que papa suive ». Simone Veil sera la cinquième femme à reposer dans ces lieux symboliques. Ce sera une belle façon de lui témoigner l'immense remerciement du peuple français. Elle mérite tant d'entrer dans ce temple de la République. A savoir, que son mari Antoine s'est mis à l'ombre en 1974 pour laisser son épouse devenir Ministre de la santé. Lui était prédestiné à devenir home politique pas elle. Il s'est sacrifié par amour pour elle. Il ne voulait pas lui faire de l'ombre. C'était un couple fusionnel. Au moins, ils dormiront ensemble éternellement et ne seront plus jamais séparés. C'est une belle reconnaissance de la nation et surtout du peuple Français qui s'est mobilisé sur les réseaux sociaux pour que Simone soit inhumée au Panthéon… 

PB: Il suo libro più conosciuto è senza dubbio “Una vita”. Il grande pubblico conosce bene la sua battaglia a favore dell'aborto nel 1974, ma durante tutto il corso della sua vita non ha mai smesso di intraprendere lotte, come quella in cui è riuscita a far trasferire in Francia alcuni prigionieri algerini che riteneva venissero sottoposti a maltrattamenti e violenze, e a far ottenere asilo politico a migliaia di membri del FNL algerino internati in Francia… Ma la sua più grande battaglia è stata quella contro il Front National e per l'Europa unita, indissociabile dalla memoria della Seconda Guerra Mondiale.

Ora Simone Veil è entrata nel Pantheon il 1° luglio 2018. Qui riposa insieme a suo marito Antoine Veil, morto nel 2013. È la prima volta che un uomo entra nel Pantheon in qualità di marito. A questo proposito, ho un piccolo aneddoto! Quando ho incontrato per la prima volta Simone Veil e suo figlio Jean, ricordo di avergli detto quanto sarebbe stato importante che sua madre entrasse al Pantheon. Lui è scoppiato a ridere dicendo: “Se la mamma dovesse entrare un giorno al Pantheon, bisognerà che papà la segua”.

Simone Veil sarà la quinta donna a riposare in questo luogo simbolico. Un bel modo di dimostrarle l'immensa gratitudine del popolo francese. Lei merita di entrare in questo tempio della Repubblica. Senza dimenticare che, nel 1974, suo marito fece un passo indietro per consentirle di diventare Ministro della Salute. Era lui il predestinato a diventare un uomo politico, ma si sacrificò per amore di lei.

Avevano un legame simbiotico. Almeno dormiranno insieme per sempre e nessuno potrà più separarli. Un bel riconoscimento da parte della nazione e soprattutto della popolazione francese, che si è mobilitata sui social media perché Simone venisse inumata al Pantheon…

Pascal Bresson, foto usata con il suo permesso.

GV: Anche lei è un autore impegnato, da oltre 25 anni nelle sue storie a fumetti tratta temi come l'umanesimo, la tolleranza, la segregazione, il razzismo, l'ingiustizia e il dovere della memoria. Il mondo attuale è particolarmente ricco di situazioni che paiono ingiuste, quando non crudeli. Come vede il ruolo dell'autore nel mondo attuale e quali di queste situazioni in particolare vorrebbe veder cambiare in futuro?

PB: Dans la vie, il y a deux sentiments que je déteste plus que tout : l’injustice et la médiocrité. Souvent les deux s’associent bien. L’injustice est un vrai dégoût pour moi. Depuis quelques années, je me suis spécialisé dans divers domaines : « humanisme », « justice », « social », « racisme », « écologie ». Je suis devenu un auteur engagé avec le temps. D’ailleurs, ce n’est pas pour rien que mon auteur préféré est Victor Hugo. La question du rôle de l’auteur dans notre société est plus d’actualité que jamais. Je tiens à être un « médiateur de la société », pas un « spectateur », mais un « acteur actif » qui raconte, dénonce, analyse tout ce qui se passe de bon ou de mauvais dans notre société. C’est à l’auteur que revient le rôle de gardien et de passeur de mémoire. Des bouts de vie mis sur papier pour les faire durer. L’écriture a toujours eu pour moi des vertus thérapeutiques. Écrire aide soi-même et aide les autres. Mais l’écriture est aussi un moyen d’exprimer les états d’esprit et d’humeur, les colères ou les aspects frivoles de la vie. L’écriture peut se révéler être un outil éducatif essentiel. Je tiens à être celui qui récolte des données pour leur donner forme et les coucher sur papier, c’est une sorte de transmission. Je suis un passeur. Quel monde je désire pour demain ? Le meilleur du monde ! Pour tout vous dire, j’essaie petit à petit de trouver ma place un peu « en dehors du système », même si ce n’est pas une chose facile car on est obligé de faire avec ce système (à moins de se marginaliser, ce qui n’est pas mon objectif) où l’argent et le « toujours plus » régissent tout, c’est une question de compromis et d’équilibre. Je me dois de rester optimiste déjà pour les miens. Je travaille l'exemplarité et surtout ma conscience. Je fais tout pour être une belle personne avec sincérité. Il faut garder foi dans l'humanité. Quand je vois la bêtise humaine, je suis écœuré, mais je dois avancer. Maintenant, je reste convaincu que l'avenir pour les hommes seront les femmes. « L’avenir de l’homme, c’est la femme », disait Louis Aragon. A l’instar du célèbre poète, ils sont nombreux, ces grands hommes, à affirmer que sans le soutien des femmes de leurs vies, leur ascension professionnelle aurait été différente. Notre époque peine à penser conjointement l'égalité et la différence. Il est urgent de renouer avec la tradition française unique des rapports entre hommes et femmes pacifiés et complémentaires, humanistes en somme – c'est-à-dire fondés sur une haute idée de l'humanité et de son destin…

PB: Nella vita ci sono due cose che detesto più di ogni altra: l'ingiustizia e la mediocrità. Spesso le due vanno di pari passo. L'ingiustizia mi ripugna davvero. Negli ultimi anni mi sono specializzato in tematiche quali umanesimo, giustizia, sociale, razzismo, ecologia. Col tempo, sono diventato un autore impegnato. D'altronde, non è una coincidenza che il mio scrittore preferito sia Victor Hugo.

La questione del ruolo dello scrittor nella nostra società è più attuale che mai. Io ci tengo ad essere un “mediatore della società”, non uno “spettatore”, ma un “attore attivo”, che racconta, denuncia, analizza tutto ciò che accade di buono o di cattivo nella società. È allo scrittore che spetta il ruolo di guardiano e di “trasmettitore” della memoria. Frammenti di vita messi su carta perché durino nel tempo.

La scrittura ha sempre avuto virtù terapeutiche per me. Scrivere aiuta se stessi e gli altri. Ma è anche un mezzo per esprimere gli stati d'animo e gli aspetti più irritanti o più frivoli della vita. La scrittura può rivelarsi uno strumento educativo essenziale. Voglio essere colui che raccoglie dei dati per dar loro una forma e restituirli su carta, è una sorta di trasmissione. Io sono un trasmettitore.

Quale mondo desidero per domani? Il migliore dei mondi! Per dirla tutta, cerco a poco a poco di trovare il mio posto un po’ “al di fuori del sistema”, anche se non è facile perché, a meno di volersi auto-emarginare (e non è il mio obiettivo), siamo obbligati ad avere a che fare con questo sistema che si fonda su denaro e consumismo.

È una questione di compromesso e di equilibrio. Devo rimanere ottimista per i miei cari. Lavoro sull'essere d'esempio e soprattutto sulla mia coscienza. Faccio di tutto per essere una persona autentica e bella. Bisogna avere fiducia nell'umanità. Quando guardo la stupidità umana ne resto disgustato, ma devo andare avanti.

Per ora resto convinto che il futuro degli uomini siano le donne. “L'avvenire dell'uomo è la donna”, diceva Louis Aragon. Al pari del celebre poeta, sono numerosi i grandi uomini che affermano che senza il sostegno delle donne nella loro vita, la loro ascesa professionale sarebbe stata ben diversa. La nostra epoca fatica a concepire la coesistenza di uguaglianza e differenza. È davvero urgente recuperare la peculiare concezione francese del rapporto uomo-donna, pacificato e complementare, umanista insomma, cioè fondato su un'idea elevata dell'umanità e del suo destino…

 

GV: Il suo racconto a fumetti “Plus Fort que la Haine [fr], pubblicato dalle Editions Glénat, nel 2015 ha vinto il Premio del pubblico al Festival international de la bande dessinée d'Angoulême nella categoria Fumetto Europeo. Narra la storia di Doug Wiston, un giovane viaggiatore nero nella New Orleans degli anni '30, in un'America consumata dal razzismo e dalla segregazione. Il mandato del Presidente Trump negli USA sembra far rivivere gli anni più bui della segregazione razziale. Come si spiega la recrudescenza del razzismo negli Stati Uniti e, in certa misura, nel mondo in generale?

Le racisme, la ségrégation sont deux sujets que j'aime traiter. Il faut regarder la vérité en face : Trump est raciste. Il parle des gens et les traite différemment selon leurs origines. Cela fait des années que ça dure, et il continue à le faire.Déjà dans les années 70, la société immobilière de Trump veillait à éviter de louer des appartements aux Noirs américains et accordait un traitement préférentiel aux Blancs, à en croire le gouvernement fédéral. Ce pays n'a jamais été bâti sur l'intégration des Noirs. Les disparités raciales n'ont donc pas disparu après l'élection du premier président Noir des États-Unis. Le racisme non plus. Tout cela est assez effrayant ! Certains observateurs affirment que les discours anti-Obama, souvent très populistes, sont dirigés vers les groupes radicaux. Je pense que l'on ne naît pas raciste, on le devient. D'une manière générale, il semble qu'aujourd'hui le racisme ne corresponde pas forcément à la croyance profonde de l'appartenance à une race supérieure. Il est plutôt fait de la peur et de l'inquiétude face à un autre qui est différent de soi et qu'on n'arrive pas à comprendre. Le racisme, c'est quand on en arrive à refuser ces différences et à refuser l'autre. Pour revenir à mon album « Plus Fort que la Haine », on peut dire que les coups pleuvent sur la tête du jeune Doug le héros de cette BD, qui va devoir apprendre à maîtriser sa révolte, à la dompter, la canaliser. Pourtant, les injustices s’amoncellent pour lui, pour les siens, pour ses semblables. Son salut, il va le tenir par l’intervention de deux sages, l’un noir qui l’empêchera de commettre une erreur irréparable, et l’autre blanc, son voisin, qui lui donnera ses premiers gants de boxe, et un billet pour la ville. Une fable humaniste dans une Amérique rongée par le racisme et la ségrégation, qui prouve que, quoi qu'il arrive, la haine n'est jamais la réponse…

PB: Il razzismo e la segregazione sono due soggetti che amo trattare. Bisogna guardare in faccia la verità: Trump è razzista. Parla delle persone e le tratta in modo diverso a seconda della loro origine. È da anni che va avanti, e continua a farlo.

Già negli anni '70, la società immobiliare di Trump tendeva a non affittare gli appartamenti agli afroamericani, e riservava un trattamento di favore ai bianchi, a quanto dice il governo federale. Il paese non è stato costruito sull'integrazione tra bianchi e neri. Quindi le disparità razziali non sono sparite neanche dopo l'elezione del primo Presidente nero degli Stati Uniti.

Tanto meno il razzismo. Tutto ciò è piuttosto inquietante! Alcuni osservatori affermano che i discorsi anti-Obama, spesso molto populisti, siano indirizzati ai gruppi radicali. Io penso che non si nasca razzisti, ma che lo si diventi. In linea generale, pare che oggi il razzismo non corrisponda per forza alla profonda convinzione di appartenere a una razza superiore. Piuttosto è fatto della paura e dell'inquietudine di fronte all'altro, che è diverso da me e che non arrivo a comprendere. Il razzismo è il rifiuto di queste diversità e il rifiuto dell'altro.

Per tornare al mio fumetto «Plus Fort que la Haine», possiamo dire che piovono colpi sulla testa del giovane Doug, l'eroe del racconto, che deve imparare a padroneggiare la sua rivolta, a domarla, a canalizzarla. E così le ingiustizie si accumulano, per lui, per i suoi cari e per i suoi simili. La salvezza arriva grazie all'intervento di due saggi, uno nero che gli impedirà di commettere un errore irreparabile, e l'altro bianco, suo vicino, che gli regalerà il primo paio di guantoni da boxe e un biglietto per la città. Una favola umanista in un'America corrosa dal razzismo e dalla segregazione, che dimostra che, qualunque cosa accada, l'odio non è mai la risposta…

 

GV: Tornando al libro recentemente uscito, lei ha ottenuto il consenso della famiglia di Simone Veil per quest'opera. Madame Veil, ai suoi tempi, ha dovuto fronteggiare un'ondata d'odio per il suo operato in favore dei diritti delle donne, soprattutto sull'aborto. È più difficile portare avanti una causa progressista ai giorni nostri che nel 1974? Ed è possibile che stiamo tornando indietro sui progressi ottenuti in materia di diritti delle donne?

En 40 ans, les Français ont nettement changé d'opinion sur les conditions d'avortement. 75% d'entre eux se disent favorables à une IVG sans restriction, contre seulement 48% en 1974, l'année de la « loi Veil ». On peut ajouter le Chili sur la liste qui s’apprête enfin à alléger sa législation sur l’IVG. En Amérique latine ou en Afrique, certains pays prohibent l’avortement quand certains ne l’autorisent qu’à des conditions très restrictives. Ce sont les femmes d’Europe et d’Amérique du Nord qui bénéficient des législations les plus libérales. Dans la pratique, l’IVG reste fortement limitée dans certains pays. Les médecins peuvent en effet faire appel à la « clause de conscience », qui les autorise à ne pas pratiquer d’acte pouvant heurter leurs convictions éthiques, morales et religieuses. Il ne s’agit pas d’un retour brutal des vagues réactionnaires, c’est plus un état d’esprit, une ouverture d’esprit. Un nombre important de pays continuent de l’autoriser uniquement sous des conditions extrêmement restrictives. Notamment en cas de danger pour la vie de la mère. Par contre pour les autres, ceux qui sont contre, le problème qui se pose est précisément celui-ci : qui tranchera et sur la base de quel(s) critère(s) ? Qui décidera quand il y a vie humaine et quand il n’y a rien ou presque rien ? Mais pour moi, pour résumer : « Les femmes ont le droit de disposer de leur corps » comme elles le veulent. « Je n’imaginais pas la haine que j’allais susciter » disait Simone Veil le 26 novembre 1974. L’opinion des Français sur les conditions d’avortement a changé de manière très significative. On observe que dans la France d’aujourd’hui, il n’existe pas de réel clivage de sexe ou d’âge sur les conditions d’interruption volontaire de grossesse. En effet, hommes et femmes se prononcent tout autant pour une autorisation extensive de l’IVG respectivement. On peut considérer qu’aujourd’hui le public est sensible à ce raisonnement. Si l’opinion française est massivement acquise à un recours à l’IVG sans condition, une minorité non négligeable, représentant un quart de la population totale mais aussi un quart des femmes et des jeunes, souhaiterait que cette pratique soit plus encadrée. Les prises de position sont les mêmes chez les hommes et chez les femmes, et quel que soit le nombre d’enfants des personnes interrogées. Mais l’âge fait sentir son effet : plus on est jeune et plus on se montre favorable à la liberté de l’avortement. D’autre part, dans l’ensemble du public prédomine l’idée que l’avis médical doit avoir un grand poids dans la décision d’un avortement pour raisons sociales.

PB: In 40 anni i francesi hanno decisamente cambiato opinione sulle condizioni in cui l'interruzione volontaria della gravidanza è praticabile. Il 75% si dichiara favorevole senza restrizioni, contro il solo 48% del 1974, anno della “legge Veil” [che ha legalizzato l'aborto in Francia]. Possiamo aggiungere il Cile alla lista dei paesi che si apprestano ad alleggerire la legislazione sull'IVG. In America Latina e in Africa, certi paesi proibiscono l'aborto, mentre altri lo consentono solo a condizioni molto restrittive.

Sono le donne europee e nordamericane a beneficiare delle leggi più liberali. Nella pratica, l'aborto rimane fortemente limitato nei paesi in cui i medici possono ricorrere all'obiezione di coscienza, che li autorizza a non praticare atti che possano urtare le loro convinzioni etiche, morali e religiose. Non si tratta di un rigurgito reazionario, ma di uno stato d'animo, di apertura mentale.

Un numero importante di paesi continua ad autorizzarlo unicamente a condizioni estremamente restrittive. Soprattutto in caso di pericolo di vita per la madre. D'altra parte, per chi è contrario si pone un problema preciso: chi deciderà, e sulla base di quale criterio? Chi stabilirà quando c'è vita umana e quando non c'è nulla o quasi?

Io penso, per riassumere, che le le donne abbiano il diritto di disporre del proprio corpo come vogliono. «Non immaginavo l'odio che avrei suscitato» diceva Simone Veil il 26 novembre 1974. Da allora, l'opinione dei francesi sulle condizioni in cui l'aborto è praticabile è cambiata in maniera molto significativa, in modo piuttosto omogeneo nelle diverse fasce d'età e di genere: possiamo dire che oggi l'opinione pubblica è sensibile a questo argomento e, tanto gli uomini quanto le donne, si dicono a favore di un'autorizzazione estensiva all'interruzione di gravidanza.

Se l'opinione pubblica francese si è ampiamente attestata sul ricorso all'aborto senza condizioni, resta una minoranza non ignorabile, pari a un quarto della popolazione totale, anche delle donne e dei giovani, che auspicherebbe una maggior regolamentazione. Le percentuali sono le stesse per uomini e donne, indipendentemente da quanti figli abbiano. È l'età che fa sentire i suoi effetti: più sono giovani, più sono favorevoli alla libertà di aborto. Peraltro, nell'opinione pubblica predomina l'idea che il parere medico debba avere un grande peso nella decisione di interrompere la gravidanza per ragioni sociali.

GV: Lei è appassionato di giustizia e di mare. Non potevo non menzionare il tragico episodio [fr] dell'Aquarius. Qual è la sua opinione sulla situazione attuale dei rifugiati nel mar Mediterraneo, e come potrebbe essere migliorata?

PB: Si Simone Veil était encore vivante et vivace, je peux vous affirmer qu'elle aurait tapé du poing sur la table ! C'est une honte. Cette grande dame, authentique Européenne n'aurait jamais laissé cette triste situation telle que nous la vivons, car nous pouvons le dire, c'est une honte européenne absolue. Évidemment, je réagis en tant qu'humain, citoyen, c'est peut-être facile d'écrire ces lignes de là où je me trouve. Mais, il faut bien reconnaître que le désordre est total, le manque de cohérence patent, l’absence de règles communes est d’une terrible banalité. Chaque pays fait ce qu’il veut, accueille ou rejette qui il veut, quitte à l’envoyer vers une mort certaine. Cela avait déjà commencé avec l’accueil des Syriens. Alors que chaque pays européen s’était engagé sur un quota d’accueil minimal de ceux qui fuyaient Daech, la plupart ne l’ont pas respecté, et encore moins la France. Le nombre de personnes qui meurent en Méditerranée est un désastre humanitaire considérable, et pourtant, l’Europe n’est toujours pas capable de  l’enrayer. Tout cela fait peur, peur pour l'avenir, notamment l'avenir de nos enfants. Comment leur montrer un bon exemple de solidarité ? Cela montre à quel point l'Europe a perdu sa compassion morale dans la Méditerranée. Ces hommes, ces femmes, ces enfants ont fui la pauvreté et la guerre. Je vous avoue que je suis dépassé devant un tel comportement. Comment va évoluer cette situation ? Je ne sais pas. J'ose espérer que les mentalités vont évoluer, mais j'ai tendance à penser que l'humain régresse. Car pour être humain, il faut : Être humain, c’est être digne et respectueux, Être humain, c’est penser avec intelligence, Être humain, c’est partager avec les autres, Être humain demande d'être libre au sein d'une société civilisée… Mais tous ces aspects par lesquels j'ai essayé essayé de caractériser une attitude humaine sont actuellement en régression dans la vie quotidienne. Pour demain, j'espère beaucoup…

PB: Se Simone Veil fosse stata ancora viva, posso assicurarvi che avrebbe picchiato i pugni sul tavolo! È una vergogna. Questa gran signora, autentica europea, non avrebbe mai accettato la triste situazione che stiamo vivendo, perché possiamo dirlo: è una vergogna europea assoluta. Ovviamente reagisco da essere umano, da cittadino, e forse è facile scrivere queste righe nella mia posizione. Ma bisogna pur riconoscere che il disordine è totale, la mancanza di coerenza è evidente, la carenza di regole comuni è di una banalità terribile. Ogni paese fa quello che vuole, accoglie o respinge chi vuole, anche se ciò significa mandare qualcuno a morte certa.

Era già iniziata con l'accoglienza dei siriani. Nonostante ciascun paese europeo si fosse impegnato ad accogliere una quota minima di persone in fuga dall'Isis, la maggior parte non ha mantenuto la parola, men che meno la Francia. Il numero di persone che muoiono nel Mediterraneo è un grave disastro umanitario, eppure l'Europa non è ancora stata in grado di fermarlo. Tutto questo fa paura, paura per il futuro, soprattutto il futuro dei nostri figli. Come mostrare loro un buon esempio di solidarietà?

Questo dimostra fino a che punto l'Europa ha perso anche la sua compassione morale nel Mediterraneo. Queste donne, questi bambini sono scappati dalla povertà e dalla guerra. Confesso di sentirmi sopraffatto da un tale comportamento. Come evolverà la situazione? Non lo so. Oso sperare che la mentalità si evolva, ma tendo a pensare che il genere umano stia regredendo. Perché, per essere umani, bisogna essere umani: avere dignità e rispetto, pensare con intelligenza, condividere con gli altri. Essere umani richiede di essere liberi in una società civile… Ma tutti questi aspetti stanno in realtà regredendo nella vita quotidiana. Spero molto nel futuro…

GV: Grazie ancora per l'intervista e per tutto il suo lavoro.

PB: Merci à vous pour ce moment fort agréable.

PB: Grazie a voi, è stato un vero piacere.

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