Le nuove tariffe di accreditamento per chi lavora nel settore dei media, introdotte in Mozambico il 22 agosto del 2018, potrebbero rendere il mestiere di giornalista decisamente costoso. Molti giornalisti considerano l'introduzione delle nuove tariffe come una minaccia alla libertà di stampa nel paese.
Approvata dal governo mozambicano il 23 luglio del 2018, la nuova struttura tariffaria è stata introdotta per mezzo di un decreto [pt, come i link seguenti, salva diversa indicazione] ufficiale. Stabilisce nuove tariffe per l'accreditamento dei media, che potrebbero avere ripercussioni negative sulle testate giornalistiche e sui corrispondenti esteri, nonché risultare particolarmente onerose per i media con un budget limitato.
Il testo del decreto definisce i requisiti per l'amministrazione, la concessione e il rinnovo dell'accreditamento, l'approvazione e la pubblicazione/trasmissione di annunci pubblicitari su giornali, radio, televisioni e piattaforme digitali, oltre ai requisiti per l'accreditamento dei giornalisti e freelance stranieri e mozambicani.
Dopo l'annuncio dell'introduzione di questa misura da parte dell'Ufficio delle informazioni mozambicano, GABINFO (un ente che risponde direttamente al Primo ministro) è stato contestato da numerose organizzazioni, tra cui Amnesty International [en] che ritiene che la misura sia un “tentativo [en] eclatante di reprimere i giornalisti”. Il decreto è stato approvato qualche mese prima delle elezioni municipali dell'ottobre del 2018. Le elezioni nazionali si terranno invece nel 2019.
Opposizioni e controversie
Preparato in segreto e senza consultare o discuterne con i membri del settore dei media, il decreto prevede l'istituzione di un organismo di regolamentazione dei media, una novità per il Mozambico, e impone una struttura tariffaria in base alla quale i giornalisti e le testate giornalistiche dovranno pagare tariffe elevate per poter ottenere e mantenere l'accreditamento.
Mozambique's new media decree fee structure requires media workers and outlets to pay a set of fee in order to establish and maintain their accreditation, with renewals every five years.
- Foreign correspondents pay 500,000 metical (USD $8450), and the same amount for renewal of accreditation.
- National correspondents working for foreign media outlets pay 200,000 metical (USD $3383) for accreditation and renewal.
- Foreign freelancers will pay 150,000 metical (USD $2537) and Mozambican freelancers 30,000 metical (USD $507) for accreditation and renewal.
- Media outlets will pay between two and four million metical (USD $38,330 to $67,670) for accreditation and renewal.
- Comle munity radio stations will pay an initial licensing fee of 50,000 metical (USD $855) and an annual licensing tax of 3000 metical ($50).
Media workers and outlets that fail to pay licensing fees will have their licenses revoked.
La nuova struttura tariffaria per i media introdotta in Mozambico prevede che i giornalisti e le testate giornalistiche paghino determinate tariffe per ottenere e mantenere il loro accreditamento, che deve essere rinnovato ogni cinque anni.
- I corrispondenti esteri devono pagare 500.000 meticais mozambicani (8.450 dollari) per ottenere e rinnovare l'accreditamento.
- I corrispondenti mozambicani che lavorano per testate giornalistiche straniere devono pagare 200.000 meticais (3.383 dollari) per ottenere e rinnovare l'accreditamento.
- I freelancer stranieri devono pagare 150.000 meticais (2.537 dollari) mentre i freelance mozambicani devono pagare 30.000 meticais (507 dollari) per ottenere e rinnovare l'accreditamento.
- Le testate giornalistiche devono pagare da 2 a 4 milioni di meticais (da 38.330 a 67.670 dollari) per ottenere e rinnovare l'accreditamento.
- Le stazioni radiofoniche comunitarie devono pagare una tariffa iniziale per l'accreditamento di 50.000 meticais (855 dollari) e una tassa annuale per l'accreditamento di 3.000 meticais (50 dollari).
Ai giornalisti e alle testate giornalistiche che non pagano le tariffe previste verrà revocato l'accreditamento.
Il giornale online mozambicano @Verdade ha definito queste tariffe “astronomiche”, mentre il settimanale Savana le ritiene addirittura “draconiane“.
L'indignazione per le misure introdotte dal governo ha spinto un gruppo di giornalisti mozambicani a presentare una petizione al difensore civico nazionale per chiedere che il decreto venga dichiarato incostituzionale.
Strutture tariffarie di questo tipo possono avere un effetto sproporzionato sulle piccole testate giornalistiche e sui giornalisti freelance, che potrebbero non essere in grado di pagare queste tariffe ed essere obbligati a smettere di lavorare oppure utilizzare mezzi non autorizzati per farlo, con possibili altre conseguenze.
Fátima Mimbirre, una ricercatrice del Centro per l'integrità pubblica, ha affermato che nessuna testata giornalistica privata è in condizioni di pagare queste tariffe, ed ha citato la radio comunitaria come caso esemplare:
Muito recentemente, as rádios comunitárias tiveram de pedir isenção do pagamento das taxas anuais do uso do espectro radio-eléctrico porque nenhuma estava em condições de pagar, pelo que, com as novas taxas, é certo que muitas irão à falência, o que seria uma pena, sabido o papel que estas rádios têm na democratização do direito à informação e garantir outros direitos aos cidadãos principalmente das zonas rurais.
Non poco tempo fa, le radio comunitarie hanno chiesto di essere esentate dal pagamento delle imposte annuali per l'uso delle frequenze radio perché nessuna era in condizione di pagare. Dopo l'introduzione delle nuove tasse, molte di loro dovranno dichiarare bancarotta. Sarebbe un peccato considerato il ruolo che queste hanno nel rendere democratico il diritto di accesso alle informazioni e nel garantire altri diritti, principalmente ai cittadini che vivono nelle aree rurali.
L'Ordine degli avvocati mozambicani (OAM) ha dichiarato di considerare queste tariffe “eccessive”, ed ha inoltre affermato che potrebbero limitare il diritto di accesso all'informazione:
Olhando para nossa realidade as taxas parece-nos serem tão exageradas que irão eventualmente eliminar alguns órgãos de comunicação social, o que é mau porque de forma indirecta estamos a coarctar o direito à informação… a OAM não é contra a introdução de taxas na comunicação social, o que defendemos é que devam ter em conta a realidade moçambicana.
In una realtà come questa, queste tasse ci sembrano eccessive e riteniamo che finiranno per costringere alcune testate giornalistiche a chiudere. Ciò avrà naturalmente ripercussioni negative perché, indirettamente, limiterà l'accesso alle informazioni. OAM non si oppone all'imposizione di tasse alle testate giornalistiche, ma vorrebbe che fossero calcolate tenendo conto della realtà mozambicana.
Analogamente, la coordinatrice del Programma per l'Africa del Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), Angela Quintal, ha fatto presente che quella mozambicana è probabilmente la peggiore struttura tariffaria nell’ Africa subsahariana, e che questa struttura costituirebbe un tentativo di impedire alla stampa indipendente di lavorare:
Estou surpreendida. Creio que Moçambique apresenta provavelmente uma das piores taxas de acreditação de jornalistas. Já vimos tentativas de governos tentarem fazer algo parecido…Na África subsariana, já vimos a imposição de taxas nas redes sociais no Uganda, mas este caso de Moçambique é exagerado. Para o Comité, esta é uma tentativa do governo impedir a imprensa independente, bloquear a diversidade de vozes, fechar o espaço e privilegiar a imprensa estatal
Il solo sapere che il Mozambico abbia una delle peggiori strutture tariffarie per l'accreditamento dei giornalisti mi sorprende. Abbiamo già visto altri governi che hanno tentato mosse simili nell’ Africa subsahariana, come in Uganda dove sono state imposte tasse sui social media. Nel caso del Mozambico queste tariffe sono tuttavia eccessive. Il Comitato ritiene che ciò sia un tentativo del governo di intralciare il lavoro della stampa indipendente, limitare la diversità di opinioni, chiudere gli spazi e privilegiare la stampa controllata dal governo.
Le “tasse sui social media” introdotte in Uganda richiamano alla mente la cosiddetta recente “legge sulle tasse imposte ai blogger in Tanzania” [en], che stabilisce l'istituzione di un registro dei blogger e impone loro di pagare una tariffa annuale di 900 dollari per potere pubblicare online. In caso di violazione della legge, i giornalisti rischiano sanzioni astronomiche o addirittura il carcere.
Il decreto approvato in Mozambico non fornisce alcuna motivazione sull'aumento delle tariffe, né spiega in che modo i profitti derivanti da tali tariffe contribuiranno a migliorare la libertà di stampa, considerando che il 60% dei proventi derivanti da tali misure andranno al bilancio dello stato e il 40% a GABINFO.
‘Vogliamo che il settore delle comunicazioni diventi un'industria robusta e sostenibile’
In un'intervista con il quotidiano Savana, Emilia Moiane, Presidentessa di GABINFO, ha risposto alle critiche sul nuovo decreto affermando che l'obiettivo di queste tariffe è quello di rendere il settore delle comunicazioni “un'industria robusta e sostenibile”, simile a quella di altri settori economici che contribuiscono alle finanze dello stato:
Nós queremos uma indústria que possa ser sustentável. Nós queremos que os jornais estejam na praça com sustentabilidade. Quem entra para o mercado da comunicação social tem de ter capacidade de se sustentar. Não estamos a coarctar nenhuma liberdade. Estamos a criar condições para que quem está no jornalismo diga “sim senhor”, está no mercado, numa indústria. Não queremos eliminar os mais fracos. Nós queremos ter um mercado da comunicação social sustentável.
Vogliamo un'industria che sia sostenibile. Vogliamo che i giornali lavorino in modo sostenibile. Chiunque decida di lavorare nel settore delle comunicazioni deve essere in grado di sostenersi finanziariamente in modo autonomo. La nostra intenzione non è quella di limitare la libertà di stampa. Siamo creando le condizioni per permettere a chiunque lavori nel campo del giornalismo di dire “che sì, fanno parte di un settore e di un'industria”. Non vogliamo eliminare i più deboli, ma fare semplicemente in modo che il settore dei media sia sostenibile.
L'Istituto per i media in Africa meridionale (MISA – Mozambico) ha interpretato questo commento come un'ammissione della non conformità del governo al principio secondo cui i servizi pubblici debbano essere gratuiti:
O decreto parte do pressuposto de que os media, em primeiro lugar, são um sector comercial e lucrativo, o que viola o princípio funcional e democrático do papel dos media – que são um espaço público que deve ser acessível a todos e promovendo a informação aos cidadãos a custo zero. Ao incrementar taxas de licenciamento, o Governo está a transmitir a ideia de que o produto dos media pode ser vendido a qualquer custo, o que viola o princípio de acessibilidade para os cidadãos, pois pode tornar os custos operacionais mais elevadas…. o Direito à Informação não pode ser medido sob ponto de vista de valores monetários.”
Il decreto si basa sul presupposto che i media siano prima di tutto un settore commerciale e lucrativo, benché ciò violi i principi operativi e democratici dei media che rappresentano uno spazio pubblico che dovrebbe accessibile a tutti e offrire gratuitamente informazioni ai cittadini. Aumentando il costo delle tariffe per l'accreditamento, il governo sta trasmettendo l'idea che il prodotto dei media possa essere venduto a qualsiasi costo. Ciò viola il principio dell'accessibilità da parte dei cittadini, perché potrebbe aumentare i costi operativi. Il diritto di accedere alle informazioni non può essere misurato in termini monetari.
Human Rights Watch ha chiesto al governo di abolire le nuove tariffe sulla base del fatto che “ostacolano fortemente” [en] la libertà di stampa e l'accesso all’ informazione in Mozambico.
Un giorno prima dell'entrata in vigore del decreto, GABINFO ha incontrato vari giornalisti, corrispondenti e freelance allo scopo di creare una commissione per valutare in che modo le tariffe potrebbero essere migliorate per avvantaggiare le diverse parti interessate. Tuttavia, nel frattempo il decreto è già entrato in vigore.
Va notato che queste tariffe elevate causano vari altri problemi ai giornalisti del paese. Molte testate giornalistiche e molti giornalisti continuano a essere vittime di minacce e intimidazioni, soprattutto nelle aree rurali, come Reporter Senza Frontiere ha evidenziato nell’Indice mondiale della libertà di stampa [en] del 2018, dove il Mozambico figura al 99° posto tra i 180 paesi esaminati.
In uno studio recente pubblicato da MISA si evidenzia che le minacce alla libertà di stampa sono aumentate, passando da 11 casi segnalati nel 2016 a 21 casi nel 2017.