Presso una recente mostra ad Abuja, in Nigeria, sono stati esposti gli ultimi dipinti di Sor Sen [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], un artista i cui quadri rappresentano la sua esplorazione dell'esperienza umana e dell'ambiente.
La collezione di dipinti, intitolata ” Earthlings and Others” (“Esseri umani e altre cose”, ndt), si ispira ai momenti che Sen ha trascorso nella casa di riposo di suo nonno nel villaggio di Shangev-Tiev, nell'area di governo locale di Konshisha, nello stato del Benue [it], da lui descritta come una “mini foresta”.
L'artista trentottenne è nato e cresciuto in Nigeria, dove ha conseguito, presso l'Università Ahmadu Bello di Zaria, la Laurea (BFA, Bachelor of Fine Arts) e la Magistrale in Belle Arti (MFA, Master of Fine Arts), rispettivamente nel 2008 e nel 2014.
Oltre a sei mostre da solista, Sen ha partecipato a oltre trenta mostre collettive nel mondo. Le sue opere sono state esposte al Total Museum of Contemporary Art di Seoul in Corea del Sud e incluse, tra le altre, nella collezione nazionale permanente della Nigeria National Gallery of Art di Abuja e nella collezione Imago Mundi di Luciano Benetton [it] in Italia.
Nell'intervista rilasciata a Global Voices, Sen parla degli aspetti della sua sesta mostra personale e della sua esperienza di artista in Nigeria.
Pamela Ephraim (PE): Di cosa tratta la tua ultima mostra? Puoi dirci da cosa hai tratto ispirazione?
Sor Sen (SS): La mia ultima mostra, “Earthlings and Others”, esplora la somiglianza e la connessione tra gli esseri umani e gli alberi, di come sono legati tra loro nel cerchio della vita e come nascono. Mi sono ispirato alla filosofia aggiungendo alcune riflessioni su come le esperienze vissute dagli esseri umani e dagli alberi siano piuttosto simili. Un albero, per esempio, attraversa cicli stagionali in cui a volte fiorisce, muta le foglie, il colore o la forma, e questo è simile all'essere umano. A volte siamo felici, altre volte siamo tristi. I rami di un albero raggruppati, gli intrichi, le evoluzioni e la generale organizzazione strutturale mi ricordano la natura un po’ caotica della condizione umana. Cerco anche di dare risalto alla risaputa nozione che, attraverso la fotosintesi, l'aria che espiriamo viene convertita da anidride carbonica in ossigeno.
Ho tratto la maggior ispirazione dal periodo in cui sono cresciuto e ho trascorso del tempo nella casa di mio nonno in paese, la quale era come una mini foresta con molti alberi. In occasione delle vacanze, contribuivamo alla cura degli alberi. Il nonno trattava gli alberi come esseri umani, meritevoli di attenzioni, cure e amore.
PE: Come arrivi a realizzare queste opere così belle ed evocative? Puoi descrivere un po’ il tuo processo creativo?
SS: Di solito osservo a lungo cose, luoghi e persone, così facendo cerco una connessione che catturi la mia anima, prima ancora che la ragione. Ciò significa che cerco di avere un dialogo emotivo con le cose che voglio creare; la cosa difficile di questo processo è che non può essere forzato. La maggior parte delle volte creo senza comprendere appieno ciò che sto facendo, ma godendomi il processo creativo. Ciò mi permette di vedere i miei pensieri da una prospettiva che ritengo pura e libera. Finito il nuovo dipinto, di solito mi ci siedo accanto e ci dialogo mentalmente per sentire cosa mi ricorda, se la vita o altri temi della società.
PE: Tra le opere della collezione ” Earthlings and Others” ne hai una cui sei particolarmente affezionato?
SS: La scelta è difficile per me, come se mi chiedessero di scegliere il mio figlio preferito. A ogni modo il dipinto cui sono particolarmente affezionato è intitolato “You Are My Shelter and Comfort” (“Tu sei il mio rifugio e il mio conforto”, ndt). Si tratta della rappresentazione di un'ipotetica madre e di un bambino; la madre è raffigurata come un albero che tiene in braccio il suo bambino. Mi colpisce il modo in cui ho acquisito i protagonisti e l'ispirazione. Mi trovavo in un ambulatorio della mia comunità per consultare un medico. Durante l'attesa arrivò anche questa donna con il suo bambino. Mentre erano seduti ad aspettare rimasi affascinato dall'amore, dal calore e dall'attenzione che la donna riservava al suo bambino ammalato. Ho dato la mia interpretazione della scena dipingendola e adattandola al filo conduttore di “Earthlings and Others”: forse per gli alberi siamo come neonati che meritano un po’ d'amore da parte di Madre Natura.
PE: A chi si rifanno le tue più importanti influenze artistiche?
SS: Innanzitutto a mio padre. Mi sono avvicinato all'arte prima di tutto a casa e questo è servito anche per farmi iniziare a creare. In seguito, quando sono andato a scuola, ho avuto alcuni insegnanti che mi hanno influenzato, come il mio defunto maestro Kefas Danjuma, che considero un grande pittore per il modo in cui maneggiava gli elementi e le superfici che sceglieva. Mi ha influenzato in modo significativo, così come un altro insegnante, il professor Jerry Buhari, di cui mi piace il livello di criticità insito nel suo modo di insegnarci. Ci ha rammentato che l'arte ha un valore significativo e che dobbiamo prestarle attenzione. Il mio insegnante di scuola media, Depuun Liemen, mi ha spronato a disegnare molto. Un'altra influenza è anche il mio amico Dhlimi Munza, bravissimo a disegnare, a capire i colori e a combinare gli elementi per realizzare un dipinto suggestivo.
PE: Con quali difficoltà si confrontano gli artisti in Nigeria?
SS: Questo momento di crisi valutaria apparentemente infinito, per noi pittori, sta incidendo pesantemente sul costo dei materiali diventati assurdamente cari, poiché la maggior parte di essi, dalla pittura ai pannelli alle matite, viene importata.
Anziché lamentarci di questi problemi, cambiamo i mezzi. “Questa cosa è troppo costosa per me, quindi farò un collage o creerò da me la tinta”.
PE: La Nigeria è un ambiente adatto per fare arte?
SS: Penso che questo posto sia una fonte di energia per la creatività in generale. Guardandosi intorno gli artisti possono trarre ispirazione dagli ambienti fisico, socio-politico, economico e culturale. Detto questo, disponiamo di strutture per una mostra alla fine del progetto? Secondo me c'è carenza in questo senso. Immaginate un Paese grande come la Nigeria, con una Galleria Nazionale delle Arti, ma senza una galleria! Immaginate di avere una galleria o un museo, soprattutto qui nel cuore di Abuja, dove la gente possa andare a scoprire la società, a conoscere le esperienze di altre persone attraverso alcune opere!
PE: Quale pubblico è stato più recettivo rispetto ai tuoi dipinti?
SS: Vivo e lavoro in Nigeria, ma finora, nel corso degli anni, il mio target principale è sempre stato quello degli stranieri e degli immigrati che vivono qui. In passato avrei voluto che fossero più i nigeriani a comprare i miei lavori, ma non è mai successo.
PE: Secondo te le tue opere sono acquistate più dagli stranieri che dai nigeriani? È un problema di disponibilità economica o di gradimento?
SS: A dire il vero non so perché le mie opere siano acquistate più dagli stranieri che dai nigeriani, ma credo di poterlo intuire. Lavoro ad Abuja da tempo e quello che posso dire dal mercato è che qui c'è una grande comunità di immigrati che pare abbia più tempo per interessarsi all'arte rispetto ai nigeriani. Potrei sbagliarmi, ma questa è stata la mia esperienza o, forse, perché frequentando molti dei loro spazi, guardano quello che faccio molto più rispetto ai nigeriani.
La mostra si è conclusa ufficialmente il 6 marzo, ma la direzione ha chiesto una proroga fino al 17 c.m. Sen dice che sta pensando di esporre la mostra in una nuova città, ma non ha ancora preso una decisione definitiva.