Binyavanga Wainaina, lo scrittore keniano che ha insegnato al mondo ‘come scrivere sull'Africa’, muore a 48 anni

Lo scrittore keniano Binyavanga Wainaina al Brooklyn Book Fest, 2009. Wainaina, 48 anni, è morto il 21 maggio scorso a Nairobi, in Kenya. Foto di Nightscream, CC BY 3.0 via Wikimedia Commons.

È passato poco tempo da quando lo scrittore keniano Binyavanga Wainaina ha lasciato questo mondo, ma la sua presenza ed il suo impatto continuano a riecheggiare.

Lo scrittore, schietto e apertamente gay, ha fatto ramanzine e sfidato lo status quo, dando il via ad una rivoluzione letteraria che ha potuto aprire le porte a migliaia di aspiranti scrittori pronti a cambiare la narrativa in e riguardo l'Africa.

Lo scrittore, educatore ed attivista LGBT, Binyavanga Wainaina è morto [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] lo scorso 21 maggio a Nairobi, in Kenya, all'età di 48 anni e dopo una breve malattia.

Oggi ho pensato: che significato avrà la vita quando sarà tutto finito? La morte di Binyavanga mi ha fatto pensare a chi ero circa 5 anni fa, e anche a chi era lui per noi, giovani africani entusiasti e affamati di un paradigma diverso per il nostro continente e per noi stessi.

Pochi minuti dopo la notizia della morte, gli amici di Wainaina, i seguaci e gli ammiratori hanno inondato i social media per scambiare tributi e ricordi, discutendo su quale dei suoi prolifici scritti abbia avuto la maggiore influenza.

Wainaina è conosciuto in particolare per il suo saggio provocatorio “Come scrivere sull'Africa,” pubblicato sul giornale Granta nel 2006. È anche conosciuto per la sua autobiografia del 2012, “Un giorno scriverò su questo luogo” ed il saggio “Mamma, sono omosessuale”, pubblicati simultaneamente su Chimurenga e anche Africa is a Country nel 2014. Il saggio ha causato un potente fermento su Twitter, mentre le persone provavano a distinguere la realtà dalla finzione, e successivamente, il Time ha nominato Wainaina come una delle 100 persone più influenti al mondo.

All'interno di “Come scrivere sull'Africa”, Wainaina ha accusato i mass media occidentali e l'industria umanitaria – entrambi particolarmente presenti a Nairobi, di perpetuare stereotipi negativi sul continente africano, attraverso una feroce satira.

Never have a picture of a well-adjusted African on the cover of your book, or in it, unless that African has won the Nobel Prize. An AK-47, prominent ribs, naked breasts: use these. If you must include an African, make sure you get one in Masai or Zulu or Dogon dress.

Mai avere l'immagine di un africano psicologicamente sano sulla copertina del tuo libro, o all'interno, a meno che questo africano non abbia vinto il Premio Nobel. Un AK-47, costole sporgenti, seni nudi: usa questi. Se devi includere un africano, assicurati di trovarlo con un vestito tipico Masai o Zulu o Dogon.

“Il suo sarcasmo era gocciolante – uno scalpello stellare” scrive lo scrittore nigeriano Nwachukwu Egbunike.

Saggiamente citato da accademie, organizzazioni non governative e operatori umanitari, il saggio – pubblicato anche come libricino – ha avuto un profondo impatto sulle percezioni dell'Africa e continua a circolare, sorprendere e provocare.

Riguardo il suo impatto, la giornalista Pernille Bærendtsen scrive:

For me, this essay has followed me since I received it as a gift in 2008 by a Kenyan friend. I clearly belonged to the group of people Binyavanga addressed: A development worker employed by a Danish NGO in Tanzania writing about its ‘impact.’ This was at a point when the development and aid industry sharpened its rhetoric in favor of fundraising at the cost of unfolding the contrasting diversity on the ground. I had plenty of reason to feel embarrassed, but I also had time to plan how to change.

Personalmente, questo saggio mi ha seguito sin da quando lo ricevetti come regalo da un amico keniano nel 2008. Appartenevo chiaramente al gruppo di persone a cui si indirizzava Binyavanga: una lavoratrice in crescita, impiegata per una ONG danese in Tanzania, che scriveva riguardo il suo ‘impatto’. Questo accade nel punto in cui lo sviluppo e l'industria umanitaria affilarono la loro retorica a favore della raccolta fondi a costo di mostrare la diversità contrastante sul campo. Avevo molte ragioni per sentirmi imbarazzata, ma anche tempo per pianificare un cambiamento.

Binyavanga ha spiegato successivamente, all'interno del giornale Bidoun, come questo saggio aveva preso casualmente vita con un duplice effetto: esponendo e descrivendo l'insicurezza dei “romanzieri, lavoratori delle ONG, musicisti rock, ambientalisti, studenti e scrittori di viaggio”, che leggono queste “linee guida” su come – o forse come non – scrivere sull'Africa, essi hanno poi iniziato a chiedere il suo sostegno.

Wainaina, figlio di padre keniano e madre ugandese, ha continuato a sfidare gli stereotipi sull'Africa con la sua rivoluzionaria autobiografia del 2012, “Un giorno scriverò su questo luogo.” Attraverso ricchi e violenti dettagli, ha trasportato i lettori dalla sua infanzia in Kenya negli anni '70 e ai suoi giorni da studente in Sudafrica, dove ha trascorso molti anni in esilio.

I critici hanno definito il libro crudo ed onesto, ma Wainaina ha ammesso in seguito di aver tralasciato un importante capitolo – la sua vita sentimentale.

Con “Mamma, sono omosessuale”, Wainaina è diventato il primo keniano di alto profilo a dichiararsi apertamente gay sui social media, scatenando una valanga di opinioni sociali. Considerandolo “il capitolo perduto” della sua autobiografia, Wainaina immaginava di fare coming out come gay alla madre in punto di morte. Il suo saggio è arrivato puntuale, mentre l'onda di crociate e legislazioni anti gay venivano proposta in Uganda e poi in Tanzania, dove gli atteggiamenti omosessuali rimangono perseguibili.

Comunque, a differenza di altri scrittori mandati in esilio, Wainaina era tornato a casa, e come Nanjala Nyabola per la BBC fa notare su Twitter, “questo è stato rilevante”:

Per quelli di noi che sono cresciuti con “i migliori scrittori keniani” (qualsiasi cosa significhi) vissuti in esilio, incarcerati o perseguitati, o poveri e sottovalutati, o pesantemente censurati, lui era ritornato e questo è stato rilevante. Lui era un uomo complesso, ma credo che per questo si meriti eterna gratitudine.

‘Dobbiamo liberare le nostre immaginazioni’

Mentre ironicamente Binyavanga attraeva ammirazione dal variegato pubblico internazionale che criticava, a casa sentiva la pressione di nonsentirsi bene dentro cornici prestabilite. Binyavanga chiedeva spazi liberi ed immaginazione. Coraggiosamente – all'interno di una comunità in crescita a sostegno degli LGBTQ – lui ha insistito per piegare queste cornici.

In risposta a tutto il rumore e i contraccolpi, quello stesso anno Wainaina ha prodotto “Dobbiamo liberare le nostre immaginazioni,” una serie di Youtube divisa in sei parti in cui descrive le sue idee di libertà e immaginazione. “Voglio vivere una vita di libera immaginazione”, ha dichiarato nella prima parte.

I want this generation of young parents to have their kids see Africans writing their own stories — that simple act is the most political act one can have. I want to see a continent where every kind of person’s imagination does not have to look for … being allowed. I am a Pan-Africanist, I want to see this continent change.

Voglio che questa generazione di giovani genitori abbia figli che vedano gli africani che scrivono le loro storie – questo semplice atto è il più politico che si possa avere. Voglio vedere un continente dove l'immaginazione di ogni persona non debba cercare di… essere permessa. Sono un panafricanista, voglio vedere questo continente cambiare.

Wainaina ha spesso incarnato il desiderio di cambiamento attraverso il suo attivismo letterario, l'educazione e la leadership. Nel 2002, dopo aver vinto il prestigioso Premio Caine per il suo saggio “Scoprendo casa”, ha usato i soldi del premio per co-fondare Kwani?, una rivista letteraria che promuove nuove voci e nuove idee emergenti all'interno del continente.

Kwani? si è evoluto poco a poco in una casa editrice e in un network letterario che mette in connessione scrittori emergenti e consolidati da Lagos a Nairobi, da Mogadishu ad Accra.

Dopo aver, senza rimorsi, scosso le convenzioni sociali keniane – dichiarandosi gay e, in seguito, rivelando il suo stato di sieropositivo all'HIV su Twitter nel giorno mondiale dell'AIDS nel 2016 – spesso si trovava con contraccolpi, stanco e dolorante.

Wainaina era una persona controcorrente che ha sfidato la depressione e spesso ha lottato con il suo complicato ruolo di personaggio pubblico. Aveva i suoi fan ma ha anche dovuto affrontare delle critiche, come quella dell’ illustre scrittrice keniana Shailja Patel, che ha accusato Wainaina di “lesbofobia tossica.”

L'utente di Twitter Néo Músangi si è scontrato con la fallibilità del carattere di Wainaina in questo tweet:

Non ho sufficienti energie per ingranare adesso ma, sono una binya in lutto, come i miei amici più cari. In tutte le mie essere queer e femminista. Sarò per sempre dispiaciuta che lui abbia ferito gli altri. Mi dispiace che li abbia ‘umanizzati’ in questi modi. Lui doveva odiarci mentre santificava questo.

Lo scrittore Bwesigye Mwsigire, direttore del Writivism Festival in Uganda, ha affrontato queste contraddizioni in un tributo su Facebook:

His style was a transgression. Beautiful and freeing transgression. … [T]he people we obsess over because of their work and ideas are people after all. They are human. Are we ever ready to love them in their complexity?

By now, a lot has been said about him. There's no need to repeat what has been said. Reminders of harm that he supported have been sounded. … This doesn't take away the pain one feels about his death.

There is only one Binyavanga Wainaina. He is an ancestor now. Let us celebrate his life.

Il suo stile era trasgressione. Trasgressione bella e gratuita. … Le persone da cui siamo ossessionati per il loro lavoro e le loro idee, sono persone dopo tutto. Sono umani. Saremo mai pronti ad amarli nella loro complessità?

Per ora, è stato detto molto su di lui. Non c'è bisogno di ripetere ciò che è stato detto. I promemoria del danno che ha sostenuto sono stati ascoltati…

Questo non porta via il sentimento di dolore per la sua morte.

C'è un solo Binyavanga Wainaina. È un antenato adesso. Celebriamo la sua vita.

Un ‘genio creativo’

Icona della stranezza, Binya – come era affettuosamente chiamato – ha ricevuto spesso fiumi di retorica anti gay al vetriolo, che è culminata online con la notizia della sua morte, diffusa attraverso vari canali.

L'attivista keniano Boniface Mwangi ha scritto su Twitter che dopo aver pubblicato su Facebook un tributo a Wainaina, commenti omofobi e di odio ha fatto sviare il suo messaggio: Wainaina era un genio creativo che deve essere ricordato:

Ho fatto un breve post su Facebook su #RIPBinyavanga e i commenti sono stati i più vili che abbia mai letto. Neanche i ladri che hanno rubato i nostri taxi e ucciso persone sono arrivati a tanto. La verità è che Binya era un genio creativo, e dovrà essere letto e ricordato.

La femminista e scrittrice ugandese Rosebell Kagumire ha sintetizzato le lezioni che ha imparato dal coraggio di Wainaina nel far sentire la propria voce:

Non permettere la paura. Non limitarti. Fai discorsi che hanno bisogno di essere fatti. Meglio se già scritti. Vivi la verità e con il tuo cuore. Quando spirerai l'ultimo respiro, ci saranno milioni di parole in cui hai portato così tanto significato.

Attraverso la sua vita e le sue lettere, ha dato a sé stesso e ad infiniti altri il permesso di immaginare che la vita possa essere diversa, e la sua morte improvvisa ha inspirato poetiche riflessioni:

Un giorno scriverò sui tuoi splendidi capelli

Un giorno scriverò sulla tua risata

Un giorno scriverò sulla tua ingovernabilità

Un giorno scriverò sul tuo piacere nell'immaginare

Un giorno scriverò sui tuoi rifiuti

Oggi, scrivo

Grazie

La scrittrice keniana Yvonne Adhiambo Owuor, autrice di “Polvere” e amica letteraria di Wainaina, lo ha chiamato in un ultimo lamento:

“Chi ti ha detto che potevi andartene? Sgattaiolare fuori dal tuo corpo di notte senza lasciare un nuovo indirizzo?”

Viso inclinato, occhi bucati, lui ha detto: “Hai esattamente 3 secondi per riorganizzare questa cazzata.” Tu, qui. Tu! Chi ti ha detto che potevi andartene? Sgattaiolare fuori dal tuo corpo di notte senza lasciare un nuovo indirizzo? Adesso da chi va chi è impaurito e tremante con la prima bozza dei manoscritti?

Adesso che lui è tra le stelle, puoi unirti a “Pianet Binya”, un archivio completo del suo lavoro.

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