In seguito ad un brutale femminicidio, alcune donne protestano a Baku

Un gruppo di donne mostrano un cartello con la scritta “il femminicidio è politico”. Foto della pagina Facebook di Gulnara Mehdiyeva, via OC Media e usata con permesso.

Questo articolo è originariamente apparso in inglese su OC Media [en, come tutti i link successivi, salvo diversa segnalazione]. Una versione editata è qui ripubblicata tramite un accordo di partnership per i contenuti.

Alcune femministe in Azerbaigian hanno tenuto una manifestazione il 4 febbraio davanti al Palazzo del Governo in risposta al brutale assassinio di una donna a Baku.

“Nonostante la tragica situazione in cui versano le donne in Azerbaigian, il Comitato di Stato per la Famiglia, le Donne e i Bambini non compie nessuna azione seria, né riferisce nulla riguardo alla situazione attuale”, ha detto una delle manifestanti a Voice of America. 
Le dimostranti avevano un cartello con la scritta “il femminicidio è politico”, che la polizia ha portato via dopo aver osservato la situazione per alcuni minuti. La polizia, poi, ha scortato le donne fuori dal luogo.
Le manifestanti hanno detto che la dimostrazione è nata dal brutale omicidio [az] di Banu Maharramova, una donna di 32 anni il cui corpo smembrato è stato trovato nella spazzatura nel quartiere di Baku chiamato Nasimi il 27 gennaio. La polizia locale sostiene [az] che sia stata uccisa dal suocero settantacinquenne Idris Maharramov.
La polizia riporta che dopo aver ucciso la donna, Maharramov ha smembrato il suo corpo, inserito le parti all'interno di sacchetti di plastica per poi gettarle in un bidone della spazzatura nel quartiere vicino. Secondo i vicini, Banu Maharramova viveva con i suoi due bambini e i suoceri, mentre suo marito vive all'estero.

Dopo l'accaduto, Idris Maharramov è stato arrestato dalla polizia. Rimane in custodia, sospettato di omicidio premeditato. L'indagine è in corso.

La notizia dell'omicidio ha scatenato un'ondata di rabbia sui social media sotto l'hashtag #banuüçünsusma (non tacere per Banu).

Aghazadeh ha detto che inizialmente avevano pianificato la manifestazione come risposta ai recenti suicidi di due giovani donne a gennaio. Le loro morti, ha detto, sono un “sintomo della violenza endemica e della mancanza di sostegno sociale che le donne affrontano in Azerbaigian”.

“Le donne si sentono in trappola”, dice Aghazadeh, “i rifugi per la violenza domestica sono troppo pochi ed esitano ad appellarsi alla polizia perché gli agenti spesso fanno tentativi di riconciliazione familiare, mentre in realtà non fanno altro che riportare le vittime nelle grinfie delle persone che abusano di loro”.

“L'obbiettivo della nostra protesta davanti al Palazzo del Governo era quello di attirare l'attenzione dell'Ombudsman così come quella del Comitato di Stato per la Famiglia, le Donne e i Bambini, i cui uffici si trovano in questo edificio e sono direttamente responsabili della lotta contro questo problema nel paese”, ha detto Aghazadeh.

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