Il 19 aprile, un tribunale namibiano ha negato i documenti di viaggio per le due gemelle neonate di una coppia omosessuale, nate in Sudafrica via maternità surrogata a marzo, caso che ha provocato un dibattito nazionale sui diritti LGBT in Namibia.
Phillip Lühl, cittadino namibiano, è stato a Durban, Sudafrica, fin dalla nascita delle sue figlie legali Paula e Maya insieme al marito messicano Guillermo Delgado, ma insieme non hanno potuto portare le piccole a casa a Windhoek dove vivono.
Il ministero namibiano per gli affari interni ha finora negato alle neonate i documenti necessari per andare in Namibia, richiedendo a Lühl di eseguire un test del DNA per verificarne la paternità.
Lühl ha allora portato il Ministero in tribunale sostenendo che la sua richiesta di un test di DNA viola la legge namibiana e internazionale, ma la sua petizione è stata negata. Come riportato [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] sul quotidiano The Namibian il 19 aprile, il giudice Thomas Masuku ha deciso che sarebbe stato un “abuso giuridico” obbligare le autorità a fornire i documenti di viaggio alle due bambine.
I certificati di nascita delle gemelle Sudafricane confermano Lühl e Delgado come genitori, ma nessuno dei due ha la cittadinanza sudafricana. Le bambine “sono state considerate de-facto apolidi”, come afferma Lühl su un documento pubblico con i dettagli principali del caso.
La coppia ha un altro figlio nato in Sudafrica via maternità surrogata nel 2019; nonostante siano riusciti a portare il bambino in Namibia, la sua richiesta per la cittadinanza per discendenza è in sospeso da due anni.
Il caso di Lühl e Delgado è stato ampiamente dibattuto sui social media e , per molti namibiani, è il simbolo della lotta della comunità LGBT del paese per la parità di diritti.
La richiesta della coppia di riunire la famiglia arriva mentre la Namibia si prepara per celebrare il suo 31esimo anniversario di indipendenza il 21 marzo, il che ha portato molti a considerare la difesa delle minoranze sessuali come uno dei fallimenti delle istituzioni del paese.
I was born in exile & have many friends who had children abroad. None of us were subjected to DNA testing to prove that one of our parents is Namibian when we applied for citizenship. Are we making the rules as we go along? https://t.co/94rlXHDb1c
— Shut It All Down (@ShadowsOfWolf_) March 23, 2021
Sono nato in esilio e ho molti amici che hanno avuto bambini all'estero. Nessuno di noi è stato sottoposto a un test del DNA per provare che uno dei nostri parenti sia namibiano quando abbiamo richiesto la cittadinanza. Creiamo le regole mentre andiamo avanti?
Had these babies been born by a heterosexual couple, would Kapofi still ask for DNA? He needs to stop running that Ministry like its his house.
— Fua Fua Ndilula (@MwahafarN) March 25, 2021
Ho avuto questi bambini grazie a una coppia eterosessuale, Kapofi vuole richiedere un DNA per questo? Deve smetterla di gestire il Ministero come fosse casa sua.
When children of the liberation struggle returned home in 1990, no one asked for Paternity test because that would be a violation of their dignity.
— Lt Kadhila Amoomo (@Dilukeni) March 25, 2021
Quando i bambini della lotta per la liberazione sono tornati a casa nel 1990, nessuno ha chiesto i test della paternità poiché sarebbe stata una violazione della loro dignità.
Una petizione online pubblicata da Lühl e Delgado circa la richiesta alle autorità di permettere loro di riunire la loro famiglia ha raccolto più di 4.800 firme finora.
Il 25 marzo, quando la richiesta di Lühl fu presentata per la prima volta a un'udienza a Windhoek, circa 100 persone hanno organizzato una manifestazione di solidarietà.
Parecchi gruppi per la parità dei diritti si sono fatti avanti per supportare la coppia, incluso Sister Namibia, che durante di parecchi giorni ha pubblicato sulla sua pagina Facebook storie di altre coppie omosessuali che hanno avuto esperienze simili con le autorità namibiane.
Ndiilokelwa Nthengwe, responsabile per l'advocacy e le comunicazioni di Out-Right Namibia, un'organizzazione non profit che promuove i diritti delle minoranze di genere e sesso, ha confermato in un'email a Global Voices:
As an organization, [the protest] is something that's been long overdue, as we advocate not only for the right to have a family, but for marriage equality that is inclusive of LGBTQIA+ families.
In quanto organizzazione [la protesta] è attesa da tempo dato che sosteniamo non solo il diritto di avere una famiglia, ma i matrimoni gay delle famiglie della comunità LGBTQIA+.
Ha aggiungo che in caso di ulteriori conseguenze per la Namibia:
LGTBQIA+ families who are socio-economically vulnerable often do not have adequate resources to challenge the state and its oppressive and discriminatory systems, but socially, families continue to live amongst the broader Namibian population.
Le famiglie LGBTQIA+ che sono vulerabili dal punto di vista socio-economico spesso non dispongono delle risorse adeguate per affrontare lo stato e i suoi sistemi oppressivi e discriminatori, ma socialmente le famiglie continuano a vivere nell'ampia popolazione namibiana.
Non tutti hanno mostrato solidarietà sui social media per Lühl e Delgado. Alcuni hanno additato la legge namibiana e il fatto che né la surrogazione né i matrimoni gay siano permessi nel paese.
Just because it's legal in SA does not make it right here.. Aiye mkwetu
— Fishman Official ?? (@FishmanUulenga) March 21, 2021
Solo perché è legale in Sudafrica non significa che lo sia anche qui… Aiye mkwetu
Alcuni hanno condannato l'omosessualità riferendosi a essa come un “fenomeno occidentale” da rifiutare. Altri hanno puntato ai valori religiosi.
This is good. This is Afrika not Europe we font accept all nonsense here
— Dr.Azania?? (@dr_azania) March 22, 2021
Va bene così. Questa è l'Africa, non l'Europa, e non accettiamo queste schiocchezze qui.
White culture to European countries/continent but not here. White people must respect African culture like black African do to European countries.. We can't accept white culture to mix or replace our culture., but we will accept white people to be our fellow only..
What a hell?— Ester Shihepo (@ester_shihepo) March 28, 2021
La cultura bianca lasciamola ai paesi Europei e agli altri continenti. La gente bianca deve rispettare la cultura africana come gli africani rispettano i paesi europei… Non possiamo accettare di mischiare la loro cultura con la nostra o rimpiazzare questa, ma accettiamo chi bianchi siano dei nostri… Ma che diavolo?
God did not create Adam and Steve, he created Adam and Eve no confusion here. That’s shows you that men you wre not created with a womb that’s why they went in agreement with someone. The law of God remain and he said you disobey the is a curse that come upon you and ur children
— vilho ntjamba (@vilhontjamba) March 24, 2021
Dio non ha creato Adamo e Stefano, ha creato Adamo ed Eva, non confodiamoci. Ciò dimostra che gli uomini non furono creati con un utero, ecco perché si sono organizzati diversamente. La legge di Dio persiste e ha detto che in caso di disobbedienza voi e i vostri figli sarete maledetti.
A questo punto la contraddizione del dibattito diventa evidente. Da un lato vedono l'omosessualità come una conseguenza dell'influenza occidentale in Africa, dall'altro giustificano la discriminazione
Nthengwe ha commentato questo intrico della lotta decoloniale e delle affermazioni omofobiche:
The fight for liberation has always been highjacked by cisgender heterosexual (black) men, and this fundamentally erased the efforts and advocacy of women and consequentially, that of the LGBTQIA+ contributions (intentionally and unabashedly). This is the colonial legacy and hang-up nobody boldly intends to address fully and honestly”, writes Ndiilokelwa Nthengwe.
La lotta per la liberazione è sempre stata dirottata da uomini (neri) cisgender eterosessuali, il che ha aumentato gli sforzi e il supporto delle donne e di conguenza quelli delle participazioni della comunità LGBTQIA+ (volontariamente e sfacciatamente). Ecco l'eredità coloniale e nessuno vuole rivolgersi con coraggio, completamente e onestamente”, scrive Ndiilokelwa Nthengwe.
È ancora da vedere se le autorità adempiranno ai diritti di Lühl e della sua famiglia. Nel frattempo, le manifestazioni dei namibiani, sia sui social che durante le proteste a Windhoek, sono un testamento per l'ambizioni di alcune parti della società della Namibia, le quali potrebbero non essere più riflesse nelle leggi del paese.