I rifugiati e i richiedenti asilo in Australia hanno rimarcato la propria lotta per la giustizia confrontando la loro situazione personale con quella di Novak Djokovic, arrivato a Melbourne il 5 gennaio. Alla star serba del tennis è stato però impedito l'accesso al Paese in seguito all’annullamento [en, come link successivi] del visto da parte dell'ufficio immigrazione.
Difatti l'Australia richiede la vaccinazione obbligatoria per entrare nel Paese, ma Djokovic ha rifiutato il vaccino contro la COVID-19, ottenendo inizialmente un'esenzione medica che gli permettesse di giocare agli Australian Open. Dopo il rifiuto del visto, Djokovic è stato alloggiato nello stesso hotel dove ben 25 rifugiati e 7 richiedenti asilo sono trattenuti a tempo indeterminato. Nonostante abbia portato il caso in tribunale, ha perso il ricorso ed è stato espulso dall'Australia il 16 gennaio. Il Ministro dell'Immigrazione Alex Hawke ha preso la propria decisione sostenendo che Djokovic costituisse un rischio per eventuali “disordini civili” e “alimentasse il sentimento anti-vaccinazione”.
L'Australia presenta una storia complessa per quanto riguarda il trattamento dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Per gran parte della sua storia recente il Paese ha accettato rifugiati per il reinsediamento: secondo la Federal Parliamentary Library, oltre 800.000 rifugiati e sfollati si sono stabiliti in Australia dal 1945. Di norma il governo australiano assegna ogni anno circa 14.000 posti a rifugiati e persone bisognose di aiuti umanitari.
Importante sottolineare che la differenza principale tra un richiedente asilo e un rifugiato consiste nel fatto che i richiedenti asilo sono persone che cercano protezione internazionale e le cui richieste di status di rifugiato non sono ancora state accertate. Tuttavia, a un rifugiato potrebbe ancora non essere stato concesso un visto: in tal caso potrebbe affrontare una detenzione a tempo indeterminato.
A partire da luglio 2013, chiunque arrivi in Australia via mare senza un visto valido non ha diritto all'asilo. Molte persone sono state trattenute in centri di detenzione offshore in Indonesia, Nauru o Papua Nuova Guinea. Alcune di queste sono state trasferite all'estero, ad esempio negli Stati Uniti, o rimpatriate nel proprio paese d'origine, mentre altre sono state portate in Australia per cure mediche.
Inoltre, come spiega il Consiglio dei Rifugiati Australiano (RCOA):
…detention is mandatory for those without a valid visa. It is also indefinite, and there is no independent review.
…Australian law requires that a person should be detained until they are granted a visa or leave the country.
[…] la detenzione è obbligatoria per chi non ha un visto valido. È inoltre a tempo indeterminato e non c'è una revisione indipendente.
[…] La legge australiana richiede che una persona sia detenuta fino a quando non le venga concesso un visto o lasci il Paese.
Possono essere detenuti in un centro di detenzione simile a una prigione o in comunità.
Molti rifugiati sono stati in grado di attirare l'attenzione sulla loro situazione sfruttando l'attenzione pubblica per il caso Djokovic.
La reazione delle comunità di rifugiati in Australia
Mehdi Ali, un rifugiato iraniano, è deluso dal fatto che gli intervistatori vogliano sapere di più su Djokovic che sui rifugiati come lui, che sono stati in detenzione negli ultimi nove anni.
It's so sad that so many journalists contacted me yesterday to ask me about Djokovic. I've been in a cage for 9 years, I turn 24 today, and all you want to talk to me about is that.
Pretending to care by asking me how I am and then straight away asking questions about Djokovic.
— Mehdi Ali (@MehdiAli98) January 6, 2022
Che tristezza che così tanti giornalisti mi abbiano contattato ieri per chiedermi di Djokovic. Sono stato in cella per 9 anni, oggi ne compio 24 e voi volete solo parlare di questo.
Fingere di preoccuparsi chiedendomi come sto e poi subito dopo fare domande su Djokovic.
Ha postato una foto con altri rifugiati che portano striscioni che indicano il numero di anni in cui hanno cercato asilo in Australia:
This photo speaks for itself.. pic.twitter.com/nQnVBoKBT6
— Mehdi Ali (@MehdiAli98) January 12, 2022
Questa foto parla da sola…
Adnan Choopani, un rifugiato dal sud-ovest dell'Iran, ha denunciato l'atteggiamento “due pesi e due misure” adottato dal governo, sostenendo che in Australia alcuni cittadini sono più uguali di altri .
All animals are equal,but some animals are more equal than others”.
32refugees hold 3years in hotel detention no access to the basic rights. my wish since when I was 15 In detention until now they call me by my name instead detainee or ANA–023.#Djokovic— Adnan Choopani (@AdnanChoopani) January 8, 2022
Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali di altri”.
32 rifugiati detenuti per 3 anni in hotel nessun accesso ai diritti fondamentali. Da quando avevo 15 già in detenzione fino ad oggi, desidero solo che mi chiamino con il mio nome invece di detenuto o ANA-023.
Era inoltre curioso di sapere se l'Australian Border Force (ABF) stesse trattando Djokovic con rispetto:
I'm just wondering did ABF handcuff Djokovic or hold his arms? remember rules are rules.
ABF handcuffs me and @MehdiAli98, with 2 officers grabbing us at any appointments we go to.
Rules are not for everyone in Australia! #only15— Adnan Choopani (@AdnanChoopani) January 10, 2022
Mi sto chiedendo se l'ABF ha ammanettato Djokovic o gli ha bloccato le braccia? le regole sono regole, ricordatevelo
L'ABF ammanetta me e @MehdiAli98, con 2 agenti che ci afferrano per qualsiasi impegno a cui andiamo. Le regole non sono per tutti in Australia!
Durante una protesta, i rifugiati hanno richiesto l'accesso ai diritti umani di base che sono stati loro negati. Mohammed Joy, un rifugiato del Bangladesh, ha twittato le loro richieste e ha detto di essere grato agli australiani che hanno spinto per il riconoscimento e la protezione dei diritti dei rifugiati. In questo video parla della situazione dei rifugiati mentre si rivolge alla folla davanti all'hotel:
Please listen to refugee Mohammed Joy in the Park Hotel, Melbourne, speaking to protesters today.
When the Djokovic saga ends tomorrow, one way or another, the spotlight will move on.
And they’ll still be inside those rooms, crying out for help.
It’s disgusting. #GameOver pic.twitter.com/zxNPIsIYmy
— Craig Foster (@Craig_Foster) January 9, 2022
Ascoltate il rifugiato Mohammed Joy al Park Hotel, Melbourne, mentre parla ai manifestanti oggi.
Quando la vicenda di Djokovic finirà domani, in un modo o nell'altro, i riflettori si sposteranno.
E loro saranno ancora dentro quelle stanze a gridare aiuto.
Che schifo.
L'ex rifugiato Mostafa Azimitabar è intervenuto sulla questione e ha esortato il pubblico a saperne di più su come l'Australia tratta i rifugiati e i richiedenti asilo:
The whole world is watching as Novak Djokovic is detained at Park hotel prison. As a refugee I was imprisoned there, & refugees are still imprisoned there in tiny rooms without fresh air. No one deserves this. Let’s not forget the people that will remain long after Novak leaves.
— Moz (Mostafa Azimitabar) (@AzimiMoz) January 6, 2022
Il mondo intero sta guardando come Novak Djokovic è detenuto nella prigione del Park Hotel. Come rifugiato sono stato imprigionato lì, e molti rifugiati sono ancora imprigionati lì, in stanze minuscole senza aria fresca. Nessuno merita questo. Non dimentichiamo le persone che vi rimarranno a lungo dopo che Novak se ne sarà andato.
Il giornalista e scrittore pluripremiato Behrouz Boochani, un rifugiato iraniano-curdo che è stato detenuto nel centro di detenzione per immigrati in Australia per sei anni prima del suo rilascio nel 2019, ha paragonato la situazione dei rifugiati con quella che Djokovic ha vissuto in Australia:
The difference between refugees and @DjokerNole goes beyond the length of their detentions. The asymmetry extends to the fact that Djokovic is able to defend himself in court and refugees are not; they are totally failed by the judicial system.
— Behrouz Boochani (@BehrouzBoochani) January 10, 2022
La differenza tra i rifugiati e @DjokerNole non riguarda solo la durata delle loro detenzioni. L'asimmetria si estende al fatto che Djokovic è in grado di difendersi in tribunale e i rifugiati no; sono totalmente abbandonati dal sistema giudiziario.
While Djokovic has a safe, comfortable life to return to, refugees who flee their homes only to be deported- are doubly persecuted. They cannot return safely. This is what it means to be a refugee.
— Behrouz Boochani (@BehrouzBoochani) January 16, 2022
Mentre Djokovic ha una vita sicura e accogliente a cui tornare, i rifugiati che fuggono dalle loro case solo per essere deportati sono doppiamente perseguitati. Non hanno un posto sicuro dove tornare. Questo è ciò che significa essere un rifugiato.
Un ulteriore scandalo è emerso dopo la decisione della corte, quando il primo ministro Scott Morrison ha tentato di confondere acque già torbide:
How can the PM of this country not know that most of the detainees being held in cruel conditions at the park hotel are genuine refugees? Not asylum seekers. We have totally lost our moral compass. https://t.co/CrZYNQ8Hoj
— Barrie Cassidy (@barriecassidy) January 17, 2022
Come può il Primo Ministro di questo paese non sapere che la maggior parte dei prigionieri tenuti in condizioni crudeli al Park Hotel sono veri rifugiati? Non richiedenti asilo. Abbiamo completamente perso la nostra bussola morale.
Djokovic è già in Serbia, ma in Australia continua la campagna per i diritti dei rifugiati. Tuttavia il tennista non ha ancora rilasciato dichiarazioni in sostegno ai rifugiati dell'hotel di detenzione, nonostante i numerosi inviti a farlo.