Legge sulla sicurezza interna di Hong Kong: l'Articolo 23 torna sotto i riflettori

L'inchiesta in prima pagina dell'Apple Daily News il 2 luglio 2003. La notizia principale riguardava la manifestazione del 1° luglio contro la legislazione sull'Articolo 23. Tramite la pagina Facebook Old Hong Kong.

La versione originale di questa inchiesta è stata scritta da Hillary Leung e pubblicata [en, come tutti i link seguenti] su Hong Kong Free Press (HKFP) il 29 luglio 2023. La seguente versione modificata è stata pubblicata su Global Voices come parte di una partnership sui contenuti con HKFP.

È stato accantonato per circa 20 anni dopo aver scatenato proteste di massa e le dimissioni di un alto funzionario. Ma l’Articolo 23 della legge fondamentale di Hong Kong, che vi impone l'introduzione di una legge sulla sicurezza interna, è tornato sotto i riflettori nel 2020, quando Pechino ha imposto la propria legislazione sulla sicurezza nazionale alla città.

Un periodo di consultazione pubblica doveva iniziare lo scorso anno, ma i funzionari hanno affermato che era stato rimandato a causa della pandemia di COVID-19.

Negli ultimi mesi, i funzionari del governo di Hong Kong hanno dichiarato che avrebbero approvato la legislazione entro il 2023 o l'anno prossimo al massimo. Ecco cosa c'è da sapere sull'Articolo 23, come i tentativi delle autorità di approvarlo fallirono nel 2003 e cosa ne pensa oggi la città della questione.

Cos'è l'Articolo 23?

Secondo l'Articolo 23 della Legge fondamentale, la mini-costituzione di Hong Kong, entrata in vigore dopo il passaggio di consegne nel 1997, il governo della città deve emanare la propria legge sulla sicurezza per vietare atti come il tradimento e la secessione.

Dall'entrata in vigore della Legge fondamentale ciò deve ancora succedere. La legge ancora da emanare è diventata colloquialmente nota come Articolo 23.

La mini-costituzione di Hong Kong: La Legge fondamentale. Immagine presa dall'Ufficio informazioni del governo di Hong Kong via HKFP

In cosa differisce dalla legge sulla sicurezza nazionale varata da Pechino?

La legge sulla sicurezza nazionale redatta da Pechino, approvata nel giugno 2020 dopo mesi di proteste e disordini l'anno precedente, criminalizza i quattro reati di secessione, sovversione, collusione con forze straniere e terrorismo. Ai sensi dell'Articolo 23, la legge sulla sicurezza della città dovrebbe vietare sette tipi di reati: tradimento; secessione; sedizione; sovversione contro il governo centrale; furto di segreti di stato; enti stranieri che svolgono attività politica in città; ed enti locali che instaurano rapporti con enti esteri.

Le autorità hanno affermato che ci sono “lacune” nella legge promulgata da Pechino che devono essere colmate dall'Articolo 23. “Ci deve essere una legislazione per le… sezioni dell'Articolo 23 che non sono state coperte”, ha detto John Lee quando era Segretario della Sicurezza nel 2021.

L'anno scorso, il Segretario della Sicurezza Chris Tang ha affermato che, oltre al fatto che l'emanazione di una legge sulla sicurezza locale fosse una responsabilità costituzionale, c'erano anche “esigenze pratiche” per quanto riguarda la sicurezza nazionale. Secondo Tang, la città ha assistito a “drastici cambiamenti” per quanto riguarda i rischi per la sicurezza nazionale e il “caos sociale”, tra cui il Movimento degli ombrelli nel 2014, i disordini di Mong Kok nel 2016 e le proteste contro l'estradizione nel 2019, le ultime due delle quali ha descritto come “rivolte”.

Come ha reagito la società nel 2003?

L'amministrazione Tung Chee-hwa dopo il passaggio di consegne ha proposto per la prima volta l'attuazione dell'Articolo 23 nel 2002, ricevendo oltre 90.000 osservazioni durante un periodo di consultazione pubblica di tre mesi. Dai partiti locali pro-democrazia alle ONG internazionali, gruppi di una vasta gamma di settori si sono opposti alla mossa, definendola una minaccia per le libertà di Hong Kong. Le comunità bancarie e imprenditoriali hanno anche affermato di temere che la proposta di legge possa minare la trasparenza e l'apertura delle informazioni della città.

Il disegno di legge è stato presentato al Consiglio legislativo per una prima lettura nel febbraio 2003, con parlamentari pro-democrazia che sostenevano slogan e si scontravano con funzionari governativi.

“Sig. Tung, quante persone devono scendere in piazza perché lei possa ascoltare?” disse l'allora legislatore Margaret Ng in una riunione legislativa.

Nell'aprile 2003, l'Associazione dei Giornalisti di Hong Kong ha dichiarato in una presentazione al Consiglio legislativo di essere “totalmente contraria” all'emanazione dell'Articolo 23 e che non vi era “alcun urgente bisogno sociale”. Ha affermato che tra i reati delineati nell'Articolo 23, la sedizione e il furto di segreti di Stato rappresentano la “maggiore minaccia alla libertà di espressione”.

Sulla prima, l'Associazione ha affermato che l'argomentazione del governo secondo cui anche le “giurisdizioni democratiche più liberali” del mondo hanno reati di sedizione ignorava il fatto che le leggi erano rimaste inutilizzate per anni e che c'erano stati appelli da parte delle commissioni di riforma legislativa di quei paesi per eliminare tali reati. Per quanto riguarda il reato di furto di segreti di Stato, l'HKJA ha affermato di temere che i giornalisti possano venire perseguiti per aver utilizzato informazioni che non sapevano essere state ottenute illegalmente.

Il governo ha proposto diversi emendamenti al disegno di legge a seguito della consultazione pubblica, inclusa l'introduzione dell'”interesse pubblico” come difesa per la “divulgazione illegale di determinate informazioni ufficiali”, in particolare per i media. Ha inoltre proposto un termine di tre anni per l'azione penale per il reato di manipolazione di pubblicazioni sediziose.

Come ha reagito la comunità internazionale?

I paesi occidentali hanno espresso timori per l'effetto che l'Articolo 23 avrebbe avuto sulle libertà della città, con gli Stati Uniti e l'Unione Europea tra coloro che hanno rilasciato dichiarazioni.

In una dichiarazione del dicembre 2002, l'UE ha dichiarato di aver notato preoccupazioni relative ad alcuni degli effetti extraterritoriali dei reati proposti, al libero flusso di informazioni e alle definizioni ampie di alcuni dei reati.

Secondo l'UE, anche il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione unanime che esorta il governo a garantire che le leggi sulla sicurezza locale non vengano “utilizzate per mettere a tacere l'opposizione, limitare la libertà di parola… il diritto e la libertà di formare sindacati, scioperare e intraprendere altre attività culturali in conformità con la Legge fondamentale”.

La Federazione Internazionale dei Giornalisti, a cui è affiliata l'HKJA, ha affermato che l'Articolo 23 proponeva “sfacciata oppressione delle libertà civili fondamentali”.

Perché la legislazione è stata poi rinviata?

Il 1° luglio 2003, anniversario del Passaggio di consegne e tradizionalmente giorno di protesta, si è tenuta una marcia di massa per contestare l'Articolo 23 e chiedere a Tung di dimettersi. Secondo gli organizzatori, circa 500.000 persone sono scese in piazza. I manifestanti hanno mostrato striscioni con su scritto “No all'Articolo 23″ e “Vergognatevi”.

Tung, tuttavia, ha affermato che il governo persisterà sulla legislazione. In risposta, il consigliere esecutivo James Tien – che si era distaccato dal governo e si era espresso contro l'Articolo 23 – si è dimesso per protesta dal suo incarico nel comitato consultivo del governo di primo livello. In qualità di Presidente del Partito Liberale, ha anche ritirato il sostegno del suo Partito all'Articolo 23, il che significa che il Consiglio legislativo non avrebbe avuto voti sufficienti per approvare la legislazione.

Il giorno successivo, Tung ha annunciato che avrebbe rinviato la seconda lettura del disegno di legge, aggiungendo che la decisione era “davvero un'ulteriore risposta alle opinioni e alle preoccupazioni espresse dalla gente”.

L'allora Segretaria della Sicurezza Regina Ip, che aveva supervisionato la legislazione, si è dimessa poco dopo, adducendo motivi personali.

“Sono estremamente dispiaciuta che non siamo stati in grado di completare la legislazione, ma come cittadina cinese e Segretaria della Sicurezza, ho la responsabilità di portare avanti questo sacro lavoro”, ha detto Ip in una dichiarazione all'epoca.

“Credo fermamente che [l'articolo 23] sarà in grado di salvaguardare la sicurezza nazionale e non pregiudicherà i diritti e le libertà delle persone di Hong Kong. Sono fermamente convinta che il mio successore sarà in grado di completare presto il lavoro legislativo”, ha aggiunto.

Le autorità hanno detto nel frattempo che riprenderanno il dialogo con il pubblico, aggiungendo che le prossime consultazioni saranno “ancora più ampie della precedente”.

Nel settembre 2003, Tung ha annunciato che avrebbe ritirato del tutto il disegno di legge. Ha constatato ancora delle “preoccupazioni” sulla legislazione e che un ritiro consentirebbe al pubblico più tempo per “capire e pensare”.

L'allora amministratore delegato ha anche citato la pandemia di SARS scoppiata all'inizio di quell'anno, che ha ucciso quasi 300 persone e ha portato l'economia a un punto morto. “Ciò di cui abbiamo bisogno è che la società, il governo, i cittadini di ogni estrazione sociale e le imprese concentrino i propri sforzi sullo sviluppo economico e sull'aumento dell'occupazione”, ha affermato.

Lo stesso Tung si è dimesso nel marzo 2005, a metà del suo secondo mandato.

A che punto siamo adesso?

Dopo il tentativo fallito di Tung di far approvare l'Articolo 23, le amministrazioni successive hanno affermato di non avere un calendario per riavviare il lavoro legislativo. L'allora amministratore delegato Leung Chun-Ying ha dichiarato nel 2016, dopo la saga del giuramento – quando i nuovi legislatori pro-democrazia hanno perso i loro seggi dopo essere stati accusati di aver prestato giuramento in modo improprio – che una legge sulla sicurezza locale era “ora diventata una questione pratica .” Tuttavia, le autorità non hanno annunciato piani per la legislazione.

Nel 2018, l'allora amministratrice delegata Carrie Lam ha affermato che le autorità dovevano “fare il punto della situazione” prima di emanare l'Articolo 23. “[Noi] lo faremo solo quando i tempi e le circostanze saranno giusti”, ha affermato.

Il tono del governo è cambiato in vista dell'imposizione da parte di Pechino della propria legge sulla sicurezza. Nel maggio 2020, Lam ha considerato “deludente” il fatto che l'Articolo 23 non fosse stato approvato 23 anni dopo la restituzione di Hong Kong alla Cina.

Nel dicembre 2021, Lam ha affermato che il governo intendeva avviare una consultazione pubblica sull'emanazione dell'Articolo 23 prima della scadenza dell'attuale mandato dopo sei mesi.

Ma la consultazione è stata ritardata a causa della quinta ondata di COVID-19 nella città, come ha dichiarato lo scorso maggio il Capo della Sicurezza Chris Tang.

L'attuale amministratore delegato John Lee ha affermato, mentre era l'unico candidato alla leadership lo scorso anno, che l'Articolo 23 era tra le sue “priorità”, ma era assente da un elenco di progetti di legge che il governo intendeva portare al Consiglio legislativo durante la seconda metà del 2022.

Negli ultimi mesi, tuttavia, le autorità hanno affermato che l'Articolo 23 verrà emanato quest'anno o il prossimo, al massimo.

Il Segretario alla Giustizia Paul Lam ha dichiarato in un'intervista con RTHK a giugno che il governo aveva compiuto “progressi” nella legislazione per emanare l'Articolo 23. Ha detto che una “task force” stava supervisionando il lavoro in “modo continuo”, ma era difficile parlare dei dettagli fino a quando il lavoro non fosse stato completato.

L'opposizione pubblica, questa volta, verrà probabilmente attenuata. Dozzine di organizzazioni della società civile e diversi mezzi di comunicazione sono stati chiusi sulla scia della legislazione sulla sicurezza di Pechino, mentre un rinnovamento politico ha reso quasi impossibile per i pan-democratici assicurarsi un seggio nella legislatura.

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