Il Sudafrica [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] ha avviato presso la Corte internazionale di giustizia (CIG) un confronto legale epocale, accusando Israele di aver commesso “atti di genocidio” nella sua indiscriminata guerra nella Striscia di Gaza.
Questo è solo uno dei diversi processi che Israele sta affrontando in seno alla CIG e alla Corte penale internazionale (CPI) per la sua violenta campagna militare contro l'assediata enclave palestinese di Gaza.
La feroce offensiva di Israele ha preso di mira scuole, ospedali e aree residenziali, uccidendo finora circa 23.210 persone, due terzi dei quali donne e bambini.
Il presente articolo intende esaminare la causa intentata dal Sudafrica a carico di Israele in seno alla CIG e gli sviluppi dei futuri procedimenti legali.
CIG e CPI: in cosa differiscono?
La Corte internazionale di giustizia (CIG) viene spesso confusa con la Corte penale internazionale (CPI). La CIG, anche chiamata Corte internazionale, è stata fondata nel 1945 allo scopo di dirimere le controversie fra Stati ed è il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite.
La CPI ha sede all'Aia ed è competente a giudicare crimini di guerra contro l'umanità.
I 15 giudici che compongono la CIG, ai quali si aggiungerà un ulteriore giudice per ciascuna delle parti in controversia nel processo intentato dal Sudafrica contro Israele, hanno il compito di dirimere dispute sui confini e, sempre più frequentemente, si occupano di casi di violazione di obblighi derivanti da trattati ONU. Ciascun giudice viene eletto dall'Assemblea Generale e dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ogni nove anni.
Quanto alla CPI, è l'unico tribunale permanente al mondo per i crimini internazionali ed è regolamentato da un trattato internazionale chiamato Statuto di Roma [it].
Qual è l'accusa avanzata dal Sudafrica?
In un dossier di 84 pagine, il Sudafrica accusa Israele di genocidio per il massacro di migliaia di palestinesi a Gaza, per le gravi lesioni alla loro integrità fisica e mentale e per aver generato condizioni di vita tali da “provocarne la distruzione fisica.”
Al suo interno viene fatto un elenco dei beni di prima necessità che lo stato di Israele non è stato in grado di fornire alla Striscia di Gaza in questi tre mesi di guerra, tra i quali cibo, acqua e carburante, nonché protezione e assistenza umanitaria. Inoltre, mostra come la prolungata campagna di bombardamenti abbia devastato gran parte dell'enclave e costretto, stando ai dati raccolti dalle autorità sanitarie di Gaza, più di 1,9 milioni di palestinesi ad evacuare la zona.
Secondo il dossier “tali atti sono tutti imputabili ad Israele, in quanto non è stato in grado di evitare il genocidio e, al contrario, lo sta perpetrando in piena violazione della Convenzione sul genocidio.” Israele, peraltro, non ha preso provvedimenti nei confronti dei suoi stessi funzionari, che hanno incitato a commettere tale crimine.
Mentre la corte delibera, il Sudafrica ha inoltre chiesto di imporre delle “misure di emergenza” per frenare le presunte violazioni di Israele.
Tali misure provvisorie mirano ad evitare che la situazione degeneri prima dell'emissione di una sentenza definitiva.
Cos'è la Convenzione sul genocidio?
Primo trattato sui diritti umani nella storia delle Nazioni Unite, la Convenzione per la prevenzione e repressione del crimine di genocidio è stata ratificata da 153 stati. Essa definisce il genocidio come “una serie di atti commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso.”
Tali atti includono l'uccisione di membri di uno dei gruppi sopra citati, gravi lesioni all'integrità fisica o mentale, nonché atti che sottopongano il gruppo a condizioni di vita intense. Questi ultimi comprendono misure miranti ad impedire nascite o il trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.
Tutti gli stati che hanno aderito alla Convenzione sul genocidio sono obbligati a non perpetrare tale crimine, a prevenirlo e punirlo.
Quando verrà avviato il processo?
Le udienze avranno luogo l'11 e il 12 gennaio.
Il Sudafrica e Israele avranno a disposizione due ore in giorni differenti per far valere le proprie ragioni a favore o contro le misure di emergenza. Non vi saranno deposizioni testimoniali né contraddittori. Il dibattimento consisterà per lo più in argomentazioni giuridiche presentate da funzionari statali e dai loro team di avvocati internazionali.
La richiesta di applicare misure di emergenza è solo un primo passo in un processo che necessiterà di svariati anni per concludersi.
Formalmente chiamate misure provvisorie, le misure di emergenza sono intese come una sorta di ordine restrittivo atto ad impedire che le dispute degenerino nel mentre che la corte esamina l'intero caso.
La corte non emetterà una sentenza definitiva in merito alle accuse di genocidio mosse dal Sudafrica se non dopo un'udienza che permetta di conoscere i meriti del processo, molto probabilmente tra diversi anni.
Tuttavia, considerando che le udienze di questa settimana riguarderanno solo l'eventuale applicazione di misure di emergenza, trascorreranno settimane o mesi prima di una sentenza in merito.
I giudici della CIG applicano spesso questo tipo di misure, che in genere consistono nel chiedere ad uno stato di esimersi dal compiere azioni che possano fare da gravanti al contenzioso giuridico.
Quanto alle misure provvisorie, la corte dovrà solo stabilire se, prima facie, debbano avere giurisdizione e se gli atti denunciati possano rientrare nel campo di applicazione della Convenzione sul genocidio. Qualsiasi misura verrà presa, non necessariamente corrisponderà a quelle richieste dal querelante.
Che esito avrà il processo? Quali saranno le potenziali conseguenze?
Le sentenze emesse dalla CIG sono definitive e non impugnabili, tuttavia, la corte non dispone di mezzi per farle rispettare.
Anche qualora la CIG decidesse di non applicare una misura ad interim, la corte potrà comunque asserirne la giurisdizione e procedere con il caso.
Infatti, quanto all’Ucraina, la Russia ha proseguito le operazioni militari sebbene la CIG abbia ordinato un cessate il fuoco.
Non è chiaro quali effetti concreti potrà avere una sentenza della CIG contro Israele, ciononostante potrebbe contribuire ad isolare lo stato politicamente ed economicamente.
La decisione di Israele di difendersi presso la Corte internazionale fa intendere che possa presentare argomentazioni giuridiche che giustifichino le proprie azioni a Gaza.
D'altro canto, qualora perdesse la causa e risultasse colpevole di aver violato la Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio, tale tattica potrebbe innescare ulteriori condanne internazionali.
Nel mentre, il 17 novembre, la Bolivia, il Sudafrica, il Bangladesh, le Isole Comore e il Gibuti hanno presentato una richiesta al Procuratore della Corte penale internazionale perché indagasse la situazione in Palestina separatamente.