Intrattabili, indecenti o di spugna metallica. In Brasile, questi e altri appellativi dispregiativi sono usati per descrivere i capelli di chi ha discendenze africane. Chi è stato vittima di commenti razzisti per via dei capelli, avrà la possibilità di condividere la propria esperienza nel documentario: “Con che pettine ti pettini?” [pt, come gli altri link].
Creato da Ana Esperança, studentessa venticinquenne di cinema e video della facoltà di Arte di Paraná (Fap/Unespar), il filmato vuole sfatare i pregiudizi sui capelli. Chi è interessato può partecipare inviando testimonianze via email o compilare il modulo che si trova sul sito del progetto.
Anna ha contattato Global Voices tramite email e ha raccontato che l'idea del film è nata proprio dalla sua esperienza personale, oltre che dalla necessità di realizzare un progetto per il corso di Regia II della sua università:
Desde muito cedo fui submetida aos tratamentos químicos e cresci com essa ideia de que o meu cabelo era estranho, que eu era uma pessoa feia, portanto, passei um bom tempo da minha vida sem aceitar muito bem a minha imagem (…) Atualmente, tenho orgulho de dizer que sou o que quero ser e não o que o que me disseram que deveria ser.
Fin da piccola mi sono sottoposta a trattamenti chimici e sono cresciuta con l'idea che i miei capelli fossero anormali, che fossi brutta. Ho passato buona parte della mia vita a non accettare il mio aspetto (…). Adesso posso affermare con orgoglio che sono quel che sono e non ciò che gli altri mi dicevano di dover essere.
Il titolo “Con che pettine ti pettini” è tratto da una canzone degli anni '40 di David Nasser e Rubens Soares, riproposta da artisti brasiliani come Elis Regina e Planet Hemp.
Leggi anche: Mulheres Afro-Brasileiras, Cabelo Crespo e Consciência Negra, pubblicato il 20 novembre 2012 su Global Voices.