Una nuova ondata del movimento #MeToo si sta espandendo sui social media in Messico

La didascalia dice: “Il 43% delle donne giornaliste e fotografe è stato aggredito dalle loro fonti”. Immagine promozionale per la campagna #MeTooGiornalisteMessicane, di PUM – Female Mexican Journalists United, un collettivo. Riprodotta con permesso.

Quasi un anno e mezzo dopo che è esploso negli Stati Uniti, il movimento #MeToo non accenna a placarsi in tutto il mondo. Dal 23 al 24 marzo, un'ondata di accuse di violenza sessuale nell'universo dei film, delle arti, del mondo accademico e dei media si sta espandendo sul Twitter messicano, con sempre più donne che si uniscono e raccontano le loro esperienze.

L'ondata è stata avviata da un tweet [es, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] di Ana G. González in cui accusava un noto giornalista di aver aggredito fisicamente “una lunga lista di donne”, una delle quali faceva parte della sua stretta cerchia di amici.

Il suo tweet ha dato origine all'hashtag #MeTooEscritoresMexicanos (#MeTooScrittriciMessicane), e presto hashtag simili hanno seguito l'esempio: #MeTooFilmMessicani, #MeTooMusicisteMessicane, #MeTooAccademicheMessicane, #MeTooGiornalisteMessicane, #MeTooTeatroMessicano, #MeTooArtisteMessicane, #MeTooAttivisteMessicane e altri. Non molto tempo dopo, sono stati creati account anonimi come @MeTooFilmMx o @MeTooTeatroMx che incoraggiavano le donne ad inviare testimonianze via DM.

Il collettivo giornalista femminile PUM – Periodistas Unidas Mexicanas, (Giornaliste Unite Messicane) – ha lanciato l'hashtag #MeTooMexicanJournalists (#MeTooGiornalisteMessicane) ad un evento il 23 marzo, dove ha presentato i risultati di un sondaggio che mostra che il 43% delle giornaliste intervistate sono state molestate almeno una volta dalle loro fonti.

Milioni di utenti hanno interagito con gli hashtag, che da quel momento hanno prodotto alcuni effetti concreti. Il direttore operativo di Reforma, un quotidiano nazionale è stato licenziato. Due giornalisti del media online Chilango sono stati licenziati, mentre un terzo è sotto inchiesta interna, secondo una dichiarazione.

La rete Wikipolítca, un gruppo di organizzazioni che cercavano di collegare rappresentanti politici indipendenti con la società civile, ha espulso tre dei suoi membri dopo essere stati accusati di violenza sessuale.

Coraggiose e stufe

La didascalia dice: “Solo il 18% delle giornaliste che hanno subito molestie sul lavoro ha presentato denunce ai propri datori di lavoro”. Immagine della campagna di #MeeTooGiornalisteMessicane, di PUM – Periodistas Unidas Mexicanas (Giornaliste Unite Messicane). Riprodotta con permesso.

Il movimento #MeToo è iniziato con l’attivista statunitense Tarana Burke nel 2007 [en], ma si è diffuso in tutto il mondo solo nel 2017, dopo che il produttore hollywoodiano Harvey Weinstein [it] è stato accusato di violenza sessuale da parte di alcune importanti attrici sui media statunitensi.

Altre campagne online in Messico, e più in generale in America Latina, hanno contribuito a sensibilizzare contro la violenza sessuale contro le donne. Alcuni esempi includono #MiPrimerAcoso (#LaMiaPrimaViolenza), #SiMeMatan (#SeMiUccidono), e #AquíTambiénPasa (#SuccedeAncheQui).

Gli hashtag attirano l'attenzione su diversi tipi di violenza vissuta dalle donne. Secondo UN Women, almeno sei su dieci donne messicane hanno vissuto un episodio di violenza almeno una volta nella loro vita, mentre il 41,3% sono state vittime di violenze sessuali e in Messico una media di nove donne al giorno è stata uccisa nel 2018.

Un tweet di @MeTooAcadémicosMx (@MeTooAccademicheMessicane) dice che le donne ‘ne hanno avuto abbastanza':

Come studentesse, colleghe, e partner di accademici, ci uniamo al movimento di condanna avviato da @MeTooScrittrici, seguito da @MeTooCineMx, e supportato da donne coraggiose e stufe. #MeTooAccademicheMessicane #NonSeiSola

Su Medium, Astrid López Méndez, ha scritto un lungo post in cui descrive in dettaglio le molestie a cui è stata sottoposta da un famoso scrittore messicano. Mostra empatia con le donne che hanno vissuto esperienze simili:

El silencio a veces es la única manera de lidiar con el dolor. Pero también, a veces, poco a poco, las mujeres aprendemos a hablar, a decir lo que nos ha lastimado. No es sencillo. Por eso, a quienes están en ese proceso, les escribo también, no están solas.

Il silenzio a volte è l'unico modo per affrontare il dolore. Ma anche, a volte, a poco a poco, noi donne impariamo a parlare, a dire cosa ci ha ferito. Non è semplice. Ecco perché, per coloro che sono in questo processo, dico anche questo: non sei sola.

Il problema dell'anonimato

Una discussione ricorrente su #MeToo, da quando è emersa nel 2017, è come bilanciare l'importanza di proteggere l'identità delle vittime con le implicazioni etiche delle accuse anonime.

Ana G. González ha condiviso alcune riflessioni su questo argomento su Twitter. Dice che dovremmo stare attenti a non trattare tutte le violenze come se fossero le stesse, poiché le accuse fatte con gli hashtag hanno incluso non solo l'aggressione sessuale, ma anche altri tipi di molestie di una natura più furtiva, anche se pervasiva:

Omogeneizzare la violenza è minimizzare gli atti di violenza che sono più severi. È importante avere la capacità di riflettere e differenziare tra i tipi di violenza per fare un'analisi approfondita e poter fare ammenda.

Anche gli uomini hanno usato i social media per condividere i loro pensieri. In un post su Medium, lo scrittore Raúl Aníbal Sánchez Vargas ammette di essere colpevole degli stessi abusi raccontati sui social media:

Creo que lo principal es el temor a reconocernos como agresores porque, a final de cuentas, tenemos un universo moral del cual no queremos ser los villanos. Tal vez por eso entre los escritores, artistas y personas de izquierda reconocernos como ESO, es casi imposible. […] Además, va junto con pegado al mito del aliado, feministo, deconstruido […] El entusiasmo y las ganas de la emancipación de [las mujeres] no nos eximen de volvernos agresores.

Penso che la più importante sia la paura di riconoscerci come autori. Alla fine della giornata, abbiamo un universo morale in cui non vogliamo interpretare il ruolo del cattivo. Forse è per questo che tra scrittori, artisti e persone di sinistra, riconoscere noi stessi come QUELLO è quasi impossibile. […] Inoltre, [tutto ciò] va di pari passo con il mito dell'alleato, la femminista, l'uomo decostruito […] L'entusiasmo e il desiderio di emancipazione di [donne] non ci esentano dal diventare aggressori.

In un Paese dove oltre il 90% di tutti i crimini non vengono mai denunciati le campagne #MeToo potrebbero rivelarsi un'opportunità per la società di riconoscere la mancanza di accesso alla giustizia per le donne in Messico.

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