Netizen Report: Proteste anti-corruzione in tutto l'Egitto scatenano blocchi su internet e arresti

Sciame di uccelli. Foto di Christoffer A Rasmussen, via Wikimedia. Licenza per uso pubblico.

Il Netizen Report di Advox offre un'istantanea internazionale sulle sfide, le vittorie e le tendenze emergenti in campo tecnologico e dei diritti umani nel mondo. Questo report copre notizie ed eventi del periodo dal 20 al 26 settembre 2019.

Le autorità egiziane hanno imposto restrizioni sulle piattaforme dei principali social media per gli utilizzatori di internet da dispositivi mobili su tutto lo stato, in risposta a una serie di proteste pubbliche che si sono svolte al Cairo e altre città egiziane. A partire dal 21 settembre, fonti locali [en, come tutti i link seguenti, salvo diversa indicazione] e collaudatori tecnici hanno riferito che Twitter e Facebook Messenger sono diventati inaccessibili a intermittenza sui servizi internet locali di Telecom Egitto, Raya e Vodafone.

Anche siti di informazione, tra cui BBC Arabic e Al Hurra News, sembrano essere completamente bloccati. Egyptian Streets ha rivelato che il Consiglio Supremo per la Regolamentazione dei Media ha riferito che la BBC è stata bloccata a causa dell’ “inaccurata” copertura delle proteste.

Anche applicazioni di messaggistica sicure sono state prese di mira. Il 26 di settembre, attivisti locali hanno riportato che le pagine principali di Wickr e Signal sono state bloccate in Egitto.

Nonostante su scala molto ridotta rispetto a quanto gli egiziani abbiano assistito in passato, le proteste sono le prime sostanziali manifestazioni che avvengono sotto il governo del presidente Abdel Fattah al-Sisi, che è al potere dal 2014. I media locali comunicano che dozzine di protestanti sono stati arrestati. Amnesty International ha confermato 59 arresti, mentre gruppi locali dicono di averne contati a centinaia. Contatti locali di Global Voices riferiscono inoltre che la polizia, nelle aree di protesta e in quelle limitrofe, sta fermando pedoni chiedendo di ispezionare i loro cellulari.

Sta succedendo qualcosa di serio in Egitto. Proteste anti-Sisi piccole, ma molto coraggiose, sono scoppiate al Cairo nell'ultima ora *e non sono state immediatamente e brutalmente represse*. Nel frattempo, Sisi è diretto verso #UNGA74. Tutto questo si è intensificato in due settimane. Non mi aspetto che finisca stasera.

Le proteste si sono scatenate in seguito a una serie di video postati su Facebook dall'attore e imprenditore edile Mohamed Ali, che ha fornito prova che ufficiali governativi di massimo livello, incluso Sisi, hanno fatto un uso improprio di fondi pubblici per costruire sontuose case e hotel per loro stessi e i loro amici. Ali racconta inoltre che il regime deve alla sua società parecchi milioni di dollari.

Le accuse sono dolorose da sentire per gli egiziani che subiscono maggiormente le difficoltà economiche del paese – inflazione, disoccupazione e altri fattori hanno ridotto il 32,5% della popolazione in povertà.

Il presidente, che al momento si trova a New York per l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha respinto le accuse definendole “bugie e diffamazione“, e ha incolpato per le dimostrazioni pubbliche di malcontento l'”Islam politico“.

Attiviste ambientali combattono il cyber-bullismo

Per i giovani attivisti ambientali, inclusa la ormai famosa sedicenne svedese Greta Thunberg, i social media sono uno spazio vitale per promuovere il movimento e incoraggiare altri ad unirsi. Ma come Zahra Hirjii di Buzzfeed ha riportato questa settimana, queste voci – in particolare quelle di ragazze e giovani donne – stanno subendo forti reazioni negative su internet. Una tattica diffusa è rispondere ai messaggi delle ragazze con link riguardanti immagini pornografiche. Altre attiviste si sono viste arrivare minacce di morte e attacchi informatici dove vengono prese informazioni personali, e sono stati hackerati i loro account.

Tiktok limita i contenuti politicamente sensibili – dovremmo esserne sorpresi?

A partire da agosto 2019, fonti multiple hanno riferito che su TikTok, un'applicazioni per la condivisione di brevi video con sede in Cina, i post che mostravano riprese delle proteste a Honk Kong sono stati censurati o è stata tolta la priorità.

Il 25 settembre, il Guardian ha rilevato documenti trapelati da una fuga di notizie che indicavano che la società madre di Tiktok, ByteDance, ha istruito i moderatori dei contenuti di censurare gli aggiornamenti che menzionano i movimenti d'indipendenza in Tibet, il massacro della Piazza di Tiananmen a Pechino del 1989 e altri argomenti politicamente “sensibili” in Cina. Tra le altre cose, i documenti istruivano i moderatori di limitare i post che contengono “criticismo/attacco alla politica, alle leggi sociali di qualsiasi paese, che sia monarchia costituzionale, monarchia, sistema parlamentare, separazione di poteri, sistema socialista, ecc.”

Un portavoce di ByteDance ha dichiarato al Guardian che queste linee guida per i moderatori sono state ritirate nel maggio 2019, e che la società sta ora proponendo un “approccio localizzato” alla moderazione dei contenuti, nel quale il contenuto è limitato in certe regioni, in base alle circostanze politiche e legali. Tiktok fu lanciata nel 2017, ed è molto popolare tra adolescenti e giovani. Il servizio ha 1,3 milioni di utenti in tutto il mondo.

Twitter sospende migliaia di account appoggiati dallo stato nel Medio Oriente, in Spagna, Ecuador

Twitter ha annunciato, il 20 settembre, di aver sospeso più di 6000 account con sede negli Emirati Arabi Uniti, Egitto, Arabia Saudita, Spagna e Ecuador. Per quanto riguardo gli ultimi tre paesi, la società ha detto che gli account avevano violato le politiche di strumentalizzazione della piattaforma per promuovere i programmi di governo o dei partiti politici. Negli Emirati Arabi Uniti e in Egitto, la società ha sospeso gli account che si erano impegnati in quella che sembrava essere una campagna coordinata contro il Qatar e l'Iran.

Gli esperti definiscono “arcaico” il sistema di identificazione digitale keniota

La Corte Suprema del Kenya ha ascoltato le testimonianze di coloro che avevano criticato l'infrastruttura tecnica dietro lo schema di identificazione digitale relativamente nuovo dello stato, il sistema di identificazione nazionale integrato (National Integrated Identity System). Anand Venkatanatayanan, un esperto di sicurezza informatica che conosce bene il programma Aadhaar dell'India, ha detto alla corte che, in modo simile ad Aadhaar, il sistema keniota è straordinariamente vulnerabile poiché è super-centralizzato. In India, molteplici fughe di notizie di grande entità hanno lasciato decine di milioni di dati personali dei residenti a rischio di violazione.

Per lo stato attuale, Venkatanatayanan ha detto che il sistema del Kenya “potrebbe porre un enorme rischio alla sicurezza personale e alla privacy dei kenioti senza benefici dimostrabili. Inoltre, potrebbe creare rischi per la sicurezza nazionale al Kenya che sarebbero impossibili da attenuare…”

La sentenza della corte di Islamabad pone un blocco alla censura di stato

In una vittoria per il diritto di parola su internet in Pakistan, la Corte Suprema di Islamabad ha stabilito, il 21 settembre, che l'Autorità per le Telecomunicazioni del Pakistan (PTA) non può evitare un giusto processo quando cerca di bloccare un sito internet. La sentenza è risultata dal una petizione presentata dal Partito dei Lavoratori di Awami, dopo che il sito del partito era stato bloccato senza preavviso nel luglio 2018, appena poche settimane prima di un'elezione generale. La sentenza della corte ha sentenziato che agendo così, la PTA ha commesso una “palese violazione dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione così come dalla consolidata giurisprudenza enunciata dalle corti superiori”.

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MISSING LINK: Tibetan Groups Targeted with Mobile Exploits – Citizen Lab

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Afef Abrougui, Ellery Roberts Biddle, Hija Kamran, Oiwan Lam e Elizabeth Rivera hanno contribuito a questo report.

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