Scandalo sui consulenti del Cremlino infiamma le elezioni presidenziali in Moldavia

Illustrazione di RISE Moldavia. Usata con permesso.

La Repubblica di Moldavia va ai seggi domenica prossima per il secondo round delle elezioni presidenziali, lanciando il presidente in carica Igor Dodon contro Maia Sandu del Partito di Azione e Solidarietà (PAS). Dodon è in carica come presidente della Moldavia dal 2016, quando ha battuto Sandu in uno stretto ballottaggio.

Dodon è il leader precedente del Partito Socialista Moldavo (PSRM), che è comunemente visto come pro-Russia. Ha rinunciato alla dirigenza del partito dopo aver assunto la presidenza e si è ricandidato come candidato indipendente, sebbene avesse il forte supporto del partito.

La temperatura si è surriscaldata non appena è iniziata la campagna elettorale. Ma si è alzata ancora di più il 19 Ottobre quando i giornalisti del RISE Moldavia e il Dossier centre hanno pubblicato il primo capitolo di Kremlinovici [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], un'inchiesta transnazionale in quattro parti sull'influenza dei servizi segreti russi sulla politica moldava.

Per tutta risposta, il giorno della pubblicazione, i Servizi Segreti Russi (SVR) hanno rilasciato una dichiarazione [ru] che avvertiva dei “preparativi per l'arrivo in Moldavia di un gruppo di specialisti americani ‘della rivoluzione colorata’ con compiti politici”.

Il primo round delle elezioni si è tenuto il 1 Novembre. Non vi è stata nessuna rivoluzione, “colorata” o di altro genere, e nessuno ha potuto segnalare la presenza di specialisti americani. nel frattempo, i giornalisti del RISE Moldavia hanno pubblicato la prova che il quartier generale di Igor Dodon è stato a stretto contatto con un gruppo di strateghi politici dalla Russia, il coinvolgimento dei quali nella campagna elettorale non è stato dichiarato dal candidato alla Commissione Elettorale Centrale (CEC) — come è richiesto dalla legge moldava.

In qualità di uno degli autori dell'inchiesta Kremlinovici, ho intervistato esperti e analisti per sapere le loro opinioni sulla possibile influenza del Cremlino su Dodon, e cosa potrebbe distinguere il secondo round di queste elezioni dal primo.

Fortunato per la seconda volta

Secondo i dati ufficiali del primo round, Sandu ha avuto un leggero vantaggio su Dodon nel primo round, ottenendo il  36.2 % dei voti paragonato al suo 32.6 %.

Quattro su otto candidati che si sono candidati nel primo round hanno da allora espresso il loro supporto a Sandu. Questi erano Andrei Năstase della piattaforma Dignità e Fiducia, Tudor Deliu del Partito Liberal-democratico, Octavian Ţîcu del Partito dell'Unità Nazionale e Dorin Chirtoacă del Partito Liberale. Renato Usatîi, il candidato del Nostro Partito che è arrivato terzo con il 16.9% dei voti, ha fatto appello ai moldavi semplicemente per votare contro Dodon.

Sia Dodon che Sandu hanno cambiato il fulcro delle loro campagne elettorali sin dal primo round.

Maia Sandu non enfatizza più la presunta frode elettorale, ma si appella ad un'alleanza politica di ampio respiro contro l'attuale presidente.

“Ancora una volta si sta appellando a delle elezioni parlamentari anticipate, una proposta interessante per quei partecipanti che sono stati eliminati delle elezioni che sono stati eliminati al primo round ma che può aiutare Sandu con i loro voti nella seconda”, dice Sergey Manastîrlî, il direttore dell'Istituto di analisi, ricerca e previsione dei Balcani.

Allo stesso modo, ha spiegato Manastîrlî un'intervista a GlobalVoices, Dodon ha iniziato una campagna elettorale per il secondo round criticando fortemente Sandu personalmente e i votanti moldavi all'estero, molti dei quali sono suoi sostenitori.

“Precedentemente, non ha deliberatamente posto attenzione a Maia Sandu e ha anche ignorato gli inviti ai suoi dibattiti. E ora le dedica il suo primo discorso pubblico paragonandosi alla sua rivale”, ha notato Manastîrlî.

Alexei Tulbure, direttore dell'Istituto di Storia Orale di Moldavia, è concorde nell'affermare che il tenore del secondo round è abbastanza diverso.

“Dodon ha avuto un inizio aggressivo nel secondo round. Non c'è alcuna certezza, se non l'arroganza, osservata nel primo. Igor Dodon intimidisce l'elettorato con gli orrori che si abbatteranno sul paese se sarà eletta Sandu. Ciò indica che nel complesso, non c'è niente di cui dovrebbe ritenersi responsabile”, Tulbure ha detto a GlobalVoices.

Tulbure, che è anche un ex parlamentare e ambasciatore, pone attenzione sul fatto che le dichiarazioni del presidente mancano praticamente di qualsiasi menzione ad altri argomenti come la lotta contro la corruzione, la riforma giudiziaria e i diritti umani.

“Le priorità di Igor Dodon sono sommariamente connesse ai fatti all'ordine del giorno del Paese”, Tulbure conclude.

Gli strateghi segreti

La quarta parte del Kremlinovici riguarda un gruppo di strateghi politici russi che hanno incontrato alcune figure dell'entourage di Dodon prima del primo round delle elezioni. L'inchiesta ha rilevato anche che l'addetto stampa del quartier generale della campagna elettorale di Dodon fosse presente.

Vari esperti e analisti politici sono d'accordo su ciò che l'inchiesta rivela— e gli urgenti interrogativi che solleva.

“Gli strateghi politici dall'estero, inclusa la Russia, hanno sempre lavorato in Moldavia. Sono sempre stati pagati a nero, così non potrete vedere il costo dei loro servizi nei conti ufficiali. Nel caso di Dodon, ora che il coinvolgimento degli strateghi russi è stato svelato, è necessario richiedere un resoconto dei costi”, spiega Tulbire.

“Durante questa campagna elettorale, gruppi di strateghi politici da Francia, Germania, Romania, Russia, Ucraina e altri paesi hanno lavorato per diversi candidati. Tutti coloro che conoscevano il mercato di consulenza politica in Moldavia lo sapevano bene, ma non se ne parlava apertamente”, ammette il direttore Manastîrlî.

“Invitare strateghi politici dall'estero è da tempo diventata una regola per le elezioni moldave. In generale, i candidati hanno paura di ammettere pubblicamente che hanno fatto ricorso ai servizi di questi specialisti stranieri. Forse temono che facendolo potrebbero rendersi più deboli paragonati agli altri competitori che non rivelano la lista dei loro consulenti stranieri”, continua Manastîrlî.

“Società di consulenza e singoli strateghi polici potrebbero infatti lavorare sotto contratto durante le elezioni negli altri paesi, ma ciò dovrebbe essere fatto apertamente, proprio come in altri contratti commerciali”, sottolinea l'analista politico russo Alexander Morozov.

“Diversamente, non è più una questione di consultazione politica, ma un'interferenza tossica. Il gruppo [di strateghi politici] lo sta nascondendo, rifiutando il contatto con la stampa, ed è nascosto dall'apparato di Dodon. Questo non è un mero ‘business’, ma un ‘gruppo speciale’ che mette direttamente a contatto il quartier generale di Dodon con l'Amministrazione Presidenziale della Federazione Russa. Vale a dire, che questo equivale ad una diretta interferenza [straniera] [nelle elezioni]”, ha scritto Morozov in un post su Facebook del 5 Novembre in reazione all'inchiesta di RISE Moldavia.

L'ufficio moldavo

Le prime scoperte dell'inchiesta Kremlinovici investigation sono state possibili grazie all’ “Archivio Chernov”, una raccolta di documenti operativi ottenuti dal Dossier centre risultato di una fuga di notizie dall'Amministrazione Presidenziale della Federazione Russa, che è stata poi data al RISE Moldavia.

Secondo i documenti pubblicati nell'inchiesta, i politici moldavi (incluso Dodon) avrebbero mandato a Mosca delle anteprime dei testi dei loro discorsi per il consumo interno ed internazionale. Questi sarebbero stati revisionati dall’ “Ufficio moldavo” del Cremlino, con gli auspici del direttorato dell'amministrazione presidenziale guidato dal SVR Generale Vladimir Chernov. A volte lo staff russo avrebbe curato i testi di questi discorsi per i loro partner moldavi, sviluppando degli argomenti di conversazione che avrebbero potuto usare nella pubblica piazza. Hanno anche suggerito possibili storie false per colpire i loro avversari moldavi.

Dumitru Manzarari, un assistente di ricerca dell'Istituto tedesco per gli Affari e la Sicurezza Internazionali (SWP), ha detto a GlobalVoices che l'inchiesta di RISE Moldavia è “estremamente inquietante”.

” Le sue azioni [ di Dodon] danno l'impressione che usi l'ufficio presidenziale per vantaggi personali. Dati i vasti e documentati interessi commerciali di Dodon in Russia e il fatto che la Russia è l'unico paese a tenere delle truppe militari in Moldavia, contro la volontà delle autorità moldave, le interazioni di Dodon con gli ufficiali russi lo rendono un agente del dipartimento del Cremlino sotto copertura in Moldavia”, dice Manzarari. “Inoltre, il presidente moldavo ha bisogno di seguire procedure specifiche per condividere documenti confidenziali con interlocutori non autorizzati, in particolare ufficiali stranieri. Allo stesso modo, coordinare i suoi interventi e le sue azioni con la Russia è un passo discutibile, minacciando l'ufficio presidenziale, la sovranità moldava, e la sicurezza nazionale”.

Boris Gamurari, un ex ufficiale dei servizi segreti ed ex Ministro della Difesa moldavo, ha visto queste rivelazion come un segno di incompetenza.

“Per tutto il suo mandato, il presidente Dodon ha mostrato francamente negligenza per questioni come la sicurezza nazionale […] I servizi segreti sono obbligati ad essere al corrente ed informarlo su tutte le cose nei minimi particolari. Ma per farlo, avete bisogno di un servizio dallo staff professionale, non ex ufficiali di polizia,con il loro modo di lavorare”, ha osservato Gamurari in un'intervista. “Né lui e né loro sanno la regola d'oro di servizi del — possono esserci dei paesi amici, ma non possono esserci servizi segreti amici”.

Guarda la copertura speciale di Global Voices sulle Turbolenze politiche in Moldavia [it]

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