La complicata risposta del Giappone all'invasione dell'Ucraina

"Pray for Ukraine" cycle cap

Berretto da ciclista ‘Preghiamo per l'Ucraina’ con i colori ucraini, realizzato da Enishi Handmade Cycle Caps a Kyoto. Tutti i proventi delle vendite sono donati ai soccorsi in Ucraina, e i berretti sono stati acquistati tutti. Nota: Il carattere “縁”, en, può avere il significato di “legame o collegamento che unisce due persone.” Foto di jun.skywalker, da Flickr. Licenza immagine:  Attribuzione – Non commerciale 2.0 Generico (CC BY-NC 2.0)

Il Giappone, che ha prontamente imposto sanzioni economiche e finanziarie alla Russia in seguito all'invasione dell'Ucraina il 24 febbraio scorso, si è anche trattenuto dal chiudere del tutto i rapporti. L'invasione russa ha inoltre rafforzato l'idea del Giappone come paese inospitale ai rifugiati, e ha mandato in frantumi il rifiuto delle armi nucleari della nazione.

In uno storico discorso [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione]  fatto in videoconferenza ad oltre 710 membri eletti della Dieta Nazionale [it], il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha lodato il Giappone in quanto:

[…] the first [country] in Asia to put real pressure on Russia to restore peace. Who supported the sanctions against Russia.

[…] il primo paese asiatico che ha fatto realmente pressione sulla Russia per riportare la pace. Che ha sostenuto le sanzioni contro la Russia.

Il giornalista Phoebe Amoroso, in base a Tokyo, in un’ intervista televisiva con CBC/Radio Canada ha affermato che il presidente ucraino ha prestato attenzione ad adattare il suo discorso specificamente al Giappone:

For example,  [Zelenskyy] mentioned the nuclear power plants that were at risk of Russian attacks in Ukraine. This refers to of course the Fukushima incident that led to a nuclear meltdown.

Per esempio, [Zelenskyy] ha fatto cenno alle centrali nucleari ucraine a rischio di attacchi russi. Questo fa sicuramente riferimento all'incidente di Fukushima [it] del 2011 […] che ha causato una fusione nucleare.

Zelenskyy ha anche parlato del bisogno di ricostruire l'Ucraina una volta finita la guerra e di aiutare gli sfollati di guerra a trovare un'abitazione, un riferimento, a detta di Amorosa, alle 38.000 persone che in Giappone sono ancora sfollate 11 anni dopo che il grande terremoto e tsunami del 2011 ha distrutto le comunità della costa nordorientale del paese.

Nel suo discorso, Zelenskyy ha anche chiesto al Giappone un aiuto per fermare l'invasione della Russia:

 So that Russia seeks peace. And stops the tsunami of its brutal invasion of our state, Ukraine. It is necessary to impose an embargo on trade with Russia. It is necessary to withdraw companies from the Russian market so that the money does not go to the Russian army.

In modo che la Russia cerchi la pace. E fermi lo tsunami di invasione brutale del nostro paese, l'Ucraina. È necessario imporre un embargo sul commercio con la Russia. È necessario ritirare le aziende dal mercato russo affinché il denaro non vada all'esercito russo.

Il Giappone ha mostrato una risposta mista alla crisi dall'inizio dell’invasione russa dell'Ucraina. Nei primi giorni dell'invasione, mentre il governo giapponese ha agito velocemente imponendo sanzioni alla Russia, le folle si sono riunite in tutto il Giappone a sostegno dell'Ucraina [ja]:

La voce e la volontà delle persone, viste dal palco.

Ci sono persone che sogghignano vendendo questo, e con il telefono in mano dicono “In ogni caso non importa,” ma sento che la forza di tutte le persone che sono venute qui , una per una, anche se loro stesse potrebbero aver provato un senso di impotenza a parlare, donare e mandare aiuti.

Può sembrare una cosa piccola, ma continuerò ad alzare la mia voce.

Nota: Tsuji Asako è un personaggio mediatico e produttore televisivo; questa manifestazione si è svolta a Tokyo.

Il Giappone è stato meno entusiasta di accogliere rifugiati dall'Ucraina. A marzo, il governo ha annunciato che avrebbe garantito l'ingresso a 47 ucraini in cerca di rifugio dall'invasione russa, un aumento rispetto ai 30 rifugiati che il paese accetta solitamente ogni anno.

In ogni caso, il Giappone non riconosce gli ucraini come rifugiati, e gli garantisce invece un “rifugio provvisorio”:

Il Giappone offre un rifugio provvisorio — uno status giuridico che consente agli ucraini di rimanere e ricevere sostegno, ma che è lontano dal riconoscerli come rifugiati secondo il diritto internazionale.

Le sanzioni economiche del Giappone sono ugualmente complicate. Alcune aziende giapponesi si sono astenute dal disinvestire del tutto in Russia dall'inizio dell'invasione, mentre il governo giapponese ha annullato alcune sanzioni e si è rifiutato, per ora, di imporne altre. 

Nel 2021, il Giappone ha esportato più di $7.3 miliardi di beni in Russia. Dall'inizio dell'invasione, oltre al divieto di esportare auto di lusso in Russia, il Giappone ha imposto una serie di sanzioni economiche mirate al Presidente russo Vladimir Putin e agli oligarchi. Il governo giapponese ha anche imposto restrizioni alle operazioni sui capitali con la Russia, e ha escluso alcune banche russe dalle reti di pagamento internazionali.

Tuttavia, a marzo il governo giapponese ha annullato la decisione di vietare l'importazione di ricci di mare e granchi dalla Russia, citando un “impatto sulla società.” La Russia è la terza fonte estera di importazione di frutti di mare del Giappone. Grossisti, supermercati e industria alimentare hanno già protestato contro la carenza di prodotti in seguito all'inizio dell'invasione a febbraio.

Anche se in Giappone c'è una crescente consapevolezza del danno alla reputazione del continuare a fare affari con la Russia, non tutte le aziende giapponesi possono troncare i rapporti facilmente.

Ad esempio Fast Retailing, il più grande rivenditore asiatico, conosciuto soprattutto per il brand di moda Uniqlo, ha revocato un precedente annuncio di continuazione delle operazioni in Russia dopo essere finito nel mirino dei consumatori.

Intanto, il governo giapponese e le aziende MitsuiMitsubishi  sono finora riluttanti ad uscire dal grande progetto Sakhalin-2 per il gas naturale, nonostante l’improvviso ritiro del consorzio membro Shell dopo l'invasione. Sakhalin-2 è la fonte di quasi il 10% delle importazioni di gas naturale liquefatto del Giappone.

Si stima che uscire dal progetto costerebbe al consorzio 15 miliardi di dollari, aumenterebbe il prezzo del gas naturale in Giappone fino al 35%, e metterebbe a rischio la sicurezza energetica del paese.

Ad ogni modo, le recenti sanzioni economiche del Giappone contro la Russia hanno raffreddato i rapporti. I due paesi sono tecnicamente in guerra a causa di una disputa territoriale di lunga data, e la Russia, citando il sentimento “anti-russo“, a marzo ha annunciato che accantonerà a tempo indeterminato i piani per concludere con il Giappone un trattato di pace che porrebbe finalmente fine alla Seconda Guerra Mondiale.

La dichiarazione della Russia ha a sua volta indotto il primo ministro giapponese Kishida Fumio a interrompere di fatto quasi due decenni di costosa politica volta a ripristinare i “Territori Settentrionali” del Giappone — le quattro isole più meridionali dell'arcipelago delle isole Curili [it], occupate dell'Unione Sovietica dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Il 7 marzo alla Dieta, Kishida ha descritto i Territori Settentrionali come “regioni appartenenti” 「固有の領土」al Giappone. Questa è sempre stata  la posizione del Giappone ma, sotto il governo di Abe, il gabinetto giapponese ha attentamente evitato di usare il termine pubblicamente per non inimicarsi la Russia.

La Russia ha poi cominciato esercitazioni militari sulle isole, che si trovano a vista dell'isola di Hokkaido, l'isola più a nord del Giappone. Le esercitazioni hanno incluso il sistema antiaereo russo S300, che ha una portata di 400kmpotenzialmente minacciando gli aerei militari e civili giapponesi dell'area.

Il crescente potenziale della Russia come minaccia in seguito all'invasione dell'Ucraina ha anche acceso in Giappone un nuovo dibattito riguardo la difesa nazionale. A partire dai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki del 1945, il Giappone ha rispettato i tre principi di non possedere, produrre e ammettere armi nucleari sul proprio suolo. A marzo la coalizione al governo del Giappone ha dato inizio ad un dibattito formale relativo all'adozione di un accordo di condivisione di armi nucleari con gli Stati Uniti, simile alla NATO.

In risposta, un rappresentante del Partito Comunista Giapponese, uno dei maggiori partiti di opposizione, ha dichiarato:

The three non-nuclear principles are not a mere policy measure but a national cause. A person who served as prime minister of the world's only atomic-bombed country in warfare should under no condition be talking about possessing nuclear arms.

I tre principi non-nucleari non sono dei semplici provvedimenti politici ma anche una causa nazionale. Una persona che ha ricoperto la carica di primo ministro nell'unico paese al mondo che ha subito un bombardamento atomico in guerra non dovrebbe in nessun caso discutere del possedimento di armi nucleari.


Per ulteriori informazioni su questo argomento, consulta la nostra copertura speciale: La Russia invade l'Ucraina.

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