Pur essendo uno dei maggiori produttori alimentari [pt, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione]al mondo, il Brasile ritorna, dopo otto anni, nella Mappa della Fame dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).
Secondo lo studio, un paese è carente di cibo quando una media superiore al 2,5 % della popolazione affronta la mancanza cronica di cibo- in Brasile con 214 milioni di abitanti, il tasso stimato è del 4,1 %.
Reso noto ad inizio luglio, il documento [en] dimostra che tra i 702 e gli 828 milioni di persone hanno patito la fame nel mondo nel 2021.
In Brasile, il dibattito sull’insicurezza alimentare e sulla fame si è intensificato durante la pandemia da Covid-19, ma si stava già aggravando negli ultimi anni: tra il 2019 e il 2021, più di 15 milioni di brasiliani ne soffrivano, secondo l’ONU.
La fame in numeri
Secondo una recente ricerca condotta dalla FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, più di 61 milioni di brasiliani vivono in una condizione di insicurezza alimentare – 15,4 milioni combattono una insicurezza alimentare grave, stando al sito web G1.
L’indagine nazionale “Olhe para a fome” ( Occhio alla fame), elaborata dalla Rede Penssan (Rete Nazionale della Ricerca sulla Sovranità e sulla Sicurezza Alimentare e Nutrizionale) in collaborazione con Oxfam Brasil e altre organizzazioni, ha raccolto i dati tra novembre 2021 e aprile 2022 segnalando una situazione preoccupante: il Paese sta affrontando una battuta di arresto che ricorda quella degli anni 90, quando il problema della fame era al centro dei notiziari.
Nel 2022, stando ai risultati ottenuti da questo studio, il 15,5% (33,1 milioni di persone) della popolazione affronta un’insicurezza alimentare grave.
La seconda Inchiesta Nazionale sulla Insicurezza Alimentare durante la Pandemia da Covid-19 in Brasile, su cui si basava “Olhe para a fome”, è partita a inizio giugno e ha mostrato che il 58,7 % della popolazione brasiliana convive con un certo livello di insicurezza alimentare.
Secondo lo studio della Rede Penssan, l’insicurezza alimentare si verifica quando la disponibilità del cibo non è regolare e la si può classificare in tre livelli: lieve (incertezza di accesso in un prossimo futuro), moderata (quantità insufficiente di alimenti) e grave ( privazione del consumo e fame).
Sempre secondo lo studio, a soffrire maggiormente sono le donne e le persone nere.
Cosa ne è stato degli avanzi?
Durante la pandemia, con la crisi economica, i supermercati brasiliani, con la strategia di ridurre i costi e incentivare le vendite, hanno iniziato a vendere anche le ossa e la carcassa degli animali, che non era pratica comune nel Paese.
Il PROCON dello Stato di Santa Caterina- organo di difesa e protezione dei consumatori- si è raccomandato affinché gli avanzi venissero distribuiti a persone in condizione di vulnerabilità, e non venduti. La vendita rappresenta un’infrazione del Codice della Difesa del Consumatore, sottolinea l’organo.
Supermercado no Pará vende restos de peixes e imagem repercute nas redes. Em meio a avanço da fome no país, brasileiros recorrem a alimentos como ossos, carcaças de peixes e legumes descartados https://t.co/XqGHSC4EUL#Belem #Para #Peixe #Fome #ossos #Supermercado pic.twitter.com/3FGjowRh63
— Mídia Informal (@MidiaInformal) October 7, 2021
Supermercato di Pará vende gli avanzi di pesce e l'immagine fa il giro della rete. In risposta all'aumento della fame nel Paese, i brasiliani ricorrono a cibi come ossa, carcasse di pesce e legumi scartati
A Belo Horizonte, Minas Gerais, anche nella seconda metà del 2021, sono state viste persone che rovistavano tra i rifiuti di un supermercato alla ricerca di cibo. L’operatore ecologico Leandro dos Santos Jesus ha dichiarato al sito web G1:
Dói ver né? A gente chega a selecionar lá dentro o que dá para deixar eles pegarem. A situação está difícil para todo mundo e a gente tem que entender a situação.
Fa male da vedere, non è vero? Arriviamo a selezionare cosa mettere lì dentro affinché gli altri possano prenderlo. La situazione sta diventando difficile per tutti e dobbiamo prenderne atto.
Le scene si ripetono anche in altre regioni del Paese: a Fortaleza, nel Ceará, come dimostra il rapporto di Sandra Maria de Freitas alla BBC News Brasil:
Meus pés ardem como pimenta. Os calos inflamam, eu raspo com uma lâmina e sigo a vida. Acordo às 4 horas da manhã todos os dias, pego o meu carrinho de mão e venho esperar o caminhão do lixo nesse mesmo ponto, perto da Comunidade dos Trilhos, onde moro.
I miei piedi bruciano come peperoncini. I calli si infiammano, li raschio con una lamina e continuo a vivere. Mi sveglio alle 4 del mattino tutti i giorni, prendo il mio carrellino e e aspetto il camion dei rifiuti in questo stesso posto, vicino alla Comunidade dos Trilhos, dove vivo.
Battuta d’arresto
Nel 2014, la notizia che il Brasile fosse uscito dalla Mappa della Fame dell’Onu era in prima pagina.
Al Correio Braziliense, il corrispondente della FAO in Brasile, il dipartimento delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, Rafael Zavale, ha dichiarato che i numeri sono preoccupanti:
Existem quatro causas principais da fome: conflitos armados, choques climáticos, choques econômicos e choques sanitários. Atualmente estamos vivendo o que a FAO chama de “tempestade perfeita” para a segurança alimentar, pois estes quatro fatores estão acontecendo ao mesmo tempo em alguns lugares do mundo.
Ci sono quattro cause principali legate alla fame: conflitti armati, cambiamenti climatici, cambiamenti economici e cambiamenti sanitari. Al momento stiamo vivendo quella che la FAO chiama la “tempesta perfetta” per la sicurezza alimentare, in quanto i quattro fattori si stanno verificando contemporaneamente in alcune parti del mondo.
Tra il 2004 e il 2013, le politiche pubbliche per debellare la povertà e la miseria furono realizzate e ridussero la fame a meno della metà dell’indice iniziale: dal 9,5% al 4,2%, secondo lo studio “Olhe para a fome” (Occhio alla fame).
Nel 2010 una classifica stilata dalla ONG Active Aid mostrava il Brasile come leader tra i paesi in via di sviluppo con politiche più efficienti nella lotta alla fame.
L’abbandono di queste politiche potrebbe aver influenzato lo scenario attuale. Secondo uno studio della Oxfam, Rede Penssan e altri, “ la cattiva gestione della pandemia in Brasile è un fattore determinate di questo scenario preesistente”.
Está evidente que a reativação da economia é insuficiente para o combate à fome. É preciso ir além, garantindo os direitos — entre eles a alimentação adequada, a preservação ambiental e a promoção do bem estar — de forma equânime a toda a população brasileira.
È chiaro che il riavvio dell’economia non è sufficiente per combattere la fame. È necessario andare oltre, garantendo i diritti- tra questi un’adeguata alimentazione, la salvaguardia dell’ambiente e la promozione del benessere- in modo equo a tutta la popolazione brasiliana.
Al giornale Folha de São Paulo, l’economista e fondatore dell’Instituto Fome Zero (Istituto Zero Fame)- che sostiene la politica della lotta alla fame-, Walter Belik, ha commentato dicendo che i motivi che hanno portato alla crisi della fame vanno al di là della pandemia da Covid-19 e coinvolgono crisi e aumenti dei prezzi:
Não dá para atribuir a fome só à Covid, pois se tivéssemos uma rede de proteção social em funcionamento, não teríamos um quadro tão complicado quanto o que estamos vivendo […] Boa parte da crise de desabastecimento e alta de preços em 2020 tem a ver com a ideia de que o Brasil não precisa de estoques reguladores de alimentos, o que é absurdo não só do ponto de vista de segurança alimentar, mas nacional. O país depender de importações e da variação de preços internacionais é absurdo, diante do quadro de abundância que temos no Brasil.
Non possiamo dare la colpa solo all’emergenza da Covid, in quanto se avessimo una rete di protezione sociale in funzione, non avremmo un quadro così complicato come quello che stiamo vivendo […] Buona parte della crisi di carenza alimentare e dell’aumento dei prezzi nel 2020 ha a che fare con l’idea che il Brasile non ha bisogno di scorte alimentari regolamentate, il che è assurdo non solo per la sicurezza alimentare, ma anche nazionale. È paradossale che il paese dipenda dalle importazioni e dalle variazioni di prezzo internazionali, vista l’abbondanza che abbiamo in Brasile.
Durante il governo di Bolsonaro, il Consiglio di Sicurezza Alimentare e Nutrizionale (Consea) è stato sciolto così come la Bolsa Família, programma che aiuta famiglie con reddito basso. Al suo posto è stato creato l’Auxílio Brasil, che ha distribuito 400 reis ai beneficiari- con l’approvazione di un nuovo progetto, l’importo dovrà essere aumentato, ma soltanto a fine dicembre 2022.
Beneficio sociale
La storica Denise de Sordi, nel podcast Café da Manhã, del giornale Folha de São Paulo, rimarca le differenze nel cambiamento dei benefici:
As condicionalidades do programa Bolsa Família eram condicionalidades no âmbito da saúde e da educação, ou seja: acompanhamento do estado nutricional das crianças, das famílias, acompanhamento das vacinas […] e o acompanhamento em educação: frequência escolar, se as crianças e os jovens estavam na escola […] ou seja, as condicionalidades eram como contra-partidas ao recebimento do benefício.
Le condizioni del programma Bolsa Família erano riferite all’ambito della salute e dell’istruzione, vale a dire: monitoraggio dello stato nutrizionale dei bambini e delle famiglie, monitoraggio dei vaccini […] e monitoraggio dell’istruzione: frequenza scolastica, se i bambini e i ragazzi andavano a scuola[…] ovvero, le condizioni rappresentavano le controparti al ricevimento del beneficio.
Secondo la storica, teoricamente, anche se l’ Auxílio Brasil fornisce continuità a queste condizioni, nel contesto attuale, i Centri di Referenza di Assistenza Sociale, o CRAS – sono indeboliti, rendendo questo monitoraggio meno regolare e continuativo.
Ella sostiene che questo influenza la gestione del sussidio attuale, contribuendo alla disuguaglianza e ai tassi di fame.
O Auxílio Brasil vai se mostrando um programa desenvolvido e planejado de forma bastante cambaleante quando a gente pensa nos parâmetros de eficiência e atendimento à população que nós tínhamos, por exemplo, com o Bolsa Família.
L’Auxílio Brasil si sta dimostrando un programma sviluppato e progettato in modo abbastanza vacillante se si pensa ai parametri di efficienza e assistenza alla popolazione che avevamo, per esempio, con la Bolsa Família.
Ristoranti economici
La ricerca di pasti a buon mercato è aumentata con la crisi. Le famiglie ricorrono ai ristoranti economici con pasti da 1 Real (circa 0,19 euro), strutture pubbliche destinate soprattutto a persone in stato di vulnerabilità.
José Carlos da Silva è muratore e frequenta il ristorante di “Bom Prato” nella zona est di San Paolo da più di un anno. Quando il 12 giugno, al programma Profissão Repórter di Rede Globo gli vengono chiesti i motivi che lo spingono a frequentare il ristorante, lui risponde:
Aqui é onde é que tá salvando a gente, né? Porque, para comer um pedacinho de carne, só aqui mesmo.
Qui è dove ci stanno salvando, vero? Perché, per mangiare un pezzetto di carne, questo è l’unico posto.