In tutta l’Africa e nella diaspora cresce un movimento che chiede riparazioni per gli impatti di schiavitù e colonialismo

Schiavisti che portano prigionieri a bordo di una nave negriera sulla costa occidentale dell’Africa. Immagine di Joseph Swain da Wikimedia Commons (CC BY-SA 4.0 DEED)

In Africa le ferite della schiavitù, del colonialismo e dei loro duraturi effetti continuano a non rimarginarsi. In tutto il continente e nella diaspora sta crescendo un movimento atto alla richiesta di riparazioni e giustizia per questi crimini storici.

Nel settembre 2023 Akufo-Addo, il Presidente del Ghana, si è rivolto al dibattito generale delle Nazioni Unite, 78a sessione [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], dichiarando:

It is time to openly acknowledge that much of Europe and the United States has been built from the vast wealth harvested from the sweat, tears, blood, and horrors of the transatlantic slave trade, and the centuries of colonial exploitation. Maybe, we should also admit that it cannot be easy to build confident and prosperous societies from nations that, for centuries, have had their natural resources looted and their people traded as commodities. For centuries, the world has been unwilling and unable to confront the realities of the consequences of the slave trade.

È tempo di riconoscere apertamente che gran parte dello sviluppo dell’Europa e degli Stati Uniti è frutto della vasta ricchezza raccolta dal sudore, dalle lacrime, dal sangue e dagli orrori della tratta atlantica degli schiavi e da secoli di sfruttamento coloniale. Forse si dovrebbe anche ammettere che non può essere facile costruire società sicure di sé e prospere da Nazioni che, per secoli, hanno visto le loro risorse naturali saccheggiate e la loro gente scambiata come merce. Per secoli il mondo è stato riluttante e incapace di affrontare la realtà delle conseguenze della tratta degli schiavi.

Ha aggiunto che, però, gradualmente la situazione sta cambiando ed è il momento di portare in primo piano il tema delle riparazioni:

Granted, the current generations are not the ones that engaged in the slave trade, but the grant in human enterprise will stay sponsored and deliberate in its benefits, which are clearly interwoven with the present-day economic architecture of the nations that designed and executed it. Reparations must be paid for the slave trade.

Certo, le generazioni attuali non sono quelle coinvolte nella tratta degli schiavi, ma i finanziamenti alle imprese umane rimarranno sponsorizzati e deliberati nei suoi benefici, i quali sono chiaramente intrecciati con l’attuale architettura economica delle Nazioni che l’hanno progettata e realizzata. Vanno pagate le riparazioni per la tratta degli schiavi.

Un mese dopo è stato convocato ad Accra l’Advancing Justice: Reparations & Racial Healing Summit, finanziato dall’Equitable Recovery Initiative della MacArthur Foundation. Il presidente Akufo-Addo, riporta Africa Feeds, ha ribadito la sua richiesta di riparazioni, citando a esempio quelle concesse ai nativi americani, alle famiglie nippo-americane e agli ebrei che hanno sofferto durante la seconda guerra mondiale: “I nativi americani hanno ricevuto e continuano a ricevere riparazioni; le famiglie nippo-americane, incarcerate nei campi di internamento in America durante la seconda guerra mondiale, ricevettero riparazioni. Gli ebrei, sei milioni dei quali morirono nei campi di concentramento della Germania hitleriana, ricevettero riparazioni [it], compresi sussidi e sostegno alla patria.”

Un articolo del New York Times ha descritto gli esiti di alcune di queste riparazioni, sottolineando le lezioni che se ne potrebbero trarre.

La Conferenza panafricana sulle riparazioni si è tenuta congiuntamente ad Accra, in Ghana, il 14 novembre, da parte dei paesi dell’Unione Africana (UA) e della Comunità dei Caraibi (CARICOM). I membri della Conferenza hanno sostenuto la riparazione delle ingiustizie commesse contro gli Africani durante la tratta degli schiavi, l'apartheid, la segregazione, il colonialismo, il neocolonialismo e il neoliberalismo. Rappresentanti delle Nazioni africane, dei gruppi della società civile e della diaspora africana si sono riuniti per discutere soluzioni costruttive, portando alla creazione di un fondo globale per sostenere la campagna e alla stesura di un proclama, come raccontato sul Guardian.

Già da tempo i Paesi della regione dei Caraibi, profondamente colpiti dalla tratta degli schiavi, chiedono riparazioni.

La Commissione per le riparazioni della CARICOM (Comunità dei Caraibi e Mercato Comune), sotto la guida del professor Sir Hilary Beckles, è stata in prima linea in questo movimento, cercando una riparazione che vada oltre il semplice risarcimento finanziario. La campagna sottolinea l’importanza di azioni come il sostegno alle iniziative educative e sanitarie nei Caraibi.

Il professor Beckles, da lungo tempo sostenitore delle riparazioni, propone l’istituzione di una struttura da parte della Gran Bretagna simile al Jewish Reparation Fund. La sua prospettiva sottolinea che la giustizia riparativa non riguarda l'elemosina, ma, cosa più significativa, la promozione di una partnership di sviluppo collaborativa tra la Gran Bretagna e i Caraibi.

In risposta al sostegno della Commissione per le riparazioni della CARICOM è stato firmato uno storico accordo per le riparazioni della schiavitù tra l'Università di Glasgow e l'Università delle Indie occidentali. La Commissione, tuttavia, ritiene che siano necessarie ulteriori azioni. La richiesta di riparazioni da parte dei Caraibi è stata a lungo discussa durante un'intervista in live streaming con Sir Hilary al Bocas Lit Fest a Port of Spain, Trinidad, nell'ottobre 2020. La campagna della Commissione ha evidenziato gli effetti duraturi della tratta degli schiavi e le conseguenze che, oltre il danno psicologico dei discendenti, questo sistema disumano continua ad avere, come ad esempio ripercussioni economiche, culturali, demografiche, politiche ed ecologiche. Questo argomento trova il favore di molti cittadini caraibici, tanto che l'incoronazione di re Carlo ha suscitato un interesse minimo (al di là della sua posizione sulle riparazioni) e la visita nella regione del duca e della duchessa di Cambridge, ovvero il principe William e sua moglie Catherine, ha generato controversie.

Il Cape Coast Castle [it] in Ghana, con la sua toccante “porta del non ritorno”, rappresenta un inquietante ricordo della tratta degli schiavi [it], perché da lì milioni di africani furono spediti attraverso l'Atlantico e venduti come schiavi oltre 400 anni fa.

Riconoscendo il ruolo storico sia dei venditori africani che degli acquirenti occidentali nella tratta degli schiavi, Ondiro Oganda, telecronista keniota, ha spiegato:

The politics of Africans selling does come into play; one could argue that as a moral obligation, buyers had the choice to refuse participation. However, the reality is that many willingly engaged. While acknowledging responsibility and accountability for the actions of the few Africans who engaged in these transactions, we cannot ignore the historical fact that Africans were forcibly shipped from the continent to become slaves.

Entra in gioco la politica di vendita degli africani; si potrebbe sostenere che, come obbligo morale, gli acquirenti avrebbero potuto scegliere di rifiutarsi. Tuttavia la realtà è che molti parteciparono volontariamente. Pur riconoscendo la responsabilità per le azioni dei pochi africani coinvolti in queste transazioni, non possiamo ignorare il fatto storico che gli africani furono deportati con la forza dal continente e trasformarti in schiavi.

Ha aggiunto:

… our resources have been continually extracted from the continent, often in deals where we might be manipulated or blindsided, ultimately benefiting and contributing to the growth of Western economies.

… le nostre risorse sono state continuamente estratte dal continente, spesso attraverso accordi in cui potremmo essere manipolati o presi di sorpresa, avvantaggiando e contribuendo, in definitiva, alla crescita delle economie occidentali.

Almeno 12 milioni di Africani furono deportati con la forza tra il XV e il XIX secolo, più milioni di morti durante le incursioni, il trasporto o in condizioni disumane sulle navi negriere.

Gli effetti di questa storia devastante e delle istituzioni coloniali estrattive continuano a limitare il progresso socioeconomico in Africa oggi. Le riparazioni mirano a riconoscere i torti commessi, a compensare le perdite e a smantellare i sistemi ingiusti per consentire la guarigione e il progresso. Ecco un documentario sulla tratta atlantica degli schiavi:
Durante la conferenza la dott.ssa Monique Nsanzabaganwa, la vicepresidente della Commissione dell'Unione Africana, ha affermato che la richiesta di riparazioni “non è un tentativo di riscrivere la storia o di continuare il ciclo di vittimizzazione”:

It's a call to recognize the undeniable truth and rewrite the wrongs that have gone unpunished for far too long and continue to thrive presently.

È un appello a riconoscere la verità innegabile e a riscrivere i torti che sono rimasti impuniti per troppo tempo e che continuano a prosperare attualmente.

Oltre alla spinta per le riparazioni c’è anche la richiesta di restituzione dei manufatti sottratti ai Paesi africani durante il dominio coloniale. Il presidente Akufo-Addo ha affermato che questa è una delle principali preoccupazioni:

We must call for the return of African cultural properties that were illegally and shamelessly transported from the continent. This reconnection of the present and the past will also help to build new relations with the international community especially that of Europe, which was principally responsible for the original theft of the cultural properties.

Dobbiamo chiedere la restituzione dei beni culturali africani che sono stati illegalmente e spudoratamente portati via dal continente. Questa riconnessione tra presente e passato aiuterà anche a costruire nuove relazioni con la comunità internazionale, in particolare con quella europea che è stata la principale responsabile del furto originale dei beni culturali.

Mentre alcuni paesi occidentali, tra cui Germania e Francia, hanno ammesso i torti commessi durante l'era coloniale and hanno iniziato a restituire i manufatti rubati in Africa, altri sono stati lenti ad agire. A maggio dello scorso anno la Germania ha accettato di pagare alla Namibia 1.100.000.000 euro (1.200.000.000 dollari) come riparazione per il genocidio commesso durante l’occupazione coloniale.

Il Ghana sta mobilitando il resto del continente per chiedere risarcimenti, ma le recenti proteste hanno messo in luce anche le lotte interne. Il mese scorso diversi ghanesi si sono riuniti davanti alla Jubilee House, il palazzo presidenziale di Accra, per una protesta pacifica contro la crisi economica nel loro Paese. L'alto costo della vita e l'inflazione alle stelle, arrivata approssimativamente al 42,19% e il rapporto debito/PIL superiore all'80%, hanno alimentato le tensioni nel paese.

Di conseguenza, nel commentare la richiesta di riparazioni del presidente Akufo-Addo per la colonializzazione e la schiavitù, la reporter Ondiro Oganda ha sottolineato che i leader africani non devono solo sostenere la causa del continente sulla scena internazionale, ma anche essere attenti alle sfide affrontate dai loro popoli in patria.

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