Ministra brasiliana apre il dibattito sul razzismo ambientale a seguito delle inondazioni

Persone colpite dalle inondazioni a Rio de Janeiro, in Brasile, a gennaio 2024 | Immagine: Prefeitura Rio Instagram/Opera realizzata su Canva da Global Voices

A metà gennaio, inondazioni e forti piogge nello stato di Rio de Janeiro, compresa la città di Rio, hanno causato devastazione e 12 morti [pt, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], un effetto della crisi climatica che si è ripetuto in molte regioni del Brasile nel corso dell'ultimo anno.

Stavolta al dibattito nazionale è stato aggiunto un nuovo termine, dopo che la Ministra per l'uguaglianza razziale Anielle Franco [it] ha indicato il razzismo ambientale [en] come una delle cause della tragedia indotta dal cambiamento climatico che si è verificata nella regione.

Sulle piogge a Rio de Janeiro, il razzismo ambientale e il modo in cui si manifesta nelle grandi città.

Il governo federale e le autorità locali stanno agendo congiuntamente per contenere i danni.

Franco, sorella di Marielle Franco [it], la consigliera comunale di Rio assassinata [en] nel 2018, in un video pubblicato sui suoi canali social afferma che, guardando le aree maggiormente colpite dalle inondazioni, luoghi in cui sono già presenti problemi abitativi, si nota come la maggior parte di coloro che vengono colpiti dalle conseguenze di eventi climatici estremi siano persone nere.

Isso acontece porque uma parte da cidade, do estado, não tem a mesma condição de moradia, de saneamento, de estrutura urbana do que a outra. Também não é natural  que esses lugares tenham a maioria da sua população negra. Isso faz parte do que a gente chama e define de racismo ambiental e seus efeitos nas grandes cidades.

Ciò accade perché una parte della città, dello stato, non gode delle medesime strutture abitative, sanitarie e urbane di cui dispone l'altra. Inoltre, non è normale che in tutti quei luoghi abitino prevalentemente persone nere. Questo fa parte di ciò che noi chiamiamo e definiamo razzismo ambientale, con i suoi effetti nelle grandi città.

Gli organi di stampa e gli editoriali di destra nei media principali dissentono, e alcuni hanno deriso i commenti di Franco.

In un articolo uscito sul Folha de São Paulo, Joel Pinheiro da Fonseca sostiene quanto segue:

Há áreas em que o recorte racial é relevante, porque joga luz em mazelas de que a simples desigualdade social não dá conta. (…) Mas será que as chuvas castigam mais um negro favelado do que seu vizinho branco? Claro que não. A raça aí é incidental, não tem relação direta com o problema, e tampouco é parte de sua solução.

Vi sono aree in cui la contestualizzazione razziale diviene rilevante, poiché getta luce su mali che non possono essere affrontati sulla base della semplice disuguaglianza sociale. (…) Ma è possibile che le piogge puniscano in misura maggiore una persona nera in una favela rispetto al suo vicino bianco? Chiaramente no. La razza in questo caso è solo incidentale, non è direttamente correlata al problema e pertanto non è parte della soluzione.

Nel dicembre 2023, un sondaggio ha rivelato che il 55,5 percento della popolazione brasiliana si identifica come appartenente all'etnia nera o mista (categoria che in portoghese si definisce pardo). Un rapporto dell'Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE) del 2021 aveva dimostrato che il tasso di povertà tra la popolazione di etnia nera o mista era quasi il doppio di quello registrato tra i bianchi. Nel calcolo di questo tasso le persone considerate al di sotto della soglia di povertà sono coloro che vivono con un reddito mensile inferiore ai 100 dollari americani.

Il 16 gennaio, Franco ha affermato in un tweet che, tra il 2010 e il 2020, il numero dei morti causati da inondazioni, siccità e tempeste è stato 15 volte più alto nelle favelas e nelle zone periferiche del Brasile.

Razzismo ambientale

L'espressione “razzismo ambientale”, che ha avuto origine negli Stati Uniti, viene usata sin dagli anni '70-'80. Si ritiene generalmente che a coniarla sia stato l'autore e attivista afro-americano Benjamin Chavis [en].

Un articolo sul sito del Forum economico mondiale [en] lo definisce come ”una forma di razzismo sistemico che vede gravare il peso dei rischi per la salute in maniera sproporzionata sulle comunità di colore, a causa di politiche e pratiche che le costringono a vivere in prossimità di fonti di rifiuti tossici come impianti fognari, miniere, discariche, centrali elettriche, strade principali e sorgenti di materiale particolato aerodisperso.” Ma un altro editoriale, pubblicato dal The Lancet [en] nel 2018, osserva che ”il razzismo ambientale non è legato solo ed esclusivamente all'ubicazione delle industrie inquinanti”:

It can also be seen in the historical siting of many minority communities on less desirable tracts of land, such as flood plains or other areas vulnerable to the extreme weather events. Nor is environmental racism limited to the treatment of minority groups within a nation, as many polluting industries have moved from high-income countries, where they are monitored closely, to lower income ones with less stringent environmental oversight.

While a common counterargument to the narrative of environmental racism is that these are conditions that arise from poverty, not racism, a growing body of evidence suggests that this is not the case (…)

Si può anche notare nel fatto che, storicamente, molte comunità minoritarie risultano insediate su distese di terra meno desiderabili, come pianure alluvionali o altre aree vulnerabili agli eventi meteorologici estremi. Il razzismo ambientale non si limita nemmeno al trattamento subito dai gruppi minoritari all'interno di una nazione, giacché molte industrie inquinanti si sono trasferite da paesi ad alto reddito, dove vengono strettamente monitorate, a paesi con redditi inferiori e una vigilanza ambientale meno rigida.

Sebbene si tenda a confutare la tesi del razzismo ambientale affermando che tali condizioni hanno origine dalla povertà e non dal razzismo, una crescente quantità di prove suggerisce che le cose stanno diversamente (…)

 

La giornalista Flávia Oliveira ha inoltre spiegato il termine sul canale TV Globo News, con particolare riferimento al contesto brasiliano:

É importante a gente chamar atenção para isso que você está chamando de descaso (…) que recai somente para um determinado grupo da população. É essa orientação que alguns vão chamar de ‘destino’, de ‘sina’, a que se dá o nome de racismo ambiental. De modo geral essas intempéries, inundações, deslizamentos, desmoronamentos, mortes (…) no Brasil, se abatem quase sempre sobre o mesmo grupo: um grupo de baixa renda que vive em más condições habitacionais, que vivem em situação de vulnerabilidade e que são predominantemente pessoas pretas, pobres, muitas mulheres chefes de famílias.

É importante prestare attenzione a ciò che le persone chiamano trascuratezza, (…) cosa che viene rimproverata soltanto a un certo gruppo della popolazione. É a tale tendenza, che alcuni chiamano ‘destino’ o ‘fato’, che viene dato il nome di razzismo ambientale. Generalmente, questi eventi climatici, le inondazioni, le frane, i morti (…) in Brasile, colpiscono quasi sempre lo stesso gruppo: persone a basso reddito, che vivono in cattive condizioni abitative, in situazioni vulnerabili, prevalentemente donne nere e povere che devono mantenere la propria famiglia.

Anche la Ministra dell'ambiente Marina da Silva ha postato una dichiarazione sui propri canali social, sostenendo la posizione di Franco e sottolineando l'urgenza di una discussione in tema di giustizia climatica, aggiungendo quanto segue:

A política pública precisa integrar novas linguagens, que sejam capazes de objetivamente dar nome às demandas, e o racismo ambiental é uma das realidades que precisam ser enfrentadas. Eventos climáticos extremos atingem toda a população, mas é um fato que pessoas pretas, mulheres, crianças, jovens e idosos são duramente mais afetados.

Le politiche pubbliche devono integrare linguaggi nuovi, che siano capaci di individuare in maniera obiettiva le esigenze delle persone, e il razzismo ambientale è una delle realtà che necessitano di essere affrontate. Gli eventi climatici estremi danneggiano tutta la popolazione, ma è evidente che le persone nere, le donne, i bambini e gli anziani vengono colpiti più duramente.

Un articolo pubblicato nel 2022 da piauí magazine rivela che ”almeno 17,4 milioni di persone vivono in una situazione di deficit abitativo, vale a dire in condizioni abitative precarie o improvvisate oppure costrette a spendere gran parte del proprio reddito per pagare l'affitto.”

avvia la conversazione

login autori login »

linee-guida

  • tutti i commenti sono moderati. non inserire lo stesso commento più di una volta, altrimenti verrà interpretato come spam.
  • ricordiamoci di rispettare gli altri. commenti contenenti termini violenti, osceni o razzisti, o attacchi personali non verranno approvati.