Un nuovo fumetto rende onora a Samia Yusuf Omar, velocista olimpica morta da rifugiata.

"An Olympic Dream," a new graphic novel about Samia Yusuf Omar, was first released in English in April 2016. Credit: Courtesy of SelfMadeHero

“Un sogno olimpico” una nuova graphic novel su Samia Yusuf Omar, pubblicata per la prima volta in inglese ad aprile 2016. Crediti: per gentile concessione di SelfMadeHero

Questo articolo di Daniel Gross [en, come tutti i link seguenti] è originariamente apparso su PRI.org come parte del progetto Across Women's Lives, il 19 Luglio 2016. Viene qui pubblicato come parte di un accordo per la condivisione dei contenuti.

La terribile notizia ha raggiunto Teresa Krug tramite un video su YouTube: Samia Yousef Omar, una velocista somala che ha gareggiato nelle Olimpiadi di Pechino del 2008, è affogata mentre cercava di attraversare il Mediterraneo. Omar è diventata nota come velocista. Quando è morta come rifugiata, gli atleti e i giornalisti erano sbalorditi.

C'è stata incredulità sul fatto che un atleta olimpica potesse essere anche una rifugiata” ha detto Krug, giornalista freelance diventata amica di Omar in Somalia. “Se questa persona non ce l'ha fatta, che tipo di speranza c'è per le altre persone?”

La vita di Omar è stata adattata in un fumetto intitolato “Un sogno olimpico”, disegnato dall'illustratore tedesco Reinhard Kleist. Quattro anni dopo la morte di Omar, la sua storia è diventata più rilevante che mai. La crisi dei rifugiati continua e le Olimpiadi estive si avvicinano. Quest'anno ci sarà una squadra di atleti rifugiati.

Focalizzandosi sulla straordinaria vita di Omar, non solo sulla sua morte, “Un sogno olimpico” umanizza una crisi che troppo spesso sembra astratta. Il ritratto empatico e emozionale di Omar realizzato di Kleist, che riprende molto dagli articoli di Krug, diventa un nuovo tipo di giornalismo focalizzato sulle persone, non solo politico.

Detail, "An Olympic Dream." Credit: Courtesy of SelfMadeHero

Dettaglio, “Un sogno olimpico”. Crediti: Per gentile concessione di SelfMadeHero

Le vicende di “Un sogno olimpico” iniziano nel 2008 e la famiglia di Samia Yusuf Omar sta cercando un televisore. Camminano nella capitale somala Mogadiscio fino a quando non ne trovano uno. Sullo schermo, guardano Omar che si prepara sulla pista di Pechino. Sembra dimagrita. Quando viene sparato il colpo d'inizio, Omar resta indietro. Conquista il cuore del pubblico non perchè sia stata brava ma perchè si è vista la sua determinazione.

Quando Omar torna in Somalia, continua ad allenarsi. I disegni di Kleist sono dinamici e a volte drammatici: in una vignetta, Omar corre attraverso le strade affollate di Mogadiscio, scansando gli integralisti di Al Shabab. Quando corre sulla pista bombardata dello stadio Coni, ha dei flashback di Pechino. Due bambini annotano il suo tempo al posto del cronometro.

Mogadiscio non è un posto per un'atleta olimpica e Omar decide di lasciare la sua vita e la sua famiglia rincorrendo un sogno. Va in Etiopia per trovare una squadra. “Questo era diventata la sua missione” ricorda Krug “trovare un allenatore e andare alle Olimpiadi.”

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Dettaglio, “Un sogno olimpico” Crediti: per gentile concessione di SelfMadeHero

Kleist compie l'insolita scelta di narrare la maggior parte del suo libro attraverso dei post su Facebook, che sono basati su interviste a Krug e alla sorella di Omar. “Voglio ricominciare ad allenarmi” si legge in un post, “continuo a pensare a Pechino. Da dove stavo, vedevo la torcia olimpica. Era come vedere il mondo.”

È un approccio elegante per rielaborare una storia che spesso è filtrata tramite i social media. Dopo che Krug ha aiutato Omar nel creare un account Facebook, hanno usato la piattaforma per rimanere in contatto. Il loro ultimo contatto è stato un messaggio che Omar ha scritto a Krug in cui spiegava di aver lasciato l'Etiopia per la Libia e sperava di raggiungere l'Italia.

Il viaggio di Omar dall'Etiopia alla Libia oggigiorno sembra un racconto a cui siamo abituati. Paga dei trafficanti umani che la portano in un pericoloso viaggio per il deserto, un percorso che centinaia e centinaia di migranti hanno intrapreso. Le scene di Kleist sul deserto sono dure e solitarie. Una dozzina di persone si schiacciano in una piccola auto che corre nel deserto infinito lasciandosi dietro una lunga nuvola di polvere.

Detail, "An Olympic Dream." Credit: Courtesy of SelfMadeHero

Dettaglio, “Un sogno olimpico”. Crediti: per gentile concessione di SelfMadeHero

Scene come questa aiutano i lettori a immaginare una crisi che inizia a essere impersonale. “Ormai non ci annotiamo nemmeno più i numeri” scrive Kleist nella sua introduzione. Spesso, dice, ci dimentichiamo che dei numeri astratti rappresentano in realtà delle vite umane.

Nel 2012, Krug ha scritto per Al Jazeera le sue reazioni sulla morte di Omar. Sentiva “il rifiuto dell'idea che non l'avrebbe più rivista, rabbia di non aver fatto di più per aiutarla, o che i media – parte della mia professione – ne abbiano parlato solo una volta che è scomparsa.”

Krug è scettica sul fatto che sia cambiato qualcosa da allora. Nel 2015 centinaia di migranti africani sono morti cercando di attraversare il Mediterraneo. Centinaia di migliaia di siriani sono fuggiti dal proprio paese e affrontano rischi simili.

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Dettaglio: “Un sogno olimpico” Crediti: per gentile concessione di SelfMadeHero

Tuttavia, Krug è entusiasta del nuovo approccio del racconto fumettistico presente ne “Un sogno olimpico.”

“Non ho realizzato il potere, forse, di un libro come questo” afferma. “Anche come giornalista, ti stanchi. Abbiamo bisogno di nuovi mezzi per raccontare le storie.”

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Dettaglio “Un sogno olimpico” Crediti: per gentile concessione di SelfMadeHero

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