La Mauritiana tiene in carcere e lontano dal Parlamento Biram Dah Abeid, attivista che si batte contro la schiavitù

Biram Dah Abeid al consiglio della contea di Gironde a Bordeaux mentre riceve il premio Mémoires Partagées, il 7 febbraio 2017, dall'associazione internazionale Mémoires et Partages. Foto scattata da Akunt'Arts.prod & Gaéty.D. Licenza CC SA-4.0.

Biram Dah Abeid [it] è una persona che da tempo si batte contro la schiavitù, ma anche anche il Presidente del movimento IRA (Iniziativa per la Rinascita del Movimento Abolizionista) [it] in Mauritania. Negli ultimi tre mesi è stato in detenzione [fr, come i link seguenti, salvo diversamente indicato] per aver apparentemente minacciato un giornalista con legami molto stretti con il regime mauritano.

Da quello che emerge dall'Indice della Schiavitù Globale, attualmente in Mauritiania sono circa 90,000 le persone [en] che vivono in stato di schiavitù. Nonostante l'esistenza di leggi che vietino la pratica, i sociologi, gli storici e gli attivisti di diritti umani riconoscono che la schiavitù è ereditaria in Mauritania e che spesso è legata a fenomeni di abusi, traffico di essere umani e strupri.

Abeid è stato arrestato mentre stava per proporsi come candidato per un seggio nel Parlamento mauritano, dal momento che era riuscito a farsi eleggere durante la prima tornata elettorale del 1° settembre 2018. Sfortunatamente però, le autorità continuano a tenerlo in prigione.

In risposta al rifiuto delle autorità di rilasciare Abeid, sono state organizzate molte campagne. I leader dell'opposizione si sono fatti sentire, e secondo Alakhbar.info, l'opposizione è riuscita a sospendere la prima sessione del Parlamento:

Le vice-président de l’Assemblée nationale, Boidiel Ould Houmeid a arrêté la session après qu’une polémique a éclaté entre les députés de la majorité et ceux de l’opposition après l’omission du nom de Biram Dah Abeid de la liste des membres des commissions parlementaires.

Il Vicepresidente dell'Assemblea Nazionale, Boidiel Ould Houmeid, ha interrotto la sessione dopo che è scoppiato un alterco tra i rappresentanti della maggioranza e quelli dell'opposizione a seguito della cancellazione del nome di Biram Dah Abeid dai nominativi dei membri dei comitati parlamentari.

In presenza del Parlamento, le forze di sicurezza hanno soppresso con la violenza una dimostrazione di attivisti che chiedevano il rilascio di Abeid, come ha riferito futureafrique.net:

Des militants de l’IRA Mauritanie sont venus protester contre la poursuite de la détention de leur Président, Biram Dah Abeid, alors qu’il a recueilli les suffrages nécessaires pour être élu député.

Les unités de la police sont intervenues pour disperser violemment et réprimer dans le sang le rassemblement et on dénombre de nombreux blessés parmi lesquels Leila Ahmed, l’épouse de Biram Dah Abeid.

Gli attivisti di IRA Mauritania protestavano contro la protratta detenzione del loro presidente, Biram Dah Abeid, che si era aggiudicato il numero di voti necessario per essere eletto.

Le forze di polizia sono intervenute per disperdere con la violenza e reprimere nel sangue il raduno, ferendo numerose persone, tra cui Leila Ahmed, la moglie di Biram Dah Abeid.

Solidarietà in tutto il mondo

La sezione belga di IRA-Mauritania ha pubblicato un comunicato stampa invitando gli attivisti dei diritti umani e i sostenitori a partecipare a una manifestazione l'11 ottobre davanti all'Ambasciata della Mauritiania a Bruxelles. Un rapporto pubblicato sulla pagina Facebook dalla sezione belga di IRA-Mauritania ha reiterato la richiesta del “rilascio incondizionato di Biram Dah Abeid, in quanto eletto dal popolo.”

Il 15 ottobre, a Chicago, in Illinois (USA), una coalizione di 12 organizzazioni non governative ha lanciato una petizione che ha raccolto 33.000 firme. Nella lettera che accompagna la petizione [en] – scritta in arabo, francese e inglese – indirizzata al Sig. Dia Moctar Malal, il Ministro mauritano della Giustizia, si dichiara:

L’arrestation de Biram Dah Abeid, président de l’Initiative pour la résurgence du mouvement abolitionniste (IRA), et d’Abdellahi el Housein Mesoud (membre de l'IRA) le 7 août, ainsi que leur détention provisoire ultérieure, sont pour nous un sujet de grande préoccupation. Nous vous adressons cette lettre avant leur comparution afin que vous puissiez vous assurer qu'ils bénéficieront non seulement de toutes les garanties d'un procès équitable mais aussi d'une assistance juridique et d'une remise en liberté en attendant le procès.

Plus de 230 000 personnes dans le monde partagent notre inquiétude et ont signé une pétition* qui vous est adressée ainsi qu’au président Mohamed Ould Abel Aziz. Celle-ci demande la fin du harcèlement des militant-e-s antiesclavagistes et la libération de M. Abeid dans l'attente d’un procès équitable…

Leur détention dans une prison isolée dans le désert du Sahara, sans possibilité de recevoir la visite de leurs avocats ou de leurs familles, et durant laquelle ils auraient été victimes d’actes de torture et de mauvais traitements, a suscité l’inquiétude de la communauté internationale.

L'arresto di Biram Dah Abeid, Presidente del movimento IRA (Iniziativa per la Rinascita del Movimento Abolizionista) e di Abdellahi el Housein Mesoud (membro dell'IRA) il 7 agosto, così come la loro successiva detenzione preventiva sono fonte di grande preoccupazione. Le inviamo questa lettera prima dell'udienza perché possa fare in modo che usufruiscano non solo delle garanzie di un giusto processo, ma anche di tutta l'assistenza legale e beneficiare del rilascio in attesa di giudizio.

Oltre 230.000 persone condividono la nostra preoccupazione e hanno firmato la petizione che è indirizzata anche al Presidente Mohamed Ould Abel Aziz. Chiediamo di porre fine alle minacce nei confronti degli attivisti contro la schiavitù e di rilasciare Abeid, mentre è in attesa di un giusto processo.

La sua detenzione in un carcere isolato nel deserto del Sahara, dove non ha la possibilità di ricevere visite dai suoi legali o familiari, e dove è stato apparentemente vittime di torture e di trattamenti violenti, ha suscitato preoccupazioni tra la comunità internazionale.

Il 15 ottobre ad Abidjan, nella Costa d'Avorio, è stata organizzata una conferenza stampa per denunciare il trattamento arbitrario di Abeid sulla base di questi termini:

Pourtant député, Biram Dah Abeid endure la réclusion, sans procès, au prétexte d’avoir diffamé, voire menacé un journaliste, auteur d’un reportage tendancieux sur lra. Le détenu accuse l’homme de média d’avoir commis un travail de propagande, de diffamation et de dénigrement au bénéfice de la police politique. Le juge d’instruction maintient l’incarcération préventive, le temps d’épuiser ses jours de vacances.

Face au lourd passif de racisme et de correction impunie contre les noirs de Mauritanie, notamment les descendants d’esclaves, un réseau international de solidarité s’organise et ramifie, pour obtenir la libération d’un élu du peuple et la réhabilitation dans ses droits.

Nonostante sia stato legalmente eletto, Biram Dah Abeid, è stato sottoposto a misure restrittive senza alcun processo, apparentemente per aver calunniato e minacciato un giornalista che aveva scritto un articolo pregiudizievole sull'IRA. Il detenuto aveva accusato il rappresentante del giornale di aver fatto propaganda, diffamato e denigrato l'IRA per conto delle forse di polizia. Il giudice a cui è stato affidato il processo ha deciso di tenerlo in custodia preventiva per poter usufruire dei suoi giorni di libero mandato.

Di fronte all'oscura tradizione di razzismo e abusi impuniti nei confronti della popolazione di colore della Mauritania, che sono notoriamente discendenti degli schiavi, si è formata una crescente rete di solidarietà internazionale che si batte per il rilascio di un funzionario eletto dal popolo e per il reintegro dei suoi diritti.

L'analista Thiam Mamadou scrive:

Les attaques ciblées des appareils judiciaire et policier contre la famille Biram Dah Abeid se veulent messages de fermeté, pour faire renoncer le public militant d’IRA à sa témérité et à son engagement. Lors d’une conférence de presse tenue à son domicile, au lendemain de la violente charge dont elle a été victime, madame Leïla mint Ahmed explique ainsi que les policiers l’ont personnellement visée. « C’est comme s’ils n’attendaient que moi, avec des ordres précis. Dès qu’ils m’ont reconnue, ils se sont jetés sur moi, à coups de matraques et de godasses. Je souffre de tout mon corps et n’eût été la pudeur, je vous aurais montré les ecchymoses qui le tapissent »

Gli attacchi mirati degli officiali giudiziari e della polizia nei confronti della famiglia di Dah Abeid mirano a inviare un messaggio e a convincere gli attivisti dell'IRA a rinunciare alla loro determinazione e al loro impegno. Durante una conferenza stampa, tenutasi nella loro abitazione dopo il violento attacco in cui è stata ferita, Leïla Mint Ahmed ha chiaramente ammesso che la polizia aveva tutta l'intenzione di colpire anche lei. “Sembra che mi stessero aspettando al varco e che avessero degli ordini precisi. Appena mi hanno riconosciuto, si sono buttati su di di me colpendomeli con i loro stivali e i loro randelli”.

In Mauritania, le leggi contro la schiavitù esistono: si tratta solo di metterle in atto o meglio di dimostrare la volontà politica di farlo.

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