I Caraibi sono a prova di apocalisse?

Una piccola isola alle Bahamas. Foto di John Hilliard su Flickr, CC BY 2.0.

In una delle storie più curiose condivise sulle piattaforme dei social media nei Caraibi all'inizio del 2020, il tabloid inglese The Sun [it], ha affermato [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] che “gli scienziati hanno escogitato i luoghi più sicuri dove trovarsi se un'improvvisa pandemia globale minacciasse di spazzare via l'umanità”.

A quanto pare, molti di quei luoghi ipotizzati sicuri sembrano essere isole, con cinque dei primi 20 situati nei Caraibi. Il più alto nella classifica delle nazioni regionali era quello delle Bahamas, ironia della sorte, ancora in preda a un disastro sotto forma dell’uragano Dorian [it], seguito da Trinidad e Tobago al numero 8, Barbados al numero 9, Cuba al numero 11 e Giamaica ultima al numero 18.

L'articolo è attento a dichiarare, tuttavia, che a parte i primi 3 (Australia, Nuova Zelanda e Islanda), altri paesi “si sono classificati sotto 0,5, quindi erano meno adatti a garantire la sopravvivenza [dell'umanità]”. Purtroppo, l'Australia classificata al numero 1 è stata in lotta contro debilitanti incendi [it] dal giugno 2019, quindi anche se il continente era propenso a offrirsi come un rifugio in caso di un'apocalisse, è un dato discutibile considerato il suo record sulla migrazione [it]. Si trova attualmente impegnato (e anzi, richiede sia supporto internazionale che aiuti).

Alcune delle caratteristiche che hanno contribuito ai punteggi finali includevano cose come “una buona posizione fisica, risorse naturali e armonia politica”.

I netizen caraibici sono stati per lo più divertiti dallo studio, in cui i paesi sono stati classificati in base alla “capacità di evitare il contagio da altre aree”. La filosofia “nessun uomo è un'isola” chiaramente non ha alcun peso quando si tratta dell'apocalisse, se il giorno del giudizio incombe, a quanto pare, un'isola è esattamente dove si vorrebbe essere. L'infografica che accompagna l'articolo non ha aiutato a infondere fiducia nei risultati, tuttavia, tra quanto riportato Capo Verde appare leggermente a nord di dove si trova effettivamente e il Madagascar si presenta due volte, una volta la costa del Brasile.

La ricerca, pubblicata per la prima volta sulla rivista internazionale Risk Analysis, è stata condotta da Matt Boyd e Nick Wilson.

Wilson, un medico di salute pubblica dell'Università di Otago in Nuova Zelanda, ha suggerito che le scoperte della biotecnologia potrebbero potenzialmente sfociare in una pandemia geneticamente modificata che minaccia la sopravvivenza umana. “Sebbene i portatori di malattie possano facilmente aggirare i confini terrestri”, ha detto al tabloid The Sun, “un'isola autosufficiente chiusa potrebbe ospitare una popolazione isolata e tecnologicamente competente che potrebbe ripopolare la terra in seguito a un disastro”.

Lo studio ha classificato solo gli stati sovrani riconosciuti dalle Nazioni Unite con popolazioni superiori a 250.000 perché, secondo Wilson, mentre le isole minori potrebbero sopravvivere bene senza assistenza post apocalisse, i ricercatori hanno ritenuto che “fosse necessaria una vasta gamma di esperti tecnici su un'isola per ricostruire l'umanità”.

Pertanto, i paesi con elevate cifre sul prodotto interno lordo, forte sostenibilità alimentare e una produzione di energia solida hanno ottenuto i risultati migliori, anche se i ricercatori ammettono che “la loro metodologia probabilmente non è perfetta”. Non hanno preso in considerazione, ad esempio, gli effetti della crisi climatica, in cui le nazioni insulari sono a maggior rischio.

Per molti netizen regionali, i risultati dello studio sono serviti solo a rafforzare la loro determinazione di vivere in uno dei migliori posti sulla Terra e non hanno alcuna intenzione di andarsene, nonostante livelli quasi apocalittici di corruzione e criminalità pro capite. Alcuni hanno trovato i risultati abbastanza ragionevoli, infatti, suggerendo paesi in grado di soddisfare i propri bisogni alimentari ed energetici sarebbero probabilmente classificati nelle prime 5 posizioni in grado di resistere a tale eventualità.

Altri hanno trovato ironicamente esilarante che un giorno il Nord del mondo potesse arrampicarsi disperatamente per raggiungere il Sud del mondo per sopravvivere a una sorta di apocalisse virale, batterica o fungina, dicendo: “No, no, no. Dobbiamo proteggere le nostre baracche”.

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