In Africa orientale il numero di casi di coronavirus resta relativamente basso [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], ma i funzionari sanitari hanno notato come i valichi di frontiera, aree di transito quotidiano per i camionisti che trasportano beni essenziali, siano diventate zone calde per il contagio del coronavirus.
Mentre la maggior parte dell'Africa orientale è stata interessata al lockdown in misura differente i camionisti, lavoratori essenziali che percorrono le rotte frequentate della regione, sono il cuore pulsante del commercio regionale.
I confini tra i Paesi dell'Africa orientale quali Tanzania, Ruanda, Uganda e Kenya sono diventati luoghi di confusione, caos, traffico e proteste mentre i camionisti affrontano un'ondata di nuove restrizioni temporanee per la COVID-19.
Kenya: test obbligatori
Il Kenya ha introdotto test obbligatori per la COVID-19 a Namanga, al confine con la Tanzania, causando enormi ritardi e lasciando i camionisti bloccati con merci deperibili.
TESTING THE TRUCKERS
Testing of truck drivers arriving from Tanzania enters day two
Drivers urge officials to reduce time it takes for test #CitizenWeekend pic.twitter.com/b0NIfg1Yx9— Citizen TV Kenya (@citizentvkenya) May 10, 2020
TEST AI CAMIONISTI
È il secondo giorno di test per i camionisti in arrivo dalla Tanzania.
I conducenti sollecitano i funzionari a ridurre i tempi necessari per i test.
Il 14 maggio almeno 33 camionisti sono risultati positivi nella città di Namanga, al confine tra Tanzania e Kenya.
#Kenya dispatches an emergency medical team to #Tanzania border to undertake mandatory testing for truckers at the #Namanga crossing as concerns mount over #Covid19 transmissions from the neighbouring country. pic.twitter.com/kMftcxIXrf
— Dommy Ameti ?? (@dommyametiKE) May 13, 2020
Il Kenya invia una squadra medica di emergenza al confine con la Tanzania per somministrare test obbligatori ai camionisti a Namanga, a causa delle crescenti preoccupazioni sui contagi da Covid19 provenienti dal Paese confinante.
I camionisti kenioti che sono risultati positivi sono stati autorizzati a entrare in Kenya e ad autoisolarsi, ma ai camionisti della Tanzania è stato negato l'ingresso e sono stati costretti a tornare a casa. Non è chiaro se siano poi stati portati in strutture sanitarie per l'auto-quarantena di 14 giorni o se debbano isolarsi in casa.
Il ministro della salute keniota Mercy Mwangangi ha affermato che a prescindere dai confini porosi, “i camionisti stanno diventando l'altro anello debole nella lotta contro il virus”, come riportato in The Citizen, un quotidiano tanzaniano.
Prima di entrare o lasciare il Kenya, i camionisti kenioti devono ora presentare un certificato ai punti di accesso per dimostrare che non sono affetti da coronavirus.
I funzionari kenioti stanno valutando la possibilità di chiudere il confine con la Tanzania per frenare la diffusione del virus, ma al momento non è stata presa alcuna decisione in merito.
Ruanda: ritardi e proteste
All'inizio di maggio i camionisti tanzaniani non sono stati contenti quando, una volta arrivati con le loro merci essenziali a Rusumo al confine con il Ruanda, sono stati costretti a consegnare i loro camion ai nuovi autisti.
Questa specie di “staffetta” è stata messa in atto dalle autorità ruandesi che hanno visto un aumento dei casi di virus tra i camionisti. La direttiva ha portato a presunte esplosioni di violenze al confine di Rusumo, di cui si è poi discusso su Twitter:
If this is true, then #Rwandan truck drivers in #Tanzania are not safe. @PSF_Rwanda @RwandaTrade #covid19Tanzania https://t.co/b8Iv684axQ
— Richard Kwizera (@Muzungu4) May 5, 2020
Se quello che si dice è vero, i camionisti #ruandesi in #Tanzania non sono al sicuro.
Un utente di Twitter ha definito questa tensione come xenofobia:
Somebody save our drivers from this xenophobia
— Frank Kigenza (@Rwakigenza) May 5, 2020
Qualcuno salvi i nostri autisti da questa xenofobia
Oltre il 90% delle merci del Ruanda viene importato attraverso la capitale culturale della Tanzania Dar es Salaam e il confine di Rusumo, ed è proprio qui che sono stati segnalati molti dei casi di coronavirus in Ruanda, con il numero più alto registratosi in un solo giorno.
La maggior parte dei camionisti alla guida non è dotata di nessuna forma di dispositivo di protezione individuale come mascherine o guanti, ha osservato Abdul Ndarubogoye, presidente della Rwanda Truckers Association.
Uganda: fame, furti, ingorghi
Per i Paesi senza sbocco sul mare come l'Uganda e il Sud Sudan, i camionisti sono ancore di salvezza per il trasporto di merci essenziali nell'entroterra dalle città portuali costiere di Dar es Salaam in Tanzania e Mombasa in Kenya.
L'Uganda è stato uno dei primi Paesi ad applicare rigorosi protocolli per i test ai suoi confini: i conducenti devono registrarsi alle fermate obbligatorie per essere sottoposti ai test e per disinfettare i veicoli.
L'autista keniota John Wanjiku ha dichiarato di essere stato sottoposto a ben 11 controlli nel corso di un unico viaggio da Nairobi al confine con l'Uganda, affrontando un ingorgo di 29 km. Gli autisti temono di restare senza cibo e di subire furti durante la notte.
La stazione radio Speak FM con sede nella città di Gulu, punto di transito nel nord dell'Uganda per camion diretti nel Sud Sudan, ha più volte denunciato la situazione dei camionisti. Il 9 maggio ha riportato 13 casi di positivi al virus da uno screening di massa di 2421 campioni di camionisti testati ai valichi di frontiera, mentre i campioni della comunità locale sono risultati negativi.
Il 14 maggio 21 nuovi casi di COVID-19 sono stati confermati da 1593 campioni di camionisti in Uganda, portando a 160 il numero totale dei casi di virus nel Paese.
Zambia: chiusura della frontiera
Il presidente dello Zambia Edgar Lungu ha ordinato la chiusura temporanea del confine tra Zambia e Tanzania a partire dall'11 maggio, mentre nella città di confine di Nakonde è stato imposto il lockdown.
Dopo aver sottoposto al test oltre 900 persone tra il 13 e il 14 maggio, il Ministero della Salute dello Zambia ha riportato un totale di 654 casi alla data del 15 maggio. Di questi, 398 casi erano persone residenti a Nakonde, che lavoravano nel settore dell'immigrazione, alle dogane, ma anche camionisti e professioniste del sesso.
Sia la Tanzania che lo Zambia fanno parte della Comunità di sviluppo dell'Africa meridionale (SADEC), e il valico di frontiera è fondamentale per l'esportazione zambiana di rame e cobalto e per le importazioni di carburante.
Il 15 maggio è stata riaperta la frontiera per le merci, ma non per le persone. Il lockdown è stato revocato, ma si prevede che sarà nuovamente imposto con la somministrazione di ulteriori test.
L'EAC “addormentata” al volante?
Nel corso della pandemia da COVID-19, i camionisti hanno dovuto affrontare un'ondata di stigmatizzazione in Africa orientale. I media e le autorità governative li hanno definiti “vettori”, “superdiffusori” e “l'anello più debole” nella lotta contro la diffusione del coronavirus.
Anche le professioniste del sesso, strettamente collegate ai camionisti attraverso comunità che si formano solitamente attorno alle città di confine dell'Africa orientale, hanno attirato l'attenzione dei media da quando le autorità sanitarie hanno cominciato a individuarle e a sottoporle ai test lungo le vie percorse dai camionisti.
Con una mossa insolita, il Ministero della Salute dell'Uganda ha collaborato con una delle più famose autoproclamate professioniste del sesso del Paese, Bad Black, che in un videomessaggio si è rivolta alle altre professioniste del settore invitandole a stare alla larga dai camionisti.
Molti netizen si sono chiesti se i governi stiano facendo abbastanza per proteggere i camionisti e le comunità di frontiera nel loro complesso.
Il 12 maggio i leader dell'EAC hanno concordato interventi congiunti per affrontare la COVID-19 e hanno riconosciuto la necessità di migliorare le condizioni per i camionisti.
Ma Evelyn Lirri ha twittato i suoi dubbi sull'EAC e ha espresso preoccupazione per i camionisti:
Since the #EAC is asleep, or may be closed shop many moons ago, what are the companies that hire these #truck drivers doing to minimise the drivers’ risk of being infected with #COVID19? Or have they been left to the elements? https://t.co/gTtXfGqa15
— Evelyn Lirri (@Elirri) May 15, 2020
Siccome l'#EAC sembra essersi addormentata, o possiamo dire che è sempre stata un club riservato, cosa stanno facendo le aziende che assumono questi #camionisti per ridurre al minimo il loro rischio di contrarre un'infezione da #COVID19? O sono stati abbandonati?
Rosebell Kagumire si è dichiarata d'accordo, sollevando dubbi circa la salute e la sicurezza sul lavoro per i camionisti:
Great question! What does occupational health and safety look like for truck drivers among whom the highest cases of #covid19 are happening in East Africa?
We tend to see them as vectors these days with every update saying truck drivers truck drivers truck drivers https://t.co/oSO8ljBdkD
— Rosebell Kagumire (@RosebellK) May 15, 2020
Ottima domanda! In cosa consistono la salute e la sicurezza sul lavoro per i camionisti, che sono una delle categorie più contagiate dal #Covid19 in Africa orientale?
In questi giorni tendiamo a vederli come vettori del virus, non si fa altro che parlare di loro nelle notizie
Le recenti tensioni alle frontiere sottendono questioni politiche più grandi all'interno della Comunità dell'Africa orientale (EAC) in termini di integrazione regionale e commercio intraregionale sostenibile.
Secondo un nuovo rapporto, la realizzazione della zona di libero scambio continentale africana (AfCFTA) nell'Africa orientale “potrebbe comportare un miglioramento della qualità della vita di 1,8 miliardi di dollari per l'Africa orientale, aumentando le esportazioni intra-africane di oltre 1,1 miliardi di dollari e creando oltre 2 milioni di nuovi posti di lavoro”.