Perché le autorità del Perù hanno impiegato 3 anni per indagare sull'omicidio di questa donna?

Solsiret Rodríguez Aybar. Screenshot preso dal video su YouTube.

Leggi la copertura speciale di Global Voices In che modo combattono le donne contro la violenza di genere in America Latina [it].

Tre anni e mezzo fa, la 23enne Solsiret Rodríguez Aybar scomparve [es, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] dalla sua abitazione a El Callao, una città vicino alla capitale peruviana Lima, dove viveva con il compagno Brian Villanueva. Madre di due figli, Rodríguez studiava sociologia presso l'Università Nazionale Federico Villarreal ed era un'attivista del movimento “Ni una menos” [en] (“non una di meno”).

Sebbene all'epoca i genitori della ragazza avessero sporto una denuncia di scomparsa, le autorità non hanno mai investigato sul caso. Anche i media hanno ampiamente ignorato l'accaduto.

Sono a febbraio 2020, sotto l'egida di un nuovo procuratore, sono stati effettuati i primi arresti collegati al caso di Solsiret. Poco dopo, le autorità hanno scoperto che la Rodríguez era morta, e che i suoi resti erano stati nascosti nel suo vecchio domicilio per tutto questo tempo.

I famigliari prossimi di Villanueva sono ora indagati per omicidio, dopo anni in cui la polizia non li ha mai chiamati a testimoniare. La loro abitazione non è mai stata perquisita.

Dopo ciò, sui social media peruviani esplose l'indignazione. Perché le autorità peruviane hanno impiegato tre anni per iniziare a ottenere giustizia per la famiglia di questa giovane donna?

Il caso

Il 24 agosto 2016, Brian Villanueva sporse una denuncia contro Solsiret per presunto abbandono della loro abitazione. Due giorni dopo, i genitori della ragazza provarono a presentare una denuncia di scomparsa, ma la polizia non la accettò a causa della denuncia antecedente presentata da Villanueva.

In un recente articolo, i genitori hanno dichiarato:

El superior Dante Pastor se negó a admitir la denuncia aduciendo que por su “amplia experiencia”, seguramente Solsiret se había ido de la casa, probablemente con otro hombre y estaba “con la cabeza caliente”.

L'ufficiale capo della polizia Dante Pastor rifiutò di raccogliere la denuncia asserendo che, data la sua “lunga esperienza”, sicuramente Solsiret era scappata di casa, probabilmente con un altro uomo, e che era una “testa calda”.

I genitori riuscirono infine a presentare la denuncia il 1 settembre dello stesso anno, ma fecero presente che il procuratore Lucila Aliaga, all'epoca a capo del caso, non aveva intrapreso nessuna misura per ritrovare la ragazza.

Nel 2018, il caso fu assegnato al procuratore María Quicaño, ma sempre secondo i genitori di Solsiret, le indagini non erano proseguite. Fu soltanto quando il procuratore Jimmy Mansilla Castañeda assunse la guida del caso nel gennaio 2019, che la matassa iniziò a sbrogliarsi.

Il tracciamento del telefono della Rodríguez risultò fondamentale: gli investigatori scoprirono che la SIM era stata rimossa dal telefono della ragazza e inserita nel cellulare di Andrea Aguirre Concha, la cognata di Brian Villanueva.

Aguirre e il compagno Kevin Villanueva, fratello gemello di Brian, sono stati arrestati il 18 febbraio 2020 e poco dopo, hanno confessato che il corpo di Solsiret Rodríguez era nascosto nella casa dove la vittima abitava con Brian.

In base alla testimonianza di Aguirre, la Rodríguez morì dopo essere caduta e aver battuto la testa in seguito a un alterco tra le due donne. Tuttavia, i risultati dell'autopsia non sembrano corroborare questa storia. Durante una conferenza stampa, il direttore della Polizia nazionale peruviana José Luis Lavalle ha affermato:

Aquí se ve que habrían ejercido violencia sobre la víctima y esto nos trae a las posibilidades de un homicidio calificado; es decir, un asesinato, y que el móvil gira alrededor de un conflicto al interior de este grupo familiar.

Risulta evidente che è stata esercitata violenza sulla vittima e questo ci fa pensare che si tratti di un omicidio colposo, vale a dire un assassinio, e che il movente sia legato a un conflitto all'interno del nucleo familiare.

Carlos Basombrío, Ministro degli Interni al momento della scomparsa della Rodríguez e che si dimise dalla carica per ragioni estranee al caso, ha espresso in un tweet il suo rimorso per aver creduto al rapporto della polizia che asseriva che la giovane aveva lasciato il compagno e i figli di sua spontanea volontà:

Se potessi dimettermi di nuovo, lo farei.
Mi assumo tutta la responsabilità politica.

Indignazione in rete

La giornalista Mabel Huertas ha riassunto così il caso:

Due procuratori, uno dopo l'altro, abbandonarono le indagini del caso di Solsiret, vennero meno alla loro funzione principale, mancarono di rispetto al loro lavoro: difendere un cittadino e perseguire un reato. Nel 2019, un terzo procuratore fece il suo lavoro e la giustizia è ormai vicina. Procura della Repubblica del Perù, vergogna.

Carlos León Moya, editorialista per diversi organi di stampa, ha posto alcune domande:

Sul caso di Solsiret. Il cognato, Kevin Villanueva, è sempre stato il principale sospettato. Quindi, perché non è stata perquisita l'abitazione della sua compagna? Quando l'hanno fatto, tre anni e mezzo dopo? Oltretutto, la Procura ha passato mesi senza sporgere denuncia. Se ne sono fregati.

Kathe Soto, un'amica di Solsiret, ha raccontato il dolore che ha provato in questi tre anni e mezzo:

Tre anni, cinque mesi e 26 giorni fa, ricevetti una chiamata che avrebbe segnato la mia vita.
Mi dissero che Sol, una delle mie migliori amiche, non era rientrata a casa, che era scomparsa.
Condussero le “indagini” e dissero che se n'era andata.
Sol non se n'è mai andata, l'hanno fatta sparire.

Uno fra centinaia di altri casi

Nel 2019, in Perù si contano 168 donne vittime di femminicidio, ma per lo stesso crimine sono state emesse solo quattro condanne in carcere. Nell'ottobre 2019, in Perù fu emessa la prima condanna all'ergastolo per femminicidio.

Saira Luján, attivista del Paro Internacional de Mujeres, ha raccontato al Salto Diario:

Las mujeres víctimas de violencia no solo se enfrentan a sus agresores y a la sociedad machista sino también al sistema judicial que, lejos de garantizar protección de acuerdo a una normativa nacional aún deficiente, duda de ellas, las revictimiza y obtienen sentencias arbitrarias que incluso llegan a la absolución de la pena del agresor.

Le donne vittime di violenza non devono solo affrontare il proprio aggressore e la società maschilista, ma anche un sistema giudiziario che, lontano dal garantire protezione in base a una normativa nazionale carente, dubita anche di loro, le vittimizza di nuovo ed emette sentenze arbitrarie che a volte portano persino all'assoluzione dell'aggressore.

Al 20 febbraio 2020, la violenza di genere in Perù ha ucciso 25 donne.

L'85% di questi assassini avviene in un contesto di “coppia, convivenza, relazione sentimentale, ex-fidanzati o ex-mariti,” afferma Eliana Revollar, deputata per i diritti delle donne presso l'Ufficio del Difensore Civico del Perù. Come sostiene la psichiatra Martha Rondón:

… el hombre cree o hace creer que es el jefe de la familia y que debe “sancionar” a la mujer por no obedecer. Por eso la cela, por eso la controla y por eso en muchos casos, le quita la vida.

…l'uomo crede o fa credere di essere il capo della famiglia e che deve “punire” la donna se non gli obbedisce. Per questo, è geloso, la controlla ed è per questo che, in molti casi, le toglie la vita.

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