Sono dieci i bangladeshi uccisi dal novembre 2014 per le loro idee progressiste e laiche. I professori dell'università di Rajshahi AKM Shafiul Islam [en, come i link seguenti] e Rezaul Karim Siddique; l'editor letterario Faisal Arefin Dipan; lo studente di legge Nazimuddin Samad; Xulhaz Mannan, l'editor della prima rivista LGBT di Bangladesh, l'attivista teatrale Mahbub Rabbi Tonoy; e i blogger Avijit Roy, Oyasiqur Rahman Babu, Ananta Bijoy Das e Niloy Neel.
Il Bangladesh, un paese a maggioranza musulmana, è ufficialmente laico. Ma le persone che hanno osato contestare la religione sono state ripetutamente prese di mira dagli estremisti islamici nell'ultimo decennio. Per i blogger, gli intellettuali e gli scrittori che hanno criticato apertamente il conservatorismo religioso nei propri scritti, le consequenze sono diventate sempre più letali.
Una piccola schiera di blogger laici e a favore dei diritti umani è salita alla ribalta nel 2013 a Bangladesh come fattori chiave di un movimento di protesta di massa, chiedendo la pena di morte per crimini di guerra commessi durante la liberazione di Bangladesh dal Pakistan nel 1971. Centinaia di migliaia si riunirono per occupare Shahbag Square, un incrocio nel cuore della capitale Dhaka.
I criminali di guerra accusati erano tutti legati ai partiti politici islamisti, e alcuni di loro ricoprivano incarichi di governo. I manifestanti hanno chiesto la pena di morte per i criminali dovuta in gran parte alla relativa impunità che questi ultimi condannati tendono a ricevere in Bangladesh. Senza l'atto finale di una condanna a morte, i cittadini temevano che i criminali di guerra condannati potessero di fatto tornare al potere.
Mentre il movimento Shahbag guadagnava terreno, molti manifestanti hanno iniziato a chiedere un divieto assoluto sulla politica religiosa.
Presto iniziò una campagna sistematica per denigrare e marchiare i blogger Shahbag come anti-musulmani e atei. Un importante quotidiano bengalese Amardesh ha pubblicato una serie di articoli provocatori contenenti estratti selettivi di diversi blog scritti da manifestanti di Shahbag, che hanno spogliato i loro scritti dal contesto e li hanno accusati di blasfemia.
Il blogger Ahmed Rajib Haider, che era in prima linea nel movimento Shahbag e ha scritto spesso sul fondamentalismo religioso in Bangladesh, è stato colpito a morte fuori da casa sua a Dhaka il 15 febbraio 2013.
Nel marzo del 2013, nel pieno delle proteste di #Shahbag , un gruppo di religiosi musulmani conservatori ha presentato una lista di 84 nomi di blogger a un comitato governativo speciale, accusando i blogger di “ateismo” e di scrivere contro l'Islam.
Allama Al Shafi, leader dell'importante coalizione islamista Hefazat Islam, che ha oltre 35.000 membri e combatte contro l'istruzione laica in Bangladesh dal 2010, ha dichiarato apertamente che molti blogger sono “apostati” e dovrebbero essere “uccisi”.
Durante questo periodo di grande tensione, i funzionari governativi hanno bloccato siti web della critica e arrestato diversi blogger presenti nella lista. Parallelamente sono stati arrestati anche alcuni leader di destra.
‘Questi dannati giorni stanno diventando la norma’
Il Bangladesh è una democrazia parlamentare non religiosa, il che significa che non esiste la sharia o la legge sulla blasfemia. Le persone che si identificano come atei hanno gli stessi diritti degli altri cittadini. Il diritto alla libertà di espressione è sancito anche dalla costituzione del Bangladesh e dalla dottrina internazionale sui diritti umani di cui il Bangladesh è parte.
Laicismo in Bangladesh
La costituzione del Bangladesh ha protetto il diritto al laicismo dal 2011. Il laicismo era uno dei quattro principi fondamentali secondo la Costituzione originale del Bangladesh del 1972. Il principio di laicità è stato rimosso dalla Costituzione nel 1977 da Ziaur Rahman con il quinto emendamento della Costituzione e l'Islam è stato dichiarato religione di Stato. Il Bangladesh è stato diviso su questo tema con ala destra che cercano di mantenere l'Islam come religione di Stato, mentre quelli di sinistra favoriscono il ripristino della Costituzione del 1972.
Ventotto anni dopo che l'Islam è stato sancito come religione di Stato nella costituzione del Bangladesh, la più alta corte del paese ha accettato di prendere in considerazione una petizione contestare tale status. L'udienza avrà inizio il 27 marzo 2016.
La sezione 57 del Bangladesh IT Act criminalizza “la pubblicazione di informazioni false, oscene o diffamatorie in forma elettronica.” Secondo il codice penale del paese, chiunque abbia un'intenzione “premeditata” o “malintenzionata” di “ferire i sentimenti religiosi” può essere perseguito.
Circa otto anni prima delle proteste di Shahbag, la Corte Suprema del Paese ha fatto una grande mossa per ribadire l'impegno del Bangladesh per il laicismo: ha ripristinato il divieto della politica basata sulla religione, isolando i partiti islamici dalla partecipazione ufficiale alla politica nazionale. Nel 2010, la Commissione elettorale del Bangladesh ha chiesto ai tre partiti religiosi – Jamaat-e-Islami, Bangladesh Khelafat Andolan e Tarikat Federation – di modificare i loro statuti se volevano partecipare alle elezioni. Il più grande partito religioso, Jamaat-e-Islami, ha portato il loro caso alla Corte Suprema. Il 1º agosto 2013, la corte ha stabilito che Jamaat-e-Islami era inadatto a candidarsi perché il suo statuto mette le credenze religiose al di sopra del processo democratico.
Tuttavia, negli ultimi anni, il governo, la magistratura e le forze di polizia non hanno adottato misure significative per dissuadere gli estremisti dal prendere di mira i blogger e gli editori.
Rafida Ahmed Bonya, la moglie del blogger assassinato Avijit Roy, che ha perso parte della sua mano nel brutale attacco che si è concluso con la morte di suo marito, ha definito la situazione “terribile” mentre parlava a una commissione dell'ONU chiamata “Porre fine all'impunità per i crimini contro i giornalisti” nel novembre 2015:
Questi dannati giorni stanno diventando una norma […] Viviamo in un paese dove i blogger, gli scrittori, i giornalisti, non si sentono più sicuri di esprimere le proprie opinioni.
Molti blogger hanno smesso di scrivere e alcuni si sono nascosti. Alcuni dei blogger più attivi del paese ora temono di andare in prigione o di morire per mano degli assalitori. Alcuni sotto minaccia hanno lasciato il paese.
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