Il 24enne Tong Ying-kit, primo manifestante accusato ai sensi della legge nazionale di sicurezza di Hong Kong, è stato condannato [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] il 27 luglio 2021 dalla corte Suprema di Hong Kong per atti di incitamento alla secessione e attività di terrorismo.
La pena massima, per lui, potrebbe essere l'ergastolo. La corte ha rinviato l'udienza di condanna al 29 luglio 2021.
Tong è stato arrestato dopo che la sua moto si è schiantata contro tre agenti della polizia antisommossa. Durante una protesta non autorizzata, il 1 luglio 2020, Tong sventolava sulla sua moto la bandiera contenente il famoso slogan di protesta: “Liberate Hong Kong, Rivoluzione dei nostri tempi“, la data segnava l'anniversario del trasferimento di Hong Kong alla Cina e il giorno dopo l'entrata in vigore della NSL.
In seguito è stato accusato, in base alla NSL, di terrorismo e atti di incitamento alla secessione, nonché di guida pericolosa per l'incolumità fisica.
Si è trattato del primo processo dall'imposizione da parte del governo di Pechino della NSL, la quale vieta qualsiasi sovversione e collaborazione con forze straniere. In molti si sono chiesti se dirigersi con la moto contro una barricata di poliziotti possa costituire un atto di terrorismo e se mostrare uno slogan politico quale “Liberate Hong Kong, Rivoluzione dei nostri tempi” durante una protesta possa essere ritenuto un atto di “incitamento alla secessione”.
Un utente di twitter ha postato un video che mostra l'incidente di Tong con la moto:
Back up.
No cops at the beginning, suddenly they charged at motorcyclist and he couldn't brake sharply.
An edited video is circulating and the motorcyclist is now in custody. pic.twitter.com/tu5XVbGSRA— Tiramisu ??? (@TiramisuBabe) July 3, 2020
Facciamo un passo indietro. Non c'erano poliziotti, sono comparsi dal nulla andando addosso al motociclista senza che lui avesse il tempo di frenare. Sta circolando un video modificato e il motociclista è sotto custodia.
In conformità con il principio giuridico introdotto dall'NSL, a Tong Ying Kit è stato negato il rilascio su cauzione ed è rimasto in custodia cautelare per più di un anno. Il ministro della giustizia, Teresa Cheng, ha rifiutato di concedere a Tong una giuria per il processo, mentre la corte era costituita da tre giudici nominati dal capo dell'esecutivo Carrie Lam. I giudici erano i magistrati Esther Toh, Anthea Pang e Wilson Chan.
Durante i 15 giorni del processo, tra il 5 e il 20 luglio, il pubblico ministero ha convocato lo storico dell'università di Lingnan, Lau Chi-Pang, a testimoniare il fatto che lo slogan cinese ‘光復香港’ (Conquistate o liberate Hong Kong) potrebbe essere interpretato come ‘recuperare un regime o un territorio nazionale caduto nelle mani del nemico o di un gruppo etnico straniero’ mentre ‘時代革命’ (Rivoluzione dei nostri tempi) dovrebbe essere inteso come un appello volto a un cambio di regime.
D'altro lato, la difesa ha chiamato a testimoniare la politologa Eliza Lee e il professore di comunicazione Frances Lee. Eliza Lee ha spiegato che lo slogan era stato creato dall’attivista di Hong Kong Edward Leung nel 2016 per trasmettere la sua visione politica che consisteva nel “recuperare un vecchio ordine andato perduto e unire gli amanti della libertà di ogni età per realizzare un cambiamento storico”, mentre Francis Lee ha presentato i risultati della sua indagine con l’intento di dimostrare che lo slogan risulta “ambiguo e aperto a molteplici interpretazioni” e non è necessario un appello per l’indipendenza di Hong Kong.
La richiesta da parte della difesa di appellarsi alla regola di giudizio “dell’oltre ogni ragionevole dubbio” è stata ignorata, infatti l'Alta Corte speciale ha infine emesso una sentenza tenendo conto di “tutte le circostanze pertinenti”, come la tempistica delle proteste e l'indiscussa consapevolezza che lo slogan era “imputabile” di incitamento di terzi alla secessione.
Il giornalista indipendente Aaron Mc Nicholas ha esaminato il verdetto e ha sottolineato la coerenza della sentenza emessa dalla corte:
The court rejected the possibility that Tong could have had an innocent understanding of the slogan, since his WhatsApp conversations on July 1, 2020, showed that he was discussing a “safe spot” to move to in the event of trouble. https://t.co/ofAjHUloGX pic.twitter.com/9GjbbCK7Rr
— Aaron Mc Nicholas (@aaronMCN) July 27, 2021
La corte ha rifiutato la possibilità che Tong potesse avere innocentemente frainteso lo slogan, dal momento che le sue conversazioni su WhatsApp del primo luglio facevano riferimento a un “posto sicuro” che stava cercando per nascondersi in caso di difficoltà.
Per quanto riguarda l’accusa di terrorismo, la corte ha accettato la dichiarazione del pubblico ministero secondo la quale l’atto di guidare in direzione della linea di controllo della polizia ha implicato “una grave violenza contro le persone” e “ha messo seriamente in pericolo l’incolumità e la sicurezza pubblica” e il giudizio di colpevolezza si è basato su “l’intimidazione del popolo” piuttosto che sul grave danno che l'azione di Tong aveva causato o intendeva causare alla società.
For the terrorism charge, the court ruled that Tong's conduct had the effect of intimidating the public in order to pursue a political agenda, since the effect of his action would have been intimidating to those who hold different political views from Tong's. pic.twitter.com/7a9Qj4bBkF
— Aaron Mc Nicholas (@aaronMCN) July 27, 2021
Per quanto riguarda l’accusa di terrorismo, la corte ha decretato che la condotta di Tong ha generato un effetto di intimidazione del pubblico al fine di perseguire un programma politico, dal momento che l’effetto della sua azione avrebbe rappresentato una minaccia per coloro che sostenevano idee politiche differenti dalle sue.
Galileo Cheng, un giornalista locale che ha seguito da vicino il caso e che ha twittato in diretta il processo, ha ulteriormente chiarito la logica della corte:
Thus, the interpretation of terrorist activities of #NSL by Court of First instance becoming:
To instill a sense of fear amongst the law-abiding members of the public, in particular, apprehension of a breakdown of a safe and peaceful society into a lawless one.
— Galileo Cheng (@galileocheng) July 27, 2021
Così, l'interpretazione delle attività terroristiche di #NSL da parte del Tribunale di prima istanza induce: all'instillazione del senso di paura tra i membri della popolazione rispettosi della legge, in particolare il timore di una degenerazione da una società sicura e pacifica a una società fuori legge.
La sentenza, probabilmente costituirà un precedente per i casi futuri che coinvolgeranno la NSL.
Yamini Mishra, direttore regionale per l'Asia e il Pacifico di Amnesty International, ha definito la sentenza un “momento nefasto” per i diritti umani a Hong Kong:
To convict Tong Ying-kit of ‘secession’ for displaying a flag bearing a widely used political slogan is a violation of international law, under which expression must not be criminalized unless it poses a concrete threat. This feels like the beginning of the end for freedom of expression in Hong Kong.
Condannare Tong Ying- Kit per “atti di secessione” per aver esposto una bandiera che supporta uno slogan politico ampiamente utilizzato rappresenta una violazione del diritto internazionale, secondo il quale l’espressione personale non deve essere criminalizzata a meno che non rappresenti una minaccia concreta. Questo sembra essere l’inizio della fine della libertà di espressione a Hong Kong.
L'attivista esiliato Nathan Law ha criticato il processo definendolo uno spettacolo politico:
It's a political show trial.
The right to a jury trial is denied. The government handpicked the judges. The judicial system in Hong Kong is weaponized to suppress.Guilty verdict in first Hong Kong trial held under national security law https://t.co/EHnGtk4Bfl
— Nathan Law 羅冠聰 (@nathanlawkc) July 27, 2021
É uno show, non un processo. è stato violato il diritto ad un giusto processo. Il governo ha scelto i giudici. Il sistema giudiziario di Hong Kong è addestrato per distruggere. Verdetto di accusa del primo processo di Hong Kong realizzato secondo la legge sulla sicurezza nazionale.